Eru Ilúvatar
Eru | |
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Universo | Arda |
Lingua orig. | Inglese |
Autore | J. R. R. Tolkien |
Caratteristiche immaginarie | |
Soprannome | Ilúvatar, Uno, Padre di Tutto, Colui che sta Solo |
Specie | divinità suprema |
Sesso | - |
Data di nascita | esiste da sempre |
Poteri |
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«Esisteva Eru, l'Unico, che in Arda è chiamato Ilúvatar. Ed egli creò per primi gli Ainur, i Santi, progenie del proprio pensiero. Ed essi erano presso di lui prima che ogni altra cosa venisse creata»
Eru Ilúvatar è il nome che, nella sua mitologia, J. R. R. Tolkien dà a colui che può essere definito l'Essere Supremo, il creatore di tutte le cose, in particolare degli Ainur e dell'universo (Eä, di cui Arda è una parte), sebbene pure gli Ainur abbiano una loro parte nella creazione. Eru nel linguaggio immaginario Quenya inventato da Tolkien, sta per Colui che sta Solo, mentre Ilúvatar, sempre nella finzione, è un appellativo che gli viene dato dagli abitanti di Arda e che sta per Padre di Tutto (probabile è il collegamento con Alföðr, epiteto di Odino nella mitologia norrena). Eru riveste un ruolo importante nelle storie narrate ne Il Silmarillion ma non è menzionato per nome nei romanzi più famosi di Tolkien, Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli; in quest'ultimo lo si ritrova solo nella parte dell'Appendice A dove si parla della caduta di Númenor, dove viene indicato come l'Uno.
La figura di Eru si rifà ai tratti del Dio cristiano: onnipotente, onnisciente e incommensurabilmente saggio. Secondo questa stessa concezione Eru quasi mai interviene in modo diretto e visibile nelle vicende del mondo: in esso Bene e Male coesisteranno fino alla fine di Arda. Tutto ciò può essere ricondotto al concetto di libero arbitrio, il cui rispetto (sia dal punto di vista dei singoli abitanti di Arda, sia dal punto di vista delle forze che agiscono nel mondo) richiede agli stessi Valar di porsi al di fuori delle vicende della Terra di Mezzo.
Ilúvatar interviene direttamente solo nella sua adozione dei Nani e, su richiesta dei Valar, all'atto dello sprofondamento di Númenor, eseguito da lui e lui soltanto insieme alla creazione della Strada Diritta e alla trasformazione di Arda da piatta a sferica. Inoltre crea e risveglia gli Elfi e gli Uomini. In Morgoth's Ring, scritto postumo parte della History of Middle-earth, Tolkien racconta di altri interventi diretti di Eru, ad esempio nell'istruire i primi Uomini attraverso la sua voce diretta.[1]
Eru come dio creatore
[modifica | modifica wikitesto]Sebbene Eru sia il creatore di tutti gli altri enti, che hanno ricevuto da lui la propria esistenza concreta tramite la Fiamma Imperitura, ha demandato la, si potrebbe dire, "pianificazione" della sua creazione e l'aggiunta di dettagli agli Ainur: costoro hanno immaginato il mondo, e alle loro visioni Eru ha successivamente dato vita propria (si veda Ainulindalë). Questo paradigma fa eccezione con i cosiddetti Figli di Ilúvatar (Eruhini), gli Elfi e gli Uomini, che sono invece stati interamente pensati e creati da Ilúvatar, senza mediazioni di alcun genere da parte degli Ainur. La partecipazione diretta dei Valar e in particolare la corruzione apportata da Melkor alla creazione, avvicinano la figura di Eru a quella del Dio della concezione gnostico-cristiana[2] (conosciuto anch'egli come l'Uno e il Padre Celeste), con Melkor nel ruolo del demiurgo (tuttavia con potere minore e suo malgrado sotto il controllo dello stesso Ilúvatar, a differenza del demiurgo gnostico) e i Valar come gli eoni.[3]
«Ma la dissonanza di Melkor si sollevò nel fragore e lottò contro di essa, e ancora vi fu una guerra di suoni più violenta della prima fino a che molti degli Ainur ne restarono costernati smettendo di cantare, e Melkor ebbe il sopravvento. Allora Ilúvatar si levò di nuovo e gli Ainur percepirono che la sua espressione era severa; ed egli alzò la mano destra, ed ecco!, un terzo tema si sviluppò in mezzo allo scompiglio ed era diverso dagli altri. Dapprima parve infatti morbido e dolce, una semplice increspatura di suoni lievi in delicate melodie; ma era impossibile soverchiarlo, e si caricò di potenza e di profondità. (...) Nel mezzo di questo scontro, che scosse le aule di Ilúvatar e che diffuse un tremito nei silenzi ancora immoti, Ilúvatar si levò una terza volta e il suo volto era terribile a vedersi. Poi egli alzò entrambe le mani e, con un unico accordo, più profondo dell'Abisso, più alto del Firmamento, penetrante come la luce dell'occhio d'Ilúvatar, la Musica cessò. Poi Ilúvatar parlò e disse: "Potenti sono gli Ainur, e potentissimo tra loro è Melkor; ma affinché egli sappia, e tutti gli Ainur sappiano, che io sono Ilúvatar, le cose che avete cantato io le mostrerò così che voi possiate vedere ciò che avete fatto. E tu, Melkor, vedrai come non sia possibile eseguire alcun tema che non abbia la propria ultima origine in me e come nessuno abbia il potere di alterare la musica a mio dispetto. Poiché colui che vi tenterà non farà che provare di essere mio strumento nel concepire cose maggiormente meravigliose, cose che egli stesso non aveva immaginato". Allora gli Ainur ebbero paura e non compresero ancora le parole che venivano dette loro; e Melkor fu preso completamente dalla vergogna, da cui nacque ira segreta. Ma Ilúvatar si levò in splendore e lasciò le belle ragioni che aveva creato per gli Ainur; e gli Ainur lo seguirono.»
I Nani sono citati all'interno delle opere di Tolkien (Il Silmarillion) come un caso di "adozione" da parte di Eru: creati da Aulë all'interno di Eä, Eru lì accettò e donò loro la facoltà di pensare liberamente dal volere e dal pensiero di Aulë, a cui altrimenti la loro esistenza sarebbe stata completamente incatenata.
Le Aquile e gli Ent fanno parte delle creazioni previste da Manwë e Yavanna nell'Ainulindalë. Tolkien non ha specificato per bene qual è stato il ruolo di Eru nella creazione degli altri animali parlanti come è il caso di Huan, ma è presumibile che anch'essi siano apparsi nell'Ainulindalë.
Tolkien su Eru
[modifica | modifica wikitesto]Tolkien sapeva che Eru non era una "divinità fantastica" ma era soltanto un modo per rappresentare Dio, con un nome di una lingua inventata, anche se in un contesto mitologico o fantastico. In una bozza di una lettera del 1954 a Peter Hastings, direttore della Newman Bookshop (una libreria cattolica di Oxford), Tolkien difese gli aspetti non ortodossi all'interno della sua mitologia, come un'esplorazione dell'infinito "potenziale di varietà" di Dio. Hasting scrisse:
«God has not used that device in any of the creations of which we have knowledge, and it seems to me to be stepping beyond the position of a sub-creator to produce it as an actual working thing, because a sub-creator, when dealing with the relations between creator and created, should use those channels which he knows the creator to have used already.»
«Dio non ha usato questo strumento in nessuna delle sue creazioni di cui abbiamo conoscenza; e mi pare sia al di fuori delle possibilità di un sub-creatore il fatto di produrlo come cosa funzionante; perché un sub-creatore, quando si occupa delle relazioni fra creatore e creato, dovrebbe usare solo quei canali che sa essere già stati usati dal creatore.»
La risposta di Tolkien contiene una spiegazione della sua opinione circa la relazione tra la Creazione (divina) e la sub-creazione (umana):
«We differ entirely about the nature of the relation of sub-creation to Creation. I should have said that liberation 'from the channels the creator is known to have used already' is the fundamental function of 'sub-creation', a tribute to the infinity of His potential variety [...] I am not a metaphysician; but I should have thought it a curious metaphysic — there is not one but many, indeed potentially innumerable ones — that declared the channels known (in such a finite corner as we have any inkling of) to have been used, are the only possible ones, or efficacious, or possibly acceptable to and by Him!»
«Siamo su posizioni completamente diverse per quanto riguarda la natura della relazione della sottocreazione con la Creazione. Io avrei detto che liberarsi da "quei canali che sa essere già stati usati dal creatore" sia una funzione fondamentale della "sotto-creazione", un tributo all'infinito della sua potenziale varietà [...] Non sono un metafisico; ma avrei ritenuto piuttosto curiosa una metafisica — e non ce n'è una, ma potenzialmente una quantità innumerabile — che dichiari che i canali noti (nel finito angolo di cui siamo consapevoli) per essere stati usati siano gli unici possibili, o efficaci, o potenzialmente accettabili per e da Lui!»
Hastings aveva anche criticato la descrizione di Tom Bombadil di Baccador: "Lui è", dicendo che sembrava implicare che Bombadil fosse Dio.
Tolkien così rispose:
«As for Tom Bombadil, I really do think you are being too serious, besides missing the point. [...] You rather remind me of a Protestant relation who to me objected to the (modern) Catholic habit of calling priests Father, because the name father belonged only to the First Person.»
«Per quanto riguarda Tom Bombadil, penso davvero che lo prendiate troppo sul serio, e perdiate di vista il punto [...] Mi ricordate di un conoscente protestante che criticava il costume cattolico (moderno) di chiamare "padre" i preti, per il motivo che il nome di padre appartiene solo alla Prima Persona»
Eru, benché guidi i destini di Arda, non entra in essa, anche se nell'opera Athrabeth Finrod ah Andreth, edita in Morgoth's Ring da Christopher Tolkien, si narra che prima della Dagor Dagorath, come è stato rivelato solo ad alcuni Uomini (gli Elfi ne sono invece all'oscuro), Eru stesso entrerà in Arda e causerà la distruzione totale del male di Melkor, prima che questi sia distrutto per sempre dai Valar e Arda guarita dalle ferite. Andreth dice a Finrod Felagund che questa profezia era nota come Antica Speranza.[4] Si tratta con tutta probabilità di un'allusione fatta da Tolkien all'incarnazione di Cristo, forse prefigurata anche nelle caratteristiche salvifiche di alcuni personaggi, tra cui appunto lo stesso Bombadil, il quale è talvolta visto anche come l'incarnazione dello spirito di Arda ovvero della Fiamma Imperitura infusa da Ilúvatar prima dell'avvento degli Ainur.[5]
Ispirazione e sviluppo
[modifica | modifica wikitesto]Il titolo il Padre di Tutto fa pensare che sia preso in prestito dal dio Odino della mitologia norrena, benché anche il Nuovo Testamento si riferisca a Dio come l'unico Dio e Padre di tutto. Tolkien, da cattolico e studente della mitologia del nord Europa, fu probabilmente influenzato da entrambe le fonti. Siccome Tolkien fu educato intensamente riguardo alla mitologia finnica, non sorprenderebbe se il nome Ilúvatar fosse derivato da Ilmatar, uno dei primi spiriti della creazione[senza fonte].
Bisogna notare che nelle versioni più antiche della storia della Terra di Mezzo il nome Ilúvatar significava "Padre del cielo", ma questa etimologia venne abbandonata in favore del nuovo significato in revisioni successive. Ilúvatar è anche l'unico nome di Dio usato nelle prime versioni - Eru infatti appare per la prima volta negli Annali di Aman, pubblicati nel volume X di The History of Middle-earth, intitolato Morgoth's Ring, inedito in Italia.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ J.R.R Tolkien, Morgoth's Ring, Tale of Adanel
- ^ Claudio Bonvecchio (a cura di), La filosofia del Signore degli anelli, Mimesis Edizioni, 2008, p. 234-235
- ^ Federico Bellini, Il fuoco segreto di Gandalf. Lo gnosticismo di JRR Tolkien
- ^ J.R.R. Tolkien, C. Tolkien (a cura di), Morgoth's Ring, Athrabeth Finrod ah Andreth
- ^ Alessandro Nardin, Tom Bombadil: la chiave per un’interpretazione gnostica de il Signore degli Anelli?