Pallada

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Cenni biografici

Pallada detto il Meteoro (cioè Superbo) visse tra la fine del IV secolo e l'inizio del V secolo D.C. ad Alessandria d'Egitto da cui anche il nome Pallada d'Alessandria. Fu grammatico (maestro di scuola) ed epigrammatista di fede pagana. Di lui abbiamo circa 150 epigrammi conservatici dall'Antologia Palatina.


Poetica

La poesia di Pallada presenta una mirabile alternanza di motivi letterari e di elementi contingenti. Non sorprende il primo elemento vista la professione dell'autore e la tendenza "manieristica" caratteristica dell'epoca, nè soprende il secondo elemento visto il periodo di forti sconvolgimenti: la caduta dell'impero d'Occidente e le invasioni barbariche che riguardavano anche l'impero d'Oriente, la affermazione anche violenta del Cristianesimo. In particolare ad Alessandria il patriarca Teofilo fomentava un'ondata di intolleranza religiosa, ed il suo successore Cirillo fece addirittura uccidere (415 D.C.)la filosofa e astronoma Ipazia, a cui Pallada dedica un raffinato epigramma. Ovviamente lo status quo non poteva lasciare indifferente Pallada, ma nei suoi epigrammi non vi è rabbia verso i Cristiani o rimpianto nostalgico dei tempi andati del Paganesimo quanto piuttosto una cinica e sconsolata ironia che avvolge sia i Cristiani sia i Pagani. La sua vena di amara ironia colpisce anche le strutture di governo, la moglie (tema classico della misoginia) e la stessa letteratura. Insomma dai suoi epigrammi traspare un'immagine di desolazione totale, di disillusione completa, anche relativa ai valori e alle ideologie in cui dovrebbe credere trattata con la sua amara, cinica, irriverente, ironia. Fa da pendent a questa amara ironia, come è prevedibile, una vena gnomico-sentenziosa che traspare nel suo più noto epigramma "Ogni vita è una messa in scena ed una gioco. O impari a giocare//abbandonando la sapienza, o sopporta il dolore"