Acciaio Damasco
Con la denominazione acciaio damasco o damascato, si intendono due prodotti di siderurgia differenti tra loro, il cosiddetto acciaio damasco saldato o acciaio a pacchetto, e il cosiddetto acciaio al crogiolo o acciaio wootz.
Il termine wootz è una sciocca quanto inutile traduzione inglese della parola ukku o urukku, che significa “acciaio” in lingua Karnataka e Andhra Pradesh[1], luogo da cui nasce l'acciaio e da cui si diffonde per esportazione in Europa, Oriente, mondo Arabo e medio oriente. Del termine "damasco" invece non è chiaro l'origine, aprendo a due ipotesi: la prima è collegata alla città siriana di Damasco; la seconda, invece, nega la prima e si rifà alla parola araba damas che significa “acquoso”, in riferimento ad alcune strutture che si formano sulla superficie dell'acciaio come uno strato acquoso, o all'apparenza estetica del risultato superficiale.
Il mercato moderno dei coltelli, soprattutto quelli da cucina e da collezione, propongono spesso normali lame in acciaio inox legato con lavorazioni superficiali che ricordano l'acciaio damasco, aumentando i prezzi sfruttando il nome “altisonante”, ma offrendo in pratica “strutture” solamente estetiche, ottenute con incisori a laser.
Tipologie
[modifica | modifica wikitesto]Damasco saldato
[modifica | modifica wikitesto]Il damasco saldato è antichissimo ed è la prima tecnica di siderurgia usata dall'uomo. Dai forni estrattivi primitivi si otteneva un ammasso di ferro-acciaio disomogeneo e pieno di scorie di fusione e carboniose. L'unico modo per utilizzare questo prodotto era quello di forgiarlo, allungandolo e ripiegandolo su se stesso svariate volte. Questo lavoro d'impasto permetteva la riduzione delle inclusioni e la diffusione del carbonio in modo uniforme nel pacchetto. Fu questa la tecnica utilizzata sicuramente in alcune lame etrusche del IV secolo a.C. in cui due tipi di acciaio-ferro più ferro meteorico, vennero saldati insieme: l'acciaio (o ferro carburato) per il tagliente; il ferro e il ferro meteorico per i lati della lama, più morbidi e resilienti, ottenendo in più, e volutamente, un notevole effetto estetico.
Oggi, la tecnica del Damasco saldato è utilizzata nella produzione artigianale di coltelleria artistica. Si preparano pacchetti di diversi acciai guardando sia al contrasto cromatico che alla funzionalità meccanica, i pacchetti si portano a temperatura di "bollitura", 1200-1300° Celsius a seconda degli acciai utilizzati, e battuti con martello e incudine o maglio con presse apposite. La battitura a caldo permette una saldatura autogena dei vari strati d'acciaio, così il pacchetto allungato, ripiegato, ritorto, inciso e ribattuto, con le più svariate tecniche di forgiatura, ottiene variazioni estetiche quasi infinite, mantenendo la funzionalità della lama.
Acciaio wootz
[modifica | modifica wikitesto]Il wootz o l'acciaio al crogiolo, è una tecnica metallurgica ben attestata in India, già nel 300, ma probabilmente già diffusa in epoca anteriore (si arriva a parlare del III secolo a.C.). Consiste nel mettere il ferro spezzettato, ottenuto dai forni fusori primari, in piccoli crogioli in argilla refrattaria, insieme a carbone di legna e a vari tipi di foglie. Il crogiolo così riempito, viene sigillato e messo in una fornace per 24 ore, ad una temperatura di circa 1200 gradi: nel crogiolo, il ferro si arricchisce di carbonio per diffusione. Ogni tanto il fabbro deve scuotere i crogioli, poiché quando il tenore di carbonio s'avvicina al 2%, il ferro diventa ghisa e fonde. Agitando il crogiolo si sente lo "sguazzo" del ferro-acciaio nella ghisa appena fusa. A questo punto la fornace non è più alimentata e i crogioli vengono tenuti a raffreddare lentamente nella fornace, per altre 12-24 ore. Il carbonio passa sempre, per diffusione, dalla ghisa fusa alla restante massa metallica, ottenendo un acciaio con tenore di carbonio del 1,5%, e a causa del lentissimo raffreddamento nel blocco si forma un macroreticolo di cementite (carburo di ferro). Il panetto d'acciaio così ottenuto viene tagliato e forgiato. Durante la forgiatura non si devono superare i 750 °C, pena la dissoluzione della cementite (principale fonte della damaschinatura), le martellature localizzate e locali asportazioni di materiale danno origine alle caratteristiche marezzature. Stesso discorso per la tempra, da farsi sempre a bassa temperatura di austenitizzazione.
Con l'operazione di levigatura si mettono in evidenza i diversi strati (la cosiddetta damaschinatura), che appaiono simili a quelli delle spade Damasco (l'effetto è simile alle striature del legno). A fine lavorazione, la trama poteva essere ulteriormente evidenziata immergendo l'oggetto in acido, onde corrodere in modo differenziato i diversi strati.
Recenti studi hanno evidenziato la presenza di nanotubi di carbonio (creati ovviamente in modo inconsapevole dai fabbri dell'epoca) in alcuni manufatti d'acciaio, che potrebbe spiegare le notevoli[non chiaro] proprietà meccaniche.[2]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Intorno alla seconda metà del XVIII secolo (circa 1750), la tecnica di realizzazione dell'acciaio Damasco scomparve. Le cause e le tappe di questo drastico processo di impoverimento del bagaglio artigianal-siderurgico dell'umanità sono ad oggi poco chiare. La gravità e la drastica evidenza del dato di fatto furono invece ben evidenti sin dai primordi del XIX secolo. Diversi studiosi, foraggiati e spronati da potentati e sovrani europei, investigarono le cause di questa "calamità". Un generale dell'Impero russo, Pavel Anosov (1796-1851), promosse l'invio di una missione tecnologica nel Caucaso per permettere agli occidentali di riappropriarsi del "segreto del Damasco" ma l'esperimento fallì perché anche i fabbri caucasici avevano ormai esaurito le loro scorte del prezioso materiale[3].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ È il gatto che si morde la coda, come al solito, quando un popolo non capisce i significati dei nomi di altri popoli.
- ^ admin, Cos'è l'acciaio Wootz?, su Noblie, 12 marzo 2024. URL consultato il 9 novembre 2024.
- ^ Panseri, Carlo (1965), Damascus steel in legend and in reality, in Gladius, ISSN 0436-029X, v. IV. a. 1965, pp. 17-18.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Leo S. Figiel, On Damascus Steel, Atlantis Arts Press, 1991, ISBN 978-0-9628711-0-8.
- Carlo Panseri, Damascus steel in legend and in reality, in Gladius, ISSN 0436-029X , v. IV., 1965, pp. 5–66.
- J.D. Verhoeven, A review of microsegregation induced banding phenomena in steels, in Journal of Materials Engineering and Performance, v. 9 (3), 2000, pp. 286–296.
- Oleg D. Sherby e Jeffrey Wadsworth, Gli acciai di Damasco, n° 200 Le Scienze (aprile 1985) pp. 50–58.
- Ivano Comi, Acciaio damasco: la tradizione orale nella pratica di forgia, Milano, Editore Ulrico Hoepli, 1996, ISBN 978-88-203-2297-7.
- Ivano Comi, Scienza e mistica del damasco contemporaneo, Lecco, IC Editore, 1994, SBN IT\ICCU\RAVV\097833.
- Ivano Comi, Armi bianche corte contemporanee a lama fissa e a lama mobile, guida ai componenti strutturali, Milano, Editore Ulrico Hoepli, 1992. ISBN 978-88-203-2001-0
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su acciaio Damasco
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Srinivasan S. e Ranganathan R., Wootz steel: an advanced material of the Ancient World., su materials.iisc.ernet.in. URL consultato il 7 novembre 2011 (archiviato dall'url originale l'11 febbraio 2019).
- "Damascene Technique in Metal Working", su tf.uni-kiel.de.
- "The Mystery of Damascus Blades" (PDF), su projects.olin.edu. URL consultato il 7 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2011).
- "Secret's out for Saracen sabres", su newscientisttech.com.
- "Damascus Gun Barrels", su damascus-barrels.com. URL consultato il 28 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 21 settembre 2019).
- Damascus Steel: Archaeology [collegamento interrotto], su archaeology.about.com.
- "Technical Report" (PDF), su angelsword.com. URL consultato il 7 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 4 settembre 2011).
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