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Giacomo Laderchi

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Giacomo Laderchi, C.d.O. (Faenza, 1678 circa – Roma, 25 aprile 1738), è stato uno storico italiano.

Entrato nella Confederazione dell'oratorio di San Filippo Neri, si acquistò larga fama per la sua dottrina e pietà.

Pubblicò parecchi scritti di agiografia, fra cui la Vita S . Petri Damiani Cardinalis ac Episcopi Ostiensis (Roma 1702), e gli Acta passionis SS. martyrum Crescii et sociorum (Firenze 1707; Acta Sanctorum, Oct., X, p. 589). Quest'ultimo suscitò una fiera polemica contro certi sistemi della sua critica, che egli tentò difendere con due trattati: La critica d'oggidì o sia l'abuso della critica odierna (Roma 1726), e I congressi letterarii di oggidì (Venezia 1734).[1] Nel campo liturgico pubblicò le Osservazioni su due libri del card. Tomasi: Codices sacramentorum et Antiqui liibri missarum (Roma 1720). Curò pure la continuazione degli Annales Ecclesiastici di Cesare Baronio pubblicando i volumi XXII-XXIV (Roma 1728-1734) per il pontificato di Papa Pio V. L'opera del Laderchi, se non si può paragonare a quella dei predecessori, supera quella del polacco Bzovio (Bzowski), che narrò gli stessi avvenimenti con minori informazioni. Appunti numerosi e trattati inediti sono conservati nella Biblioteca Vallicelliana.

  1. ^ Pietro Stella, Il libro religioso in Italia: studi e ricerche, Viella, 2008, p. 81, ISBN 9788883343162.
    «I dotti italiani, si direbbe, piuttosto che verso i radicalismi e le riserve troppo spesso azzardate e gratuite del Baillet, tendono a portarsi verso posizioni moderate (forse talora in modo sofferto), tra suggestioni della critica razionale e adesione al cattolicesimo, alle sue dottrine, istituzioni e tradizioni. Tipica in tal senso è la serie d'interventi che provocarono gli Acta passionis SS. Martyrum Cresci et sociorum editi nel 1707 da Giacomo Laderchi sulla base di un codice fiorentino. Il documento non meritava certo l'attenzione e la credibilità che l'editore gli attribuiva. Gli Acta e il loro editore furono aggrediti spietatamente dal servita Gherardo Capassi con l'opuscolo Nugae Laderchianae. Benedetto Bacchini, con una Hypercrisis ad crisim p. magistri Gherardi Capassii, intervenne per riprovare i sarcasmi personali e l'abuso di critica da parte del servita. Qualche anno più tardi il Laderchi prendeva la penna contro la «critica d'oggidì» con allusioni più o meno velate ai suoi avversari diretti e più o meno esplicite contro personaggi più lontani, come Richard Simon e i refrattari giansenisti sul punto della “quaestio facti”. Ai critici rimproverava anzitutto una certa pretestuosità di mestiere: «Mettete impiastri dove non c'è piaga [...]; volete infasciare i più venerabili monumenti, contuttoché per tanti secoli non sieno mai stati feriti da veruna o suspicione o dubbiezza di falso».»
  • Marchese di Villarosa, Memorie degli scrittori Filippini o sieno della Congregazione dell'Oratorio, ecc., I, Napoli 1837, 1842, pp. 151-153; II, ivi 1842, p. 20;
  • Antonio Montanari, Gli uomini illustri di Faenza, Faenza 1883, I, p. 98;
  • Generoso Calenzio, La vita e gli scritti del cardinale Cesare Baronio, Roma 1907, p. 873.

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