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'''Cosa nostra''' (detta comunemente '''mafia siciliana''', o '''[[mafia]]''' per [[antonomasia]]) è un'[[organizzazione criminale]] di tipo [[Mafia|mafioso]]-[[Terrorismo|terroristico]]<ref>{{Cita web|url=http://www.corriere.it/cronache/09_dicembre_04/spatuzza_deposizione_bunker_mafia_da1907d4-e09c-11de-b6f9-00144f02aabc.shtml|titolo=Processo Dell'Utri, Spatuzza in aula: «Graviano mi parlò di Berlusconi»|sito=CORRIERE DELLA SERA.it|data=4 dicembre 2009|accesso=25 aprile 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150323143026/http://www.corriere.it/cronache/09_dicembre_04/spatuzza_deposizione_bunker_mafia_da1907d4-e09c-11de-b6f9-00144f02aabc.shtml|dataarchivio=23 marzo 2015|urlmorto=sì}}</ref> presente in [[Italia]], soprattutto in [[Sicilia]], e in più parti del [[mondo]].
[[File:SicilianMafia1900Cutrera.jpg|thumb|Cartina storica della [[Sicilia]] del [[1900]] circa, che mostra la densità mafiosa dei comuni siciliani (tratto da Antonino Cutrera, ''La mafia e i mafiosi. Origini e manifestazioni'', Palermo, Reber Editore, 1900).]] 
Questo termine viene oggi utilizzato per riferirsi esclusivamente alla [[mafia]] di origine siciliana (anche per indicare le sue ramificazioni internazionali, specie negli [[Stati Uniti d'America]], dove viene identificata come [[Cosa nostra statunitense]], sebbene oggi entrambe abbiano diffusione a carattere internazionale), per distinguerla dalle altre associazioni ed organizzazioni [[mafia|mafiose]] del mondo.

Gli interventi di contrasto da parte dello Stato italiano si sono fatti più decisi a partire dagli [[Anni 1980|anni ottanta]] del [[XX secolo]], attraverso le indagini del cosiddetto "[[pool antimafia]]" creato dal giudice [[Rocco Chinnici]] e in seguito diretto da [[Antonino Caponnetto]]. Facevano parte del pool anche i magistrati [[Giuseppe Di Lello]], [[Leonardo Guarnotta]], [[Giovanni Falcone]] e [[Paolo Borsellino]]. Chinnici, Falcone e Borsellino hanno pagato con la vita il loro impegno nella lotta a Cosa nostra, rimanendo vittime di spaventosi attentati insieme alle loro scorte.

== Storia ==
{{vedi anche|Storia di Cosa nostra}}
===XIX secolo===
{{vedi anche|Beati Paoli|Mafia in Italia#Storia|Brigantaggio postunitario e rivolte in Sicilia|Emanuele Notarbartolo|Fasci siciliani}}
[[File:Mafia (Cosa nostra) in Sicily, late 19th century.jpg|thumb|upright=1.6|Un'illustrazione raffigurante due ''[[Mafia|mafiosi]]'' alla fine dell'[[XIX secolo|ottocento]].]]
Sebbene sia liquidata come una [[leggenda]] popolare dagli storici, le origini di Cosa nostra si fanno risalire alla setta segreta dei [[Beati Paoli]] del [[XII secolo]]<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/venerdi/reportage/2016/08/08/news/i_beati_paoli_o_il_segreto_come_metafora_d_italia-144568682/|titolo=I Beati Paoli o il segreto come metafora d'Italia|sito=la Repubblica|data=2016-08-08|lingua=it|accesso=2023-10-10}}</ref> o, secondo alcuni, addirittura alla rivolta dei [[Vespri siciliani]] contro gli [[angioini]], secondo altri, al [[Storia della Sicilia spagnola|periodo spagnolo]] e all'[[Inquisizione]] o, andando più indietro, alla resistenza [[Arabi|araba]] all'invasione [[Normanni|normanna]]<ref>[[Indro Montanelli]] e [[Roberto Gervaso]], ''L'Italia dei Comuni. Il Medio Evo dal 1000 al 1250'', Milano, Rizzoli, 1966, pag. 63.</ref>. In realtà le origini sarebbero più recenti e risalirebbero ai primi del [[XIX secolo]]: esse affondano le radici nella realtà del [[latifondo]] siciliano, che caratterizzava in particolare l'economia e la società nelle [[Provincia di Palermo (Regno delle Due Sicilie)|province di Palermo]], [[Provincia di Trapani (Regno delle Due Sicilie)|Trapani]], [[Provincia di Agrigento|Agrigento]] e [[Provincia di Caltanissetta (Regno delle Due Sicilie)|Caltanissetta]]<ref name=":6" />. Con l'[[Costituzione siciliana del 1812|abolizione dei privilegi feudali nel 1812]], la vecchia nobiltà siciliana abbandonò definitivamente le campagne per stabilirsi nelle grandi città dell'isola e lasciò in affitto (''gabella'') le grandi proprietà terriere ai cosiddetti [[Gabellotto|gabellotti]]: essi erano spesso uomini che si erano fatti da soli, che volevano sfruttare al massimo le terre da loro amministrate ma, per fare ciò, dovevano scendere a patti con le bande di [[Brigante|briganti]] e predoni che infestavano le campagne ed inoltre reprimere le rivendicazioni sociali dei [[Agricoltore|contadini]] e dei [[Bracciante|braccianti]], trattati alla stregua di [[Servitù della gleba|servi della gleba]]<ref name=":6" /><ref name=":17" />. Per questo motivo si circondarono di guardie armate a cavallo, i [[Campiere|campieri]], spesso reclutati tra la delinquenza del luogo per la loro ferocia ed audacia. La nascita di queste nuove classi sociali parassitarie (che assunsero i connotati di vere e proprie [[Cosca|cosche]] o [[Consorteria|consorterie]] che sopperivano all'assenza della vecchia [[nobiltà]] e di un potere centrale forte), nonché la mancanza di una [[borghesia]] [[Imprenditore|imprenditoriale]] in un'economia di tipo agricolo (ed ancora [[Feudalesimo|feudale]]) sono considerate dalla maggioranza degli storici le cause principali della nascita di Cosa nostra, che appunto ebbe la sua "culla" nel triangolo compreso tra le province di [[Palermo]], [[Trapani]] ed [[Agrigento]].<ref name=":6">[[Michele Pantaleone]], ''[[Mafia e politica. 1943-1962|Mafia e politica: 1943-1962]]'', Torino, Einaudi, 1962.</ref><ref name=":17">{{Cita news|autore=Sen. Luigi Carraro|url=http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/DOCUMENTAZIONE/Antimafia/01_rel_p03_1.pdf|titolo=Capitolo I. La genesi della mafia|pubblicazione=Relazione conclusiva della Commissione Parlamentare Antimafia- VI LEGISLATURA}}</ref> Queste consorterie ben presto imitarono i riti e le strutture delle sette [[Carboneria|carbonare]] e [[Massoneria|massoniche]] (molto diffuse nel [[Regno delle Due Sicilie]] durante il periodo [[Restaurazione|post-napoleonico]]) per meglio consolidare i vincoli di solidarietà e del silenzio (''[[omertà]]'') tra i loro adepti<ref>[[John Dickie]], ''Onorate società. L'ascesa della mafia, della camorra e della 'ndrangheta'', Bari, Laterza, 2012.</ref><ref name=":26" />. Già nel [[1838]] il funzionario borbonico [[Pietro Calà Ulloa]] parlò in un rapporto ufficiale di «''unioni, fratellanze e sette''» che dalle parti di Trapani facevano le veci del governo assente e risolvevano le controversie all'interno della società<ref name=":17" />.

Diverse bande di briganti e mafiosi risultarono coinvolte nei [[Primavera dei popoli|moti antiborbonici del 1848]] e [[Spedizione dei Mille|del 1860]], consentendogli di integrarsi nel nuovo tessuto nazionale nato con l'[[Unità d'Italia]], che non modificò in nessun modo la condizione delle classi rurali siciliane.<ref name="autogenerato7">{{Cita web |url=http://www.treccani.it/enciclopedia/mafia_(Enciclopedia_delle_scienze_sociali)/ |titolo=Mafia in Enciclopedia Treccani |accesso=2 luglio 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130619023124/http://www.treccani.it/enciclopedia/mafia_%28Enciclopedia_delle_Scienze_Sociali%29/ |dataarchivio=19 giugno 2013 |urlmorto=no }}</ref> Anzi il nuovo fenomeno della [[renitenza alla leva]] andò ad ingrossare la delinquenza isolana e le bande di briganti che ancora terrorizzavano le campagne e le zone montuose.<ref name=":22">{{Cita pubblicazione|autore=Rosario Mangiameli|anno=1990|titolo=Banditi e mafiosi dopo l'Unità|rivista=Meridiana. Rivista di storia e scienze sociali|numero=7-8|url=http://www.rivistameridiana.it/files/Mangiameli,-Banditi-e-mafiosi-dopo-l-Unita..pdf}}</ref> Nel [[1865]] il prefetto di Palermo [[Filippo Antonio Gualterio (politico)|Filippo Antonio Gualtierio]] inviò al governo un rapporto in cui affermava l'esistenza della ''[[mafia]]'', associazione criminosa capeggiata dall'ex generale garibaldino [[Giovanni Corrao]] facente parte di un complotto [[Borbone delle Due Sicilie|filoborbonico]] e [[Clericalismo|filoclericale]] per rovesciare il nuovo Stato unitario: si trattò del primo documento ufficiale in cui veniva citata la parola mafia.<ref name="autogenerato7" /><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2015/06/11/pugnali-e-rivolte-cosi-nacque-la-strategia-della-tensionePalermo07.html|titolo=Pugnali e rivolte così nacque la strategia della tensione - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=2015-06-11|lingua=it|accesso=2023-10-10}}</ref>

Grazie al parlamentare [[Diego Tajani]], che denunciò i rapporti tra mafia e governo<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/diego-antonio-tajani_(Dizionario-Biografico)|titolo=TAJANI, Diego Antonio in "Dizionario Biografico"|sito=www.treccani.it|lingua=it-IT|accesso=2023-10-20}}</ref>, Cosa nostra divenne presto oggetto del dibattito nazionale: nel [[1875]] un'inchiesta parlamentare promossa dalla [[Destra storica]] negò l'esistenza della mafia come [[Associazione per delinquere|associazione a delinquere]] ma solamente come indole tipica dei [[siciliani]] mentre un'altra indagine parallela condotta privatamente dagli studiosi toscani [[Leopoldo Franchetti]] e [[Sidney Sonnino]] concluse che i mafiosi sono «''facinorosi della classe media''» che si pongono come servizio d'ordine in mancanza di uno Stato centrale forte.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2015/06/25/industria-e-borghesia-il-jaccuse-di-uninchiestaPalermo11.html|titolo=Industria e borghesia il j'accuse di un'inchiesta - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=2015-06-25|lingua=it|accesso=2023-10-10}}</ref>

Una repressione decisa del fenomeno fu tentata nel [[1877]] dalla [[Sinistra storica]] con l'invio in Sicilia del prefetto [[Antonio Malusardi]], il quale condusse arresti e retate di massa che sgominarono soprattutto il brigantaggio nelle campagne ma lasciarono quasi intatta la mafia, che godeva di ben altre protezioni.<ref name=":4">{{Cita news|lingua=it|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2015/07/03/le-associazioni-e-i-primi-pentiti-nella-guerra-ai-clan-dell800Palermo09.html|titolo=Le associazioni e i primi pentiti nella guerra ai clan dell'800 - la Repubblica.it|pubblicazione=Archivio - la Repubblica.it|accesso=2022-04-22}}</ref><ref name=":22" /> Infatti, con l'[[Legge elettorale italiana del 1882|allargamento della platea elettorale nel 1882]], il gabellotto si trasformò anche in agente elettorale per determinati [[Candidatura|candidati]], che si avvalevano dei suoi particolari "servizi", ossia l'intimidazione degli [[Elettore|elettori]] e i brogli veri e propri.<ref name=":6" /> Questo contribuì ad accrescerne ulteriormente l'influenza, godendo quindi di una quasi totale impunità garantita dal candidato eletto nel suo [[collegio elettorale]], potere che fu incrementato con l'introduzione del [[Suffragio universale|suffragio universale maschile]] disposto da [[Giovanni Giolitti|Giolitti]] nel 1912<ref name=":17" />. Un esempio lampante è fornito dal deputato [[Francesco Crispi|crispino]] [[Raffaele Palizzolo]], noto protettore di briganti e mafiosi, che, nonostante le numerose prove a suo carico, fu completamente prosciolto dall'accusa di essere il mandante dell'omicidio del marchese [[Emanuele Notarbartolo]], avvenuto nel 1893 e che causò clamore a livello nazionale perché l'ucciso voleva impedire ad una [[Gruppo di pressione|lobby]] politico-mafiosa (capeggiata appunto da Palizzolo) di impadronirsi della dirigenza del [[Banco di Sicilia]].<ref>{{Cita web|url=https://www.corriere.it/cultura/19_novembre_10/mafia-politica-connubio-1893-prima-vittima-eccellente-1dc85212-03df-11ea-a09d-144c1806035c.shtml|titolo=Mafia e politica, il connubio: nel 1893 la prima vittima eccellente|autore=PAOLO MIELI|sito=Corriere della Sera|data=2019-10-11|lingua=it|accesso=2022-05-15}}</ref>

Nel 1894 il [[Governo Crispi III]] sciolse con la forza il movimento d'ispirazione [[Socialismo|socialista]] dei [[fasci siciliani]], che stava cercando di ottenere condizioni lavorative più eque per i contadini siciliani che subivano le angherie dei gabellotti mafiosi<ref>G. C. Marino, ''L'opposizione mafiosa. Mafia politica Stato Liberale'', Flaccovio, Palermo, 1986, pag. 139</ref>. Inizialmente, Cosa nostra aveva cercato di sfruttare il successo dei fasci infiltrandoli in ogni maniera ma, alla fine, scelse di schierarsi con la repressione governativa<ref name=":0" /><ref>G.C. Marino, ''Storia della mafia'', Roma, Newton & Compton, 1998.</ref>. Infatti uno dei leaders dei fasci siciliani, [[Bernardino Verro]], finì vittima del piombo mafioso nel [[1915]].<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2015/11/04/il-corleoneseche-sfidola-mafiaPalermo12.html|titolo=- la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2021-08-29}}</ref>

===XX secolo===
====L'emigrazione negli Stati Uniti, la prima guerra mondiale e il biennio rosso====
{{vedi anche|Cosa nostra statunitense|Mano Nera (estorsione)|Joe Petrosino}}
[[File:JoePetrosino-Commons.jpg|miniatura|left|Il detective [[Joe Petrosino]], ucciso a Palermo nel 1909.]]
All'inizio del secolo, con l'aumento dei [[Emigrazione italiana|flussi migratori]] verso gli [[Stati Uniti d'America]], alle migliaia di emigranti siciliani che lasciarono l'isola si mescolarono spesso delinquenti mafiosi, che andarono a fondare un'[[Cosa nostra statunitense|organizzazione sorella d'oltreoceano]] specializzata nel taglieggiamento dei suoi connazionali (definita "[[Mano Nera (estorsione)|''Mano nera'']]" perché le lettere estorsive erano spesso firmate con un'impronta di mano fatta con l'[[inchiostro]] nero)<ref name=":0" />. Il detective italo-americano [[Joe Petrosino]] cercò d'interrompere questo scambio criminale tra le due sponde dell'[[Oceano Atlantico|Atlantico]] ma finì assassinato durante una missione a Palermo nel [[1909]].<ref name=":7">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2014/06/24/leroe-di-little-italy-inviato-dallamerica-per-sgominare-i-clan-e-ucciso-da-un-paisa22.html|titolo=L'eroe di Little Italy inviato dall'America per sgominare i clan e ucciso da un paisà - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2022-05-15}}</ref>

La [[prima guerra mondiale]] determinò il caos nell'isola, che si tradusse nella diffusa [[renitenza alla leva]] e al conseguente ingrossamento delle bande di briganti sempre operative nell'entroterra siciliano come manodopera al potere mafioso<ref name=":0">John Dickie, ''Cosa Nostra'', Bari, Laterza, 2004.</ref>. Il [[Biennio rosso in Italia|biennio rosso]] (1919-20), caratterizzato dall'occupazione delle fabbriche nel [[Italia settentrionale|nord Italia]] [[industria]]le, in Sicilia si trasformò in lotta sindacale per i diritti dei contadini e dei [[Zolfo di Sicilia|zolfatai]] sfruttati, anche stavolta soffocata con l'omicidio dei suoi leaders più carismatici, come [[Nicola Alongi]], [[Sebastiano Bonfiglio]] e [[Giovanni Orcel]], sempre per mano mafiosa.<ref name=":17" />

====La repressione fascista e la seconda guerra mondiale====
{{vedi anche|Cesare Mori|Rapporti tra cosa nostra e fascismo|Calogero Vizzini|Sbarco in Sicilia#Il ruolo dell'intelligence e l'AMGOT}}
[[File:Cesare Mori.jpg|thumb|Il prefetto [[Cesare Mori]], incaricato da [[Benito Mussolini]] di sconfiggere la mafia.]]
Il [[fascismo]] ebbe un rapporto ambivalente con Cosa nostra: da un lato avviò una dura repressione poliziesca contro i suoi adepti affidata al prefetto [[Cesare Mori]] (che, similmente al suo predecessore Malusardi, si limitò a stroncare il [[Brigantaggio postunitario e rivolte in Sicilia|brigantaggio]] nelle campagne con metodi particolarmente duri ma non riuscì ad estirpare il problema alla radice)<ref name=":02">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/11/11/anniversario-nel-1926-il-prefetto-taglio.html|titolo=l' anniversario Nel 1926 il prefetto tagliò acqua e telegrafo a Gangi per stanare i mafiosi il tradimento Una banda nascosta in una grotta fu addormentata con un sonnifero - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2022-05-05}}</ref> e dall'altro, in diversi casi, intrattenne stabili rapporti con i suoi capi, come avvenne nel caso di [[Vito Genovese]], amico personale di diversi [[Gerarca|gerarchi]] fascisti<ref name=":6" />. Messi di fronte alla repressione del regime, alcuni boss mafiosi, come [[Joseph Bonanno]] e [[Salvatore Maranzano]], preferirono emigrare negli Stati Uniti, andando ad ingrossare le file di [[Cosa nostra statunitense]].<ref name="autogenerato7" /><ref name=":3">[[Salvatore Lupo]], ''Storia della mafia'', Roma, Donzelli, 1993.</ref>

Una teoria divenuta molto popolare afferma che Cosa nostra siciliana, nelle persone dei boss [[Calogero Vizzini]] e [[Giuseppe Genco Russo]], fu arruolata dai [[servizi segreti statunitensi]] grazie ai buoni uffici del boss siculo-americano [[Lucky Luciano]] per facilitare lo [[Sbarco in Sicilia|sbarco alleato sull'isola]] nel luglio 1943<ref name=":6" />. A parte contraddittorie testimonianze e l'effettiva circostanza che diversi [[Sindaco|sindaci]] nominati dall'[[Governo militare alleato dei territori occupati|AMGOT]] (il governo militare alleato della Sicilia occupata diretto dal colonnello [[Charles Poletti]]) dopo lo sbarco fossero noti mafiosi, questa teoria non risulta provata ed è considerata dagli storici alla stregua di un mito. La nomina dei sindaci mafiosi andava ricercata nel fatto che le truppe alleate fossero alla ricerca di antifascisti da sostituire alle autorità locali di regime e i boss potevano benissimo presentarsi come tali perché reduci della persecuzione messa in atto dal prefetto Mori.<ref name="autogenerato7" /><ref name=":0" /><ref name=":3" />

====Il secondo dopoguerra====
{{vedi anche|Movimento per l'Indipendenza della Sicilia|Esercito Volontario per l'Indipendenza della Sicilia|Salvatore Giuliano|Strage di Portella della Ginestra}}
L'immediato [[dopoguerra]] fu caratterizzato dall'occupazione delle terre incolte del latifondo da parte di movimenti organizzati di contadini e braccianti, che avevano rialzato la testa dopo la promulgazione delle [[Fausto Gullo|leggi Gullo]]-[[Antonio Segni|Segni]], le quali assegnavano alle [[Società cooperativa|cooperative]] di lavoratori la coltura dei feudi rimasti in stato di abbandono. I gabellotti, sentendo minacciati i loro secolari privilegi, reagirono come al solito con la violenza e l'omicidio dei leaders sindacali in tutta l'isola. Caddero infatti vittime della violenza mafiosa [[Accursio Miraglia]], [[Placido Rizzotto]], [[Epifanio Li Puma]], [[Salvatore Carnevale]] e tantissimi altri [[Sindacato|sindacalisti]] che guidarono l'occupazione pacifica dei feudi<ref name="autogenerato12">{{Cita news|autore=Sen. Luigi Carraro|url=http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/DOCUMENTAZIONE/Antimafia/01_rel_p03_2.pdf|titolo=Capitolo II. La mafia agricola|pubblicazione=Relazione conclusiva di maggioranza della Commissione Parlamentare Antimafia - VI LEGISLATURA|accesso=2 luglio 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190929214759/http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/DOCUMENTAZIONE/Antimafia/01_rel_p03_2.pdf|dataarchivio=29 settembre 2019|urlmorto=no}}</ref>. Il piombo mafioso si accanì anche sulle masse inermi riunitesi nella vallata di [[Portella della Ginestra]], nei pressi di [[Piana degli Albanesi]] (Palermo), per festeggiare la [[festa dei lavoratori]] e la vittoria della [[Fronte Democratico Popolare|coalizione di sinistra]] alle [[Elezioni regionali in Sicilia del 1947|prime elezioni regionali del 1947]]. Questa orribile strage, che non risparmiò vecchi e bambini, fu firmata da [[Salvatore Giuliano]], uno dei più temibili capi-banda della [[Sicilia occidentale]] che si era messo al servizio della mafia di quelle zone, diventando un colonnello dell'[[Esercito Volontario per l'Indipendenza della Sicilia|E.V.I.S.]], l'esercito clandestino del [[Movimento per l'Indipendenza della Sicilia|movimento indipendentista siciliano]] (M.I.S.) che, sostenuto da Cosa nostra e dagli agrari con uomini e mezzi, propugnava la separazione della Sicilia dal resto d'Italia<ref name=":6" /><ref name="autogenerato7" /><ref name=":0" />. Scemata la causa separatista a seguito del riconoscimento dell'[[Autonomia speciale della Sicilia|autonomia della Sicilia nel 1946]] (che segnò il passaggio della mafia nei ranghi dei [[Partito politico|partiti]] dell'[[arco costituzionale]]), Giuliano continuò la sua attività di brigantaggio comune ed iniziò ad intimidire violentemente i movimenti sindacali ma finì ucciso in circostanze mai completamente chiarite, probabilmente per mano della stessa mafia che lo aveva in un primo tempo sostenuto ma che ora voleva eliminare un personaggio ormai diventato scomodo.<ref name=":6" /><ref name=GIULIANO>{{Cita news|url=http://legislature.camera.it/_dati/leg05/lavori/stampati/pdf/023_002225.pdf|titolo=Relazione sui rapporti tra mafia e banditismo in Sicilia con relativi allegati - Documenti della Commissione Parlamentare Antimafia V LEGISLATURA|pubblicazione=|accesso=7 ottobre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140728154110/http://legislature.camera.it/_dati/leg05/lavori/stampati/pdf/023_002225.pdf|dataarchivio=28 luglio 2014|urlmorto=no}}</ref> Con la fine di Giuliano fu inoltre eliminato l'ultimo anacronistico residuo di brigantaggio nelle campagne in quanto Cosa Nostra iniziava a privilegiare nuove attività illecite legate soprattutto al contesto urbano.<ref name=":17" /><ref name=":0" />

====I cambiamenti degli anni '50 e '60====
{{vedi anche|Sacco di Palermo|Prima guerra di mafia|Strage di Ciaculli|Clan dei Corleonesi}}
[[File:Vito Ciancimino comune.jpg|thumb|[[Vito Ciancimino]] durante una seduta del [[Consiglio comunale (Italia)|consiglio comunale]] di Palermo.]]
I [[Anni 1950|decenni '50]] e [[Anni 1960|'60]] furono portatori di profondi cambiamenti nella storia di Cosa nostra: prima il varo del primo [[Giunta regionale della Sicilia|governo regionale]] nel 1947 (con la conseguente nascita di un nuovo ceto di [[Burocrazia|burocrati]] ed [[Impiegato statale (Italia)|impiegati]]) e la [[riforma agraria del 1950]] (che sancì la fine definitiva di un anacronistico feudalesimo) e, dopo, il [[boom economico italiano]] (con l'emigrazione di migliaia di siciliani verso le [[Regione (Italia)|Regioni]] [[Industria|industrializzate]] del [[Italia settentrionale|Nord Italia]]) determinarono la massiccia [[terziarizzazione]] dell'economia siciliana e il progressivo spopolamento delle campagne con il conseguente sviluppo dei centri urbani, segnando quindi il passaggio da una mafia agraria legata all'economia del feudo ad un'organizzazione moderna di tipo urbano-imprenditoriale che sfruttava i business messi a disposizione dalla nuova [[società dei consumi]]: [[speculazione edilizia]], accaparramento degli [[Appalto pubblico|appalti pubblici]], [[contrabbando]] di [[Gioielleria|preziosi]] e [[Sigaretta|sigarette]], [[traffico di droga]] con l'estero, in particolare con gli Stati Uniti, dove poteva contare sull'apporto di un'organizzazione sorella, ossia [[Cosa nostra statunitense]].<ref name=":0" /><ref name=":3" /><ref name="autogenerato3">{{Cita news|lingua=|autore=Sen. Michele Zuccalà|url=http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/DOCUMENTAZIONE/Antimafia/02_rel_a1.pdf|titolo=Allegato n. 1. Sintesi delle conclusioni del comitato per le indagini sui singoli mafiosi, sul traffico di stupefacenti e sul legame tra fenomeno mafioso e gangsterismo americano|pubblicazione=Documenti della Commissione Parlamentare Antimafia VI LEGISLATURA}}</ref><ref name="autogenerato4" />

La speculazione sulle aree edificabili fu possibile grazie all'infiltrazione di Cosa nostra nei partiti governativi, che consentì di modificare a proprio vantaggio e contro la legge interi [[Piano regolatore generale comunale|piani regolatori]] e di eliminare la concorrenza indesiderata delle altre imprese.<ref name="autogenerato4">{{Cita news|autore=Sen. Luigi Carraro|url=http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/DOCUMENTAZIONE/Antimafia/01_rel_p03_3.pdf|titolo=Capitolo III. La mafia urbana|pubblicazione=Relazione finale della Commissione Parlamentare Antimafia VI LEGISLATURA|accesso=8 luglio 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131103081720/http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/DOCUMENTAZIONE/Antimafia/01_rel_p03_3.pdf|dataarchivio=3 novembre 2013|urlmorto=no}}</ref> Ne furono scellerato esempio i famigerati [[Sacco di Palermo|"''sacchi''" di Palermo]] ed [[Sacco di Agrigento|Agrigento]], che ebbero appunto eco nazionale perché stravolsero completamente il volto urbanistico delle due città con la distruzione sistematica di vaste aree verdi e di parte del patrimonio artistico-architettonico nonché l'abnorme [[cementificazione]] del [[paesaggio]]<ref name=":6" /><ref>M. Pantaleone, ''Antimafia: occasione mancata'', Torino, Einaudi, 1966.</ref>. Uomini politici spregiudicati notoriamente legati alla mafia come [[Vito Ciancimino]] e [[Salvo Lima]] trassero importanti vantaggi politici ed elettorali da questo "saccheggio" [[Edilizia|edilizio]], su cui costruirono le proprie carriere.<ref name=":0" /><ref name=":3" /><ref name="autogenerato4" />

Gli appetiti delle cosche su queste nuove attività economiche generarono rivalità e contrasti: nel 1957, su consiglio di alcuni inviati di Cosa nostra statunitense, l'organizzazione siciliana si dotò di una "[[Commissione provinciale|Commissione]]" sul modello di quella dei loro "colleghi" americani che doveva servire per appianare le divergenze che sorgevano tra le varie "[[Famiglia (mafia)|famiglie]]"<ref name=":5" /><ref name="autogenerato8">{{Cita news|url=http://www.camera.it/_dati/leg13/lavori/doc/xxiii/050/pdf003.pdf|titolo=Il contesto mafioso e don Tano Badalamenti - Documenti del Senato della Repubblica XIII LEGISLATURA (II parte)|pubblicazione=|accesso=24 luglio 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131019093131/http://www.camera.it/_dati/leg13/lavori/doc/xxiii/050/pdf003.pdf|dataarchivio=19 ottobre 2013|urlmorto=no}}</ref>. Tuttavia il conflitto scoppiò ugualmente (i giornali parlarono di "[[prima guerra di mafia]]" ignorando tutti gli altri regolamenti di conti che avevano caratterizzato la storia di Cosa nostra) ed insanguinò Palermo fino alla [[strage di Ciaculli]] (30 giugno [[1963]]), in cui lo scoppio di un'autobomba uccise sette appartenenti alle forze dell'ordine arrivati per disinnescarla.<ref name="autogenerato7" /><ref name=":0" /> Montò uno scandalo nazionale che indusse il governo ad adottare il pugno duro: centinaia di mafiosi finirono in galera o al [[confino]] mentre altri fuggirono all'estero, dove continuarono i loro loschi traffici. Inviati al confino soprattutto in [[Comune (Italia)|comuni]] dell'[[Italia settentrionale]], i boss capirono di poter estendere il loro raggio d'azione anche a queste zone, che diventarono le basi operative per nuovi traffici, come la [[Traffico di droga|droga]] e i [[Sequestro di persona|sequestri di persona]].<ref name=":16" /> I [[Processo dei 117|processi di Catanzaro]] (1968) e di [[Bari]] (1969), che avrebbero dovuto irrogare pene esemplari per i numerosi mafiosi imputati, si rivelarono un ''[[bluff]]'' perché si conclusero al contrario con assoluzioni per [[insufficienza di prove]] e scarcerazioni di massa.<ref name=":0" />

[[File:Totò Riina il capo dei capi sorride.jpg|thumb|left|[[Salvatore Riina]], detto ''Totò u' curtu'' per la sua bassa statura, capo incontrastato dei [[Clan dei Corleonesi|Corleonesi]] fino al suo arresto nel 1993.]]
Dopo la ''debacle'' seguita alla strage di Ciaculli, Cosa nostra tornò in attività con la [[strage di viale Lazio]] ([[1969]]), il rapimento del giornalista [[Mauro De Mauro]] ([[1970]]) e l'omicidio del procuratore [[Pietro Scaglione]] ([[1971]])<ref name="autogenerato4" />. L'organizzazione si diede un nuovo assetto sotto la guida di un "[[triumvirato]]" composto dai boss più influenti dell'epoca: [[Stefano Bontate]], [[Gaetano Badalamenti]] e [[Luciano Liggio|Luciano Leggio]]<ref name=":14">[[Pino Arlacchi]], ''Gli uomini del disonore'', Milano, Mondadori, 1992.</ref>. Quest'ultimo, capo incontrastato della "[[Famiglia (mafia)|famiglia]]" di [[Corleone]] e che rappresentava le cosche dell'entroterra più arretrato rispetto alla città (tanto da farli soprannominare i ''viddani'', ossia i contadini), era latitante da diversi decenni e perciò trasferì i suoi affari su [[Milano]], facendosi spesso rappresentare in Sicilia da due suoi fedelissimi: [[Salvatore Riina]] e [[Bernardo Provenzano]], anch'essi feroci assassini e latitanti ricercati.<ref name=DICARLO>{{Cita news|url=http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/DOCUMENTAZIONE/Pio%20La%20Torre/Aula%20Bunker/Appello/Trascrizione%20Udienza%2003-05-1997%20Parte%201.pdf|titolo=Deposizione del collaboratore di giustizia Francesco Di Carlo al processo per i delitti Mattarella-Reina-La Torre|pubblicazione=|accesso=7 ottobre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150424213617/http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/DOCUMENTAZIONE/Pio%20La%20Torre/Aula%20Bunker/Appello/Trascrizione%20Udienza%2003-05-1997%20Parte%201.pdf|dataarchivio=24 aprile 2015|urlmorto=no}}</ref><ref name=":9" />

Nel 1974 l'effettiva riorganizzazione di Cosa nostra coincise con l'istituzione di una nuova "Commissione", capeggiata da Badalamenti e di cui entrarono a far parte per la prima volta i [[Clan dei Corleonesi|Corleonesi]], e poi, l'anno seguente, di una "[[Commissione interprovinciale|Commissione interprovinciale" o "regionale"]], di cui facevano parte i boss di tutte le province siciliane in cui era presente Cosa nostra, che era stata voluta da [[Giuseppe Calderone]] (capo della "famiglia" mafiosa di [[Catania]]) per aggirare l'egemonia dei [[Palermo|palermitani]] sul resto dell'organizzazione.<ref name=":5" /><ref name=":14" /><ref name="CALDERONE" /> Era il segno che l'organizzazione mafiosa si stava espandendo anche in altre zone della Sicilia che fino ad allora ne erano rimaste immuni e la cosca catanese ne rappresentava la propagine più potente, trainata dall'improvviso sviluppo industriale che faceva del capoluogo etneo la "''[[Milano]] del sud''".<ref name=":3" /><ref name="CALDERONE">{{Cita web |url=http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/fondo_zupo/Sez._I_serie_0001_Vol_022.pdf |titolo=Interrogatorio del collaboratore di giustizia Antonino Calderone |accesso=15 novembre 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190329195050/http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/fondo_zupo/Sez._I_serie_0001_Vol_022.pdf |dataarchivio=29 marzo 2019 |urlmorto=no }}</ref>

====La "Pizza connection", l'offensiva dei Corleonesi, gli "omicidi eccellenti" e il maxiprocesso====
{{vedi anche|Pizza connection|Seconda guerra di mafia|Strage di via Carini|Strage di via Pipitone|Pool antimafia|Maxiprocesso di Palermo}}
[[File:Omicidio Dalla Chiesa.jpg|miniatura|sinistra|L'omicidio di [[Carlo Alberto dalla Chiesa]] e della moglie [[Emanuela Setti Carraro]] (3 settembre [[1982]]).]]
Nei primi [[Anni 1970|anni settanta]] le organizzazioni di contrabbandieri siciliani si legarono a quelle [[Napoli|napoletane]] per sbaragliare la concorrenza [[Marsiglia|marsigliese]] nel traffico di sigarette estere e di [[eroina]] dall'[[Europa orientale|Est Europa]]. Come "premio", i [[Camorra|camorristi]] [[Campania|campani]] furono ammessi in Cosa nostra e formarono delle succursali in Campania, che entrarono in competizione con la [[Nuova Camorra Organizzata]] di [[Raffaele Cutolo]] con un bilancio di centinaia di morti ammazzati nel periodo [[1979]]-[[1984|84]].<ref name=":16">{{Cita news|autore=Sen. Michele Zuccalà|url=http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/DOCUMENTAZIONE/Antimafia/02_rel_6.pdf|titolo=Capitolo VI. La quarta mafia|pubblicazione=Relazione sul traffico mafioso di tabacchi e stupefacenti nonché sui rapporti tra mafia e gangsterismo italo-americano - Commissione Parlamentare Antimafia - VI LEGISLATURA.|accesso=25 luglio 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131110184236/http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/DOCUMENTAZIONE/Antimafia/02_rel_6.pdf|dataarchivio=10 novembre 2013|urlmorto=no}}</ref><ref name=":1">{{Cita news|url=http://www.csm.it/quaderni/quad_99a/quad_99_3.pdf|titolo=L'atteggiarsi delle associazioni mafiose sulla base delle esperienze processuali acquisite: la Camorra - Procura della Repubblica di Napoli|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070205102450/http://www.csm.it/quaderni/quad_99a/quad_99_3.pdf|dataarchivio=5 febbraio 2007}}</ref><ref name=":2">{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/10/03/napoli-palermo-cosi-comincio-la-grande-alleanza.html?ref=search |titolo=Napoli e Palermo così cominciò la grande alleanza - Repubblica.it<!-- Titolo generato automaticamente --> |accesso=13 settembre 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141006123856/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/10/03/napoli-palermo-cosi-comincio-la-grande-alleanza.html?ref=search |dataarchivio=6 ottobre 2014 |urlmorto=no }}</ref>

A metà del [[Anni 1970|decennio '70]], le [[metropoli]] [[Europa|europee]] e statunitensi si riempirono di centinaia di migliaia di [[Tossicodipendenza|tossicodipendenti]] in cerca di eroina e l'Italia ebbe il triste primato mondiale di decessi per [[overdose]] e [[criminalità]] comune connessa alla vendita di questa sostanza.<ref name=":13">{{Cita libro|autore=Alexander Stille|wkautore=Alexander Stille|titolo=Nella terra degli infedeli. Mafia e politica nella Prima Repubblica|annooriginale=1995|editore=Mondadori|ISBN=88-04-38802-1}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/mezzo-secolo-di-delitti_(L'Italia-e-le-sue-Regioni)|titolo=Mezzo secolo di delitti in "L'Italia e le sue Regioni"|sito=www.treccani.it|lingua=it-IT|accesso=2023-10-10}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1981/11/20/page_004.pdf|titolo=La guerra per il traffico di droga dietro la strage del Giambellino|autore=Ennio Elena|data=20 novembre 1981|pubblicazione=L'Unità}}</ref> I mafiosi siciliani impararono dai [[Clan dei marsigliesi|marsigliesi]] il metodo per produrla in proprio su scala industriale: il traffico dell'eroina fruttava a Cosa nostra un ricavato di circa 300 milioni di [[Dollaro statunitense|dollari]] l'anno soltanto negli Stati Uniti<ref>Claire Sterling, ''Cosa non solo nostra. La rete mondiale della mafia siciliana'', Milano, Mondadori, 1990.</ref> ed infatti numerosi siciliani vi si trasferirono per controllare direttamente questo "business" (a causa delle [[Pizzeria|pizzerie]] utilizzate come copertura a questo losco affare, la stampa americana parlò di "''[[Pizza connection]]''").<ref name=":18">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/02/18/quando-la-pasta-li-fece-tutti-ricchi.html|titolo=Quando la 'pasta' li fece tutti ricchi - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=2004-02-18|lingua=it|accesso=2023-10-10}}</ref>

Il vorticoso giro d'affari generato dal traffico di eroina determinò il passaggio ad un'organizzazione sempre più affaristica e [[Finanza|finanziaria]]: migliaia di miliardi di [[Lira italiana|lire]] furono investiti in settori tradizionali, come l'[[edilizia]] e il [[mercato immobiliare]], e confluirono anche in [[Banca|istituti bancari]] di provincia (nella sola [[Trapani]], città con alto tasso di [[disoccupazione]], si contarono 150 istituti finanziari, 89 sportelli bancari e 120 [[Società finanziaria|società finanziarie]])<ref name=":23">{{Cita news|autore=On. Gerardo Chiaramonte|url=https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/DF/264891.pdf|titolo=Relazione sulle risultanze dell'attività del gruppo di lavoro incaricato di svolgere accertamenti sullo stato della lotta alla mafia nella provincia di Trapani|pubblicazione=Commissione parlamentare d'inchiesta sulla mafia e sulle altre associazioni criminali similari - Doc. XXIII n. 40 - X Legislatura}}</ref> o in banche di respiro nazionale ed internazionale, come il [[Banco Ambrosiano]] di [[Roberto Calvi]] e le [[Azienda|aziende]] del gruppo [[Michele Sindona|Sindona]], che furono al centro di uno dei più gravi scandali della [[Prima Repubblica (Italia)|Prima Repubblica]] perché si gettarono in avventate [[Speculazione finanziaria|speculazioni finanziarie]] e perciò [[Fallimento (ordinamento italiano)|fallirono]] bruciando miliardi di lire appartenenti ad ignari contribuenti e correntisti (ed anche i denari di Cosa nostra).<ref>Umberto Santino, ''Dalla mafia alle mafie. Scienze sociali e crimine organizzato'', Rubbettino, Soveria Mannelli 2006.</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.centroimpastato.com/storia-della-mafia-continuita-e-trasformazione/|titolo=Storia della mafia: continuità e trasformazione|autore=Umberto Santino|sito=Centro Siciliano di Documentazione "Giuseppe Impastato" - Onlus|data=2015-02-27|lingua=it-IT|accesso=2023-10-27}}</ref><ref name=":19">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/03/15/sindona-calvi-finanza-intrighi.html|titolo=SINDONA E CALVI, FINANZA E INTRIGHI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1991-03-15|lingua=it|accesso=2023-10-27}}</ref>

I rappresentanti di questa nuova mafia finanziaria che costruì le proprie fortune sul traffico dell'eroina furono [[Salvatore Inzerillo]], parente dei [[Gambino (famiglia)|Gambino]] di [[Brooklyn]], e [[Gaetano Badalamenti]], con solidi legami con la "famiglia" di [[Detroit]], i quali, insieme a [[Stefano Bontate]], cercarono di estromettere dai guadagni i [[Clan dei Corleonesi|Corleonesi]] di Riina e Provenzano, ormai rimasti da soli al comando dopo l'arresto di Leggio nel [[1974]]<ref name="SENTENZA" />. Riina reagì a questa manovra espellendo Badalamenti dal governo della "Commissione" ed affidandola ad un suo alleato, [[Michele Greco]], che asservì l'organo di governo di Cosa nostra ai voleri dei Corleonesi, i quali scatenarono una guerra senza precedenti contro le istituzioni statali a Palermo: nel solo 1979 finirono assassinati il giornalista [[Mario Francese]] (26 gennaio), il segretario provinciale democristiano [[Michele Reina]] (9 marzo), il commissario [[Boris Giuliano]] (21 luglio) e il giudice [[Cesare Terranova]] (25 settembre); nel 1980 il presidente della Regione Siciliana [[Piersanti Mattarella]] (6 gennaio), il capitano dei carabinieri [[Emanuele Basile (carabiniere)|Emanuele Basile]] (4 maggio) e il procuratore [[Gaetano Costa]] (6 agosto); nel 1982 il deputato comunista [[Pio La Torre]] (30 aprile), i carabinieri [[Silvano Franzolin]], [[Salvatore Raiti (carabiniere)|Salvatore Raiti]], [[Luigi Di Barca]] e il loro autista Giuseppe Di Lavore (16 giugno) e il prefetto [[Carlo Alberto dalla Chiesa]] (3 settembre), trucidato insieme alla moglie [[Emanuela Setti Carraro]] e all'agente di scorta [[Domenico Russo (poliziotto)|Domenico Russo]]; nel 1983 i carabinieri [[Mario D'Aleo]], [[Giuseppe Bommarito]] e [[Pietro Morici]] (13 giugno) e un attentato con [[autobomba]] davanti la sua abitazione massacrò il giudice [[Rocco Chinnici]], gli agenti di scorta [[Mario Trapassi]] e [[Salvatore Bartolotta]] e il portiere del [[condominio]] Stefano Li Stacchi (29 luglio).<ref name=":9">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/10/03/leggio-spacco-in-due-cosa-nostra.html|titolo=E LEGGIO SPACCO' IN DUE COSA NOSTRA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1984-10-03|lingua=it|accesso=2023-10-10}}</ref><ref name="SENTENZA" />

Nel 1981, Bontate e Inzerillo, che cercarono di contrastare questo disegno egemonico dei Corleonesi, furono entrambi uccisi e la stessa sorte toccò subito dopo ai loro sgherri: nel biennio [[1981]]-[[1983|83]] il massacro registrò vette inaudite con 600 morti ammazzati e centinaia di uomini scomparsi, probabilmente sciolti nell'[[acido]] o gettati in alto mare.<ref name="SENTENZA">{{Cita news|url=http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/fondo_zupo/Sez._I_serie_0003_Vol_008.pdf|titolo=Procedimento penale contro Greco Michele ed altri - Procura della Repubblica di Palermo|pubblicazione=|accesso=5 dicembre 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171107021036/http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/fondo_zupo/Sez._I_serie_0003_Vol_008.pdf|dataarchivio=7 novembre 2017|urlmorto=no}}</ref> Le due "Commissioni", la [[Commissione provinciale|provinciale]] e la [[Commissione regionale (mafia)|regionale]], furono ridotte a docili strumenti nelle mani dei Corleonesi, che vi installarono uomini di loro completa fiducia.<ref name=":3" /><ref name="SENTENZA" /> I Corleonesi appaltarono il controllo della parte orientale dell'isola al boss [[Benedetto Santapaola]], che, dopo aver eliminato Calderone, ottenne da Riina una vasta autonomia di comando sul suo territorio ma non riuscì mai ad affermare la propria egemonia in quanto incontrò la dissidenza di bande mafiose rivali<ref name=":3" /><ref name=":14" /><ref name="CALDERONE" />.

[[File:Borsellino-falcone.jpg|thumb|I giudici [[Giovanni Falcone]] e [[Paolo Borsellino]].]]
Uno dei superstiti al massacro dei nemici di Riina, [[Tommaso Buscetta]], vide uccisi per vendetta due figli, un cognato, un fratello e un nipote<ref name=":9" /><ref name=":13" />. Perciò, una volta catturato in [[Brasile]] dove era fuggito, decise di rivelare tutti i segreti dell'organizzazione al giudice [[Giovanni Falcone]]. Il magistrato faceva parte del cosiddetto "[[pool antimafia]]", un gruppo di lavoro creato dal giudice [[Antonino Caponnetto]], successore di Chinnici, per condividere le informazioni tra gli inquirenti ed evitare così che diventassero un bersaglio facile della vendetta mafiosa<ref name=":13" /><ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/antonino-caponnetto|titolo=Caponnetto, Antonino nell'Enciclopedia Treccani|sito=www.treccani.it|lingua=it-IT|accesso=2023-10-10}}</ref>. In pochi anni, il ''pool'', di cui facevano parte anche i giudici [[Paolo Borsellino]], [[Leonardo Guarnotta]] e [[Giuseppe Di Lello Finuoli|Giuseppe Di Lello]], riusci ad accumulare prove e testimonianze contro il fenomeno mafioso, cui si aggiunsero le dichiarazioni di Buscetta e di [[Salvatore Contorno]] (da tempo anche lui nel mirino dei Corleonesi, che per ritorsione gli massacrarono ben 35 parenti ed amici, inducendolo sulla via della collaborazione come Buscetta)<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/10/26/un-altro-pentito-parla-56-arresti.html|titolo=UN ALTRO PENTITO PARLA, 56 ARRESTI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1984-10-26|lingua=it|accesso=2023-10-10}}</ref>, le quali consentirono di condurre 366 arresti nel settembre [[1984]] (la famosa "''notte di San Michele''")<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/09/30/finalmente-la-verita-su-120-delitti.html|titolo=FINALMENTE LA VERITA' SU 120 DELITTI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1984-09-30|lingua=it|accesso=2023-10-10}}</ref>. Finirono in manette anche importanti uomini di collegamento tra il mondo mafioso e politico, come [[Vito Ciancimino]] e i cugini [[Ignazio e Antonino Salvo|Nino ed Ignazio Salvo]]. Tutti gli imputati dell'[[Attività istruttoria|istruttoria]] portata a termine dal pool finirono alla sbarra in quello che venne denominato "[[Maxiprocesso di Palermo|maxiprocesso]]" per le sue dimensioni, che resero necessaria la costruzione di un'[[Aula bunker del carcere dell'Ucciardone|aula bunker]] blindata per contenere le centinaia di imputati ed [[Avvocato|avvocati]].<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/12/22/palermo-una-citta-blindata-giudici-temono.html|titolo=PALERMO È UNA CITTA' BLINDATA I GIUDICI TEMONO L'ISOLAMENTO - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1985-12-22|lingua=it|accesso=2023-10-10}}</ref> Il processo, iniziato nel [[1986]], si concluse dopo alterne vicende nel gennaio [[1992]] con la conferma in [[Corte suprema di cassazione|Cassazione]] di diverse condanne all'ergastolo nei confronti di Riina e di tutti i suoi fedelissimi, che ormai componevano il vertice della "[[Commissione provinciale|Commissione]]".<ref name=":13" /><ref name="LARI">{{Cita news|url=http://www.parlamento.it/application/xmanager/projects/parlamento/Reso.steno.26.3.2012Int..pdf|titolo=Audizione del procuratore Sergio Lari dinanzi alla Commissione Parlamentare Antimafia - XVI LEGISLATURA|pubblicazione=|accesso=19 dicembre 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131029192933/http://www.parlamento.it/application/xmanager/projects/parlamento/Reso.steno.26.3.2012Int..pdf|dataarchivio=29 ottobre 2013|urlmorto=no}}</ref>

====La stagione delle bombe e l'attacco allo Stato italiano====
{{vedi anche|Bombe del 1992-1993|Strage di Capaci|Trattativa Stato-mafia|Operazione Vespri siciliani|Operazione Belva}}
[[File:Strage di Capaci.jpg|thumb|left|La [[strage di Capaci]] (23 maggio 1992).]]
La vendetta dei Corleonesi alle condanne del maxiprocesso non tardò ad arrivare: il 12 marzo 1992 fu ucciso l'europarlamentare [[Salvo Lima]], ritenuto incapace di modificare l'esito del processo. Le due stragi più spaventose colpirono però Falcone e Borsellino, ritenuti dall'organizzazione mafiosa i principali responsabili della sua sconfitta giudiziaria: il 23 maggio dello stesso anno, un ordigno esplosivo collocato sotto un tratto dell'[[Autostrada A29 (Italia)|autostrada A29]] all'altezza dello svincolo per [[Strage di Capaci|Capaci]] uccise Falcone insieme alla moglie [[Francesca Morvillo]] e agli agenti di scorta [[Antonio Montinaro]], [[Vito Schifani]] e [[Rocco Dicillo]]; 57 giorni dopo, il 19 luglio, un altro attentato effettuato con un'autobomba parcheggiata sotto casa della madre in [[Strage di via D'Amelio|via d'Amelio]] a Palermo massacrò Borsellino e gli agenti di scorta [[Agostino Catalano]], [[Emanuela Loi]], [[Vincenzo Li Muli]], [[Walter Eddie Cosina]] e [[Claudio Traina]].<ref name="LARI" />

Le due stragi colpirono profondamente l'opinione pubblica sia siciliana che nazionale, che espressero pubblicamente il loro sdegno contro la furia omicida di Cosa nostra. Il [[Governo Amato I]] reagì estendendo il [[Articolo 41-bis|carcere duro]] ai mafiosi, che furono trasferiti in blocco nei carceri sulle isole dell'[[Asinara]] e di [[Isola di Linosa|Linosa]] per isolarli dal mondo esterno ed evitare che potessero trasmettere ordini. L'isola fu militarizzata con l'[[operazione Vespri siciliani]], che durò fino al 1998. Fu inoltre potenziato l'istituto della [[Collaboratore di giustizia (Italia)|collaborazione con la giustizia]] ed in pochi anni divennero centinaia i mafiosi che scelsero questa strada.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/10/25/cosi-muore-tra-le-bugie-era.html|titolo=Così muore tra le bugie l'era dei Joe Valachi - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1999-10-25|lingua=it|accesso=2023-10-10}}</ref> Fu arrestato Riina (15 gennaio 1993) dopo 25 anni di latitanza e il comando dell'ala militare dell'organizzazione passò al cognato [[Leoluca Bagarella]] che, insieme ai suoi alleati [[Giovanni Brusca]], [[Giuseppe Graviano]] e [[Matteo Messina Denaro]], decise di continuare l'offensiva contro lo Stato per portarlo alla resa in un chiaro disegno [[Terrorismo|terroristico]] inedito per Cosa nostra: nella primavera-estate del 1993 esplosero autobombe contro il conduttore televisivo [[Maurizio Costanzo]] a Roma, la [[Galleria degli Uffizi]] e il [[Corridoio vasariano|Corridoio Vasariano]] a [[Firenze]], il [[Padiglione d'arte contemporanea di Milano|Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano]]. Il bilancio di questa nuova campagna terroristica furono numerosi feriti e dieci morti, tra cui una bambina di pochi anni e una neonata, nonché danni incalcolabili al [[Monumenti nazionali (Italia)|patrimonio artistico nazionale]].<ref name="LARI" /><ref>{{Cita news|url=http://www.ipezzimancanti.it/download/Tagliavia%20sentenza.pdf|titolo=Sentenza del processo di 1º grado a Francesco Tagliavia per le stragi del 1993|pubblicazione=|accesso=28 maggio 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20181003221518/http://www.ipezzimancanti.it/download/Tagliavia%20sentenza.pdf|dataarchivio=3 ottobre 2018|urlmorto=no}}</ref>

[[File:Giovanni_Brusca_arresto_1996.jpg|miniatura|La cattura di [[Giovanni Brusca]] (20 maggio 1996), considerata un grande successo nella lotta a Cosa nostra.]]
Uno dopo l'altro, i boss furono stanati ed arrestati, ponendo fine alle loro lunghe latitanze: Santapaola nel [[1993]], Graviano nel [[1994]], Bagarella nel [[1995]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/06/26/dio-mio-proprio-lui.html|titolo=' DIO MIO, È PROPRIO LUI ... È NOSTRO' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1995-06-26|lingua=it|accesso=2023-10-10}}</ref>, Brusca nel [[1996]] e tanti altri. Il comando supremo passò dunque all'ultimo latitante di spessore rimasto in libertà, [[Bernardo Provenzano]], che si era sempre mantenuto nell'ombra ma costituiva l'eminenza grigia dei Corleonesi.

===XXI secolo===
{{vedi anche|Bernardo Provenzano|Salvatore Lo Piccolo|Settimo Mineo|Matteo Messina Denaro}}
[[File:Foto_segnaletica_di_Bernardo_Provenzano_dopo_la_cattura.jpg|thumb|Foto segnaletica di Bernardo Provenzano, eseguita dopo la cattura, l'11 aprile 2006.]]
Provenzano traghettò nel [[III millennio|nuovo millennio]] l'organizzazione, ormai decimata dagli arresti e dalle [[Collaboratore di giustizia (Italia)|collaborazioni con la giustizia]]: avviò con molto successo una strategia di mimetizzazione, che consistette nell'evitare al massimo gli [[Omicidio|omicidi]] e i crimini eclatanti e nel dedicarsi esclusivamente ad affari che non dessero troppo nell'occhio, soprattutto nei settori degli [[Appalto pubblico|appalti pubblici]] e della [[Sistema sanitario|sanità privata]]<ref name=":0" /><ref>{{Cita web|url=https://palermo.repubblica.it/cronaca/2016/07/13/news/da_binnu_u_trattuti_allo_stratega_della_sommersione_-143978256/|titolo=Da Binnu "u tratturi" allo stratega della "sommersione"|sito=la Repubblica|data=2016-07-13|lingua=it|accesso=2023-10-12}}</ref><ref name="%" />. Nel [[2006]] si giunse finalmente alla cattura di Provenzano, avvenuta a [[Corleone]] dopo 43 anni di latitanza. L'anno seguente finirono in manette anche [[Salvatore Lo Piccolo|Salvatore]] e [[Sandro Lo Piccolo]], padre e figlio che stavano cercando di risollevare le sorti della mafia palermitana dopo la cattura di Provenzano<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/cronaca/arrestati-lo-piccolo/arrestati-lo-piccolo/arrestati-lo-piccolo.html|titolo=Mafia, arrestato Salvatore Lo Piccolo Un nuovo pentito decisivo per le indagini - cronaca - Repubblica.it|sito=www.repubblica.it|accesso=2023-10-10}}</ref>. Nel [[2008]] si registrarono contatti per ristabilire un legame necessario per il [[traffico di droga]] con gli [[Inzerillo (famiglia)|Inzerillo]] tornati dagli Stati Uniti dopo vent'anni di esilio imposto dai Corleonesi e si ebbe inoltre notizia di un progetto di rifondare la "[[Commissione provinciale|Commissione]]", tentativi entrambi bloccati sul nascere dal lavoro delle forze dell'ordine.<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/2008/09/sezioni/cronaca/mafia-5/blitz-nuova-mafia/blitz-nuova-mafia.html|titolo=Mafia, maxi blitz in Sicilia "Volevano rifondare la Cupola" - cronaca - Repubblica.it|sito=www.repubblica.it|accesso=2023-10-10}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/2008/01/sezioni/cronaca/operazione-palermo-ny/franky-boy/franky-boy.html|titolo=Franky Boy, il boss invisibile che voleva riprendersi Palermo - cronaca - Repubblica.it|sito=www.repubblica.it|accesso=2023-10-10}}</ref> Un ulteriore tentativo di ricreare l'organismo di vertice ad opera del boss [[Settimo Mineo]] è stato bloccato nel [[2018]]<ref name=":11">{{Cita web|url=http://palermo.gds.it/2018/12/05/mafia-il-capo-mineo-e-tre-vice-ecco-chi-comanda-la-nuova-cupola-di-palermo_962795/|titolo=Mafia, il capo Mineo e tre vice: ecco chi comanda la nuova cupola di Palermo|sito=gds.it|accesso=5 dicembre 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20181206001626/http://palermo.gds.it/2018/12/05/mafia-il-capo-mineo-e-tre-vice-ecco-chi-comanda-la-nuova-cupola-di-palermo_962795/|dataarchivio=6 dicembre 2018|urlmorto=no}}</ref><ref name=":12">{{Cita web|url=https://palermo.repubblica.it/cronaca/2018/12/04/news/palermo_nuova_cupola_cosa_nostra_blitz_carabinieri-213340849/|titolo=Palermo, colpo alla nuova Cupola di Cosa nostra. Arrestato l’erede di Riina, è il boss Settimo Mineo|sito=repubblica.it|accesso=4 dicembre 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20181204124742/https://palermo.repubblica.it/cronaca/2018/12/04/news/palermo_nuova_cupola_cosa_nostra_blitz_carabinieri-213340849/|dataarchivio=4 dicembre 2018|urlmorto=no}}</ref> mentre nel [[2023]] a Palermo è stato catturato [[Matteo Messina Denaro]], l'ultimo grande latitante di Cosa nostra ricercato da trent'anni per le [[Bombe del 1992-1993|stragi del biennio '92-'93]].<ref>{{Cita web|url=https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2023/01/17/mafia-trovato-e-perquisito-il-covo-di-matteo-messina-denaro_74e6d708-8d40-4406-92bc-d9ea7caa7e27.html|titolo="Sono Messina Denaro", preso dal Ros il superlatitante - Indici - Ansa.it|sito=Agenzia ANSA|data=2023-01-17|lingua=it|accesso=2023-07-21}}</ref>

== Organizzazione e struttura ==
{{vedi anche|Famiglia (mafia)|Commissione provinciale|Commissione interprovinciale|Capodecina|Capomandamento|Mandamento (cosa nostra)}}
[[File:Mafia family structure tree.en.svg|thumb|upright=1.6|La struttura tipica di una [[Famiglia (mafia)|Famiglia mafiosa]].]]
Secondo le dichiarazioni dei numerosi collaboratori di giustizia, l'aggregato principale di Cosa nostra è la [[Famiglia (mafia)|Famiglia]] (detta anche ''cosca''), di tipo gerarchico e verticistico, composta da elementi criminali che hanno tra loro vincoli o rapporti di affinità i quali si aggregano per controllare tutti gli affari leciti e illeciti della zona dove operano; i componenti di una Famiglia collaborano con uno o più aspiranti mafiosi non ancora affiliati solitamente chiamati in gergo "''avvicinati''", i quali sono possibili candidati all'affiliazione e quindi vengono messi alla prova per saggiare la loro affidabilità, facendogli compiere numerose "commissioni", come il contrabbando, la riscossione del denaro delle estorsioni, il trasporto di armi da un covo all'altro, l'esecuzione di omicidi e il furto di automobili e moto per compiere atti delittuosi<ref name=SENTENZA />.

Per essere affiliati nella Famiglia, esiste un rituale particolare (la cosiddetta "[[punciuta]]") che consiste nella presentazione dell'avvicinato ai componenti della Famiglia locale in riunione e, alla presenza di tutti, vengono fatte sgorgare alcune gocce di [[sangue]] dal suo dito della mano destra con uno spillo e sparse su un'immaginetta sacra (generalmente raffigurante la [[Madonna dell'Annunziata|Madonna dell'Annunciata]], considerata dagli affiliati la Santa patrona di Cosa nostra), che viene poi bruciata mentre la tiene tra le mani e recita un giuramento di fedeltà assoluta all'organizzazione<ref name="CALDERONE" /><ref name="SENTENZA" /><ref name=%>{{Cita news|url=http://www.ipezzimancanti.it/download/giuffre.pdf|titolo=Deposizione del collaboratore di giustizia Antonino Giuffrè al processo contro Biondolillo Giuseppe ed altri|pubblicazione=|accesso=5 ottobre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20181022232514/http://www.ipezzimancanti.it/download/giuffre.pdf|dataarchivio=22 ottobre 2018|urlmorto=no}}</ref>.

Le regole ferree che vigono all'interno di Cosa nostra sono state illustrate diverse volte dai [[Collaboratore di giustizia (Italia)|collaboratori di giustizia]] e furono sintetizzate in un decalogo scritto nel ''[[pizzino]]'' ritrovato al momento dell'arresto del boss [[Salvatore Lo Piccolo]] nel [[2007]]:
# "''Non ci si può presentare da soli ad un altro amico nostro - se non è un terzo a farlo''".
# "''Non si guardano mogli di amici nostri''".
# "''Non si fanno comparati (patti) con gli sbirri''".
# "''Non si frequentano né taverne e né circoli''".
# "''Si ha il dovere in qualsiasi momento di essere disponibile a Cosa nostra. Anche se c'è la moglie che sta per partorire''".
# "''Si rispettano in maniera categorica gli appuntamenti''".
# "''Si deve portare rispetto alla moglie''".
# "''Quando si è chiamati a sapere qualcosa si dovrà dire la verità''".
# "''Non ci si può appropriare di soldi che sono di altri e di altre famiglie''".
# "''Chi non può entrare a far parte di Cosa nostra: chi ha un parente stretto nelle varie forze dell'ordine, chi ha tradimenti sentimentali in famiglia, chi ha un comportamento pessimo e che non tiene ai valori morali''"<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/cronaca/arrestati-lo-piccolo/decalogo-cosanostra/decalogo-cosanostra.html|titolo=Nelle carte del boss la mappa di Cosa Nostra C'ï¿½ anche il decalogo del "buon mafioso" - cronaca - Repubblica.it|sito=www.repubblica.it|accesso=2022-10-22}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/cronaca/arrestati-lo-piccolo/il-perfetto-mafioso/il-perfetto-mafioso.html|titolo=Ecco il decalogo del perfetto mafioso - cronaca - Repubblica.it|sito=www.repubblica.it|accesso=2022-10-22}}</ref>.

[[File:Palermo Famiglie.pdf|thumb|upright=1.6|I mandamenti mafiosi della città di [[Palermo]].]]
I membri di una Famiglia (chiamati "''soldati''" o semplicemente "''uomini d'onore''") eleggono per alzata di mano un proprio capo, che è solo un rappresentante, il quale nomina un sottocapo, un ''consigliere'' e uno o più [[capodecina|capidecina]], i quali hanno l'incarico di avvisare tutti gli affiliati della Famiglia quando si svolgono le riunioni<ref name=SENTENZA />. I rappresentanti di tre o quattro Famiglie contigue eleggono un [[capomandamento]]; tutti i mandamenti di una provincia eleggono il rappresentante provinciale, che poi nomina un sottocapo provinciale e un ''consigliere''<ref name=SENTENZA />. Il collaboratore di giustizia [[Antonino Calderone]] dichiarò che « [...] ''originariamente a [[Palermo]], come in tutte le altre province siciliane, vi erano le cariche di "rappresentante provinciale", "vice-rappresentante" e "consigliere provinciale"<ref name="SENTENZA" />. Le cose mutarono con [[Salvatore "Cicchiteddu" Greco|Salvatore Greco "Cicchiteddu"]]'' [nel [[1957]]] ''poiché venne creato un organismo collegiale, denominato "[[Commissione provinciale|Commissione]]", e composto dai capi-mandamento''»; anche il collaboratore [[Francesco Marino Mannoia]] dichiarò che « [...] ''soltanto a Palermo l'organismo di vertice di Cosa nostra è la "Commissione"; nelle altre province, vi è un organismo singolo costituito dal rappresentante provinciale''»<ref name=SENTENZA />.

I rappresentanti della provincia sono, a loro volta, componenti della cosiddetta "[[Commissione interprovinciale]]", soprannominata anche la "Regione", che nomina un rappresentante regionale e si riuniva solitamente per deliberare su importanti decisioni riguardanti gli interessi mafiosi di più province che esulavano dall'ambito provinciale e che interessano i territori di altre Famiglie<ref name=DICARLO /><ref name=CALDERONE /><ref name=SENTENZA />.

Dopo il [[1992]] non si hanno più notizie di riunioni di questi organi di vertice, anche se negli anni ci siano stati seri tentativi di riorganizzarli, sempre interrotti dalle [[forze dell'ordine]]<ref name=":11" /><ref name=":12" />.

A seguito delle numerose [[Collaboratore di giustizia (Italia)|collaborazioni con la giustizia]] che misero in ginocchio Cosa nostra (metà [[Anni 1990|anni '90]] del [[XX secolo]]), ha preso piede la figura del cosiddetto "uomo d'onore riservato", cioè affiliato senza il tradizionale rito della "''[[punciuta]]''", che consente alle Famiglie di muoversi con maggiore riservatezza senza che estranei ad essa conoscano i suoi affiliati<ref>{{Cita web|url=https://leg15.camera.it/_bicamerali/leg15/commbicantimafia/documentazionetematica/28/102/schedabase.asp|titolo=Sportello Scuola e Università della Commissione Parlamentare Antimafia|sito=leg15.camera.it|accesso=2023-10-14}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.agi.it/cronaca/punciuta_rito_affiliazione_mafia-5596824/news/2019-06-04/|titolo=Come funziona la 'punciuta', il rito di affiliazione alla mafia|sito=Agi|lingua=it|accesso=2022-10-19}}</ref>.

In quasi tutte le municipalità della Sicilia esiste almeno una cellula mafiosa di Cosa Nostra.<ref>{{cita web|url=http://www.comitato-antimafia-lt.org/la-mafia-in-sicilia-la-nuova-mappa-di-cosa-nostra-2016-le-famiglie-i-clan-i-mandamenti-per-provincia/|titolo=La mafia in Sicilia, la nuova mappa di Cosa Nostra (2016): le famiglie, i clan, i mandamenti per Provincia|pubblicazione=comitato-antimafia-lt.org|data=3 agosto 2016|autore= Paolo Borrometi}}</ref> A differenza delle zone di [[Palermo]], [[Trapani]] ed [[Agrigento]], nella [[Sicilia centrale|parte centrale]] ed [[Sicilia orientale|orientale]] dell'isola prevale invece una struttura di tipo orizzontale, non più verticistica («''ad assetto variabile''», l'ha definita un rapporto della [[Direzione Investigativa Antimafia|DIA]]), sul modello della [[Stidda]] e dei [[clan Cappello]] e [[Clan Laudani|Laudani]], che ormai, dopo decenni di rivalità, esercitano un'enorme influenza su Cosa nostra, specialmente nel campo del [[traffico di stupefacenti]].<ref>{{Cita web|url=https://www.rainews.it/tgr/sicilia/articoli/2023/04/la-relazione-della-dia-mafia-catanese-ad-assetto-variabile-gli-appetiti-sui-fondi-del-pnrr-f6533f10-183d-44ec-888c-4e1afa7ab4da.html|titolo=La relazione della Dia: Mafia catanese ad ”assetto variabile”. Gli appetiti sui fondi del Pnrr|autore=Redazione di Rainews|sito=RaiNews|data=2023-04-17|lingua=it|accesso=2023-11-11}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.rainews.it/tgr/sicilia/articoli/2023/04/la-relazione-della-dia-nel-ragusano-le-mani-degli-stiddari-su-imballaggi-e-ortofrutta-9e7f77fd-b12a-43dd-a589-4e7fac1598dc.html|titolo=La relazione della Dia. Nel Ragusano le mani degli "stiddari" su imballaggi e ortofrutta|autore=Redazione di Rainews|sito=RaiNews|data=2023-04-17|lingua=it|accesso=2023-11-11}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.rainews.it/tgr/sicilia/articoli/2023/04/la-relazione-della-dia-droga-estorsioni-e-rifiuti-gli-affari-dei-clan-nel-nisseno-ea6d3b07-0b28-4d35-8890-a692737c2a2d.html|titolo=La relazione della Dia. Droga, estorsioni e rifiuti: gli affari dei clan nel Nisseno|autore=Redazione di Rainews|sito=RaiNews|data=2023-04-17|lingua=it|accesso=2023-11-11}}</ref>

== I rapporti con lo Stato italiano ==
{{Vedi anche|Processo Andreotti|Vito Ciancimino|Rapporti tra servizi segreti italiani e criminalità|Trattativa Stato-mafia}}
{{citazione|Cosa nostra è da un lato contro lo Stato e dall'altro è dentro e con lo Stato, attraverso i rapporti esterni con suoi rappresentanti nella società e nelle istituzioni.|[[Pietro Grasso]], [[procuratore nazionale antimafia]]<ref>{{cita libro|cognome=Grasso|nome=Pietro|coautori=Alberto La Volpe|titolo=Per non morire di mafia|editore=Sperling & Kupfer editori|città=Milano|anno=2009|pagine=297 - ISBN 9788873391807}}</ref>}}
Come si rivela dalle numerose presenze nel Parlamento e nel governo di elementi non estranei a frequentazioni mafiose, si fa strada la tesi secondo cui lo Stato italiano nei suoi componenti politici abbia un certo rapporto di "convivenza" con questo fenomeno mai definitivamente soppresso.<ref>[http://www.theorein.it/rubriche/recensioni/2008/OB07%20chi%20ha%20paura%20muore%20ogni%20giorno.htm ''Chi ha paura muore ogni giorno''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20111115204354/http://www.theorein.it/rubriche/recensioni/2008/OB07%20chi%20ha%20paura%20muore%20ogni%20giorno.htm |data=15 novembre 2011 }}. Giuseppe Ayala. Mondadori. 2008.<br />"Lo Stato aveva deciso di fermare se stesso proprio nel momento in cui stava registrando risultati esaltanti. E perché? Perché la mafia ce l'aveva dentro..."</ref> Per esempio [[Salvo Lima]] e [[Vito Ciancimino]] (entrambi rivestirono la carica di [[Sindaco (Italia)|sindaco]] di [[Palermo]]) furono oggetto d'attenzione da parte della [[Commissione parlamentare antimafia|Commissione antimafia]] per i loro rapporti con Cosa nostra ma con conseguenze diverse negli anni successivi: Salvo Lima riuscì a farsi eleggere alla [[Camera dei deputati (Italia)|Camera dei deputati]] e a diventare per ben due volte [[Sottosegretario di Stato (ordinamento italiano)|Sottosegretario di Stato]] ma fu ucciso da Cosa nostra stessa per non essere riuscito a mantenere le sue promesse elettorali di "aggiustare" l'esito del [[Maxiprocesso di Palermo|maxiprocesso]] invece Vito Ciancimino continuò a manovrare occultamente tutti gli appalti del Comune di Palermo ma fu arrestato e condannato per essere stato un mafioso conclamato, "''il più mafioso dei politici e il più politico dei mafiosi",'' come [[Giovanni Falcone]] lo aveva definito<ref name=":32">{{Cita web|url=https://www.panorama.it/abbonati/Inchieste/trattativa-stato-mafia-de-donno-ciancimino-ros|titolo=«Il rapporto tra Ros e Ciancimino fu fondamentale per raccogliere informazioni»|sito=Panorama|data=2021-10-05|lingua=it|accesso=2022-03-06}}</ref>.

Esiste infatti una ''[[Commissione regionale (mafia)|Commissione regionale]]'' o "''Cupola''" che decide, tra l'altro, l'andamento delle cose anche dal punto di vista politico, ovvero decide per chi, le persone di una famiglia e i loro affiliati dovessero votare: ad esempio nel [[1987]] scelse di dirottare i voti verso il [[Partito Socialista Italiano|PSI]] e il [[Partito Radicale (Italia)|Partito Radicale]] per lanciare un segnale alla [[Democrazia Cristiana]], accusata di essersi disinteressata alle esigenze di Cosa nostra.<ref name="calderone22">[http://www.liberliber.it/mediateca/libri/i/italia/verbali_antimafia_xi_legislatura/html/violante01/11_00.htm ''Verbale di Violante su deposizione Antonino Calderone''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140103191230/http://www.liberliber.it/mediateca/libri/i/italia/verbali_antimafia_xi_legislatura/html/violante01/11_00.htm|data=3 gennaio 2014}}. Liberliber. Mediateca. Libri. Verbali antimafia.</ref>

Lo stesso comportamento del [[Consiglio Superiore della Magistratura|CSM]] durante il lavoro di Giovanni Falcone che non elesse il giudice come [[consigliere istruttore]] a Palermo (preferendogli [[Antonino Meli]]) e poi gli negò anche la carica di [[Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo|procuratore nazionale antimafia]] fa intendere una certa tendenza a voler ostacolare un lavoro diventato troppo scomodo per certi poteri deviati all'interno dello Stato<ref>{{Cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=SGX2FIDbnDg|titolo=''Paolo Borsellino critica la politica contemporanea''|accesso=30 aprile 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151125020231/https://www.youtube.com/watch?v=SGX2FIDbnDg&feature=related|dataarchivio=25 novembre 2015|urlmorto=no}}</ref>.

Fu però a partire dagli [[Anni 1990|anni novanta]] che finirono sotto inchiesta da parte della [[Magistratura italiana|magistratura]] importanti uomini delle istituzioni nazionali e regionali accusati di connivenza o addirittura di complicità con Cosa nostra: si ricordano, tra i casi più celebri, lo statista democristiano [[Giulio Andreotti]] (in parte [[Assoluzione (diritto)|assolto]], in parte [[Prescrizione (ordinamento penale italiano)|prescritto]])<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/2003/g/sezioni/politica/motiva/motiva/motiva.html|titolo=Repubblica.it/politica: I giudici: "Fino al 1980 Andreotti trattò con la mafia"|accesso=2022-03-05}}</ref>, l'ex funzionario di polizia [[Bruno Contrada]] (condannato)<ref>{{Cita web|url=https://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/05_Maggio/10/contrada_cassazione_condanna.shtml|titolo=Cassazione: dieci anni a Contrada - Corriere della Sera|accesso=2022-03-05}}</ref>, il magistrato cassazionista [[Corrado Carnevale]] (assolto)<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/online/politica/carneva/carneva/carneva.html|titolo=La Repubblica/politica: Carnevale, la Cassazione annulla la condanna|accesso=2022-03-05}}</ref>, il senatore [[Vincenzo Inzerillo]] (condannato in via definitiva)<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/01/14/sono-inzerillo-portatemi-in-cella.html|titolo='Sono Inzerillo, portatemi in cella' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2022-03-05}}</ref>, l'ex Presidente della Provincia di Palermo [[Francesco Musotto (politico 1947)|Francesco Musotto]] (assolto)<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/04/07/la-cassazione-assolve-musotto-infondata-accusa.html|titolo=La Cassazione assolve Musotto infondata l'accusa di mafia. Il presidente: 'Ringrazio Berlusconi e gli elettori' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2022-03-05}}</ref>, l'ex ministro DC [[Calogero Mannino]] (assolto)<ref>{{Cita web|url=https://www.corriere.it/politica/10_gennaio_15/mannino_cassazione_sentenza_95e09b06-01b5-11df-866a-00144f02aabe.shtml|titolo=Mannino e l'accusa di mafia Assolto dopo diciassette anni - Corriere della Sera|accesso=2022-03-05}}</ref>, il senatore di [[Forza Italia (1994)|Forza Italia]] [[Marcello Dell'Utri]] (condannato)<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/politica/2014/05/09/news/dell_utri_sentenza_cassazione-85677592/|titolo=Dell'Utri, la Cassazione conferma la condanna a 7 anni|sito=la Repubblica|data=2014-05-09|lingua=it|accesso=2022-03-05}}</ref>, il Presidente della Regione Siciliana [[Salvatore Cuffaro]] (condannato)<ref>{{Cita web|url=https://www.lastampa.it/cronaca/2011/01/22/news/mafia-cuffaro-condannato-a-7-anni-br-l-ex-governatore-in-cella-a-rebibbia-1.36984111|titolo=Mafia, Cuffaro condannato a 7 anniL'ex governatore in cella a Rebibbia|sito=lastampa.it|data=2011-01-22|lingua=it-IT|accesso=2022-03-05}}</ref>, l'ex Sottosegretario di Stato e senatore [[Antonio D'Alì (1951)|Antonio D'Alì]] (condannato)<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/12/13/antonio-dali-condanna-definitiva-a-sei-anni-per-concorso-esterno-in-associazione-mafiosa-allex-senatore-di-fi-andra-in-carcere/6904702/|titolo=Antonio D'Alì, condanna definitiva a sei anni per concorso esterno in associazione mafiosa. L'ex senatore berlusconiano andrà in carcere|sito=Il Fatto Quotidiano|data=2022-12-13|lingua=it-IT|accesso=2023-02-01}}</ref> e tanti altri.

Uno dei momenti più critici del rapporto di Cosa nostra con le istituzioni statali è stato il periodo degli [[Bombe del 1992-1993|attentati del biennio 1992-93]] segnati dalla [[trattativa Stato-mafia]]: subito dopo le [[Strage di Capaci|stragi di Capaci]] e [[Strage di via D'Amelio|di via d'Amelio]], l'ex sindaco [[Vito Ciancimino]] fu contattato dagli ufficiali del [[Raggruppamento operativo speciale|ROS]] [[Mario Mori]] e Giuseppe De Donno per far cessare gli attentati ma i tentativi di dialogo non ebbero ufficialmente successo<ref name=":32" />. Secondo l'ipotesi accusatoria della Procura di Palermo avanzata a partire dal [[2009]], i contatti ROS-Ciancimino sarebbero stati finalizzati ad una vera e propria trattativa con Cosa nostra che, in cambio della fine delle stragi, voleva ottenere la chiusura delle super-[[Carcere dell'Asinara|carceri dell'Asinara]] e di [[Isola di Pianosa (Toscana)|Pianosa]], nonché l'annullamento dell'[[Articolo 41-bis|articolo 41 bis]] sul carcere duro e della legge sui [[Collaboratore di giustizia (Italia)|collaboratori di giustizia]]. La procura di Palermo sostenne anche che la trattativa avrebbe avuto mandanti politici (prima la corrente di sinistra della [[Democrazia Cristiana|D.C.]] rappresentata da [[Calogero Mannino]] e [[Nicola Mancino]] e, dopo, [[Marcello Dell'Utri]] per il partito di [[Forza Italia (1994)|Forza Italia]]) interessati al mantenimento dello ''[[status quo]]'' condizionando l'azione di ben tre governi in carica in quel periodo ([[Governo Amato I|Amato I]], [[Governo Ciampi|Ciampi]] e [[Governo Berlusconi I|Berlusconi I]]); sempre secondo quest'ipotesi, il negoziato segreto, attraverso Ciancimino, ebbe come interlocutore in un primo tempo [[Totò Riina]], poi sostituito dal più moderato [[Bernardo Provenzano]], che avrebbe consentito l'arresto dello stesso Riina e, come contropartita, si sarebbe fatto garante della cessazione delle stragi in cambio della sua indisturbata latitanza<ref>{{Cita web|url=https://palermo.repubblica.it/cronaca/2013/05/27/news/trattativa_stato-mafia_via_al_processo_boss_e_politici_davanti_ai_giudici-59670917/|titolo=Trattativa Stato-mafia, via al processoLa Procura: "Aggravante per Mancino"|sito=la Repubblica|data=2013-05-27|lingua=it|accesso=2023-11-01}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://palermo.repubblica.it/cronaca/2012/06/14/news/chiuse_indagini_su_trattativa_stato-mafia_i_pm_dell_utri_mediatore_con_i_boss-37166169/|titolo=Chiuse indagini su trattativa Stato-mafiaI pm: "Dell'Utri mediatore con i boss"|sito=la Repubblica|data=2012-06-14|lingua=it|accesso=2023-11-01}}</ref>. Questo impianto accusatorio fu rifiutato da Mori e De Donno, secondo i quali non ci sarebbe stata nessuna trattativa su mandato politico e nessuna promessa di ammorbidire il trattamento riservato ai mafiosi detenuti ma gli incontri con Ciancimino sarebbero stati solo un tentativo di attivare delle fonti confidenziali per arrivare alla cattura di latitanti imprendibili ormai da decenni, ''in primis'' Riina e Provenzano.<ref name=":32" /><ref>{{Cita web|url=https://www.corriere.it/cronache/09_ottobre_20/mori-processo-mafia-palermo_81ef49f4-bd58-11de-a737-00144f02aabc.shtml|titolo=Mori: «Non ci fu nessuna trattativa Stato-mafia» - Corriere della Sera|sito=www.corriere.it|accesso=2023-11-01}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/01/24/ciancimino-si-offri-di-far-catturare-riina.html|titolo=Ciancimino si offrì di far catturare Riina - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1998-01-24|lingua=it|accesso=2023-11-01}}</ref> La questione è stata oggetto per diversi anni di un ampio dibattito mediatico e giudiziario, che si è definitivamente concluso dal punto di vista processuale nel [[2023]], quando la [[Corte suprema di cassazione|Cassazione]] ha dato ragione alla versione fornita da Mori e De Donno assolvendoli da qualsiasi addebito.<ref>{{Cita web|url=https://www.agi.it/cronaca/news/2023-04-27/processo_trattativa_stato_mafia_dieci_anni-21147120/|titolo=Stato-Mafia: un processo durato dieci lunghi anni|sito=Agi|lingua=it|accesso=2023-11-01}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/11/10/trattativa-stato-mafia-le-motivazioni-della-cassazione-interlocuzione-dei-ros-con-ciancimino-puntava-a-fermare-le-stragi-non-istigo-i-boss/7349607/|titolo=Trattativa Stato-mafia, le motivazioni della Cassazione: "Interlocuzione dei Ros con Ciancimino puntava a fermare le stragi, non istigò i boss" - Il Fatto Quotidiano|autore=Giuseppe Pipitone|data=2023-11-10|accesso=2023-11-10}}</ref>

=== Infiltrazione nelle amministrazioni comunali ===
Dall'entrata in vigore della [[Scioglimento dei consigli comunali e provinciali per infiltrazione mafiosa|legge n. 221 del 22 luglio 1991]], sono state sciolte numerose [[Comune (Italia)|amministrazioni comunali]] in Sicilia a causa di infiltrazioni di Cosa nostra, provvedimenti che hanno avuto luogo in tempi diversi e per alcune amministrazioni è successo più volte: dal [[1991]] ad oggi ([[2023]]), il triste primato è detenuto dalla [[provincia di Palermo]] (37) ma gli scioglimenti hanno anche riguardato le [[Provincia di Catania|province di Catania]] (15), [[Provincia di Agrigento|Agrigento]] (9), [[Provincia di Trapani|Trapani]] (8), [[Provincia di Caltanissetta|Caltanissetta]] (7), [[Provincia di Messina|Messina]] (7), [[Provincia di Ragusa|Ragusa]] (2), [[Provincia di Siracusa|Siracusa]] (2) ed [[Provincia di Enna|Enna]] (1). La [[Sicilia]] è la terza [[Regione (Italia)|regione italiana]], dopo [[Calabria]] e [[Campania]], per numero di scioglimenti<ref>{{Cita web|url=https://www.openpolis.it/salgono-a-6-i-comuni-sciolti-per-infiltrazioni-criminali-nel-2021/|titolo=Salgono a 6 i comuni sciolti per infiltrazioni criminali nel 2021|autore=Luca Giunti|sito=Openpolis|data=2021-07-21|lingua=it-IT|accesso=2023-11-01}}</ref>. Dal calcolo sono esclusi i provvedimenti annullati dal [[Tribunale amministrativo regionale|TAR]], così come quelli di proroga dello scioglimento<ref>{{Cita web|url=http://www.camera.it/_bicamerali/leg15/commbicantimafia/documentazionetematica/23/schedabase.asp|titolo=Sportello Scuola e Università della Commissione Parlamentare Antimafia|sito=web.archive.org|data=2016-03-04|accesso=2023-10-21|dataarchivio=4 marzo 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160304234209/http://www.camera.it/_bicamerali/leg15/commbicantimafia/documentazionetematica/23/schedabase.asp|urlmorto=sì}}</ref>:
{{colonne}}
* [[Adrano]] ([[provincia di Catania|CT]] ) - [[1991]]<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1991/10/02/091A4367/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 02/10/1991|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Cerda]] ([[Provincia di Palermo|PA]]) - 1991<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1991/10/02/091A4370/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 02/10/1991|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>; 2006<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2006/12/29/06A11820/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 29/12/2006|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Trabia]] (PA) - 1991<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1991/10/02/091A4368/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 02/10/1991|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref> ([[Decreto del presidente della Repubblica|DPR]] annullato dal [[Tribunale amministrativo regionale|TAR]])
* [[Piraino]] ([[Provincia di Messina|ME]]) - 1991<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1991/10/02/091A4371/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 02/10/1991|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Santa Flavia]] (PA) - 1991<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1991/10/02/091A4369/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 02/10/1991|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Misterbianco]] (CT) - 1991<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1991/12/21/091A5801/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 21/12/1991|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>; 2019<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2019/10/31/19A06780/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 31/10/2019|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref> 
* [[Capaci]] (PA) - 1992<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1992/06/11/092A2798/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 11/06/1992|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Misilmeri]] (PA) - 1992<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1992/06/11/092A2799/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 11/06/1992|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>; 2003<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2003/05/22/03A06314/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 22/05/2003|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>; 2012<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2012/08/10/12A08926/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 10/08/2012|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Mascali]] (CT) - 1992<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1992/06/11/092A2800/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 11/06/1992|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>; 2013<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2013/04/22/13A03547/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 22/04/2013|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Campobello di Mazara]] ([[Provincia di Trapani|TP]]) - 1992<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1992/07/14/092A3340/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 14/07/1992|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>; 2012<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2012/08/09/12A08925/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 09/08/2012|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Scicli]] ([[Provincia di Ragusa|RG]]) - 1992<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1992/07/22/092A3467/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 22/07/1992|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref> ([[Decreto del presidente della Repubblica|DPR]] annullato dal [[Tribunale amministrativo regionale|TAR]]); 2015<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2015/05/21/15A03739/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 21/05/2015|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Gela]] ([[Provincia di Caltanissetta|CL]]) - 1992<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1992/07/22/092A3468/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 22/07/1992|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Niscemi]] (CL) - 1992<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1992/07/22/092A3469/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 22/07/1992|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>; 2004<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2004/05/17/04A05056/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 17/05/2004|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Licata]] ([[Provincia di Agrigento|AG]]) - 1992<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1992/08/03/092A3650/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 03/08/1992|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Riesi]] (CL) - 1992<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1992/10/19/092A4760/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 19/10/1992|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>; 2006<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2006/02/15/06A01383/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 15/03/2006|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Caccamo]] (PA) - 1993<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1993/03/15/093A1628/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 15/03/1993|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>; 1999<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1999/03/25/099A2194/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 25/03/1999|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Termini Imerese]] (PA) - 1993<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1993/03/15/093A1629/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 15/03/1993|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[San Giovanni la Punta|San Giovanni La Punta]] (CT) - 1993<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1993/03/15/093A1630/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 15/03/1993|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>; 2003<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2003/05/24/03A06411/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 24/05/2003|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Bagheria]] (PA) - 1993<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1993/03/15/093A1634/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 15/03/1993|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>; 1999<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1999/05/03/099A3354/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 03/05/1999|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Partanna]] (TP) - 1993<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1993/04/17/093A2315/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 17/04/1993|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Aci Catena]] (CT) - 1993<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1993/06/30/093A3733/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 30/06/1993|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Mascalucia]] (CT) - 1993<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1993/07/17/093A4004/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 17/07/1993|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Mazara del Vallo]] (TP) - 1993<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1993/10/29/093A6045/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 29/10/1993|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Ragalna]] (CT) - 1993<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1994/03/11/094A1596/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 11/03/1994|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Altavilla Milicia]] (PA) - 1996<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1996/08/13/096A5227/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 13/08/1996|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>; 2014<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2014/03/03/14A01562/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 03/03/2014|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Lascari]] (PA) - 1997<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1997/11/18/097A9191/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 18/11/1997|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Pollina]] (PA) - 1997<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1997/11/20/097A9221/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 20/11/1997|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Ficarazzi]] (PA) - 1999<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1999/05/03/099A3355/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 03/05/1999|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Villabate]] (PA) - 1999<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1999/05/03/099A3356/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 03/05/1999|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>; 2004<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2004/05/17/04A05057/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 17/05/2004|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Calatabiano]] (CT) - 2000<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2000/07/27/00A10317/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 27/07/2000|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>; 2021<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2021-11-16&atto.codiceRedazionale=21A06682|titolo=Gazzetta Ufficiale del 16/11/2021|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Cinisi]] (PA) - 2001<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2001/09/25/01A10531/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 25/09/2001|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Caltavuturo]] (PA) - 2001<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2001/10/30/01A11605/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 30/10/2001|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Pantelleria]] (TP) - 2003<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2003/04/01/03A04362/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 01/04/2003|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Canicattì]] (AG) - 2004<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2004/10/01/04A09406/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 01/10/2004|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Burgio]] (AG) - 2005<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2005/09/22/05A09095/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 22/09/2005|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Vicari]] (PA) - 2005<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2005/11/15/05A10552/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 15/11/2005|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Torretta (Italia)|Torretta]] (PA) - 2005<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2005/12/13/05A11619/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 13/12/2005|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>; 2019<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2019/08/28/19A05437/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 28/08/2019|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Terme Vigliatore]] (ME) - 2005<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2006/01/14/06A00284/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 14/01/2006|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
{{colonne spezza}}
* [[Roccamena]] (PA) - 2006<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2006/02/15/06A01378/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 15/02/2006|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Castellammare del Golfo]] (TP) - 2006<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2006/04/12/06A03563/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 12/04/2006|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Campobello di Licata]] (AG) - 2006<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2006/08/05/06A07233/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 05/08/2006|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Siculiana]] (AG) - 2008<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2008/06/25/08A04486/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 25/06/2008|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Vallelunga Pratameno]] (CL) - 2009<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2009/08/26/09A10172/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 26/08/2009|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref> ([[Decreto del presidente della Repubblica|DPR]] annullato dal [[Tribunale amministrativo regionale|TAR]])
* [[Furnari]] (ME) - 2009<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2009/12/23/09A15259/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 23/12/2009|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Castrofilippo]] (AG) - 2011<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2011/05/14/11A06231/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 14/05/2011|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Salemi]] (TP) - 2012<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2012/04/20/12A04231/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 20/04/2012|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Racalmuto]] (AG) - 2012<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2012/04/20/12A04232/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 20/04/2012|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Isola delle Femmine]] (PA) - 2012<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2012/11/29/12A12433/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 29/11/2012|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Augusta (Italia)|Augusta]] ([[Provincia di Siracusa|SR]]) - 2013<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2013/03/20/13A02413/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 20/03/2013|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Polizzi Generosa]] (PA) - 2013<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2013/04/27/13A03560/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 20/03/2013|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Montelepre]] (PA) - 2014<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2014/04/01/14A02611/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 01/04/2014|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Giardinello]] (PA) - 2014<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2014/08/28/14A06695/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 28/08/2014|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Mazzarrà Sant'Andrea]] (ME) - 2015<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2015/11/03/15A08143/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 03/11/2015|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Corleone]] (PA) - 2016<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2016/09/08/16A06573/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 08/09/2016|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Palazzo Adriano]] (PA) - 2016<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2016/11/21/16A08139/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 21/11/2016|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Borgetto]] (PA) - 2017<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2017/05/25/17A03387/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 25/05/2017|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Castelvetrano]] (TP) - 2017<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2017/06/27/17A04256/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 27/06/2017|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Camastra]] (AG) - 2018<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2018/05/07/18A03104/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 07/05/2018|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Bompensiere]] (CL) - 2018<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2018/05/18/18A03392/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 18/05/2018|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Trecastagni]] (CT) - 2018<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2018/05/31/18A03794/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 31/05/2018|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Vittoria (Italia)|Vittoria]] (RG) - 2018<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2018/09/05/18A05761/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 05/09/2018|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[San Biagio Platani]] (AG) - 2018<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2018/09/06/18A05763/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 06/09/2018|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Pachino]] (SR) - 2019<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2019/03/15/19A01684/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 15/03/2019|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Mistretta]] (ME) - 2019<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2019/04/29/19A02638/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 29/04/2019|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[San Cataldo (Italia)|San Cataldo]] (CL) - 2019<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2019/04/30/19A02641/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 30/04/2019|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[San Cipirello]] (PA) - 2019<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2019/07/24/19A04575/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 24/07/2019|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Mezzojuso]] (PA) - 2019<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2020/01/30/20A00449/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 30/01/2020|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Maniace]] (CT) - 2020<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2020/07/07/20A03451/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 07/07/2020|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Partinico]] (PA) - 2020<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2020/08/26/20A04566/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 26/08/2020|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Tortorici]] (ME) - 2020<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2021/02/01/21A00398/sg|titolo=Gazzetta Ufficiale del 01/02/2021|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Barrafranca]] ([[Provincia di Enna|EN]]) - 2021<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2021-05-08&atto.codiceRedazionale=21A02668|titolo=Gazzetta Ufficiale del 08/05/2021|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[San Giuseppe Jato]] (PA) - 2021<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2021-08-28&atto.codiceRedazionale=21A05054|titolo=Gazzetta Ufficiale del 28/08/2021|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Bolognetta]] (PA) - 2021<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2021-12-16&atto.codiceRedazionale=21A07279|titolo=Gazzetta Ufficiale del 16/12/2021|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Mojo Alcantara]] (ME) - 2023<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2023-02-28&atto.codiceRedazionale=23A01116&elenco30giorni=false|titolo=Gazzetta Ufficiale del 28/02/2023|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
* [[Castiglione di Sicilia]] (CT) - 2023<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2023-06-27&atto.codiceRedazionale=23A03628&elenco30giorni=false|titolo=Gazzetta Ufficiale del 27/06/2023|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=2023-10-21}}</ref>
{{colonne fine}}

== Rapporti con l'imprenditoria e la finanza ==
{{Vedi anche|Pizzo (mafia)|Quattro cavalieri dell'apocalisse mafiosa|Infiltrazione di Cosa nostra negli appalti pubblici}}
{{Citazione|Quando si è membri di Cosa nostra e si ricorre alla violenza e all'intimidazione, è molto più facile imporsi sul mercato. I mafiosi lo fanno e continueranno a farlo fino a quando esisterà la mafia. Nel corso della mia carriera ho visto parecchi morti di fame trasformarsi in ricchi imprenditori. Ma nessuno che abbia rinunciato all'affiliazione o all'uso dei metodi mafiosi.|[[Giovanni Falcone]]<ref name=":5" />}}
Sono numerosi gli esempi della massiccia infiltrazione di Cosa nostra nel mondo dell'[[Imprenditore|imprenditoria]] e della [[finanza]], che avviene in modo diretto attraverso propri affiliati o fiancheggiatori (i cosiddetti «''[[Colletto bianco|colletti bianchi]]''»), i quali godono di particolari vantaggi derivanti dall'appartenenza all'organizzazione mafiosa e possono quindi creare situazioni di vero e proprio [[monopolio]] che falsano l'[[economia]] di un territorio<ref name=":20">[[Pino Arlacchi]], ''La mafia imprenditrice'', Bologna, Il Mulino, 1983.</ref><ref name=":5" />. La penetrazione nell'imprenditoria può anche avvenire in modo subdolo ed indiretto mediante pratiche criminali come le [[Estorsione|estorsioni]] (il famigerato "[[Pizzo (mafia)|''pizzo'']]") e il [[riciclaggio di denaro sporco]], ed è possibile citare come esempio la circostanza giudizialmente accertata che uno dei più importanti gruppi aziendali italiani, la [[Fininvest]], ha pagato il pizzo a Cosa nostra dal [[1974]] almeno fino al [[1992]]<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/10/15/la-fininvest-ha-finanziato-cosa-nostra-per-la-cassazione-scriverlo-e-corretto/6355472/|titolo=“La Fininvest ha finanziato Cosa Nostra”: per la Cassazione scriverlo è corretto|sito=Il Fatto Quotidiano|lingua=it-IT|accesso=2023-12-02}}</ref>.

La figura del mafioso-imprenditore si affermò invece nel [[Secondo dopoguerra in Italia|secondo dopoguerra]], quando i fenomeni dell'[[urbanizzazione]] e della [[terziarizzazione]] dell'economia siciliana determinarono un cambiamento nell'organizzazione mafiosa, che iniziò ad intervenire direttamente nelle nuove attività economiche, ''in primis'' nel settore [[Edilizia|edilizio]], come ampiamente documentato dalle relazioni della prima [[Commissione parlamentare antimafia]].<ref name=":20" /><ref name="autogenerato4" /> Tipiche figure di mafiosi-imprenditori del dopoguerra furono i cugini [[Ignazio e Antonino Salvo|Antonino ed Ignazio Salvo]], organici a Cosa nostra e titolari di una società che aveva in [[appalto]] la riscossione delle tasse in Sicilia con l'aggio più alto percepito in tutta Italia, ottenuto grazie a compiacenti legami politici ed istituzionali<ref name=":03">{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1992/09/19/page_012.pdf|titolo=Uccìso il barone del dieci per cento|editore=L'Unità|data=19 settembre 1992}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/11/10/salvo-erano-la-cerniera-tra-clan.html|titolo='I SALVO ERANO LA CERNIERA TRA I CLAN E I POLITICI' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1985-11-10|lingua=it|accesso=2023-12-02}}</ref>. Arrestati nel [[1984]] su mandato del giudice Falcone, Nino Salvo morì di [[Neoplasia|tumore]] nel 1986 mentre Ignazio fu ucciso in un agguato nel [[1992]] e il loro nome tornerà alla ribalta a seguito delle vicende del [[processo Andreotti]].<ref name="autogenerato1">[http://www.diritto.net/il-foro-penale/181/709.html Processo di 1º grado al senatore Giulio Andreotti] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130509010116/http://www.diritto.net/il-foro-penale/181/709.html|data=9 maggio 2013}}</ref><ref name=":03" /> 

Un ulteriore salto di qualità è rappresentato negli [[Anni 1970|anni settanta]] dall'ingresso nel [[traffico di droga]] (in particolare di [[eroina]]), che consentì alle cosche di incassare enormi cifre di denaro, che inevitabilmente furono riversate nell'economia legale e nel sistema [[Banca|bancario]] per occultarne la provenienza<ref name=":18" /><ref name=":20" /><ref name=":5" />: in pochi anni le piccole banche locali si moltiplicarono a dismisura con capitali mafiosi<ref>{{Cita web|url=http://legislature.camera.it/_dati/leg09/lavori/stampati/pdf/023_003003.pdf|titolo=Relazione finale di minoranza|autore=On. Guido Pollice|editore=Commissione Parlamentare sul fenomeno della mafia - IX Legislatura|data=16 aprile 1985}}</ref><ref name=":23" /> e contemporaneamente furono effettuate gigantesche speculazioni [[Immobiliare|immobiliari]], come quella realizzata a [[Porto Rotondo]] dall'imprenditore sardo [[Flavio Carboni]] con denaro e soci di provenienza mafiosa<ref>''L'amico degli amici,'' a cura di [[Peter Gomez]] e [[Marco Travaglio]], Milano, Rizzoli, [[2005]].</ref>. Il rapporto con il mondo degli affari e delle grandi banche internazionali è mediato in questa fase dal banchiere [[Michele Sindona]], uno dei più importanti uomini della finanza italiana di quel periodo (in affari con la [[Istituto per le opere di religione|Banca del Vaticano]] e con il [[Banco Ambrosiano]] di [[Roberto Calvi]])<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/09/27/calvi-era-mio-socio-volevamo-ambrosiano.html|titolo='CALVI ERA MIO SOCIO VOLEVAMO L'AMBROSIANO' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1985-09-27|lingua=it|accesso=2023-12-02}}</ref>, che, dopo aver trascinato il suo impero [[Società (diritto)|societario]] in un clamoroso [[Fallimento (ordinamento italiano)|fallimento]], coinvolse Cosa nostra nelle vicende più torbide della [[Prima Repubblica (Italia)|Prima Repubblica]]: la sua rocambolesca fuga dagli Stati Uniti con la simulazione di un sequestro di persona in Sicilia (settembre-ottobre [[1979]])<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/09/27/quel-soggiorno-con-mafiosi.html|titolo=QUEL SOGGIORNO CON I MAFIOSI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1984-09-27|lingua=it|accesso=2023-12-02}}</ref>, l'omicidio dell'avvocato [[Giorgio Ambrosoli]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/12/10/cuccia-tacque-ambrosoli-no-erano-diversi.html|titolo='CUCCIA TACQUE, AMBROSOLI NO ERANO DIVERSI...' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1985-12-10|lingua=it|accesso=2023-12-02}}</ref>, lo scandalo della [[loggia massonica P2]] di [[Licio Gelli]] e il [[crack del Banco Ambrosiano]].<ref name=":19" /> Secondo il collaboratore di giustizia [[Francesco Marino Mannoia]], «''[[Licio Gelli|[Licio] Gelli]] faceva investimenti per conto di [[Giuseppe Calò|[Pippo] Calò]], [[Salvatore Riina|[Salvatore] Riina]], [[Francesco Madonia|[Francesco] Madonia]] ed altri esponenti dello schieramento "corleonese", Sindona faceva investimenti finanziari per conto di [[Stefano Bontate|[Stefano] Bontate]] e di [[Salvatore Inzerillo|[Salvatore] Inzerillo]]. [...] Si diceva che parte di questo danaro era investito nella banca del Vaticano.''»<ref>{{Cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/luglio/08/Mannoia_Gelli_riciclava_Vaticano_soldi_co_0_9807084205.shtml|titolo=Mannoia: " Gelli riciclava in Vaticano i soldi di Riina "<!-- Titolo generato automaticamente -->|accesso=3 marzo 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140108223839/http://archiviostorico.corriere.it/1998/luglio/08/Mannoia_Gelli_riciclava_Vaticano_soldi_co_0_9807084205.shtml|dataarchivio=8 gennaio 2014|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/01/12/buscetta-cosa-nostra-ordino-la-morte.html|titolo=BUSCETTA: ' COSA NOSTRA ORDINO' LA MORTE DI CALVI' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1992-01-12|lingua=it|accesso=2023-12-08}}</ref><ref name=":21">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/04/18/calvi-storia-di-banche-di-cosche.html|titolo=CALVI, STORIA DI BANCHE E DI COSCHE - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1992-04-18|lingua=it|accesso=2023-12-02}}</ref> Fu sospettato (ma mai provato dalle sentenze processuali)<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/2007/06/sezioni/cronaca/sentenza-calvi/sentenza-calvi/sentenza-calvi.html|titolo=Processo Calvi, la sentenza dopo 25 anni assolti Pippo Calï¿½ e gli altri imputati - cronaca - Repubblica.it|sito=www.repubblica.it|accesso=2023-12-02}}</ref> un ruolo di Cosa nostra nel finto [[suicidio]] di Calvi, che il 18 giugno [[1982]] fu trovato impiccato in circostanze mai chiarite sotto il [[Blackfriars Bridge]] a [[Londra]], dove era arrivato insieme a Flavio Carboni per tentare il recupero dei capitali andati persi nel crack dell'Ambrosiano.<ref name=":21" /> 

Dai primi [[Anni 1980|anni ottanta]], con l'avvento al potere dei [[Corleonesi]], Cosa nostra decise di abbandonare progressivamente il traffico di stupefacenti e puntare sull'infiltrazione negli [[Appalto pubblico|appalti pubblici]], da sempre settore strategico nell'economia siciliana: l'organizzazione non limitò più al semplice taglieggiamento delle imprese ma si accordò a "tavolino" con gli altri imprenditori per stabilire a monte i vincitori delle varie [[Gara d'appalto|gare d'appalto]] secondo un sistema ideato da [[Angelo Siino]] (definito il "ministro dei lavori pubblici di Cosa nostra"), imprenditore e [[Massoneria|massone]] legato all'entourage di [[Salvatore Riina]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/11/19/il-tavolino-degli-anni-ottanta.html|titolo=Il tavolino degli Anni Ottanta - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=2001-11-19|lingua=it|accesso=2023-12-02}}</ref>. Al sistema del "tavolino" partecipavano imprese di caratura nazionale, come la [[Rizzani de Eccher|Rizzani De Eccher]] di [[Udine]] e la [[Calcestruzzi]] di [[Ravenna]], il cui ex amministratore delegato [[Lorenzo Panzavolta]] fu condannato in via definitiva a sei anni di reclusione per [[Concorso esterno in associazione di tipo mafioso|concorso esterno in associazione mafiosa]]<ref>{{Cita web|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07/30/mafia-e-appalti-lultima-parola-della-cassazione-luomo-di-gardini-volle-favorire/311192/|titolo=La Cassazione su mafia e appalti: "L'uomo di Gardini volle favorire Cosa nostra"|sito=Il Fatto Quotidiano|data=2012-07-30|lingua=it-IT|accesso=2023-12-02}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/06/25/ecco-come-cambia-industria-mafiosa.html|titolo=ECCO COME CAMBIA L'INDUSTRIA MAFIOSA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1993-06-25|lingua=it|accesso=2023-12-02}}</ref>. Ma il vero "regista" degli appalti pubblici fu [[Bernardo Provenzano]], che attraverso i suoi factotum Pino Lipari e Tommaso Cannella, pilotava commesse in vari settori, dall'edilizia allo [[smaltimento dei rifiuti]], coinvolgendo anche il mondo delle [[cooperative rosse]], rimasto fino ad allora ai margini del sistema degli appalti in Sicilia.<ref>{{Cita web|url=https://www.ilgiornale.it/news/coop-rosse-ds-e-cosa-nostra-relazioni-pericolose-che.html|titolo=Coop rosse, Ds e Cosa nostra: le relazioni pericolose che imbarazzano la sinistra|sito=ilGiornale.it|data=2007-01-14|lingua=it|accesso=2023-12-02}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/01/19/ciancimino-si-lamentava-uccisero-mattarella-reina.html|titolo='Ciancimino si lamentava e uccisero Mattarella e Reina' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=2003-01-19|lingua=it|accesso=2023-12-02}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.lastampa.it/cronaca/2007/09/19/news/arrestato-il-geometra-di-provenzano-1.37118279/|titolo=Arrestato il "geometra" di Provenzano|sito=La Stampa|data=2007-09-19|lingua=it|accesso=2023-12-04}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/07/08/dai-rifiuti-sbucano-ecotangenti-miliardarie.html|titolo=E dai rifiuti sbucano ecotangenti miliardarie - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1998-07-08|lingua=it|accesso=2023-12-02}}</ref> Attraverso il manager [[Michele Aiello]] (il primo [[contribuente]] siciliano), Provenzano gestiva lucrosi affari nel settore della sanità privata.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/12/02/dietro-aiello-provenzano.html|titolo='Dietro Aiello c' è Provenzano' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=2003-12-02|lingua=it|accesso=2023-12-02}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/12/20/aiello-una-fabbrica-di-soldi.html|titolo=Aiello, una fabbrica di soldi - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=2003-12-20|lingua=it|accesso=2023-12-02}}</ref>

Allo stesso tempo si formò un movimento d'opinione contrario all'imposizione del [[Pizzo (mafia)|pizzo]] alle imprese, che trovò il suo capofila nell'imprenditore [[Libero Grassi]], rimasto isolato nelle sue denunce e per questo motivo ucciso il 29 agosto [[1991]].<ref>{{Cita web|url=https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2023/08/29/libero-grassi-ucciso-dalla-mafia-32-anni-fa.-piantedosi-unimpronta-indelebile_84deedfd-e612-4c62-8529-31345eba8828.html|titolo=Libero Grassi, ucciso dalla mafia 32 anni fa. Piantedosi: "Un'impronta indelebile" - Notizie - Ansa.it|sito=Agenzia ANSA|data=2023-08-29|lingua=it|accesso=2023-12-02}}</ref> Da allora il movimento antiracket ha trovato sempre più consensi nella società e tra gli imprenditori colpiti, tanto che nel [[2007]] [[Ivanhoe Lo Bello|Ivan Lo Bello]], allora presidente di [[Sicindustria|Confindustria Sicilia]] (l'associazione degli industriali siciliani) e il suo vice [[Antonello Montante]], introdussero la rivoluzionaria regola che prevedeva l'esplulsione dei soci che pagassero il pizzo.<ref>{{Cita web|url=https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2016/04/16/lo-bello-dalla-lotta-al-pizzo-ai-vertici-confindustria-il-profilo-_93e7dfac-76a9-45a1-8d1c-6a8f90e0a3d6.html|titolo=Lo Bello, dalla lotta al pizzo ai vertici Confindustria - IL PROFILO - - Politica|sito=Agenzia ANSA|data=2016-04-16|lingua=it|accesso=2023-12-02}}</ref>

Si stima che in Sicilia il 70% delle imprese presenti sul territorio paghino il pizzo alle cosche.<ref>{{Cita web|url=https://www.televideo.rai.it/televideo/pub/articolo.jsp?id=9254|titolo=Intervista a Vincenzo Conticello|sito=Televideo Rai|lingua=it|accesso=2023-12-04}}</ref>

== Legami con la massoneria deviata ==
{{Citazione|È nella massoneria che si possono avere i contatti totali con gli imprenditori, con le istituzioni, con gli uomini che amministrano il potere diverso da quello punitivo che ha Cosa nostra.|[[Leonardo Messina]], collaboratore di giustizia<ref name=":24" />}}
Secondo le dichiarazioni dei vari collaboratori di giustizia, l'artefice dell'ingresso delle cosche siciliane nelle [[Loggia massonica|logge massoniche]] deviate fu il boss mafioso [[Stefano Bontate]], il quale godeva della doppia affiliazione a Cosa nostra e alla [[massoneria]]<ref name=":14" /><ref name="CALDERONE" />. L'ingresso nelle logge era finalizzato ad instaurare contatti con [[Professionista|professionisti]], [[Magistrato|magistrati]] e [[Politico|politici]] per realizzare i fini dell'organizzazione, come condizionare l'esito dei processi o fare assegnare un appalto ad un'impresa amica.<ref name=":24">{{Cita news|autore=On. Rosy Bindi|url=http://documenti.camera.it/_dati/leg17/lavori/documentiparlamentari/IndiceETesti/023/033/INTERO.pdf|titolo=Relazione sulle infiltrazioni di Cosa nostra e della 'Ndrangheta nella massoneria in Sicilia e in Calabria (Doc. XXIII n. 33)|pubblicazione=Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere - XVII Legislatura|urlarchivio=|urlmorto=no}}</ref><ref name=":62">{{Cita web|url=https://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/fondo_zupo/Sez._I_serie_0004_Vol_009.pdf|titolo=Procedimento penale contro Greco Michele e altri - Requisitoria - Procura della Repubblica di Palermo - (N. 3162/89 A P.M.) - I rapporti tra mafia e massoneria (Vol.9, cap. VI)|autore=Sostituti procuratori: Giusto Sciacchitano, Guido Lo Forte, Giuseppe Pignatone, Roberto Scarpinato
Procuratori della Repubblica aggiunti: Elio Spallitta e Giovanni Facone
Procuratore della Repubblica: Pietro Giammanco|editore=Archivio Pio La Torre|data=9 marzo 1991|accesso=9 novembre 2014|urlarchivio=|urlmorto=no}}</ref> Insieme al cognato Giacomo Vitale (affiliato alla Gran Loggia Madre C.A.M.E A. di [[Rito scozzese antico ed accettato|Rito Scozzese]] con sede a [[Santa Margherita Ligure]]), Bontate avrebbe fondato la Loggia dei Trecento, molto legata alla [[P2]] di [[Licio Gelli]], cui avrebbero aderito diversi personaggi della Palermo bene<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/02/04/contrada-era-massone.html|titolo=Contrada era massone - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=2000-02-04|lingua=it|accesso=2023-12-15}}</ref>. Anche l'imprenditore [[Angelo Siino]] (detto "il ministro dei lavori pubblici di Cosa nostra") risultava iscritto alla C.A.M.E.A.<ref name=":26">{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/dossier/cronaca/storie-di-mafia/2023/04/02/news/alfabeto_mafie_massoneria-394492279/|titolo=L'alfabeto delle mafie: "M" come massoneria|sito=la Repubblica|data=2023-04-02|lingua=it|accesso=2023-12-15}}</ref><ref name=":25">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/04/15/le-logge-della-piovra.html|titolo=LE LOGGE DELLA PIOVRA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1993-04-15|lingua=it|accesso=2023-12-15}}</ref>

Secondo Buscetta, il primo contatto fra Cosa nostra e massoneria avvenne nel contesto del [[Golpe Borghese|tentativo golpista]] di [[Junio Valerio Borghese]] dell'8 dicembre [[1970]] e sarebbe proseguito nell'estate-autunno [[1979]] con l'aiuto fornito al banchiere [[Michele Sindona]] (affiliato alla P2 di Gelli) da parte della loggia C.A.M.E.A. insieme al gruppo [[Stefano Bontate|Bontate]]-[[Rosario Spatola (1940)|Spatola]]-[[Inzerillo (famiglia)|Inzerillo]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/02/05/quando-sindona-sbarco-in-sicilia.html|titolo=' QUANDO SINDONA SBARCO' IN SICILIA' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1993-02-05|lingua=it|accesso=2023-12-15}}</ref>, che simularono il suo sequestro, forse a fini di ricatto per salvare il denaro bruciato nella [[bancarotta]] sindoniana oppure per preparare la secessione della Sicilia dal resto d'Italia in funzione anti-comunista.<ref name=":25" /><ref>{{Cita web|url=https://www.rainews.it/articoli/2023/01/le-logge-dei-padrini-intervista-a-piera-amendola-c745a1a5-2ab6-4e30-afbf-9222e909cb27.html|titolo=Le logge dei padrini. Intervista a Piera Amendola|autore=Pierluigi Mele|sito=RaiNews|data=2023-01-27|lingua=it|accesso=2023-12-15}}</ref><ref name=":62" />

Nel [[1986]] fu scoperta in un circolo di [[Via Roma (Palermo)|via Roma]] a Palermo la sede di cinque logge aderenti alla [[Gran Loggia d'Italia degli Alam|Gran Loggia d'Italia di Piazza del Gesù]], presiedute dal Gran Maestro Pietro Calacione, in cui risultarono iscritti il boss Salvatore Greco (detto ''il Senatore'', fratello di [[Michele Greco|Michele]]) insieme a diversi potenti, come l'esattore di [[Salemi]] [[Ignazio e Antonino Salvo|Nino Salvo]], l'editore del ''[[Giornale di Sicilia]]'' [[Federico Ardizzone]] e l'avvocato [[Vito Guarrasi]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/02/02/mister-nessuno-suoi-fratelli.html|titolo=MISTER NESSUNO E I SUOI ' FRATELLI' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1994-02-02|lingua=it|accesso=2023-12-15}}</ref><ref name=":25" />. Nello stesso anno, furono scoperti gli elenchi di ben sei logge massoniche che avevano sede nel Centro studi Scontrino a Trapani presieduto da Giovanni Grimaudo, in cui risultarono iscritti i boss mafiosi [[Mariano Agate]], Gioacchino Calabrò e [[Mariano Asaro]] insieme a diversi imprenditori, banchieri, liberi professionisti e politici trapanesi.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/04/11/nel-club-di-trapani-mafiosi-massoni.html|titolo=NEL CLUB DI TRAPANI MAFIOSI E MASSONI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1989-04-11|lingua=it|accesso=2023-12-15}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1986/12/03/cento-nomi-eccellenti-in-una-loggia-segreta.html|titolo=CENTO NOMI ECCELLENTI IN UNA LOGGIA SEGRETA SCOPERTA A TRAPANI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1986-12-03|lingua=it|accesso=2023-12-15}}</ref><ref name=":25" />

Nel 1993 fu arrestato il notaio di [[Castelvetrano]] Pietro Ferraro, Gran Maestro di una loggia aderente all'[[Gran Loggia d'Italia degli Alam|obbedienza di Piazza del Gesù]], accusato insieme al senatore [[Vincenzo Inzerillo]] di aver tentato di manipolare l'esito di un processo in cui erano imputati esponenti di primo piano della "[[Commissione provinciale|Commissione]]", come Salvatore Riina, [[Michele Greco]],  Bernardo Provenzano e [[Francesco Madonia]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/12/29/la-mafia-alleata-con-massoni-007.html|titolo=LA MAFIA ALLEATA CON MASSONI E 007 - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1993-12-29|lingua=it|accesso=2023-12-15}}</ref>. Nel 2003 Ferraro e Inzerillo sono stati condannati per [[Concorso esterno in associazione di tipo mafioso|concorso esterno in associazione mafiosa]].<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/07/11/cinque-anni-per-mafia-un-notaio.html|titolo=Cinque anni per mafia a un notaio - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=2003-07-11|lingua=it|accesso=2023-12-15}}</ref>

Nel 1995 è stato condannato per [[associazione mafiosa]] Giuseppe Mandalari, ex Gran Maestro dell'Ordine e Gran Sovrano del [[Rito scozzese antico ed accettato]] e considerato il commercialista di fiducia dei [[Clan dei Corleonesi|Corleonesi]], in particolare di [[Salvatore Riina]] e [[Bernardo Provenzano]].<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/12/14/cosi-curava-gli-affari-della-riina-spa.html|titolo=COSI' CURAVA GLI AFFARI DELLA RIINA SPA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1994-12-14|lingua=it|accesso=2023-12-15}}</ref><ref name=":24" />

Nel 2019 la relazione della [[Commissione parlamentare antimafia]] sui rapporti tra mafia e massoneria redatta dall'onorevole [[Rosy Bindi]] concluse che il comune di [[Castelvetrano]], paese natale del boss [[Matteo Messina Denaro]], fosse ad alta concentrazione massonica ed erano massoni 4 [[Assessore (ordinamento italiano)|assessori]] su 5, 7 [[Consigliere comunale|consiglieri comunali]] su 30, nonché diversi dirigenti e dipendenti comunali<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/12/22/massoneria-la-relazione-dellantimafia-193-iscritti-a-logge-sono-coinvolti-in-inchieste-sulla-criminalita-organizzata/4055217/|titolo=Massoneria, la relazione dell'Antimafia: "193 iscritti a logge sono coinvolti in inchieste sulla criminalità organizzata"|sito=Il Fatto Quotidiano|data=2017-12-22|lingua=it-IT|accesso=2023-12-15}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/02/09/messinadenaro-massoneria-mafia-e-grembiulini-n-ella-terra-del-boss/7034932/|titolo=Mafia e massoneria nella terra del boss Messina Denaro|sito=Il Fatto Quotidiano|lingua=it-IT|accesso=2023-12-15}}</ref><ref name=":24" />. La relazione suscitò numerose polemiche e una denuncia penale presentata dal [[Grande Oriente d'Italia]] (G.O.I.).<ref>{{Cita web|url=https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2019/04/19/massoneria-denuncia-goi-contro-bindi-procura-archiviare_a34c13ee-607c-49f5-94e3-f7939a91be1d.html|titolo=Massoneria: denuncia Goi contro Bindi; Procura, 'archiviare' - Notizie - Ansa.it|sito=Agenzia ANSA|data=2019-04-19|lingua=it|accesso=2023-12-15}}</ref>

Nel 2023 è stato arrestato il medico di [[Campobello di Mazara]] Alfonso Tumbarello, affiliato ad una loggia aderente al G.O.I. ed accusato di aver aiutato Messina Denaro nella sua latitanza. Il G.O.I. ha preso le distanze dal medico sospendendolo.<ref>{{Cita web|url=https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/23_gennaio_21/piano-messina-denaro-massoneria-mafia-politica-faf87853-9173-4ae9-8243-4c8ce0832xlk.shtml|titolo=Massoneria braccio destro della mafia: il piano di Messina Denaro|sito=Corriere della Sera|data=2023-01-21|lingua=it-IT|accesso=2023-12-15}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.corriere.it/cronache/23_gennaio_18/medico-cure-boss-massoneria-che-ora-ha-sospeso-2a7d8e02-9778-11ed-91fc-d07da26ca5a0.shtml|titolo=Tumbarello, il medico, tra cure al boss, calcio, politica e massoneria (che ora lo ha sospeso)|autore=Alfio Sciacca inviato a Palermo|sito=Corriere della Sera|data=2023-01-18|lingua=it-IT|accesso=2023-12-15}}</ref>

== Collegamenti con le altre organizzazioni criminali ==
Cosa nostra, per via del suo carisma criminale e della sua potenza delinquenziale, ha intrattenuto, e intrattiene tuttora, rapporti con le più importanti organizzazioni criminali sia italiane sia estere.

Il processo di globalizzazione interessa anche il fenomeno criminale mafioso, la mafia di tutti i paesi del mondo si unisce e collabora, portando avanti le sue attività criminali caratteristiche, come il [[Traffico di droga|narcotraffico]], l'[[Traffico di armi|esportazione illegale di armi]], la [[prostituzione]], l'[[estorsione]] e il [[gioco d'azzardo]], rappresentando un problema per l'umanità, per l'ordine civile della società e il quieto vivere.

=== Cosa nostra statunitense ===
{{Vedi anche|Cosa nostra statunitense|Pizza connection}}
La prima collaborazione tra le due organizzazioni viene formalmente identificata nel [[1909]] con l'omicidio del poliziotto italo-americano [[Joe Petrosino]] avvenuto a Palermo.<ref name=":7" /> Nel mese di ottobre del [[1957]] i capi siciliani ed americani si incontrarono all'Hotel delle Palme di [[Palermo]] per ricucire i rapporti dopo l'interruzione a causa dell'[[usura]] e del [[divorzio]], due pratiche inammissibili per un vero uomo d'onore siciliano<ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettafilosofica.net/2018-1/ottobre/quando-cosa-nostra-diventa-lo-stato/|titolo=Quando Cosa Nostra diventa lo Stato|sito=gazzettafilosofica.net|accesso=5 ottobre 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190123121436/https://www.gazzettafilosofica.net/2018-1/ottobre/quando-cosa-nostra-diventa-lo-stato/|dataarchivio=23 gennaio 2019|urlmorto=no}}</ref>, e creare un anello di congiunzione per il traffico di droga su entrambi i fronti<ref>{{Cita web|url=http://www.sconfinare.net/summit-hotel-delle-palme-mafia-italiana-estatunitense/|titolo=Il Summit dell’Hotel delle Palme, quando mafia italiana e americana fecero “pace”|sito=sconfinare.net|accesso=25 marzo 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170326061030/http://www.sconfinare.net/summit-hotel-delle-palme-mafia-italiana-estatunitense/|dataarchivio=26 marzo 2017|urlmorto=sì}}</ref>. In questo frangente sono proprio gli americani a suggerire ai siciliani l'istituzione di una struttura di vertice chiamata [[Commissione provinciale|Commissione]]<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/11/18/toto-riina-morto-apre-la-corsa-alla-successione-dallhotel-delle-palme-alla-cupola-cosi-la-mafia-ha-scelto-i-suoi-capi/3986499/|titolo=Totò Riina morto apre la corsa alla successione. Dall’hotel delle Palme alla Cupola: così la mafia ha scelto i suoi capi|sito=ilfattoquotidiano.it|accesso=18 novembre 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171118224736/https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/11/18/toto-riina-morto-apre-la-corsa-alla-successione-dallhotel-delle-palme-alla-cupola-cosi-la-mafia-ha-scelto-i-suoi-capi/3986499/|dataarchivio=18 novembre 2017|urlmorto=no}}</ref>.

Questa attività era gestita, secondo quanto riferisce [[Rudolph Giuliani]] (coordinatore della famosa indagine "[[Pizza connection|Pizza Connection]]"), principalmente da [[Tommaso Buscetta]] e [[Gaetano Badalamenti]] (entrambi con ottimi contatti negli Stati Uniti e nell'[[America Latina]]): negli [[Anni Settanta|anni settanta]], la mafia siciliana fungeva da tramite tra i produttori di [[eroina]] in [[Asia]] e chi portava la merce attraverso la frontiera degli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]].<ref>{{Cita web|url=https://www.cinquantamila.it/storyTellerArticolo.php?storyId=0000002266437|titolo=ALTRO CHE MAFIA DEI FILM, QUESTI SONO DEGLI INFAMI|sito=cinquantamila.it|accesso=2 marzo 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190123071325/https://www.cinquantamila.it/storyTellerArticolo.php?storyId=0000002266437|dataarchivio=23 gennaio 2019|urlmorto=no}}</ref>

Nel [[2003]], [[Bernardo Provenzano]] inviò dei suoi emissari, [[Nicola Mandalà]] di Villabate ed il giovane [[Giovanni Nicchi|Gianni Nicchi]] per tentare di riattivare i rapporti di collaborazione con le famiglie di [[New York]] ma vennero riconosciuti e fotografati dagli agenti di polizia insieme al boss [[Frank Calì]] della [[Gambino (famiglia)|famiglia Gambino]]<ref>{{Cita web|url=https://livesicilia.it/2017/02/03/sicilia-mafia-america-boss-palermo-latitanti_823250/|titolo=Dalla Sicilia a Brooklyn Storia di boss fuggiti in America|sito=livesicilia.it|accesso=3 febbraio 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170203111153/http://livesicilia.it/2017/02/03/sicilia-mafia-america-boss-palermo-latitanti_823250/|dataarchivio=3 febbraio 2017|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.repubblica.it/2008/01/sezioni/cronaca/operazione-palermo-ny/padrini-a-spasso/padrini-a-spasso.html|titolo=Quei boss mafiosi a passeggio
per le strade della Grande Mela|sito=repubblica.it|accesso=7 febbraio 2008|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080208141601/http://www.repubblica.it/2008/01/sezioni/cronaca/operazione-palermo-ny/padrini-a-spasso/padrini-a-spasso.html|dataarchivio=8 febbraio 2008|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.ilgiornale.it/news/palermo-new-york-ritorno-mafia.html|titolo=Palermo-New York: il ritorno della mafia|sito=ilgiornale.it|accesso=8 febbraio 2008|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190123071513/http://www.ilgiornale.it/news/palermo-new-york-ritorno-mafia.html|dataarchivio=23 gennaio 2019|urlmorto=no}}</ref>.

=== Camorra ===
Vari clan di [[Camorra]] hanno intrattenuto rapporti, più o meno duraturi, con Cosa nostra, soprattutto nel campo del contrabbando di sigarette e del traffico di stupefacenti<ref name=":2" />.
Elementi di spicco dei Corleonesi (come [[Salvatore Riina]], [[Leoluca Bagarella]], [[Bernardo Provenzano]], [[Pippo Calò]], [[Giovanni Brusca]] e [[Gaspare Mutolo]]) si sono trovati a contatto con famiglie camorristiche come i [[Clan Nuvoletta|Nuvoletta]], [[Clan Lubrano-Ligato|Lubrano-Ligato]] e [[Clan Gionta|Gionta]], invece i rivali [[Carmine Alfieri]] e [[Antonio Bardellino]], era alleati anche di Cosa Nostra ma con i boss perdenti come [[Alfio Ferlito]], [[Gaetano Badalamenti]] e il futuro pentito [[Tommaso Buscetta]].<ref name=":1" /><ref>[http://books.google.it/books?id=9yyreIKRTvMC&pg=PT27&lpg=PT27&dq=bardellino+riccobono&source=bl&ots=O1CfWTa16z&sig=EuXPlLHj-JVFL1WcS8g9f7GO50Q&hl=it&sa=X&ei=xMKsUt2iNcbZsgaU2oG4Dg&ved=0CF8Q6AEwCw#v=onepage&q=bardellino%20riccobono&f=false Gigi Di Fiore, ''L'impero: Traffici, storie e segreti dell'occulta e potente mafia dei casalesi'', 2010]</ref> Forti erano anche gli intrecci tra [[Michele Zaza]] (referente di Cosa Nostra in Campania) e i boss palermitani [[Michele Greco]], [[Rosario Riccobono]] e [[Stefano Bontate]] e quelli intercorsi di [[Ciro Mazzarella]] con il padrino catanese [[Giuseppe Calderone|Pippo Calderone]], che, stando alle dichiarazioni di alcuni [[collaboratori di giustizia]], sarebbe stato il padrino di uno dei figli del boss napoletano<ref name="CALDERONE" />. Tra le due organizzazioni non sono mancati, inoltre, rapporti di inimicizia: Cosa nostra, difatti, era particolarmente invisa a [[Raffaele Cutolo]], che si oppose alle attività dei mafiosi siciliani in [[Campania]], da lui considerati alla stessa stregua di colonizzatori abusivi<ref name=":2" />.

=== 'Ndrangheta ===
Il rapporto con la [['Ndrangheta]] è stato molto stretto tanto che [[Capobastone|capibastone]] di spicco come [[Antonio Macrì]], [[Giuseppe Piromalli]], [[Domenico Tripodo|Mico Tripodo]] (compare d'anello di [[Totò Riina]]<ref>{{cita news|url=http://www.gazzettadelsud.it/news/calabria/267322/u-curtu-e-i-legami-con-i-clan-calabresi.html|titolo="U curut" e i legami con i clan calabresi|pubblicazione=|data=18 novembre 2017|accesso=20 maggio 2018|dataarchivio=21 maggio 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180521104718/http://www.gazzettadelsud.it/news/calabria/267322/u-curtu-e-i-legami-con-i-clan-calabresi.html|urlmorto=sì}}</ref>) si affiliarono a Cosa Nostra e viceversa, capi della [[Cosa Nostra|mafia siciliana]] si affiliano alle [['ndrine]]. Quindi vi erano persone che possedevano due affiliazioni, come per esempio il [[Messina|messinese]] [[Rosario Saporito]], personaggio di spicco della cosca dei [['Ndrina Mazzaferro|Mazzaferro]], o [[Calogero Marcenò]], originario di [[San Cataldo (Italia)|San Cataldo]] ([[Provincia di Caltanissetta|CL]]) divenuto capo locale della cosca [[Calabria|calabrese]] ''[['Ndrina Zagari|Zagari]]''<ref>Rapporti tra le mafie p198-209, [[Processo alla 'Ndrangheta]] di [[Enzo Ciconte]]</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.radioradicale.it/scheda/71104/processo-per-loperazione-antimafia-leopoardo-vassallo-116|titolo=Processo per l'operazione antimafia "Leopoardo" (Vassallo + 116)|autore=Radio Radicale|sito=Radio Radicale|data=1995-03-24|lingua=it|accesso=2021-01-28}}</ref>. Le cosche [['Ndrangheta|'ndranghetiste]] di [[Reggio Calabria]] hanno stabilito basi in [[Sicilia]], specialmente a [[Messina]] che, in questo arco di tempo, si guadagnò il soprannome di "provincia babba", in quanto ci fu un periodo di tregua tra i clan e i funzionari dello stato a differenza di [[Palermo]]. I [[Mafia messinese|messinesi]] approfittarono di questo periodo per concedere "latitanze d'oro" ai loro alleati, esponenti di alto rango di Cosa Nostra, provenienti da altre province siciliane. Poco più tardi diedero rifugio anche a pezzi grossi appartenenti alla [['Ndrangheta]]. A [[Messina]] il ''boss'' [[Mafia messinese|Gaetano Costa]], detto "''facci i' sola''", capoclan del quartiere [[Giostra (Messina)|Giostra]], fu ''Capo Società'' della 'ndrangheta fin dal [[1972]]<ref>{{Cita web|url=http://web.tiscali.it/almanaccodeimisteri/andreotti30.htm|titolo=Cap. XIV - LE DICHIARAZIONI DI GAETANO COSTA IN ORDINE ALL�INTERVENTO CHE SAREBBE STATO COMPIUTO DALL�ON. LIMA E DAL SEN. ANDREOTTI PER OTTENERE IL TRASFERIMENTO DI ALCUNI DETENUTI SICILIANI DAL CARCERE DI PIANOSA A QUELLO DI NOVARA NELL�ANNO 1984|sito=web.tiscali.it|accesso=2021-01-28}}</ref> mentre il potente clan di [[Mangialupi]], attualmente operativo in città nella zona compresa tra [[Gazzi]] e Fondo Fucile, ha strettissimi rapporti con le cosche dell'area [[Mar Ionio|jonica]] [[Calabria|calabrese]]. Inoltre essi hanno rapporti talmente stretti con la 'ndrangheta che custodiscono i loro arsenali in città<ref>{{cita news||url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/01/24/messina-arsenale-della-ndrangheta.html|titolo=A Messina l'arsenale della ' ndrangheta|pubblicazione=Repubblica.it}}</ref>. Nel [[1998]] fece scalpore la scoperta delle collusioni di 'ndrangheta e Cosa nostra con le istituzioni del [[Messina|capoluogo peloritano]] (in particolare con la [[magistratura]] e la locale [[Università degli Studi di Messina|università]]), tanto che si parlò di "verminaio Messina" o "[[rito peloritano]]".<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/online/fatti/messina/messinas/messinas.html|titolo=la Repubblica/fatti: Dietro l'omicidio Bottari si scopre la città verminaio|sito=www.repubblica.it|accesso=2023-10-27}}</ref><ref name=":15">{{Cita web|url=http://www.parlamento.it/parlam/bicam/mafia/docs/23-07.pdf|titolo=Relazione sulle risultanze dell’indagine concernente l’attività di repressione della criminalità organizzata nella provincia di Messina|autore=Relatore: sen. Ottaviano Del Turco|pubblicazione=Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari|anno=XIII Legislatura}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://legislature.camera.it/_dati/leg14/lavori/bollet/200310/1030/html/17//comunic.htm|titolo=Giovedì 30 ottobre 2003 - Comm. XVII|sito=legislature.camera.it|accesso=2023-10-27}}</ref>

Nel documentario "Messina, l'università della mafia" Marcello Minasi, ex sostituto procuratore generale della corte d'appello di Messina, disse di aver ascoltato le parole del pentito [[Angelo Siino]], soprannominato " ministro dei lavori pubblici di Cosa Nostra" quando quest'ultimo si espresse sulla città dello stretto nel seguente modo: ''Messina è l'università della mafia, Palermo scuola elementare''.

Secondo la testimonianza del pentito di Cosa Nostra [[Antonino Calderone]] nel libro-intervista ''Gli uomini del disonore'' scritto con il sociologo [[Pino Arlacchi]], i mafiosi siciliani non avevano una buona opinione di quelli calabresi: «''I [[Calabria|calabresi]] parlavano, parlavano, parlavano. Parlavano tutto il tempo. Non agli altri intendiamoci, ma tra di loro. Facevano infinite conversazioni circa le loro regole, specialmente in presenza di noi uomini d'onore ([[sicilia]]ni). Si sentivano a disagio perché in realtà sapevano di essere inferiori a [[Cosa Nostra]]" e poi: "Abbiamo sempre considerato i [[Calabria|calabresi]] inferiori, come spazzatura. Per non parlare dei [[Campania|campani]], di cui non ci siamo mai fidati''»<ref name="testimonianza">{{Cita|Humphreys 2009|pagine=127-131}}.</ref>.

Negli anni '80 a [[Torino]] le famiglie [[Catania|catanesi]] dei Miano e dei Finocchiaro si rifornivano di droga da [[Angelo Epaminonda]], il Tebano e successivamente la rivendevano alle [['ndrine]] torinesi. Quando queste si appoggiavano al locale di [[Gioiosa Jonica]], a cui facevano riferimento le famiglie dei [['Ndrina Belfiore|Belfiore]], [['Ndrina Ursino|Ursino]]-[['Ndrina Commisso|Macrì]], queste contrattavano la droga con i siciliani dei [[Cuntrera-Caruana]] residenti in [[Venezuela]]<ref name="CosaDroga">{{cita news|url=http://www.lastampa.it/2014/02/11/italia/cronache/narcotraffico-quella-storica-alleanza-tra-ndrangheta-e-cosa-nostra-Y5Feyy98o8LIguWJmWvDkL/pagina.html|titolo=Narcotraffico, quella storica alleanza tra ’ndrangheta e Cosa Nostra|pubblicazione=lastampa.it|data=11 febbraio 2014|accesso=16 dicembre 2017}}</ref>.

Il 9 agosto [[1991]] viene ucciso a [[Villa San Giovanni]] il magistrato [[Antonino Scopelliti]] da due [['Ndrangheta|'ndranghetisti]] su richiesta di [[Cosa Nostra]]<ref>[http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07/15/omicidio-scoppelliti-riaperta-linchiesta-dalla-dda-di-reggio-calabria/294459/ ''Omicidio Scopelliti, riaperta l'inchiesta dalla Dda di Reggio Calabria'' da ilfattoquotidiano.it, 15 luglio 2012]</ref>.

Il 13 maggio del [[1993]] si conclude l'operazione '''Delta''', che porta all'arresto di presunti esponenti degli [['Ndrina Arena|Arena]], accusati oltre agli appalti, di traffico di droga e di armi, contraffazione di denaro ed auto rubate. Le indagini dei [[Carabinieri]] hanno rivelato che [[Nicola Arena]], a capo dell'[['Ndrina Arena|omonima cosca]], era in contatto diretto con Pietro Vernengo e [[Nitto Santapaola]], boss della mafia [[sicilia]]na.<ref>{{cita news|url = http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1993/05/13/Cronaca/ANTIMAFIA-LE-COSCHE-MAISANO-E-ARENA-RIF-N-84_173100.php|titolo = Antimafia: Le cosche Maisano e Arena|pubblicazione = Adnkronos|data = 13 maggio 1993|accesso = 16 agosto 2017}}</ref><ref>{{cita news|url = http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1993/05/13/Cronaca/ANTIMAFIA-OPERAZIONE-CARABINIERI-IN-CALABRIA_134000.php|titolo = Antimafia: Operazione Carabinieri in Calabria|pubblicazione = Adnkronos|data = 13 maggio 1993|accesso = 16 agosto 2017}}</ref>

Il 29 giugno [[1994]] il sostituto procuratore di [[Catanzaro]] Giuseppe Verzera ascoltò le confessioni del pentito di 'ndrangheta Giacomo Ubaldo Lauro e del notaio Pietro Marrapodi, che afferma: «''Comunque, chiedo scusa signor Lauro, nella mafia di [[Reggio Calabria]] non è stata sottovalutata ad arte, è stata presentata all’esterno come un fenomeno minore… Ma il sottoscritto, il 6 dicembre [[1993]] guardando in faccia il dottor Roberto Pennisi e il commendator Giuliano Gaeta, si è rivolto a [[Luciano Violante]] dell’antimafia e al ministro [[Giovanni Conso|Conso]] e ha detto: “Anche se mi rivolgo a voi che potete ascoltarmi o meno, perché è per poco che starete lì, vi debbo dire che io che sono notaio e che vivo in questo ambiente da 23 anni e so qual è il rapporto che passa tra [['ndrangheta]] e [[Cosa Nostra|mafia siciliana]]. I capibastoni [['ndrangheta|'ndranghetisti]] dicono che i [[Messina|messinesi]] sono buccazzari: quindi ne ricavo il rapporto che passa tra discepolo e maestro; perché maestra è la [['ndrangheta]]!''»<ref name="iacchite.com">{{cita news|url=http://www.iacchite.com/la-cupola-reggio-cosenza-ecco-come-hanno-ucciso-pietro-marrapodi-il-ricordo-di-boemi/|titolo=La “cupola” Reggio-Cosenza: ecco come hanno ucciso Pietro Marrapodi. Il ricordo di Boemi|pubblicazione=iacchite.it|data=2 agosto 2017|accesso=24 ottobre 2018}}</ref>.

Nel [[2003]] con l'operazione ''Igres'' si scopre un'alleanza per il traffico internazionale di droga tra i [['Ndrina Marando|Marando]] e i [['Ndrina Trimboli|Trimboli]] di [[Platì]] e [[Volpiano]], dall'altra i fratelli Agate di [[Mazara del Vallo]] e i Guttadauro di [[Bagheria]]. La droga proveniva dalla Colombia e passava dalla [[Namibia]]<ref name="CosaDroga" />.

Nel [[2007]] l'operazione ''Stupor Mundi'' sgomina un traffico internazionale di droga gestito dai [['Ndrina Marando|Marando]] e dai [['Ndrina Barbaro|Barbaro]] di [[Platì]] che portavano la droga passante dal [[Belgio]] e dai [[Paesi Bassi]] in [[Piemonte]] e [[Lombardia]] in alleanza con le cosche del [[Provincia di Trapani|trapanese]], di [[Mazara del Vallo]]<ref>{{cita news|url=http://gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cronaca/2007/05/10/news/cocaina-dal-sud-america-in-lombardiale-cosche-sempre-piu-leader-nel-mondo-1.68668|titolo=Cocaina, dal Sud America in Lombardia le cosche sempre più leader nel mondo|pubblicazione=Gazzetta di Mantova|data=10 maggio 2007|accesso=17 dicembre 2017}}</ref>.

Nel [[2009]] i siciliani si rivolgono nuovamente alle 'ndrine per rifornirsi di droga, i Fidanzati di Palermo e gli [[Daniele Emmanuello|Emmanuello]] di [[Gela]] prendevano la droga colombiana spedita attraverso i porti di [[Anversa]] e [[Amburgo]]<ref name="CosaDroga" />. Con l'operazione Dioniso vengono arrestate 50 persone<ref name="CosaDroga" />.

Nel [[2017]] l'operazione '''Ndrangheta stragista'' rivelerebbe un primo coinvolgimento della 'ndrangheta nelle operazioni stragiste degli anni '90 di Cosa Nostra. L'operazione testimonierebbe che per due mesi: dicembre [[1993]] e gennaio [[1994]] alcune famiglie di 'ndrangheta della [[Piana di Gioia Tauro]] avevano accettato di partecipare alle azioni stragiste pianificate da Cosa nostra. Il primo fu tentato a [[Saracinello]] contro due carabinieri, il secondo il 18 gennaio [[1994]] vengono uccisi in autostrada all'altezza di [[Scilla (Italia)|Scilla]] i carabinieri [[Antonino Fava (carabiniere)|Antonino Fava]] e [[Vincenzo Garofalo (carabiniere)|Vincenzo Garofalo]], il terzo il 1º febbraio ai danni dei carabinieri Musicò e Serra, rimasti gravemente feriti. L'operazione ha portato all'arresto di Rocco Santo Filippone, capo dell'omonima 'ndrina e del [[Mandamento Tirrenico]] in questi anni. Per iniziare la fase stragista elementi di Cosa Nostra insieme ad esponenti della 'ndrangheta si riunirono nell'autunno del [[1993]] in tre diverse occasioni: una in [[provincia di Vibo Valentia]], una a [[Melicucco]] e una a [[Oppido Mamertina]]. A valle di queste azioni viene organizzata una riunione da elementi apicali di 'ndrangheta nel [[santuario della Madonna di Polsi]] e viene deciso di non andare oltre con le azioni stragiste<ref>{{cita news|url=http://www.repubblica.it/cronaca/2017/07/26/news/reggio_calabria_arresti_e_perquisizioni_strategia_comune_di_ndrangheta_e_cosa_nostra_per_le_stragi_mafiose_-171644501/?ref=RHRS-BH-I0-C6-P7-S1.6-T1|titolo=Reggio Calabria, arresti e perquisizioni: "Strategia comune di 'ndrangheta e Cosa nostra per le stragi mafiose"|pubblicazione=repubblica.it|data=26 luglio 2017|accesso=26 luglio 2017}}</ref><ref>{{cita news|url=http://espresso.repubblica.it/inchieste/2017/01/20/news/stragi-l-altra-verita-sui-veri-piani-della-ndrangheta-1.293864?ref=RHRS-BH-I0-C6-P7-S1.6-L|titolo=Stragi di mafia, l'altra verità sui veri piani della 'ndrangheta|pubblicazione=espresso.repubblica.it|data=26 luglio 2017|accesso=26 luglio 2017}}</ref>. A giugno [[2018]] durante il processo 'Ndrangheta stragista, il criminale apicale barese vicino a Cosa Nostra [[Salvatore Annacondia]] parla di un consorzio di cui facevano parte i siciliani, in particolare il clan Fidanzati, calabresi e pugliesi<ref name="ndranghetastragista2018">{{cita news|url=http://www.antimafiaduemila.com/dossier/processo-ndrangheta-stragista/70671-il-pentito-annacondia-la-ndrangheta-e-la-grande-mamma-di-tutti.html|titolo=Il pentito Annacondia: ''La 'Ndrangheta è la grande mamma di tutti''|pubblicazione=[[antimafiaduemila]]|data=11 giugno 2018|accesso=13 giugno 2018}}</ref>, inoltre accenna anche ai rapporti con il clan catanese: «''C’era la famiglia Santapaola che erano molto legati con le famiglie calabresi, in particolare con i De Stefano''»<ref name="ndranghetastragista2018" />. A giugno [[2017]] viene consegnato al procuratore di Reggio Calabria [[Giuseppe Lombardo (magistrato)|Giuseppe Lombardo]] il memoriale di [[Nino Lo Giudice]] all'interno del processo 'Ndrangheta stragista, in cui conferma che l'accordo stragista tra le cosche della città di Reggio Calabria e i siciliani avvenne nella casa di Demetrio Filippone, figlio di Rocco, a [[Oppido Mamertina]] e come rappresentante delle prime (in particolare i Tegano, Condello, [['Ndrina Latella|Latella]], Ficara, [['Ndrina Serraino|Serraino]] e Imerti) partecipò [[Giuseppe De Stefano]] e per i secondi Giuseppe e Filippo Graviano<ref>{{cita news|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/09/16/ndrangheta-stragista-ecco-il-memoriale-del-boss-lo-giudice-conferma-laccordo-con-cosa-nostra-nellattacco-allo-stato/4628278/|titolo=‘Ndrangheta stragista, ecco il memoriale del boss Lo Giudice: conferma l’accordo con Cosa Nostra nell’attacco allo Stato|pubblicazione=ilfattoquotidiano.it|data=17 settembre 2018|accesso=17 settembre 2018}}</ref>

Dal XXI secolo si registra un declino dell'organizzazione siciliana rispetto a quella di origine campana e calabrese, il procuratore di [[Catanzaro]] [[Nicola Gratteri]] ha più volte affermato questa tendenza, tanto da dichiarare, supportato dalle numerose operazioni anti-ndrangheta, che ora Cosa Nostra messinese si rifornisce dalle 'ndrine per l'acquisto di droga per poi rifornire anche le altre province siciliane, avendo queste ultime preso il controllo del traffico ed essendo la prima non più monopolista come tra gli anni '70 e '80<ref>{{cita news|url=http://www.siciliainformazioni.com/fonso-genchi/356802/inchiesta-i-boss-di-cosa-nostra-al-servizio-della-ndrangheta|titolo=Inchiesta: i boss di Cosa nostra al servizio della ‘ndrangheta|pubblicazione=siciliainformazioni.com|data=28 giugno 2016|accesso=28 marzo 2017|6=|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170328200756/http://www.siciliainformazioni.com/fonso-genchi/356802/inchiesta-i-boss-di-cosa-nostra-al-servizio-della-ndrangheta|dataarchivio=28 marzo 2017|urlmorto=sì}}</ref>.

In un'operazione avvenuta negli [[anni 2000]] si è scoperto anche che membri della 'ndrangheta hanno garantito con criminali colombiani il riscatto di un membro di Cosa Nostra, nella fattispecie di [[Salvatore Miceli (criminale)|Salvatore Miceli]] di [[Salemi]], per cui dovette garantire [[Roberto Pannunzi]]<ref>Nicola Gratteri in diverse interviste dal 2016 ad oggi, https://www.youtube.com/watch?v=O_Loag2QlL0&t=679s</ref>.

A novembre [[2017]] il neoprocuratore nazionale antimafia [[Federico Cafiero De Raho]] conferma il rapporto tra le due organizzazioni criminali non solo nel campo degli stupefacenti, ma anche nell'ambito del settore dei rifiuti e della bonifica, dove aziende siciliane operano in Calabria e viceversa<ref name="CosaNostraeColombia">{{cita news|url=http://www.repubblica.it/cronaca/2017/11/12/news/federico_cafiero_de_raho_cosa_nostra_e_ndrangheta_ecco_la_grande_alleanza_su_droga_appalti_e_rifiuti_-180891104/|titolo=Federico Cafiero de Raho: "Cosa nostra e ’ndrangheta, ecco la grande alleanza su droga, appalti e rifiuti"|pubblicazione=repubblica.it|data=13 novembre 2017|accesso=13 novembre 2017}}</ref>.

Il 23 marzo [[2018]] ''[[l'Espresso]]'' rivela che il latitante [[Matteo Messina Denaro]] avrebbe avuto appoggi da esponenti della 'ndrangheta in [[Toscana]]<ref>{{cita news|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/03/23/mafia-lespresso-messina-denaro-latitante-in-toscana-e-protetto-dalla-ndrangheta-ecco-chi-lo-ha-incontrato/4246865/|titolo=Mafia, l’Espresso: “Messina Denaro latitante in Toscana e protetto dalla ‘ndrangheta. Ecco chi lo ha incontrato”|pubblicazione=ilfattoquotidiano.it|data=23 marzo 2018|accesso=30 marzo 2018}}</ref>, in particolare la [[Direzione Investigativa Antimafia|DIA]] di [[Firenze]] sospetta di 9 persone e già la procura di [[Firenze]] ha aperto un fascicolo dal [[2015]] sulla latitanza del boss trapanese in [[Toscana]] coperto da un gruppo di 'ndrangheta operante nella regione<ref>{{cita news|url=http://espresso.repubblica.it/inchieste/2018/04/06/news/quanti-amici-ha-matteo-messina-denaro-1.320194?ref=HEF_RULLO|titolo=Matteo Messina Denaro, se il boss è ancora in fuga un'intera società lo protegge|pubblicazione=l'espresso|data=6 aprile 2018|accesso=8 aprile 2018}}</ref>.

=== Stidda ===
{{Vedi anche|Stidda}}
Tra il [[1986]] e il [[1991]], Cosa nostra si trovò a fronteggiare una nuova organizzazione criminale, la cosiddetta "[[Stidda]]", formata da ex affiliati alla vecchia mafia che erano stati "posati" o accantonati dai vertici per varie ragioni ed avevano perciò dato vita a dei gruppi autonomi<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/03/12/colpo-alla-mafia-parallela-tra-la-sicilia.html|titolo=COLPO ALLA MAFIA PARALLELA TRA LA SICILIA E LA GERMANIA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2022-01-04}}</ref>: si aprirono focolai di "guerra" in numerosi centri della Sicilia centro-meridionale (ma, in alcuni casi, anche nella parte occidentale dell'isola) interessati dal fenomeno come [[Gela]], [[Mazzarino (Italia)|Mazzarino]], [[Niscemi]], [[Vittoria (Italia)|Vittoria]], [[Palma di Montechiaro]], [[Porto Empedocle]], [[Canicattì]], [[Marsala]] ed [[Alcamo]], che provocarono centinaia di vittime, decine di feriti, attentati ed intimidazioni<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/03/31/la-guerra-dei-corleonesi-ha-spezzato-gli.html|titolo=La guerra dei Corleonesi ha spezzato gli equilibri - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2022-01-04}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/07/24/la-faida-dei-bravi-ragazzi-gela-la.html|titolo=La faida dei bravi ragazzi a Gela la mafia è in guerra - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2022-01-04}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/06/21/storie-di-bambini-uccisi-di-killer-minorenni.html|titolo=Storie di bambini uccisi. E di killer minorenni - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2022-01-04}}</ref>. Tra le vittime "eccellenti" di questo conflitto vi fu il magistrato [[Rosario Livatino]], barbaramente assassinato dagli ''stiddari'' agrigentini mentre percorreva la [[Strada statale 640 Strada degli Scrittori|SS 640 Caltanissetta-Agrigento]]<ref>{{Cita web|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/04/06/cani-senza-padrone-in-libreria-la-storia-della-stidda-allassalto-di-cosa-nostra/3503715/|titolo="Cani senza padrone", in libreria la storia della Stidda all'assalto di Cosa nostra|sito=Il Fatto Quotidiano|data=2017-04-06|lingua=it-IT|accesso=2022-01-04}}</ref>. Cosa nostra rischiò di soccombere nello scontro e nel [[1991]] si trovò costretta a stipulare un patto di "non belligeranza" con gli ''stiddari'' ribelli, che prevedeva una ripartizione dei proventi illeciti in parti uguali tra le due organizzazioni, che da allora hanno iniziato una pacifica convivenza durata fino ad oggi<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/01/25/gela-150-baby-mafiosi-esattori-del.html|titolo=GELA, 150 BABY - MAFIOSI ESATTORI DEL PIZZO AL SOLDO DEL RACKET - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2022-01-04}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2007/10/05/Cronaca/MAFIA-OMICIDI-A-GELA-5-ARRESTI-2_101348.php#|titolo=MAFIA: OMICIDI A GELA, 5 ARRESTI (2)|sito=www1.adnkronos.com|accesso=2022-01-04}}</ref>.

=== ''Organizacija'' ===
{{vedi anche|Organizacija}}
Nel 1994 viene segnalata la presenza della mafia russa sul territorio degli Stati Uniti, ad Atlanta, e sulla loro collaborazione con Cosa nostra<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1994/agosto/24/mafia_russa_Cosa_Nostra_nuovi_co_0_9408245751.shtml ''Mafia russa e Cosa Nostra, nuovi alleati in USA''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130621033101/http://archiviostorico.corriere.it/1994/agosto/24/mafia_russa_Cosa_Nostra_nuovi_co_0_9408245751.shtml |data=21 giugno 2013 }}. Corriere della Sera. Archivio storico. 24 agosto 1994.</ref>.

Verso il 1998, la [[Solncevskaja bratva]] di [[Mosca (Russia)|Mosca]], può contare su un proprio capo a [[Roma]] che coordina gli investimenti della mafia russa in [[Italia]]. Dall'indagine risulta che rispettabili banchieri occidentali danno al boss russo consigli molto utili su come riciclare il denaro sporco dalla [[Russia]] in [[Europa]], in maniera legale<ref>[http://www.lastampa.it/2012/05/22/italia/cronache/i-vecchi-padrini-scalzatida-messicani-cinesi-e-russi-n9RY33ugINuRcR9TtnNvlI/pagina.html ''I vecchi padrini scalzati da messicani, cinesi e russi''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130129101221/http://www.lastampa.it/2012/05/22/italia/cronache/i-vecchi-padrini-scalzatida-messicani-cinesi-e-russi-n9RY33ugINuRcR9TtnNvlI/pagina.html |data=29 gennaio 2013 }}. La stampa. Cronache. 22 maggio 2012.</ref>.

Nel 2008 viene formalizzata la collaborazione fra mafia russa e Cosa nostra, [['ndrangheta]] e [[camorra]]<ref name=piovra>[http://notizie.virgilio.it/esteri/mafia-russa.html ''I tentacoli della piovra russa in Italia: una rete sempre più forte''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20121105171730/http://notizie.virgilio.it/esteri/mafia-russa.html |data=5 novembre 2012 }}. Virgilio. Notizie. Esteri. 25 marzo 2010.</ref>. Sotto la supervisione della mafia russa le aziende agricole italiane, i trasporti delle merci: sia a livello internazionale, sia all'interno del paese. La mafia russa nel mondo conta circa 300&nbsp;000 persone ed è la terza organizzazione criminale per la sua influenza, dopo l'originale italiana e le reti criminali cinesi<ref name=piovra />.

Il 2 ottobre 2012 nel Report Caponnetto si leggono le infiltrazioni della mafia russa nella [[Repubblica di San Marino]] e in [[Emilia-Romagna]] a carattere predatorio come le estorsioni.

=== Mafia nigeriana ===
{{vedi anche|Mafia nigeriana}}
Il 19 ottobre [[2015]] per la prima volta in [[Sicilia]] presunti membri di un'organizzazione criminale straniera vengono accusati del reato di associazione mafiosa, in particolare viene scoperta la [[Confraternite nigeriane|confraternita nigeriana]] dei [[Black Axe]] che gestisce lo spaccio e la prostituzione nel quartiere [[Ballarò (Palermo)|Ballarò]] di [[Palermo]] sotto l'egida di Giuseppe Di Giacomo, boss del clan di Porta Nuova, ucciso il 12 marzo [[2014]]. Si scopre quindi un'alleanza tra il clan palermitano e l'organizzazione nigeriana<ref name="NigeriaPalermo">{{cita news|url = http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/10/19/mafia-nigeriana-il-patto-con-cosa-nostra-agguati-con-lascia-e-sangue-bevuto-a-palermo-prima-inchiesta-sulla-cosa-nera/2105873/|titolo = Mafia nigeriana: il patto con Cosa nostra, agguati con l'ascia e sangue bevuto. A Palermo prima inchiesta sulla ‘Cosa nera’|pubblicazione = Fattoquotidiano|data = 19 ottobre 2015|accesso = 22 ottobre 2015|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20151021213642/http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/10/19/mafia-nigeriana-il-patto-con-cosa-nostra-agguati-con-lascia-e-sangue-bevuto-a-palermo-prima-inchiesta-sulla-cosa-nera/2105873/|dataarchivio = 21 ottobre 2015|urlmorto = no}}</ref>.

L'[[Agenzia informazioni e sicurezza interna|Aisi]], inoltre, dal [[2012]] controlla il presunto capo della confraternita Eyie, Grabriel Ugiagbe, gestendo i suoi affari criminali da [[Catania]], spostandosi poi in Nord Italia, [[Austria]] e [[Spagna]]. Le famiglie catanesi ancora non sono né in contrasto né in sodalizio con essi<ref>{{cita news|url = http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2013/11/15/news/ecco_il_tot_riina_dei_nigeriani_nuovo_barone_della_drogra-70684268/|titolo = Ecco il "Capo dei capi" nigeriano nuovo barone della droga in Italia|pubblicazione = repubblica.it|data = 15 novembre 2013|accesso = 22 ottobre 2015|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20160425112555/http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2013/11/15/news/ecco_il_tot_riina_dei_nigeriani_nuovo_barone_della_drogra-70684268/|dataarchivio = 25 aprile 2016|urlmorto = no}}</ref>.

=== Mafia albanese ===
Dal [[2012]] la mafia albanese coopera anche con Cosa Nostra, in particolare nella zona di [[Catania]] e [[Messina]], vendendo ad essa [[cannabis]]<ref name="cannabis">{{cita web|url=http://thevision.com/attualita/narcos-albanesi/|titolo=COME I NARCOS ALBANESI SONO DIVENTATI TRA I PRIMI TRAFFICANTI DI CANNABIS D’EUROPA|accesso=25 dicembre 2017}}</ref>.

Nel [[febbraio]] [[2015]] la [[Polizia di Stato]], su delega della Procura di [[Catania]], ha portato a termine l'operazione ''Spartivento'' nei confronti di sedici persone accusate di [[associazione per delinquere]] finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti: secondo l'accusa, i gruppi criminali dei Nizza, Morabito e Saitta, concorrenti tra loro e tutti collegati alla storica "[[Famiglia (mafia)|famiglia]]" [[Benedetto Santapaola|Santapaola]]-[[Aldo Ercolano|Ercolano]] di Cosa Nostra, avrebbero gestito il traffico di tonnellate di [[marijuana]] e [[hashish]] fatti arrivare dall'[[Albania]] su pescherecci siciliani o su natanti messi a disposizione dagli stessi albanesi per rifornire le piazze di spaccio di [[Librino]], [[San Cristoforo (Catania)|San Cristoforo]] e [[Picanello]]<ref>{{Cita web|url=https://catania.gds.it/articoli/cronaca/2015/02/02/droga-scoperto-traffico-internazionale-numerosi-fermi-a-catania-contestata-laggravante-mafiosa-af28170a-3728-43da-a799-b6ce2b2a376d/|titolo=Traffico internazionale di droga e mafia, fermi a Catania|sito=Giornale di Sicilia|lingua=it|accesso=2021-09-11}}</ref>.

A ottobre [[2017]] si conclude l'operazione ''Rosa dei Venti'' coordinata dalla Procura di Catania che porta all'arresto di 11 persone accusate di traffico internazionale di droga e di armi in essere tra una organizzazione albanese e clan catanesi per rifornire le piazze di spaccio di Catania e Messina. Un sodalizio cominciato almeno dal [[2013]]<ref name="cannabis" />. L'inchiesta italiana [[Proteste dell'opposizione albanese del 2017|ha portato l'opposizione]] ad accusare il Governo di [[Edi Rama]] di corruzione e di collusione con i narcotrafficanti, proteste che si sono concluse con le dimissioni dei ministri [[Saimir Tahiri]] e [[Fatmir Xhafaj]], imparentati con esponenti dei clan coinvolti nell'indagine<ref>{{Cita web|url=https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2018/05/27/albania-proteste-premier-ministro-degli-interni/|titolo=Albania: proteste contro il premier e il ministro degli Interni {{!}} Sicurezza internazionale {{!}} LUISS|sito=Sicurezza internazionale|data=2018-05-27|lingua=it-IT|accesso=2021-09-11|dataarchivio=11 settembre 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210911134420/https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2018/05/27/albania-proteste-premier-ministro-degli-interni/|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://palermo.repubblica.it/cronaca/2017/12/18/news/catania_chiuse_le_indagini_per_droga_sul_cugino_del_ministro_degli_interni_albanese-184467173/|titolo=Catania, chiuse le indagini per droga sul cugino dell'ex ministro degli Interni albanese|sito=la Repubblica|data=2017-12-18|lingua=it|accesso=2021-09-11}}</ref>.

== Operazioni di polizia ==
{{Vedi anche|Operazioni di polizia contro Cosa nostra}}

== Boss ==
{{colonne}}
* [[Alfio Ferlito]]
* [[Antonio Salamone]]
* [[Antonino Calderone]]
* [[Antonino Mandalà]]
* [[Antonino Rotolo]]
* [[Benedetto Santapaola]]
* [[Bernardo Brusca]]
* [[Bernardo Provenzano]]
* [[Calogero Vizzini]]
* [[Daniele Emmanuello|Daniele Salvatore Emanuello]]
* [[Domenico Raccuglia]]
* [[Filippo Graviano]]
* [[Filippo Marchese]]
* [[Francesco Cuccia]]
* [[Francesco Di Cristina]]
* [[Francesco Domingo]]
{{colonne spezza}}
* [[Francesco Madonia]]
* [[Francesco Messina Denaro]]
* [[Francesco Paolo Bontate]]
* [[Gaetano Badalamenti]]
* [[Gaetano Fidanzati]]
* [[Giovanni Arena]]
* [[Giovanni Bontate]]
* [[Giovanni Brusca]]
* [[Giuseppe Calderone]]
* [[Giuseppe Calò]]
* [[Giuseppe Di Cristina]]
* [[Giuseppe Falsone]]
* [[Giuseppe Farinella]]
* [[mafia messinese|Gaetano Costa]]
* [[mafia messinese|Luigi Sparacio]]{{colonne spezza}}
* [[Giuseppe Genco Russo]]
* [[Giuseppe Giacomo Gambino]]
* [[Giuseppe Graviano]]
* [[Giuseppe Greco (mafioso)|Giuseppe Greco]]
* [[Giuseppe Guttadauro]]
* [[Giuseppe Lucchese]]
* [[Giuseppe "Piddu" Madonia]]
* [[Leoluca Bagarella]]
* [[Cuntrera-Caruana|Leonardo Caruana]]
* [[Luciano Liggio]]
* [[Matteo Messina Denaro]]
* [[Mariano Agate]]
* [[Michele Cavataio]]
* [[Michele Greco]]
* [[Michele Navarra]]
* [[Pietro Torretta]]
* [[Raffaele Ganci]]
{{colonne spezza}}
* [[Rosario Riccobono]]
* [[Salvatore Cancemi]]
* [[Salvatore Greco (criminale)|Salvatore Greco]]
* [[Salvatore Inzerillo]]
* [[Salvatore La Barbera]]
* [[Salvatore Lo Piccolo]]
* [[Salvatore Montalto]]
* [[Salvatore Riina]]
* [[Sebastiano Rampulla]]
* [[Settimo Mineo]]
* [[Stefano Bontate]]
* [[Tommaso Buscetta]]
* [[Vanni Sacco]]
* [[Vincenzo Puccio]]
* [[Vincenzo Rimi]]
{{colonne fine}}

== Collaboratori di giustizia ==
{{Vedi anche|Collaboratori di giustizia di Cosa nostra}}

==Attività di contrasto==
{{Vedi anche|Movimento antimafia|L'Ora|Maxiprocesso di Palermo|Giovanni Falcone|Paolo Borsellino|Vittime di Cosa nostra}}
[[File:MaxiprocessoPalermo.jpg|thumb|Il [[Maxiprocesso di Palermo]], considerato una delle pietre miliari del contrasto a Cosa nostra.]]
L'azione di contrasto a Cosa nostra si articolò in diverse fasi storiche: nell'[[Unità d'Italia|Italia post-unitaria]], gli unici tentativi seri (seppur con metodi autoritari e privi di [[garantismo]]) furono messi in atto dalla [[Sinistra storica]], nella persona del prefetto [[Antonio Malusardi]]<ref name=":4" />, e dal [[Regime Fascista|regime fascista]] con il "prefetto di ferro" [[Cesare Mori]]<ref name=":02" />. Per il resto della storia italiana, la lotta alla mafia fu episodica ed, in numerosi casi, inefficace<ref name="autogenerato7" /><ref name=":5">Giovanni Falcone e Marcelle Padovani, ''[[Cose di Cosa Nostra (saggio)|Cose di Cosa Nostra]]'', Milano, Rizzoli, 1991.</ref>.

Un primo esempio in assoluto di [[Movimento antimafia|antimafia]] sociale furono i [[Fasci siciliani]] (una delle prime organizzazioni [[Sindacato|sindacali]] nella [[storia d'Italia]]), che furono sciolti con la forza dal [[governo Crispi III]] nel [[1894]] poiché intendevano affermare i diritti dei contadini salvaguardandoli dai soprusi che i baroni e i [[Gabellotto|gabellotti]] mafiosi perpetravano verso di loro<ref name=":10" />.

Dopo la fine della [[seconda guerra mondiale]], nelle campagne siciliane si sviluppò un movimento contadino organizzato guidato da combattivi ed eroici sindacalisti (come [[Placido Rizzotto]], [[Salvatore Carnevale]], [[Accursio Miraglia]] e tanti altri) che sfidò apertamente gli interessi mafiosi, chiedendo l'attuazione delle [[Fausto Gullo|leggi Gullo-Segni]] che destinavano alle cooperative i terreni incolti dei [[latifondi]] spesso di proprietà di baroni assenteisti collusi con la mafia ma tale movimento fu stroncato nel sangue attraverso l'intimidazione e la violenza<ref name="autogenerato12" />. Sempre a partire dal [[secondo dopoguerra]], lo Stato italiano iniziò a dare risposte più incisive nella lotta a Cosa nostra quando il fenomeno assunse caratteri più violenti ed aggressivi nei confronti dei rappresentanti statali e della popolazione in generale con [[Omicidio|omicidi]] sempre più efferati: fu approvata la [[Legge 13 settembre 1982, n. 646|legge n. 646 del 13 settembre 1982]] (che introdusse nel codice penale il reato di "[[associazione di tipo mafioso]]") e, grazie al lavoro di singoli magistrati (come [[Giovanni Falcone]] e [[Paolo Borsellino]]), fu possibile portare a processo e irrogare pesanti condanne nei confronti di esponenti di vertice di Cosa nostra, che, fino a qualche anno prima, venivano quasi sempre assolti con la formula dell'[[insufficienza di prove]] perché riuscivano ad intimidire i testimoni o a distruggere prove a loro carico<ref>{{Cita web|url=https://www.rainews.it/amp/articoli/2022/05/il-metodo-falcone-una-preziosa-eredita-nella-lotta-contro-la-mafia-intervista-a-vincenzo-musa-62faba61-bb07-40a9-b88e-e1be70454730.html|titolo=AMP {{!}} Il "metodo Falcone", una preziosa eredità nella lotta contro la Mafia|sito=www.rainews.it|accesso=2022-10-03}}</ref>.

Sul piano dell'[[opinione pubblica]] furono fondamentali i servizi giornalistici del mensile catanese ''[[I Siciliani]]'' (fondato da [[Pippo Fava]], ucciso da Cosa nostra nel 1984) ed, in particolare, quelli del quotidiano palermitano ''[[L'Ora]]'' che, fino alla sua chiusura nel [[1992]], condusse [[reportage]] e pubblicò articoli di cronaca o di denuncia riguardanti prevalentemente il fenomeno mafioso che stimolarono la consapevolezza del suo vasto pubblico di lettori<ref name=":8">{{Cita web|url=https://www.lastampa.it/cultura/2012/06/18/news/era-l-ora-della-mafia-in-prima-pagina-1.36471116/|titolo=Era L'Ora della mafia in prima pagina|sito=La Stampa|data=2012-06-18|lingua=it|accesso=2022-05-03}}</ref>. Rimase isolata invece l'attività giornalistica e radiofonica di [[Peppino Impastato]], esponente della [[sinistra extraparlamentare]] di [[Cinisi]] che, dai microfoni della sua [[Radio Aut]], denunciava le attività di Cosa nostra e i suoi legami con la politica locale anche attraverso la [[satira]]. Per questa sua attività, Impastato fu ucciso e l'omicidio camuffato da [[attentato]] [[Terrorismo|terroristico]] finito male. Alcuni compagni di militanza di Impastato diedero vita al ''[[Centro siciliano di documentazione]]'' (a lui intitolato) che nel [[1979]] organizzò, insieme a [[Democrazia Proletaria]]'','' la prima manifestazione nazionale contro la mafia della storia d'Italia, a cui parteciparono 2 000 persone provenienti da tutto il Paese.<ref>{{Cita web|url=https://www.centroimpastato.com/cose-il-centro/|titolo=Cos'è il Centro|sito=Centro Siciliano di Documentazione "Giuseppe Impastato" - Onlus|lingua=it-IT|accesso=2023-12-24}}</ref> La riapertura delle indagini a vent'anni dalla sua morte e la condanna dei reali responsabili, accompagnati dall'uscita di un [[I cento passi|film di successo]] sulla sua storia, hanno fatto di Impastato un simbolo della lotta contro Cosa nostra<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/04/12/chiamava-il-boss-tano-seduto-salto-in.html|titolo=Chiamava il boss Tano seduto saltò in aria e passò per suicida - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=2002-04-12|lingua=it|accesso=2023-12-24}}</ref>.

Fu infatti a partire dagli [[Anni 1980|anni ottanta del XX secolo]] che, a fianco dell'offensiva giudiziaria, si sviluppò un movimento di opinione antimafia, fatto di [[Associazione (diritto)|associazioni]], [[Comitato (ordinamento civile italiano)|comitati cittadini]] e gruppi studenteschi, i quali portarono avanti iniziative, incontri nelle scuole e manifestazioni di piazza per promuovere la cultura della [[legalità]] in contrasto con quella mafiosa dell'[[omertà]] e della violenza<ref name=":10">{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/la-lotta-alle-mafie-tra-movimenti-e-istituzioni_(L%27Italia-e-le-sue-Regioni)|titolo=La lotta alle mafie tra movimenti e istituzioni in "L'Italia e le sue Regioni"|sito=www.treccani.it|lingua=it-IT|accesso=2022-10-03}}</ref>. Anche la [[Chiesa cattolica]] corse ai ripari: nel 1982 la [[Conferenza Episcopale Siciliana]] presieduta dal cardinale [[Salvatore Pappalardo (cardinale)|Salvatore Pappalardo]] proclamò con un proprio documento la [[scomunica]] per coloro che si macchiano di crimini di matrice mafiosa.<ref>{{cita web|url=https://www.diocesimonreale.it/scomunica-per-i-mafiosi/|titolo=Scomunica per i mafiosi|data=17 novembre 2017|accesso=8 ottobre 2023}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/la-chiesa-contro-le-mafie-tra-denunce-e-testimonianza-|titolo=La condanna della criminalità. Chiesa contro le mafie: denunce e testimonianza|sito=www.avvenire.it|data=2015-02-26|lingua=it|accesso=2023-12-31}}</ref>
[[File:Sheet_Falcone_Borsellino.jpg|miniatura|Una manifestazione con slogan inneggianti a [[Giovanni Falcone|Falcone]] e [[Paolo Borsellino|Borsellino]], personalità impegnate al contrasto di Cosa nostra.]]
Nel [[1992]], la rabbia e lo sdegno suscitati dalle stragi in cui persero la vita Falcone e Borsellino provocarono la nascita di [[Movimento antimafia|nuovi movimenti antimafia]] di protesta ed indussero lo Stato a reagire con maggiore decisione contro Cosa nostra: oltre alla [[Direzione Investigativa Antimafia]] (DIA) e alla [[Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo|Direzione Nazionale Antimafia]] (DNA) istituite l'anno precedente sotto l'impulso di Falcone, furono varati l'[[articolo 41-bis]] dell'[[Ordinamento penitenziario italiano|ordinamento penitenziario]] (il cosiddetto "carcere duro" per i colpevoli di reati di mafia) e nuove norme a tutela dei [[Collaboratore di giustizia (Italia)|collaboratori di giustizia]], che consentirono nel giro di pochi anni di catturare i principali latitanti mafiosi e decapitare così l'organizzazione<ref name=":10" />. Sul fronte sociale fu notevole l'attività di don [[Pino Puglisi]] (ucciso nel [[1993]]), il quale operava come [[parroco]] nel quartiere palermitano di [[Brancaccio-Ciaculli|Brancaccio]], opponendosi al degrado urbano e recuperando socialmente i ragazzi di strada utilizzati da Cosa nostra come manovalanza a basso costo<ref>Francesco Deliziosi. ''Don Puglisi, vita del prete palermitano ucciso dalla mafia''. Milano, Mondadori, 2005.</ref>.

Associazioni come ''[[Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie]]'' (fondata nel [[1995]] da don [[Luigi Ciotti]]) hanno promosso la promulgazione della legge 109/1996 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alla mafia<ref name=":10" />.

== Filmografia ==
{{vedi anche|Filmografia su Cosa nostra}}

== Note ==
<references/>

== Bibliografia ==
I testi indicati sono in ordine cronologico di pubblicazione.
=== Saggi ===
==== Storia generale e sociologia di Cosa nostra ====
* [[Pasquale Villari]], ''Lettere meridionali'', Firenze, [[Le Monnier]], [[1875]].
* [[Leopoldo Franchetti]], [[Sidney Sonnino|Sindey Sonnino]], ''[[La Sicilia nel 1876]]'', Firenze, Barbera, 1877; Palermo, Kalos, 2004.
* [[Giuseppe Alongi (scrittore)|Giuseppe Alongi]], ''La maffia nei suoi fattori e nelle sue manifestazioni. Studio sulle classi pericolose della Sicilia'', Torino, [[Fratelli Bocca Editori]], [[1886]]; Milano, [[Edizioni Remo Sandron]], 1904.
* [[Napoleone Colajanni (1847)|Napoleone Colajanni]], ''Nel Regno della Mafia, dai Borboni ai Sabaudi'', Roma, Rivista Popolare, [[1900]]; Catanzaro, [[Rubbettino Editore|Rubbettino]], 1984.
* [[Giuseppe de Felice Giuffrida]], ''Maffia e delinquenza in Sicilia,'' Milano, Società editrice lombarda, 1900; Milano, Sinclair Edizioni, [[1999]].
* Antonino Cutrera, ''La mafia e i mafiosi. Origini e manifestazioni'', Palermo, Reber Editore, 1900.
* [[Gaetano Mosca]], ''Che cos'è la mafia'', Padova, [[Giornale degli economisti e Annali di economia|Giornale degli economisti]], 1901; Roma-Bari, [[Editori Laterza|Laterza]], 2002; Torino, [[Nino Aragno Editore]], 2019.
* [[Eric Hobsbawm]], ''Primitive Rebels. Studies in Archaic Forms of Social Movement in the 19th and 20th Centuries,'' [[Manchester]], Manchester University Press, [[1959]]; New York, [[W. W. Norton & Company|Norton]], [[1965]]. Edizione italiana: ''I Ribelli. Forme primitive di rivolta sociale'', Torino, [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]], [[1960]]; [[1966]].
* [[Michele Pantaleone]], ''[[Mafia e politica. 1943-1962|Mafia e politica: 1943-1962]]'', prefazione di [[Carlo Levi]], Torino, Einaudi, 1962.
* [[Salvatore Francesco Romano]], ''Storia della mafia'', Milano, [[SugarCo Edizioni]], 1963; Milano, [[Arnoldo Mondadori Editore|A. Mondadori Editore]], 1966.
* [[Norman Lewis]], ''The Honoured Society. The Mafia Conspiracy observed'', London, Collins, [[1964]]; Harmondsworth: Penguin, 1967; con il titolo ''The Honoured Society. The Sicilian Mafia observed'', epylogue by Marcello Cimino, London, Eland, 1984.
* [[Giuseppe Fava]]'', Processo alla Sicilia'', Catania, ITES, [[1967]]; Catania, Fondazione Giuseppe Fava, 2008.
* Michele Pantaleone, ''Il sasso in bocca. Mafia e Cosa nostra'', Bologna, Cappelli, 1970.
* Henner Hess, ''Mafia'', prefazione di Leonardo Sciascia, [[Roma]]-[[Bari]], [[Editore Laterza|Laterza]], 1970; 1984; prefazione di [[Nicola Tranfaglia]], 1993.
* [[Leonardo Sciascia]], ''[[La storia della mafia]]'', Milano, Storia illustrata, 1972; Milano, Barion, 2013.
* [[Gaetano Falzone]], ''Histoire de la mafia'', Parigi, [[Fayard]], 1973. Edizione italiana: ''Storia della mafia'', Palermo, [[Flaccovio Editore|Flaccovio]], 1984; Soveria Mannelli, Rubbettino, 2019.
* [[Anton Blok]], ''The mafia of a sicilian village, 1860-1960. A study of violent peasant entrepreneurs'', [[Hoboken (New Jersey)|Hoboken]], [[Wiley-Blackwell|Blackwell Publishers]], [[1974]]. Edizione italiana: ''La mafia di un villaggio siciliano 1860-1960. Imprenditori, contadini, violenti'', prefazione di [[Charles Tilly]], traduzione di Marina Bocconcelli, Torino, Einaudi, [[1986]]; [[2000]].
* [[Pino Arlacchi]], ''La mafia imprenditrice. L'etica mafiosa e lo spirito del capitalismo'', Bologna, [[Il Mulino]], 1983; Milano, [[Il Saggiatore (casa editrice)|Il Saggiatore]], 2007.
* [[Francesco Brancato]], ''La mafia nell’opinione pubblica e nelle inchieste dall’Unità d’Italia al fascismo'', Cosenza, [[Luigi Pellegrini Editore]], 1986.
* [[Giuseppe Casarrubea]] e Pia Blandano, ''L'educazione mafiosa. Strutture sociali e processi di identità'', Palermo, Sellerio, [[1991]].
* Diego Gambetta, ''La mafia siciliana. Un'industria della protezione privata'', Torino, Einaudi, [[1992]].
* [[Salvatore Lupo]], ''[[Storia della mafia. Dalle origini ai nostri giorni]]'', Roma, Donzelli, [[1993]], 2004.
* Liliana Madeo, ''Donne di mafia: vittime, complici e protagoniste'', Milano, [[Arnoldo Mondadori Editore|A. Mondadori Editore]], [[1994]].
* Giuseppe Casarrubea, ''Gabbie strette. L'educazione in terre di mafia: identità nascoste e progettualità del cambiamento'', Palermo, [[Sellerio]], [[1996]].
* Giovanni Tessitore, ''Il nome e la cosa. Quando la mafia non si chiamava mafia'', Milano, [[FrancoAngeli]], 1997.
* [[Francesco Renda]], ''Storia della mafia'', Palermo, Vittorietti, 1998.
* [[Rosario Mangiameli]], ''La mafia tra stereotipo e storia'', [[Caltanissetta]]-[[Roma]], [[Salvatore Sciascia (editore)|S. Sciascia Editore]], 2000.
* Amelia Crisantino, ''Della segreta ed operosa associazione.'' ''Una setta all’origine della mafia,'' Palermo, Sellerio, [[2000]]''.''
* [[Alessandra Dino]], ''Mutazioni. Etnografia del mondo di Cosa nostra'', Palermo, La Zisa, ([[2002]]).
* [[Giuseppe Carlo Marino]], ''Storia della mafia. Dall'"Onorata società" a "Cosa nostra", la ricostruzione critica di uno dei più inquietanti fenomeni del nostro tempo'', Roma, [[Newton Compton Editori|Newton & Compton Editori]], [[1998]], [[2006]].
* [[John Dickie]], ''Cosa nostra. A history of the sicilian mafia'', London: Hodder & Stoughton, [[2004]]. Edizione italiana: ''Cosa nostra. Storia della mafia siciliana'', traduzione di Giovanni Ferrara degli Uberti, Bari, [[Editori Laterza|Laterza]], 2005.
* Mario Siragusa, ''Baroni e briganti. Classi dirigenti e mafia nella Sicilia del latifondo, 1861-1950'', Milano, Franco Angeli, [[2004]].
* Alessandra Dino (a cura di), ''Pentiti: i collaboratori di giustizia, le istituzioni, l'opinione pubblica'', Roma, Donzelli, 2006.
* Giuseppe Carlo Marino, ''I Padrini. Da Vito Cascio Ferro a Lucky Luciano, da Calogero Vizzini a Stefano Bontate, fatti, segreti, e testimonianze di Cosa Nostra attraverso le sconcertanti biografie dei suoi protagonisti'', Roma, [[Newton Compton Editori|Newton & Compton]], 2006.
* Giuseppe Carlo Marino, ''La Sicilia delle stragi'', Roma, [[Newton Compton Editori|Newton & Compton Editori]], 2007; 2015.
* Alessandra Dino, ''La mafia devota. Chiesa, religione e Cosa Nostra'', Bari, [[Giuseppe Laterza e figli]], ([[2008]]).
* [[Andrea Camilleri]], ''[[Voi non sapete. Gli amici, i nemici, la mafia, il mondo nei pizzini di Bernardo Provenzano]]'', Milano, Mondadori, 2007.
* [[Enzo Ciconte]], ''Storia criminale. La resistibile ascesa di mafia, 'ndrangheta e camorra dall'Ottocento ai giorni nostri'', Soveria Mannelli, Rubbettino, 2008.
* [[Attilio Bolzoni]], ''Parole d'onore'', Milano, Rizzoli, 2008.
* [[Isaia Sales]], ''I preti e i mafiosi. Storia dei rapporti tra mafia e Chiesa cattolica'', Milano, [[Baldini Castoldi Dalai]], [[2010]]; Soveria Mannelli, Rubbettino, 2015.
* Alessandra Dino, ''Gli ultimi padrini. Indagine sul governo di Cosa Nostra'', [[Roma]]-[[Bari]], [[Editore Laterza]], [[2011]].
* [[Carlo Ruta]], ''Narcoeconomy. Business e mafie che non conoscono crisi'', [[Castelvecchi editore|Castelvecchi Editore]], Roma, 2011.
* Enzo Ciconte, ''Atlante delle mafie. Storia, economia, società, cultura'', a cura di e con [[Francesco Forgione]] e [[Isaia Sales]], 4 voll., Soveria Mannelli, Rubbettino, 2011-2016.
* Enzo Ciconte, ''Storia illustrata di Cosa nostra. La mafia siciliana dal mito dei Beati Paoli ai giorni nostri'', con Francesco Forgione, Soveria Mannelli, Rubbettino, [[2012]].
* John Dickie, ''Blood Brotherhoods: The Rise of the Italian Mafias'', Londra, [[Hodder & Stoughton]], [[2011]]. Edizione italiana: ''Onorate Società. L'ascesa della mafia, della camorra e della ‘ndrangheta'', traduzione di Fabio Galimberti, [[Roma]]-[[Bari]], [[Editori Laterza]], [[2012]].
* Vittorio Coco, ''La mafia dei giardini, Storia delle cosche della Piana dei Colli'', [[Roma]]-[[Bari]], [[Editore Laterza]], 2013.
* Isaia Sales, ''Storia dell’Italia mafiosa. Perché le mafie hanno avuto successo'', Soveria Mannelli, Rubbettino, [[2015]].
* [[Francesco Benigno (storico)|Francesco Benigno]]'', La mala setta. Alle origini di mafia e camorra. 1859-1878'', Torino, Einaudi, [[2015]]''.''
* [[Federico Varese]], ''Mafia Life: Love, Death and Money at the heart of Organized Crime'', London: Profile 2017 ISBN 1781252556, ISBN 978-1781252550. Edizione italiana: ''Vita di mafia. Amore, morte e denaro nel cuore del crimine organizzato'', traduzione di Giovanni Gabellini, Torino, Einaudi, 2017.
* Umberto Santino, ''La mafia dimenticata. La criminalità organizzata in Sicilia dall'Unità d'Italia ai primi del Novecento. Le inchieste, i processi. Un documento storico'', Milano, Melampo Editore, [[2017]].

==== Cosa nostra durante il fascismo ====
* [[Cesare Mori]], ''Tra le zagare, oltre la foschia'', Firenze, Carpigiani & Zipoli, [[1923]] (nuova edizione La Zisa, Palermo, 1988).
* Cesare Mori, ''Con la mafia ai ferri corti'', Milano, A. Mondadori, [[1932]] (nuova edizione Avatar Éditions, Trabia, 2018).
* [[Giuseppe Tricoli]], ''Il Fascismo e la lotta contro la mafia'', ISSPE, [[1988]].
* [[Arrigo Petacco]], ''Il prefetto di ferro'', Milano, Mondadori, [[1975]], 2004.
* [[Christopher Duggan]], ''Fascism and the Mafia'', New Haven (CT), Yale University Press, [[1989]]. Edizione italiana: ''La mafia durante il Fascismo'', prefazione di [[Denis Mack Smith]], traduzione di Patrizia Niutta, Soveria Mannelli, [[Rubbettino Editore]], 1992.
* Salvatore Porto, ''Mafia e fascismo. Il prefetto Mori in Sicilia'', Messina, Siciliano, [[2001]].
* [[Roberto Olla]], ''Padrini. Alla ricerca del Dna di Cosa nostra'', prefazione di Giuseppe Carlo Marino, Milano, Mondadori, [[2003]].
* Manoela Patti e Vittorio Coco, ''Relazioni mafiose. La mafia ai tempi del fascismo'', XL Edizioni, [[2013]].

==== Cosa nostra dal dopoguerra a oggi ====
* [[Danilo Dolci]], ''Banditi a Partinico'', Bari, [[Editori Laterza|Laterza]], [[1956]]; Palermo, [[Sellerio]], 2009.
* [[Renato Candida]], ''Questa mafia'', Caltanissetta, [[Salvatore Sciascia (editore)|Salvatore Sciascia Editore]], 1956.
* [[Filippo Gaja]], ''L'esercito della lupara'', Milano, Area Editore, [[1962]]; Milano, Maquis Editore, [[1990]].
* [[Felice Chilanti]], [[Mario Farinella]], ''Rapporto sulla mafia'', introduzione di [[Vittorio Nisticò]], Palermo, [[Flaccovio Editore|Flaccovio]], 1964.
* [[Michele Pantaleone]], ''Mafia e droga'', Torino, Einaudi, 1966.
* Michele Pantaleone, ''Antimafia: occasione mancata'', Torino, Einaudi, 1969.
* [[Rosario Poma]] ed Enzo Perrone, ''La mafia.'' ''Nonni e nipoti,'' prefazione di [[Simone Gatto]], Firenze, [[Vallecchi]], 1971.
* Orazio Barrese, ''I complici. Gli anni dell'antimafia'', Milano, [[Feltrinelli]], [[1973]].
* [[Giuseppe Fava]], ''Mafia. Da Giuliano a Dalla Chiesa'', Catania, [[I Siciliani|I Siciliani editori]], [[1982]]; Roma, [[Editori Riuniti]], 1984.
* [[Nando dalla Chiesa]], ''Delitto imperfetto. Il generale, la mafia, la società italiana'', Milano, [[Arnoldo Mondadori Editore|A. Mondadori Editore]], [[1984]].
* [[Fabrizio Calvi]], ''La vita quotidiana della mafia dal 1950 ai nostri giorni'', prefazione di [[Leonardo Sciascia]], Milano, Rizzoli, 1986.
* Claire Sterling, ''Octopus. The long reach of the international Sicilian Mafia'', New York, Norton, 1990. Edizione italiana: ''Cosa non solo nostra: la rete mondiale della mafia siciliana'', prefazione di [[Michele Pantaleone]], traduzione di [[Roberta Rambelli]], Milano, Mondadori, [[1990]].
* {{cita libro|Claudio|Fava|wkautore=Claudio Fava|La mafia comanda a Catania. 1960-1991|1991|[[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]]|Roma-Bari|cid=Claudio Fava, 1991|isbn=88-420-3811-3}}
* [[Giovanni Falcone]], ''[[Cose di Cosa Nostra (saggio)|Cose di Cosa nostra]]'', in collaborazione con [[Marcelle Padovani]], Milano, Rizzoli, [[1991]], 2004.
* [[Nicola Tranfaglia]], ''Mafia, politica e affari nell'Italia repubblicana, 1943-1991'', Roma-Bari, Laterza, 1992.
* [[Pino Arlacchi]], ''Gli uomini del disonore. La mafia siciliana nella vita del grande pentito Antonino Calderone'', Milano, [[Arnoldo Mondadori Editore|A. Mondadori Editore]], 1992.
* [[Antonino Caponnetto]], ''I miei giorni a Palermo. Storie di mafia e di giustizia raccontate a Saverio Lodato'', Milano, Garzanti, 1992.
* Nando dalla Chiesa, ''Il giudice ragazzino. Storia di Rosario Livatino assassinato dalla mafia sotto il regime della corruzione'', Torino, Einaudi, 1992.
* [[Enrico Deaglio]]'', Raccolto rosso. La mafia, l'Italia e poi venne giù tutto'', Milano, Feltrinelli, 1993.
* [[Attilio Bolzoni]] e [[Giuseppe D'Avanzo]], ''Il capo dei capi. Vita e carriera criminale di Totò Riina,'' [[Milano]], Mondadori, 1993, ISBN 978-88-17-05020-3.
* Francesco La Licata, ''Storia di Giovanni Falcone'', Rizzoli, Milano, 1993; Feltrinelli, Milano, 2005.
* [[Alexander Stille]], ''Excellent Cadavers: The Mafia and the Death of the First Italian Republic,'' Vintage, London, [[1995]]. Edizione italiana: ''Nella terra degli infedeli. Mafia e politica nella Prima Repubblica,'' traduzione di Paola Mazzarelli, Milano, [[A. Mondadori]], 1995; Milano, [[Garzanti]], 2007.
* [[Attilio Bolzoni]] e [[Giuseppe D'Avanzo]], ''La giustizia è Cosa nostra. Il caso Carnevale tra delitti e impunità'', Milano, Mondadori, [[1995]].
* [[Carlo Ruta]], ''Il binomio Giuliano-Scelba. Un mistero della Repubblica?'', Soveria Mannelli, Rubbettino, [[1995]].
* Giuseppe Casarrubea, ''Portella della Ginestra, Microstoria di una strage di Stato'', Milano, Franco Angeli, [[1997]], 2002.
* Leo Sisti e [[Peter Gomez]], ''L'intoccabile. Berlusconi e Cosa nostra'', Milano, Kaos, [[1997]]
* Giuseppe Casarrubea, ''Fra' Diavolo e il governo nero. Doppio Stato e stragi nella Sicilia del dopoguerra'', introduzione di [[Giuseppe De Lutiis]], Milano, Franco Angeli, [[1998]], 2000.
* [[Saverio Lodato]]'', Ho ucciso Giovanni Falcone. La confessione di Giovanni Brusca'', Milano, Mondadori, 1999. ISBN 88-04-45048-7.
* Hanspeter Oschwald, ''Einer gegen die Mafia''. Edizione italiana: ''Orlando, un uomo contro. Il sindaco antimafia'', a cura di Sergio Buonadonna, traduzione di Paolo Caropreso, Genova, De Ferrari, [[1999]].
* Umberto Santino, ''Storia del movimento antimafia: dalla lotta di classe all'impegno civile'', Roma, Editori Riuniti, [[2000]].
* Alfio Caruso, ''Da Cosa nasce Cosa. Storia della Mafia dal 1943 ad oggi'', Milano, Longanesi, [[2000]], 2005.
* Giuseppe Casarrubea, ''Salvatore Giuliano. Morte di un capobanda e dei suoi luogotenenti'', Milano, Franco Angeli, [[2001]].
* Leone Zingales, ''Provenzano. Il re di Cosa nostra. La vera storia dell'ultimo padrino'', Cosenza, [[Pellegrini Editore|Pellegrini]], [[2001]].
* Maurizio Torrealta, ''La trattativa. Mafia e Stato. Un dialogo a colpi di bombe'', Roma, Editori Riuniti, 2002. ISBN 88-359-5195-X; Milano, BUR Rizzoli, 2010. ISBN 978-88-17-04126-3.
* Leone Zingales, ''La mafia negli anni '60 in Sicilia. Dagli affari nell'edilizia alla prima guerra tra clan, fino al processo di Catanzaro'', TEV Registri Vaccaro, [[2003]].
* ''Come nasce la Repubblica. La mafia, il Vaticano e il neofascismo nei documenti americani e italiani, 1943-1947'', a cura di [[Nicola Tranfaglia]], note di Giuseppe Casarrubea, Milano, Bompiani, [[2004]].
* [[Francesco Forgione]], ''Amici come prima. Storie di mafia e politica nella Seconda Repubblica'', Roma, Editori Riuniti, [[2004]].
* Saverio Lodato, ''Venticinque anni di mafia. C'era una volta la lotta alla mafia'', Milano, Rizzoli, [[2004]].
* [[Enrico Bellavia]] e [[Salvo Palazzolo]], ''Voglia di mafia. Le metamorfosi di Cosa nostra da Capaci a oggi'', prefazione di Gian Carlo Caselli, Roma, Carocci, [[2004]].
* Giuseppe Casarrubea, ''Storia segreta della Sicilia. Dallo sbarco alleato a Portella delle Ginestre'', introduzione di Nicola Tranfaglia, Milano, [[Bompiani]], [[2005]].
* ''L'amico degli amici. Perché Marcello Dell'Utri è stato condannato a nove anni in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa'', a cura di [[Peter Gomez]] e [[Marco Travaglio]], Milano, Rizzoli, [[2005]].
* [[Saverio Lodato]] e [[Marco Travaglio]], ''[[Intoccabili (saggio)|Intoccabili. Perché la mafia è al potere]]'', Milano, Rizzoli, [[2005]].
* [[Stefano Maria Bianchi]] e Alberto Nerazzini, ''La mafia è bianca'', presentazione di [[Michele Santoro]], Milano, Rizzoli, [[2005]].
* Nicola Andrucci, ''Cosa nostra, attacco allo Stato'', Montedit, 2006.
* Saverio Lodato, ''[[Trent'anni di mafia|Trent'anni di mafia. Storia di una guerra infinita]]'', Milano, Rizzoli (BUR Saggi), [[2006]]
* Leo Sisti, ''L'isola del tesoro. Provenzano & Ciancimino, corleonesi doc: il boss di Cosa Nostra e il sindaco di Palermo tra mafia, politica e affari, dagli anni Sessanta ai giorni nostri'', Milano, [[Rizzoli]], 2007.
* [[Lirio Abbate]] e [[Peter Gomez]], ''I complici. Tutti gli uomini di Bernardo Provenzano da Corleone al Parlamento'', Roma, [[Fazi Editore]], 2007.
* {{cita libro|nome=Alfonso|cognome=Sabella|wkautore=Alfonso Sabella|titolo=Cacciatore di mafiosi|anno=2008|editore=Mondadori|città=Milano|cid=Alfonso Sabella, 2008|isbn=978-88-04-57715-7}}
* Giuseppe Bascietto, Claudio Camarca, ''Pio La Torre'', ''Una Storia Italiana'', [[Aliberti editore]], prefazione del Presidente della Repubblica [[Giorgio Napolitano]], 2008.
* [[Giuseppe Ayala]], ''Chi ha paura muore ogni giorno. I miei anni con Falcone e Borsellino'', Milano, Mondadori, 2008.
* Francesco Petrotta, ''La strage e i depistaggi. Il castello d'ombre su Portella della Ginestra'', prefazione di [[Salvatore Lupo]], Roma, [[Ediesse]], [[2009]].
* John Follain, ''Vendetta: The Mafia, Judge Falcone, and the Quest for Justice'', Londra, [[Hodder & Stoughton]], 2012. Edizione italiana: ''I 57 giorni che hanno sconvolto l'Italia. Perché Falcone e Borsellino dovevano morire?'', Roma, [[Newton Compton Editori|Newton & Compton]], 2012.
* [[John Dickie]], ''Mafia Republic: Italy's Criminal Curse. Cosa Nostra, 'Ndrangheta and Camorra from 1946 to the Present'', Londra, [[Hodder & Stoughton]], [[2013]]. Edizione italiana: ''Mafia Republic: Cosa Nostra, camorra e 'ndrangheta dal 1946 a oggi'', Roma-Bari, [[Editori Laterza]], [[2014]].
* Francesco Petrotta, ''Salvatore Giuliano, uomo d'onore. Nuove ipotesi sulla strage di Portella della Ginestra'', Palermo, Edizioni La Zisa, [[2018]].
* Attilio Bolzoni, ''Il Padrino dell'Antimafia'', Milano, Zolfo editore, [[2019]].
* Nuccio Anselmo, [[Giuseppe Antoci]], ''La mafia dei pascoli. La grande truffa all'Europa e l'attentato al Presidente del Parco dei Nebrodi'', prefazione di [[Gian Antonio Stella]], Soveria Mannelli, [[Rubbettino Editore|Rubbettino]], 2019.
* Sebastiano Ardita, ''Cosa Nostra S.p.A. Il patto economico tra criminalità organizzata e colletti bianchi'', Roma, [[Paper First]], [[2020]].
* Salvo Palazzolo, ''I fratelli Graviano. Stragi di mafia, segreti, complicità'', [[Bari]]-[[Roma]], [[Editori Laterza]], [[2022]].
* Enrico Deaglio, ''Qualcuno visse più a lungo. La favolosa protezione dell'ultimo padrino'', Milano, Feltrinelli, 2022.

=== Opere di narrativa ===
* [[Luigi Natoli]] (William Galt), ''[[I Beati Paoli (romanzo)|I Beati Paoli. Grande romanzo storico siciliano]]'', 2 volumi, Palermo, La Gutenberg, 1925; Milano, Edizioni La Madonnina, 1949; Palermo, [[Flaccovio Editore]], con un saggio introduttivo di [[Umberto Eco]] e note storiche e bio-bibliografiche di Rosario La Duca, 1971, 2003.
* [[Giuseppe Guido Lo Schiavo]], ''Piccola pretura'', Roma, C. Colombo, 1948.
* [[Leonardo Sciascia]], ''[[Il giorno della civetta]]'', Torino, Einaudi, 1961.
* Leonardo Sciascia, ''[[A ciascuno il suo (romanzo)|A ciascuno il suo]]'', Torino, Einaudi, 1966.
* [[Andrea Camilleri]], ''[[Il corso delle cose]]'', [[Poggibonsi]], Antonio Lalli Editore, 1977; Palermo, [[Sellerio]], 2000.
* [[Mario Puzo]], ''The Godfather'', New York, [[G. P. Putnam's Sons]], [[1969]]. Edizione italiana: [[Il padrino (romanzo)|''Il Padrino'']], traduzione di Mercedes Giardini, Milano, [[Dall'Oglio (casa editrice)|dall'Oglio]], 1970.
* Leonardo Sciascia, ''[[Il mare colore del vino]]'', Torino, Einaudi, 1973.
* [[Giuseppe Fava]], ''[[Gente di rispetto]]'', Milano, [[Bompiani]], [[1975]].
* [[Alfredo Galasso]], ''[[La mafia non esiste]]'', Napoli, [[Tullio Pironti|Tullio Pironti Editore]], 1988.
* [[Sebastiano Vassalli]], ''Il cigno'', Torino, Einaudi, 1993.
* [[Luigi Garlando]], ''[[Per questo mi chiamo Giovanni|Per questo mi chiamo Giovanni. Da un padre a un figlio il racconto della vita di Giovanni Falcone]]'', prefazione di Maria Falcone, [[Fabbri Editori]], ristampe nel 2007 3-4&nbsp;2008 5-6&nbsp;2009 7-8 9-10.
* [[Giorgio Di Vita]], ''[[Non con un lamento|Peppino Impastato, vertigini di memorie]]'', Palermo, Navarra Editore, 2010.
* [[Corrado Fortuna]], ''[[Un giorno sarai un posto bellissimo]]'', Milano, [[Baldini+Castoldi]], 2014.

===Fumetti===
* Manfredi Giffone, Fabrizio Longo, Alessandro Parodi, ''Un fatto umano - Storia del pool anfimafia'', Einaudi Stile Libero, [[2011]], [[Graphic Novel|graphic novel]], ISBN 978-88-06-19863-3

===Opere teatrali===
*[[Giuseppe Rizzotto]], Gaspare Mosca, ''[[I mafiusi de la Vicaria]]'', Palermo, 1863.
*[[Luigi Sturzo]], ''La mafia. Dramma in cinque atti'', Roma, Istituto Luigi Sturzo, [[1900]].
*[[Giovanni Alfredo Cesareo]], ''La mafia'', Catania, Giannotta, 1921.
*[[Leonardo Sciascia]], ''I mafiosi'', 1966.
*[[Giuseppe Fava]], ''La violenza'', Palermo, [[Flaccovio Editore|Flaccovio]], 1969.
*Giuseppe Fava, ''Ultima violenza. Dramma in due atti'', Catania, Centro Editoriale Radar, 1982.
*[[Claudio Fava]], [[Ninni Bruschetta]], ''[[L'istruttoria - Atti del processo in morte di Giuseppe Fava]]'', 2004.

== Voci correlate ==
{{div col}}
* [[Bombe del 1992-1993]]
* [[Capomandamento]]
* [[Clan dei Corleonesi]]
* [[Capodecina]]
* [[Commissione interprovinciale]]
* [[Commissione provinciale]]
* [[Commissione parlamentare antimafia]]
* [[Cosa nostra statunitense]]
* [[Famiglia (mafia)]]
* [[Golpe Borghese]]
* [[Mafia]]
* [[Mandamento (cosa nostra)]]
* [[Maxiprocesso di Palermo]]
* [[Maxiprocesso di Messina]]
* [[Movimento per l'Indipendenza della Sicilia]]
* [['Ndrangheta]]
* [[Operazione Old Bridge]]
* [[Operazione Perseo]]
* [[Organizzazione criminale]]
* [[Papello]]
* [[Picciotto]]
* [[Pool antimafia]]
* [[Prima guerra di mafia]]
* [[Pizza connection]]
* [[Punciuta]]
* [[Rapporto Sangiorgi]]
* [[Rapporti tra cosa nostra e fascismo]]
* [[Rapporti tra Cosa nostra e appalti pubblici]]
* [[Sacra Corona Unita]]
* [[Sacco di Palermo]]
* [[Salvatore Giuliano]]
* [[Seconda guerra di mafia]]
* [[Stidda]]
* [[Trattativa Stato-mafia]]
* [[Vittime di Cosa nostra in Italia]]
* [[Organizacija]]
* [[Rito peloritano]]
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== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
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* {{cita web|url=http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2015/03/02/news/mafia_al_nord_la_verit_negata-102063713/?ref=HREC1-28#lamappa|titolo=Espansione di Cosa nostra (ed altre mafie) in Italia nel 2014}}

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