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André de Longjumeau

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Missione del 1245
ObiettivoMissione in Asia per conto di papa Innocenzo IV
Anni1245-1247
Missione del 1249
ObiettivoAmbasciatore presso Güyük Khan per conto di re Luigi IX di Francia
Anni1249-1251

André de Longjumeau (... – XIII secolo) è stato un missionario e diplomatico francese appartenente all’ordine domenicano. de Longjumeau fu uno dei diplomatici occidentali più attivi in Oriente nel XIII secolo. Condusse due ambasciate presso i Mongoli: la prima per portare lettere di papa Innocenzo IV e la seconda per portare doni e lettere di Luigi IX di Francia a Güyük Khan. Conosceva bene il Medio Oriente e parlava arabo e "caldeo" (probabilmente il siriaco o il persiano).

La traslazione della Corona di Spine

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André andò a Costantinopoli per recuperare la Corona di spine che Luigi IX aveva acquistato da Baldovino II. La preziosa reliquia è oggi custodita in un reliquiario del XIX secolo, conservato nella Cattedrale di Notre Dame a Parigi.

La prima missione di André in Oriente gli venne affidata da Luigi IX. Il re lo incaricò di recarsi a Costantinopoli, accompagnato da un suo confratello di nome Jacques, per recuperare la Corona di spine che aveva acquistato da Baldovino II imperatore di Costantinopoli nel 1238. La Corona di spine è oggi conservata in un reliquiario del XIX secolo custodito nella Cattedrale di Notre-Dame a Parigi.

Missione papale presso i Mongoli (1245-1247)

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André de Longjumeau guidò una delle quattro missioni inviate ai mongoli da papa Innocenzo IV. Lasciò Lione per il Levante nella primavera del 1245.[1] Visitò i principati musulmani in Siria e incontrò i rappresentanti delle chiese nestoriane e giacobite in Persia, consegnando infine la corrispondenza papale a un generale mongolo vicino a Tabriz.[2] A Tabriz, André de Longjumeau incontrò un monaco dell'Estremo Oriente, Simeon Rabban Ata, che era stato incaricato dal Khan di proteggere i cristiani nel Medio Oriente.

Seconda missione presso i Mongoli (1249-1251)

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Al campo mongolo vicino a Kars André aveva incontrato un certo David, che nel dicembre 1248 si presentò alla corte del re Luigi IX di Francia a Cipro. André, che si trovava con il re, tradusse il messaggio di David, un'offerta di alleanza da parte del generale mongolo Eljigidei, e una proposta di attacco congiunto alle potenze islamiche della Siria. In risposta a questa richiesta, il sovrano francese inviò André come ambasciatore presso Güyük Khan; accompagnarono Longjumeau suo fratello Jacques (anch'egli domenicano), un altro frate domenicano, di nome Guglielmo, John Goderiche, Giovanni di Carcassonne, Herbert Le Sommelier, Gerbert di Sens e altri.

L’ambasceria partì il 16 febbraio 1249, con lettere di re Luigi e del legato pontificio, e ricchi doni tra i quali una tenda rivestita di stoffa scarlatta e ricamata con immagini sacre. Da Cipro approdarono al porto di Antiochia in Siria e da lì raggiunsero dopo un anno di viaggio la corte del Khan, percorrendo dieci leghe (55,56 km) al giorno. L'ambasceria attraversò la Persia, le coste meridionali e orientali del Mar Caspio, e passò per Talas, a nord-est di Tashkent.

Al suo arrivo nella corte mongola - sul fiume Imyl (vicino al lago Alakol e all'attuale frontiera russo-cinese dell'Altaj), o più probabilmente a Karakorum, a sud-ovest del lago Bajkal - André seppe che Güyük Khan era morto da poco[3], probabilmente avvelenato da agenti di Batu Khan. La vedova reggente Oghul Qaimish (la "Camus" di cui parla Guglielmo di Rubruck) ricevette l'ambasceria e la licenziò con doni e una lettera rivolta a Luigi IX. Prima che il frate abbandonasse la Tartaria, Munke era stato eletto successore di Güyük.

Il rapporto di André al sovrano, che egli raggiunse nel 1251 a Cesarea in Palestina, è un misto di storia e favola. Elementi leggendari sono evidenti nel racconto dell'ascesa dei Mongoli e delle lotte del loro capo Gengis Khan con il prete Gianni; e ancor più nell'individuazione della patria originaria dei Mongoli, posta vicino alla prigione di Gog e Magog. D'altra parte, il resoconto dell'ambasciatore sui costumi dei mongoli è abbastanza accurato, e le sue dichiarazioni sul cristianesimo mongolo e sulla sua prosperità, sebbene forse esagerate, sono basate su dati di fatto.

La data e il luogo della morte di André sono sconosciuti.[4]

Sappiamo di André attraverso i riferimenti che si trovano nelle opere di altri scrittori: in particolare Guglielmo di Rubruck in Recueil de voyages, iv. (Paris, 1839), pp. 261, 265, 279, 296, 310, 353, 363, 370; Joinville, ed. Francisque Michel (1858, etc.), pp. 142, etc.; Jean Pierre Sarrasin, nello stesso volume, pp. 254–235; Guillaume de Nangis in Recueil des historiens des Gaules, xx. 359–367; Rémusat, Mémoires sur les relations politiques des princes chrétiens… avec les… Mongols (1822, etc.), p. 52.

  1. ^ Gregory G. Guzman, "Simon of Saint-Quentin and the Dominican Mission to the Mongol Baiju: A Reappraisal" Speculum, Vol. 46, No. 2. (April., 1971), p. 235.
  2. ^ Igor de Rachewiltz, Papal Envoys to the Great Khans (Stanford University Press, 1971), p. 113.
  3. ^ Michele Bernardini e Donatella Guida, I Mongoli. Espansione, Imperi, Eredità., Torino, Einaudi, 2012, p. 361, ISBN 978-88-06-20596-6.
  4. ^ Sr. Mary Jean Dorcy, St. Dominic's Family: Over 300 Famous Dominicans, TAN Books, 24 novembre 1990, p. 62, ISBN 978-1-5051-0346-5. URL consultato il 15 febbraio 2018.

Collegamenti esterni

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