Battaglia di Cesme

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Battaglia di Cesme
parte della guerra russo-turca (1768-1774)
La distruzione della flotta ottomana il 7 luglio 1770 - dipinto di Ivan Costantinovič Aivazovskij
Data5-7 luglio 1770
LuogoBaia di Çeşme, Impero ottomano
EsitoDecisiva vittoria russa
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
9 navi di linea
3 fregate
1 nave bombardiera
4 brulotti incendiari
4 navi rifornimenti
16 navi di linea
6 fregate
6 sciabecchi
13 galee
32 unità minori
1300 cannoni
Perdite
1 nave di linea
4 brulotti incendiari
534-661 morti
40 feriti
16 navi di linea
6 fregate ed unità di scorta
13 galee
32 unità sottili
11000 morti
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La battaglia di Cesme (5-7 luglio 1770) fu combattuta, nell'ambito della guerra russo-turca (1768-1774), fra l'Impero russo e l'Impero ottomano. Lo scontro avvenne presso la baia di Cesme (Çeşme in turco), nell'area compresa tra l'Anatolia e l'isola di Chio, sito di diverse altre battaglie navali tra l'Impero ottomano e la Repubblica di Venezia. L'evento fu parte della rivolta di Orlov del 1770, evento precursore della guerra d'indipendenza greca (1821–29), e la prima di una serie di disastrose battaglie navali tra gli ottomani ed i russi.

La guerra russo-turca era iniziata nel 1768, e la Russia aveva inviato diversi squadroni dal Mar Baltico attraverso il Mediterraneo per dirottare l'attenzione degli ottomani dalla flotta del Mar Nero che disponeva di appena sei navi. Due squadroni russi, comandati dall'ammiraglio Grigorij Spiridov e dal contrammiraglio John Elphinstone,[1] consigliere militare britannico, si combinarono al comando del conte Aleksej Orlov, comandante in capo della flotta russa e si portarono alla ricerca della flotta ottomana.

Il 5 luglio 1770, le due flotte si avvistarono, con gli ottomani ancorati alla baia di Cesme, nell'Anatolia occidentale. Non vi sono dettagli precisi sulla flotta ottomana, ma di certo essa includeva tra le 14 e le 16 navi di linea tra cui la Real Mustafa di 84 cannoni, la Rodos di 60 cannoni e una nave ammiraglia da 100 cannoni. Inoltre, vi erano 6 fregate, 6 sciabecchi, 13 galee e 32 vascelli minori, con un totale di 1300 cannoni in tutto. Alle 10.00 le navi di linea si trovavano in linea con le navi nemiche. La flotta ottomana era comandata dal capitan pascià Mandalzade Hüsameddin, da Hasan Pascià sulla Real Mustafa e da Cafer Bey. Due navi abbandonarono la flotta prima dello scontro dirigendosi verso Mitilene.

Dopo aver elaborato un piano d'attacco, i russi salparono verso gli ottomani e diedero inizio allo scontro navale, attaccando le navi una ad una con il medesimo metodo che userà anche Horatio Nelson nella battaglia del Nilo del 1798.

Vladimir Kosov. Battaglia di Chesme nel 1770
Vladimir Kosov, Battaglia di Cesme nel 1770

Gli ottomani aprirono il fuoco alle 11.45, seguiti dai russi poco dopo. Tre delle navi di linea russe ebbero problemi a rimanere nelle loro posizioni; Evropa si ritrovò dietro la Rostislav, la Tri Svjatitelja accerchiò il secondo vascello ottomano per poi tornare nelle linee russe, attaccata per errore dalla Tri Ierarcha e la Sv. Ianuarii pure ritornò sui suoi passi.

Spiridov, a bordo della Sv. Evstafij, ebbe una battaglia personale con Hasan Pasha a bordo della Real Mustafa, prima che le loro navi venissero incendiate. L'albero maestro della nave ottomana cadde infatti sulla Sv. Evstafij, causando l'affondamento e l'incendio della nave russa. Poco dopo anche la Real Mustafa colò a picco.

Secondo Elphinstone, Spiridov ed il conte Fëdor Grigor'evič Orlov (fratello del comandante), fecero in tempo a lasciare la Sv. Evstafij prima che la nave fosse distrutta. Spiridov si portò sulla Tri Svjatitelja. Il capitano della Sv. Evstafij, Kruse, riuscì pure a salvarsi. Alle 14.00 il combattimento ebbe fine dal momento che gli ottomani decisero di abbandonare le loro posizioni e di muoversi a sud della baia, formando una nuova linea difensiva.

Il 6 luglio, i russi bombardarono le navi ottomane e le posizioni di terra. Alle 00:30 del 7 luglio, Orlov inviò Samuel Greig (trasferito dalla Rostislav) ad attaccare con la Evropa, la Rostislav e la Ne tron menja gli ottomani, e con la Saratov in riserva, la Nadežda posta ad est della baia, la Afrika ad ovest e la Grom presso quest'ultima. Alle 1:30 o poco prima (90 minuti prima secondo Elphinstone), il fuoco della Grom e/o della Ne tron menja portarono gli ottomani a perdere molte delle loro navi. Alle 2:00, due navi di linea ottomane erano affondate ed altre erano incendiate e la Greig inviò tre brulotti incendiari che contribuirono a bruciare ciò che restava della flotta ottomana. Alle 4:00 vennero inviate delle barche a salvare quanti si trovavano sulle navi ancora intatte, intimando la resa, ma una delle due navi prese fuoco e l'altra, la Rodos, venne infine catturata insieme ad altre cinque galee. I combattimenti terminarono alle 8:00. Le perdite dei russi il 5 luglio ammontarono a 14 morti, più di 636 feriti sulla Sv. Evstafij, a cui si aggiunsero altri 30 feriti e 11 morti il 7 luglio. Le perdite ottomane furono molto più alte. Hüsameddin, Hasan Pascià e Cafer Bey sopravvissero. Hüsameddin venne rimosso dal proprio incarico di comandante, che venne affidato a Cafer Bey. Ad inviare per primo a Caterina II l'annuncio e il resoconto della sfolgorante vittoria che vide la distruzione della flotta turca e l'affermarsi della Russia come potenza navale fu Giorgio Baroni Cavalcabò suo rappresentante presso l'Ordine di Malta.[2]

Nome Cannoni Tipologia
Evropa (a) 66 Nave di linea
Sv. Evstafij (b) 68 Nave di linea; affondata
Tri Svjatitelja 66 Nave di linea
Sv. Januarij 66 Nave di linea
Tri Ierarcha (c) 66 Nave di linea
Rostislav 68 Nave di linea
Ne tron menja 66 Nave di linea
Svjatoslav (d) 84 Nave di linea
Saratov 66 Nave di linea
Altre navi Cannoni Tipologia
Grom 12 Nave bombardiera
Sv. Nikolaj 26/38? Fregata
Afrika 32 Fregata
Nadežda 32 Fregata
Sv. Pavel (e) 8 Pinco
Potčal'on (e) 14 Vascello per dispacci
Graf Černyšëv (f) 22 Mercantile armato
Graf Panin (f) 18 Mercantile armato
Graf Orlov (f) 18 Mercantile armato
? (capitano Dugdale) Nave incendiaria; affondata
? (capitano Mekenzi) brulotto
? (capitano Il'in) brulotto
? (capitano Gagarin) brulotto

Tav. 1: Navi russe. Le navi da guerra sono elencate in ordine di entrata in azione. Lo squadrone di Orlov è indicato in rosa, quello di Spiridov in blu e quello di Elphinstone in giallo. Note: (a) capitano Klokatchev; (b) nave ammiraglia di Spiridov, capitano Kruse; (c) ammiraglia di Orlov, capitano Greig; (d) nave ammiraglia di Elphinstone; (e) Uno o entrambi di questi furono presenti; (f) Navi inglesi di supporto

Significato storico

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La colonna di Cesme

La battaglia di Cesme venne combattuta il medesimo giorno della Battaglia del Larga che si svolse via terra. Fu la più grande sconfitta navale subita dagli ottomani dalla battaglia di Lepanto del 1571. Questa battaglia consentì ai russi di studiare accuratamente il Mar Egeo e di muovervisi agevolmente. La sconfitta della flotta ottomana accelerò anche i movimenti rivoluzionari delle minoranze dell'impero ottomano, in particolare in quelle nazioni cristiano ortodosse della penisola balcanica che sostennero l'esercito russo nella lotta contro gli ottomani.[3]

Dopo questa vittoria navale, la flotta russa rimase nell'Egeo per i successivi cinque anni. Tornò a Cesme due volte dopo averla bombardata. Gli storici ancora oggi si dibattono sul perché i russi scelsero di concentrarsi in questo luogo con molti altri punti strategici lungo la costa egea.

Per la sconfitta degli ottomani, gruppi di musulmani fanatici procedettero al massacro di circa 1500 greci presso Smirne come rappresaglia.[4]

Caterina II di Russia commissionò quattro monumenti per commemorare la vittoria: il palazzo di Cesme e la Chiesa di San Giovanni al palazzo di Cesme a San Pietroburgo (1774–77), l'obelisco di Cesme a Gatčina (1775) e la colonna di Cesme a Carskoe Selo (1778).

  1. ^ John Elphinston, Papers Relating to the Russo-Turkish War
  2. ^ La studiosa di questo conflitto Elena Smilianskaia rimarca come “Russian service, without a doubt, became the most important chapter in Cavalcabò’s biography”. Cfr. Alessandro Cont, Le marquis de Cavalcabò. Un grande avventuriero nell’Europa del Settecento, Trento, 2021, Preface di Elena Smilianskaia, p. IX.
  3. ^ Jelavich, Barbara. History of the Balkans. Cambridge University Press, 1983. Page 69.
  4. ^ (EN) Chrysothemis Samatopoulou-Vasilakou, The Greek Communityies in the Balkans and Asia Minor and Their Theatrical Activity 1800-1922, in Études Helléniques, vol. 16, n. 1-2, Centre de recherche helléniques = Centre of Hellenic Research, 1º gennaio 2008, p. 53. URL consultato il 4 marzo 2017.
    «This was the second biggest slaughter of the Greek population of Smyrna since 1770, when after the Cesme sea battle, fanatic Muslims massacred 1, 500 Greeks.»
  • İsipek, Ali Rıza ve Oğuz Aydemir (2006) 1770 Çeşme Deniz Savaşı: 1768–1774 Osmanlı-Rus Savaşları, Istanbul:Denizler Kitabevi, ISBN 975-00051-4-7 (TR)
  • Isipek Ali Rıza and Aydemir Oguz (2010) Battle of Çesme 1770. 1768-1774 Ottoman - Russian Wars, Istanbul, Denizler Kitabevi, ISBN 978-9944-264-27-3
  • Alessandro Cont, Le marquis de Cavalcabò. Un grande avventuriero nell’Europa del Settecento, Preface by Elena Smilianskaia, Réflexions de Jean Boutier, Trento, Provincia Autonoma di Trento, 2021, ISBN 978-88-7702-507-4.
  • I. M. Smilianskaja, E. B. Smilianskaja, Pochod russkich ėskadr: osvoenie evropejskich morej, in I. M. Smilianskaya, M. B. Veližev, E. B. Smilianskaja, Rossija v Sredizemnomor’e. Archipelagskaja ėkspedicija Ekateriny Vélikoj, Moskva, Indrik, 2011, pp. 85-112, qui pp. 86, 95, 105-111. (И.М. Смилянская, Е.Б. Смилянская, "Поход русских эскадр: освоение европейских морей", in И.М. Смилянская, М.Б. Велижев, Е.Б. Смилянская, "Россия в Средиземноморье. Архипелагская экспедиция Екатерины Великой", Москва, "Индрик", 2011, pp. 85-112, qui pp. 86, 95, 105-111)

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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