Abdul Reza Pahlavi
Abdul Reza Pahlavi (in persiano عبدالرضا پهلوی; Teheran, 19 agosto 1924 – Florida, 11 maggio 2004) è stato un principe iraniano, membro della dinastia Pahlavi come figlio di Reza Shah Pahlavi.
Abdul Pahlavi | |
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Principe imperiale dell'Iran | |
In carica | 15 dicembre 1925 – 11 febbraio 1979 |
Nome completo | Abdul Reza Pahlavi |
Trattamento | Altezza Imperiale |
Nascita | Teheran, Iran, 19 agosto 1924 |
Morte | Florida, Stati Uniti d'America, 11 maggio 2004 (79 anni) |
Dinastia | Pahlavi |
Padre | Reza Shah Pahlavi |
Madre | Esmat Dowlatshahi |
Coniuge | Parisima Zand (1950) |
Figli | Kamyar Pahlavi Sarvenaz Pahlavi |
Religione | Islam sciita |
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Origini
[modifica | modifica wikitesto]Abdul Reza Pahlavi nacque il 19 agosto 1924 a Teheran, in Iran. Era figlio di Reza Pahlavi e della sua consorte secondaria Esmat Dowlatshahi della dinastia regnante, i Qajar. Era il figlio maggiore della coppia, ma il settimo per il padre e il quarto maschio. In seguito, Reza ed Esmat ebbero altri tre figli e una figlia[1][2][3][4].
Nel 1925, Reza Pahlavi depose la dinastia Qajar e si proclamò Shah. Sebbene Abdul sia stato elevato a principe imperiale e si trasferì coi genitori al Palazzo di Marmo[1][3], la Costituzione lo escluse dalla successione al trono, essendo sua madre una Qajar[5]. Reza fu deposto nel 1941 e sostituito col suo figlio maggiore, Mohammed Reza, nato dalla consorte ufficiale Tadj. Abdul accompagnò il padre in esilio, anche per allontanarsi dalle voci secondo cui esistevano progetti per restaurare i Qajar mettendolo sul trono[1]. Durante questo periodo studiò economia aziendale ad Harvard[6].
Carriera e posizioni
[modifica | modifica wikitesto]Rientrato in Iran dopo la morte del padre nel 1944, Abdul divenne un membro di spicco della corte del fratellastro[7], iniziando con la direzione dei consigli di pianificazione settenale dell'Iran fino al 1955[8]. Tuttavia, ebbe un momento critico nel 1953, dopo la caduta del regime di Mohammad Mossadeq, quando girò nuovamente voce che lo si volesse sul trono al posto del fratellastro[9].
Fra il 1969 e il 1979 diresse il centro degli studi iraniano in affiliazione con Harvard, diresse il consiglio iraniano e internazionale per la conservazione della fauna selvatica e faceva parte del Consiglio Reale che governava l'Iran in assenza dello Shah[8]. Dopo l'assassino di un ministro da parte del Fada'iyan-e Islam, fu lui a suggerire allo Shah di contenere il clero sciita del Paese[10]. Tuttavia, alla fine degli anni '50 fu fra i maggiori critici della politica di Mohammed[11].
Si occupò anche di affari, possedendo fabbriche, miniere e terreni agricoli, e di questioni ambientali[12][13].
Ultimi anni e morte
[modifica | modifica wikitesto]Fu esiliato dall'Iran nel 1979, a seguito della rivoluzione islamica, che depose i Pahlavi e pose fine alla monarchia in Iran[13].
Visse in Francia e in America, morendo in Florida l'11 maggio 2006[1].
Matrimonio e discendenza
[modifica | modifica wikitesto]Il 12 ottobre 1950, a Teheran, sposò Parisima Zand, figlia del ministro Ibrahim Zand. Hanno avuto un figlio e una figlia:
- Kamyar Pahlavi (nato nel 1952).
- Sarvenaz Pahlavi (nata nel 1955).
Caccia e sostegno alla conservazione della fauna
[modifica | modifica wikitesto]L'interesse più noto di Abdul era quello per la caccia sportiva[14][15]. Vinse numerosi premi, fra cui il Weatherby Award (1962), la menzione d'onore del Safari Club International (1984) e l'International Hunting Award (1988)[16][17].
È stato fondatore e presidente della Fondazione internazionale per la conservazione della selvaggina (IGF) a Parigi, per la conservazione della fauna selvatica e il sostegno alla caccia responsabile nei paesi in via di sviluppo[18].
Sebbene criticato per il suo interesse e la sua promozione della caccia allo scopo di raccogliere trofei, Abdul Reza contribuì alla creazione delle prime leggi iraniane sulla caccia, di un'agenzia di controllo e all'istituzione di oltre 20 milioni di acri di riserva faunistica. Come capo del ministero dell'Ambiente perseguì i bracconieri e creò un programma di gestione della caccia grossa efficace e di successo, giudicato fra i migliori per i paesi in via di sviluppo, e promosse una serie di leggi e iniziative volte alla conservazione della fauna in via di estinzione a causa delle attività umane[19][20][21].
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Nazionali
[modifica | modifica wikitesto]- Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine dei Pahlavi
Straniere
[modifica | modifica wikitesto]- Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Supremo del Rinascimento (28 febbraio 1949, Regno di Giordania)
- Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana (15 December 1974, Italia)
- Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine del Sole Supremo, 1ª classe (Regno dell'Afghanistan)
- Cavaliere dell'Ordine dei Serafini (24 novembre 1970, Regno di Svezia)
- Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di Isabella la Cattolica (9 febbraio 1978, Regno di Spagna)
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d (EN) Gholam Reza Afkhami, The Life and Times of the Shah, University of California Press, 12 gennaio 2009, pp. 77, 605, ISBN 978-0-520-94216-5.
- ^ Diana Childress, Equal rights is our minimum demand : the women's rights movement in Iran, 2005, Minneapolis : Twenty-First Century Books, 2011, p. 40, ISBN 978-0-7613-5770-4.
- ^ a b The Qajars (Kadjars) and the Pahlavis, su web.archive.org, 28 luglio 2012. URL consultato il 16 novembre 2023 (archiviato dall'url originale il 28 luglio 2012).
- ^ (EN) Cyrus Ghani e Sīrūs Ghanī, Iran and the Rise of Reza Shah: From Qajar Collapse to Pahlavi Power, Bloomsbury Academic, 27 ottobre 2000, p. 194, ISBN 978-1-86064-629-4.
- ^ Hussein Fardust, Ḥusain Farrdūst e Ali Akbar Dareini, The rise and fall of the Pahlavi dynasty: memoirs of former General Hussein Fardust, 1. ed, Motilal Banarsidass Publ, 1999, p. 446, ISBN 978-81-208-1642-8.
- ^ (EN) Ḥusayn Fardūst, The Rise and Fall of the Pahlavi Dynasty: Memoirs of Former General Hussein Fardust, Motilal Banarsidass Publ., 31 dicembre 1998, p. 125, ISBN 978-81-208-1642-8.
- ^ (EN) Fakhreddin AZIMI e Fakhreddin Azimi, QUEST FOR DEMOCRACY IN IRAN C: a century of struggle against authoritarian rule, Harvard University Press, 30 giugno 2009, p. 237, ISBN 978-0-674-02036-8.
- ^ a b Developments of the Quarter: Comment and Chronology, in Middle East Journal, vol. 4, n. 1, 1950, pp. 83–93.
- ^ A. M. Ansari, Shah Mohammad Reza Pahlavi and the myth of imperial authority., 1998, p. 175, DOI:10.25501/SOAS.00028497.
- ^ “In their place”: Marking and unmarking Shi'ism in Pahlavi Iran - ProQuest, su www.proquest.com, p. 41.
- ^ (EN) Mossadegh Project, Showdown Between Shah and Iranian Prime Minister Eqbal May Be Near | NSC briefing, July 16, 1957, su The Mossadegh Project.
- ^ “105 aziende iraniane dichiarate controllate dalla famiglia reale”, su news.google.com.
- ^ a b (EN) E. Burke Inlow, Shahanshah The Study Of Monarachy Of Iran, Motilal Banarsidass Publ., 1979, p. 91, ISBN 978-81-208-2292-4.
- ^ Who Was the World’s Greatest Hunter? - Petersen's Hunting, su web.archive.org, 25 agosto 2012. URL consultato il 16 novembre 2023 (archiviato dall'url originale il 25 agosto 2012).
- ^ (EN) Charles Levinson, Modern-Day Noah Returns Biblical Animals to Israel, in Wall Street Journal, 1º febbraio 2010.
- ^ (DA) Prins Abdul Reza Pahlavi hædret af SCI for sin indsats for jagt og vildt, su Netnatur, 25 gennaio 2023.
- ^ (EN) Previous Winners/ Presenters of THE WEATHERBY AWARD – Weatherby Foundation, su weatherbyfoundation.com.
- ^ (EN) His Imperial Highness Prince Abdorreza Pahlavi of Iran, su AfricaHunting.com, 4 giugno 2010.
- ^ Iranian Revolution Stifles Big Game Hunting, The Pantagraph, 8 August 1979, Bloomington, Illinois p. 15
- ^ Ecology Falls Prey To Iranian Revolt, The Milwaukee Journal, Milwaukee, Wisconsin, 16 maggio 1980
- ^ ENVIRONMENT-IRAN: Turning Ancient Forests Into Deserts, su Inter Press Service, 7 settembre 2005.
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