Coordinate: 37°59′31.86″N 12°03′48.79″E

Castello di Punta Troia

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Castello di Punta Troia
Stato Contea di Sicilia
Regno di Sicilia
Stato attualeItalia (bandiera) Italia
RegioneSicilia
CittàMarettimo
Coordinate37°59′31.86″N 12°03′48.79″E
Mappa di localizzazione: Italia
Castello di Punta Troia
Informazioni generali
TipoCastello medievale
Altezza116 metri s.l.m.
Inizio costruzione1140 circa
Condizione attualeRistrutturato (2009-2011)
Proprietario attualeComune di Favignana
Visitabile
Informazioni militari
Funzione strategicaPresidio dell'isola di Marettimo, torre di avvistamento
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Il Castello di Punta Troia (U Casteddo ri Punta Troia in dialetto marettimaro) è una fortificazione situata sul lato nord dell'isola di Marettimo, la più occidentale delle Isole Egadi.

Sullo stretto promontorio di Punta Troia era attestata la presenza di una torre di guardia saracena fin dal IX secolo, costruita probabilmente intorno all'anno 827[1], a difesa del presidio arabo sulla piccola isola. Intorno al 1140 il re normanno Ruggero II di Sicilia decise di rinforzare le fortificazioni della torre, a difesa della posizione strategica dell'isola e del confine occidentale del suo regno.

Nel XVI secolo il viceré spagnolo di Sicilia Francesco Ferdinando d'Avalos ordinò, nel contesto di una generale riorganizzazione delle difese delle Egadi[2], l'edificazione sul sito della precedente torre normanna di un nuovo castello, la cui struttura è nelle sue linee generali quella ancora oggi visibile, dotando il fortilizio di una cisterna per l'acqua e di una piccola chiesa[3], che fino al XIX secolo restò il principale centro di culto dell'isola[4].

La cisterna, profonda circa sette metri[5], venne in seguito utilizzata dagli spagnoli come prigione d'isolamento per i reati più gravi; da qui il soprannome "la Fossa". L'utilizzo penale del castello proseguì, con la graduale perdita di importanza militare del sito, per tutto il XVIII secolo e venne rinnovato nel periodo della Rivoluzione Francese, arrivando ad annoverare nel 1793 52 prigionieri politici al suo interno[6]. Alla fine del secolo fu detenuto nella "Fossa" il patriota della Repubblica Partenopea Guglielmo Pepe[7], che ha lasciato una accurata descrizione degli spazi angusti della cisterna nelle sue memorie[8].

Nel 1844 il re delle Due Sicilie Ferdinando II di Borbone ispezionò le fortificazioni di Marettimo e ordinò la chiusura del castello[9], che cessò così anche le sue funzioni detentive e cadde in uno stato di abbandono. Fu adibito in seguito, durante le due guerre mondiali, a punto di avvistamento militare e stazione telegrafica locale[10], sebbene mai coinvolto direttamente in operazioni belliche.

Nel 2011 la struttura, dopo aver rischiato il crollo a causa dell'incuria, è stata riaperta al pubblico[11]

Il Castello, con le altre due isole Favignana e Levanzo sullo sfondo

L'edificio è a pianta irregolare, e ha subito molto probabilmente interventi migliorativi nel corso del XVII secolo[12], durante il quale ha assunto sostanzialmente la sua forma attuale.

Il Castello è oggi raggiungibile tramite un sentiero scosceso che percorre la stretta lingua di terra che lo collega al resto dell'isola. È inoltre possibile arrivare al castello in barca, con l'ausilio di una delle guide locali[13].

L'edificio è restaurato e visitabile e si snoda su due piani, quello inferiore costituito da un solo ambiente e da una scalinata che conduce al piano superiore a cui si accede tramite una sorta di androne e, attraverso un piccolo passaggio, si accede a una piccola scalinata che porta ad un terrazzamento dove vi sono diverse stanze. Il Castello, cui si accede gratuitamente[14], ospita un piccolo Museo delle Carceri e una sede dell'osservatorio marino, denominato "Foca Monaca", che ha lo scopo di monitorare l'Area Marina Protetta dell'isola[15].

  1. ^ Storia di Marettimo, su isoladimarettimo.com. URL consultato il 18 aprile 2020.
  2. ^ M. C. Cusenza (a cura di), Atti del convegno 12-13 ottobre 2007 - Il restauro monumentale nelle Isole Egadi - Studio, analisi e progetti (PDF), su egadimythos.it, p. 33.
  3. ^ G. Romano, L'ergastolo di Marettimo: "la tremenda fossa", su trapaninostra.it. URL consultato il 18 aprile 2020.
  4. ^ Chiesa, su isoladimarettimo.com. URL consultato il 18 aprile 2020.
  5. ^ Il Castello di Punta Troia, su marettimo.tp.it. URL consultato il 18 aprile 2020.
  6. ^ cita Il Castello di Punta Troia, su isoladimarettimo.com. URL consultato il 18 aprile 2020.
  7. ^ S. Bassetti, Ludovico Negroni: Un carbonaro di Orvieto da Cortona a Sapri, Milano, Lampi di Stampa, 2009, p. 223, ISBN 978-88-488-0839-2.
  8. ^ IL CASTELLO DI “PUNTA TROIA”, su coriandoliegadi.altervista.org. URL consultato il 18 aprile 2020.
  9. ^ Riapre il 1º Maggio il Castello di Punta Troia a Marettimo, in MarsalaLive.it, 30 aprile 2019. URL consultato il 18 aprile 2020.
  10. ^ CASTELLO DI PUNTA TROIA-MARETTIMO, su fondoambiente.it. URL consultato il 18 aprile 2020.
  11. ^ Inaugurato ieri il Castello di Punta Troia a Marettimo, in Tp24, 9 maggio 2011. URL consultato il 18 aprile 2020.
  12. ^ Atti del convegno 12-13 ottobre 2007, p. 45.
  13. ^ Il Castello di Punta Troia, su egadivacanze.it. URL consultato il 18 aprile 2020.
  14. ^ Punta Troia, il Castello diventa attrazione per i turisti a Marettimo, in marsalanews.it, 17 luglio 2015. URL consultato il 18 aprile 2020.
  15. ^ CASTELLO A PUNTA TROIA, su hotel-trapani.com. URL consultato il 18 aprile 2020.

Voci correlate

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