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Colinesterasi

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Pseudocolinesterasi
Modello tridimensionale dell'enzima
Modello tridimensionale dell'enzima
Numero EC3.1.1.8
ClasseIdrolasi
Nome sistematico
acilcolina acilidrolasi a volte abbreviata con la sigla "CHE"
Altri nomi
butirilcolina esterasi; colinesterasi non specifica; colina esterasi II (non specifica); benzoilcolinesterasi; colina esterasi; butirilcolinesterasi; propionilcolinesterasi; anticolinesterasi; BtChoEasi
Banche datiBRENDA, EXPASY, GTD, PDB (RCSB PDB PDBe PDBj PDBsum)
Fonte: IUBMB

Le colinesterasi sono una famiglia di enzimi facenti parte della classe delle idrolasi. Le molecole più note di questa famiglia sono l'acetilcolinesterasi (localizzata prevalentemente a livello sinaptico) e la pseudocolinesterasi (localizzata nel fegato e nel sangue) che catalizzano la seguente reazione:

acilcolina + H2O ⇄ colina + carbossilato

La pseudocolinesterasi può catalizzare l'idrolisi di diverse acilcoline, anche se catalizza più rapidamente la butirilcolina (BtCh) e pertanto è detta anche butirilcolinesterasi. È in grado di scindere anche l'acetilcolina, ma molto lentamente rispetto all'acetilcolinesterasi.

Significato clinico

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Assenza o mutazione della pseudocolinesterasi porta alla cosiddetta deficienza pseudocolinesterasica, una condizione silente che manifesta effetti solo quando nelle persone affette sono somministrate a livello muscolare, di solito durante interventi chirurgici, rilassanti come la succinilcolina o il mivacurium. La mancata azione dell'enzima rende il paziente più sensibile ai rilassanti tanto da portare a paralisi prolungata dei muscoli dell'apparato respiratorio, rendendo necessaria la ventilazione artificiale. Alte concentrazioni di pseudocolinesterasi nel plasma sono state associate nel 95% dei casi a infarto miocardico.[1]

La butirrilcolinesterasi può essere usata come agente profilattico contro i gas nervini e altri veleni organofosfati.[2][3]

Alcuni studi hanno suggerito che una carenza di pseudocolinesterasi sia tra i principali biomarcatori che possono indicare una predisposizione alla sindrome della morte improvvisa del lattante.[4]

Inibitori della colinesterasi

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Un inibitore della colinesterasi (anticolinesterasi) blocca o riduce l'azione dell'enzima. Gli inibitori interferiscono nel processo di trasmissione del segnale elettrico: sono quindi delle potenti neurotossine. Il principale sintomo di esposizione agli inibitori della colinesterasi è detto SLUD o SLUDGE, acronimo dall'inglese che indica una sindrome tossica con effetti combinati dovuti all'azione parasimpaticomimetica: aumento della salivazione, aumento della lacrimazione, perdita di controllo degli sfinteri con rilascio urinario e defecazione, disturbi gastrointestinali e vomito; gli effetti dell'esposizione a basse dosi possono fermarsi alla sindrome SLUDGE, ma un'esposizione prolungata può portare anche a spasmi muscolari e morte. Un possibile antidoto contro la loro azione è il pralidoxime; altri farmaci utilizzati per trattare l'intossicazione da anticolinesterasici sono atropina (parasimpaticolitico), Diazepam o Piridostigmina. Tra i principali inibitori ci sono composti a base di fosforo, che hanno struttura molecolare tale da legarsi al sito attivo dell'enzima e bloccarlo in modo irreversibile. Molti inibitori sono prodotti di alcuni serpenti velenosi. Tra gli inibitori della colinesterasi più efficaci possono annoverarsi anche i gas nervini più potenti: Tabun (GA), Soman (GD), Ciclosarin (GF), Sarin (GB, famoso per essere stato rilasciato nel 1995 nella metropolitana di Tokyo dalla setta Aum Shinrikyō) e soprattutto i cosiddetti "agenti V": VE, VG (noto anche come Amiton o Tetram), VM, VR e VX.

Inibitori sono anche usati come farmaci anestetici o nel trattamento della miastenia gravis, del glaucoma (è il caso dell'ecotiopato ioduro) e dell'Alzheimer. Trovano anche impiego come disinfestanti; ne sono esempio alcuni organofosfati e carbammati.

  1. ^ Textbook of Medical Biochemistry, MN Chatterjea & Rana Shinde, 6th Ed, 2005 (Pg 565)
  2. ^ Nerve gas antidote made by goats. BBC (24 luglio 2007).
  3. ^ Huang YJ, Huang Y, Baldassarre H, et al (2007). "Recombinant human butyrylcholinesterase from milk of transgenic animals to protect against organophosphate poisoning". Proc Natl Acad Sci USA 104 (34): 13603–8.
  4. ^ (EN) Butyrylcholinesterase is a potential biomarker for Sudden Infant Death Syndrome, su pubmed.ncbi.nlm.nih.gov. URL consultato il 12 maggio 2022.
  • Augustinsson, K.-B. Cholinesterases. A study in comparative enzymology. Acta Physiol. Scand. 15, Suppl. 2 (1948).
  • Augustinsson, K.-B. e Olsson, B. Esterases in the milk and blood plasma of swine. 1. Substrate specificity and electrophoresis studies. Biochem. J. 71 (1959) 477–484. Entrez PubMed 13638253
  • Koelle, G.B. Cholinesterases of the tissues and sera of rabbits. Biochem. J. 53 (1953) 217–226. Entrez PubMed 13032058
  • Nachmansohn, D. e Wilson, I.B. The enzymic hydrolysis and synthesis of acetylcholine. Adv. Enzymol. Relat. Subj. Biochem. 12 (1951) 259–339. Entrez PubMed 14885021
  • Sawyer, C.H. Hydrolysis of choline esters by liver. Science 101 (1945) 385–386.
  • Strelitz, F. Studies on cholinesterase. 4. Purification of pseudo-cholinesterase from horse serum. Biochem. J. 38 (1944) 86–88.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàThesaurus BNCF 22528 · LCCN (ENsh85024659 · BNF (FRcb120005286 (data) · J9U (ENHE987007285756805171