Dominicae cenae
Dominicae cenae Lettera enciclica | |
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Pontefice | Giovanni Paolo II |
Data | 1980 |
Anno di pontificato | III |
Traduzione del titolo | Lettera apostolica "Dominicae cenae" del papa Giovani Paolo II a tutti i vescovi sul mistero e culto dell'Eucaristia |
Argomenti trattati | Eucaristia e il suo ruolo nella vita della Chiesa e dei sacerdoti |
Dominicae cenae è una lettera apostolica inviata da papa Giovanni Paolo II il 24 febbraio 1980 e promulgata il 6 marzo dello stesso anno. Fu la seconda lettera apostolica del suo pontificato. Il documento è indirizzato a tutti i vescovi e, come riporta il titolo, concerne il mistero e culto dell'Eucaristia e, più precisamente, il suo ruolo nella vita sacerdotale e della Chiesa.
Contenuto
[modifica | modifica wikitesto]«L'animazione e l'approfondimento del culto eucaristico sono prova di quell'autentico rinnovamento che il Concilio si è posto come fine, e ne sono il punto centrale. E ciò, venerati e cari fratelli, merita una riflessione a parte. La Chiesa e il mondo hanno grande bisogno del culto eucaristico. Gesù ci aspetta in questo sacramento dell'amore. Non risparmiamo il nostro tempo per andare a incontrarlo nell'adorazione, nella contemplazione piena di fede e pronta a riparare le grandi colpe e i delitti del mondo. Non cessi mai la nostra adorazione.»
Il documento Dominicae cenae è suddiviso in quattro sezioni principali.
Il mistero eucaristico nella vita della Chiesa e del sacerdote
[modifica | modifica wikitesto]- Eucaristia e sacerdozio
- Culto del mistero eucaristico
- Eucaristia e Chiesa
- Eucaristia e carità
- Eucaristia e prossimo
- Eucaristia e vita.
L'Eucaristia è segno della dignità della persona umana.[1]
Sacralità dell'Eucaristia e del sacrificio
[modifica | modifica wikitesto]- Sacralità
- Sacrificio
Il Papa si concentra sulla santità della Messa, esplicitando il concetto di in persona Christi.
Le due mense del Signore e il bene comune della Chiesa
[modifica | modifica wikitesto]- Mensa della Parola di Dio
- Mensa del pane del Signore
- Bene comune della Chiesa
Il Papa fa riferimento alla liturgia della Parola (come mensa della Parola di Dio) e alla liturgia eucaristica (come mensa del Pane del Signore).
Mentre l'uso della lingua volgare "fa sì che tutti possano partecipare con più piena comprensione", il latino esprime l'unità della Chiesa e conferisce un carattere dignitoso al senso profondo del mistero eucaristico e dovrebbe essere accolto dove possibile.[2]
Mentre coloro che ricevono la Comunione nella mano, lo fanno "con spirito di profonda riverenza e devozione", si dovrebbe esercitare cautela per evitare potenziali mancanze di rispetto, profanazioni, indebolimento della fede eucaristica e indifferenza.[3] Il Papa ha poi richiamato l'attenzione sulle direttive emanate dai vari dicasteri della Santa Sede in materia liturgica, sulle regole stabilite dai libri liturgici per quanto riguarda il mistero eucaristico e sulle istruzioni e norme dedicate a questo mistero.[4]
Conclusione
[modifica | modifica wikitesto]Il Papa richiama il concilio Vaticano II e l'enciclica Mysterium fidei come fonte del rinnovamento liturgico e della vita della Chiesa post-conciliare. L'insegnamento del Vaticano II e il rinnovamento liturgico sono ispirati dallo Spirito Santo Dio per il quale a una viva tradizione spetta una "corretta rilettura dei segni dei tempi" da cui "occorre trarre dal ricco tesoro della rivelazione «cose nuove e cose antiche» (Matteo 13,52[5])".
Giovanni Paolo II raccomanda una stretta collaborazione tra il dicastero della Santa Sede e le conferenze episcopali nazionali, in uno spirito di unità che prevenga le divisioni dei cattolici e della Chiesa, soprattutto per quanto concerne il rinnovamento della liturgia eucaristica.