Monoi
L'olio di Mono'i, spesso in Italia identificato come olio di Monoi o olio di Monoï (dalla sua grafia in francese),[1] è un olio profumato ottenuto facendo macerare dei petali di gardenia tahitiana (meglio conosciuta come "fiore di Tiaré") nell'olio di cocco.
L'olio di Mono'i, parola, quest'ultima, che in tahitiano significa "olio profumato", è ampiamente utilizzato, sia nella sua forma liquida, in cui l'olio si presenta a temperature superiori a 24 °C, sia nella sua forma solida, dagli abitanti della Polinesia Francese come emolliente per la pelle e i capelli. A partire dalla seconda metà del Novecento, l'utilizzo di tale olio si è sempre più diffuso anche in Europa e negli Stati Uniti d'America.[2]
La suddetta diffusione ha portato alla comparsa di tipi di olio di Monoi che, di fatto, sono solo un'imitazione dell'originale, il quale viene prodotto seguendo un rigido codice di realizzazione che supervisiona l'interno processo, dalla raccolta dei fiori di Tiaré, allo stoccaggio e alla spedizione del prodotto finito. Il 1º aprile 1992, il prodotto "Monoï de Tahiti" ha ricevuto il marchio di "Indicazione geografica".[3]
Storia
La data della prima realizzazione dell'olio di Monoi non ci è nota, tuttavia le sue origini possono essere fatte risalire ad almeno 2 000 anni fa, quindi all'epoca in cui l'attuale territorio della Polinesia Francese era abitato solo dagli indigeni, ossia il popolo Maohi, considerato l'antenato di tutti i popoli polinesiani. I primi esploratori europoi che arrivarono nelle isole polinesiante, incluso James Cook, documentarono l'uso dell'olio di Monoi da parte dei nativi per scopi medicinali, cosmetici e religiosi. Si capisce quindi che tale olio avesse un importante ruolo nella vita degli indigeni polinesiani, letteralemente dalla loro nascita alla loro morte: con esso veniva infatti cosparso il corpo dei nuovi nati, in modo da mantenerne la pelle idratata durante la stagione calda e di impedire che si raffreddasse durante la stagione fredda, e sempre con esso veniva profumato il corpo dei morti per facilitarne il passaggio nell'Aldilà.
In particolare il gesto delle madri tahitiane si rifà alla leggenda della nascita del dio Tané, il dio tahitiano della bellezza. Secondo la leggenda, costui, figlio della dea Atéa, era nato senza forma, e così Ta’aroa, il dio creatore supremo nella mitologia della Polinesia francese, in risposta alle preghiere di Atéa cucì una pelle per il piccolo utilizzando della pelle di squalo e di manta e della scorza cocco e di altre piante tipiche di quei territori. Dopodiché, la madre cosparse il corpo di Tané di olio di Mono'i, rendendolo l'essere più bello del mondo.[4]
Per quanto riguarda l'uso nelle cerimonie religiose degli antichi popoli polineasiani, che venivano celebrate nei marae, una sorta di templi a cielo aperto, l'olio di Monoi era utilizzato dagli sciamani Mahoi e Maori per ungere oggetti sacri e purificare le offerte per le divinità. L'aggiunta di altre erbe all'olio di Monoi, poi, consentiva di creare unguenti dalla proprietà diverse a seconda dell'erba utilizzata; così, ad esempio, si pensava che olio di Monoi con l'aggiunta di ocimum gratissimum, chiamato "miri" nelle isole del Pacifico, proteggesse dagli spiriti malvagi, mentre l'aggiunta di Rea Tahiti, ossia curcuma longa, serviva a creare un unguento che proteggeva la pelle dagli effetti del sole. Nelle Isole Marchesi, infine, l'humuei, uno speciale olio di Monoi arricchito con piante profumate, viene ancora oggi utilizzato come una sorta di elisir d'amore per affascinare la persona amata.[5]
I navitagori polinesiani usavano invece l'olio di Monoi per proteggere il proprio corpo dal freddo, dal vento e dall'acqua salata durante le loro spedizioni in canoa, e anche oggi molti appassionati di surf e di attività subacquee utilizzano tale olio, la cui produzione a scopi commerciali è iniziate nel 1942, per gli stessi scopi.[6]
Ingredienti
Fiori di Tiaré
La gardenia taitensis, comunemente nota come "fiore di Tiaré", è una pianta della famiglia delle Rubiaceae. Si tratta in particola di un arbustro tropicale sempreverte che cresce poco sopra il livello del mare in cespugli alti solitamente poco meno di un metro. Le foglie della pianta sono di un lucido color verde scuro e con hanno una lungheza che varia dai 5 ai 16 cm, mentre i fiori sono simpetali e attinomorfi, con petali di color bianco e dall'aspetto ceroso, lunghi dai 2 ai 4 cm, disposti a raggiera in un numero che varia da 5 a 9. Si ritiene che la pianta sia originaria della Melanesia e della Polinesia occidentale e che sia stata poi portata dai primi indigeni polinesiani nelle Isole Cook, nelle isole della Polinesia Francese e forse anche nelle isole Hawaii, dove i fertili terreni vulcanici e la temperatura minima che non scende mai sotto i 10 °C ne hanno permesso una facile coltivazione. Oggi il fiore della gardenia taitensis è il fiore nazionale della Polinesia francese e delle Isole Cook.[2][7]
I fiori di Tiaré destinati alla produzione di olio di Monoi sono raccolti a mano quando sono ancora in boccio, ossia quando ancora non si sono aperti. Dopo la raccolta, i fiori vengono inviati all'impianto di produzione, dove viene loro tolto il gineceo e dove vengono in seguito messi a macerare in olio di cocco raffinato per un minimo di 15 giorni. Passate le due settimane, tramite decantazione si separa un olio, che risulta particolarmente impregnato dell'intensa profumazione del fiore di Tiaré, che viene poi filtrato e addizionato con un antiossidante naturale, come l'acetato di tocoferile, o chimico, come la cumarina o il BHT, creando infine il prodotto chiamato "Monoï de Tahiti". In accordo agli standard imposti per il riconoscimento di Appellation d'origine, nella produzione dell'olio di Monoi certificato deve essere utilizzato un minimo di 15 fiori di Tiaré per ogni litro di olio di cocco raffinato.
Oltre che per la produzione di olio di Monoi, il fiore di Tiaré trova diversi usi nella vita quotidiana dei polinesiani. Presente nella farmacopea tradizionale tahitiana, il fiore è utilizzato in una serie di prepariazioni adoperate per alleviare una serie di malattie comuni tra cui il raffreddore comune, il mal di testa e le scottature solari.[8] Molti polineasiani, poi, usano i fiori, disposti in piccole bacinelle d'acqua, per profumare le loro case, e collane di fiori di Tiaré vengono spesso offerte ai turisti come gesto di benvenuto. Inoltre, nell'antica cultura tahitiana il fiore di Tiaré, portato sopra l'orecchio destro, indicava una fanciulla nubile, mentre portato all'orecchio sinistro segnalava che la giovane era fidanzata o sposata.[2]
Olio di cocco
La palma da cocco è la pianta maggiormente utilizzata nelle isole polinesiane e, nelle sue oltre 80 varietà, ricopre un totale di circa 610 km² di terreno. In condizioni favorevoli, la palma da cocco comincia a dare frutti a partire dal suo sesto anno di vita, arrivando a produrre all'incirca 60 noci di cocco all'anno da decimo al settantesimo anno di vita.[9]
Per quanto riguarda la produzione dell'olio di cocco in Polinesia, quando le drupe, pesanti all'incirca 1 kg, cadono dalla palma, esse vengono raccolte e aperte a colpi di ascia per estrarne il seme, circodato dal durissimo endocarpo del frutto. Dopo aver diviso il due il seme, le due metà vengono messe in tradizionali capanne di legno dal tetto scorrevole, dove sono esposte al sole di giorno e coperte di notte o durante i giorni di pioggia, perché la copra si essicchi e, dopo circa una settimana, quando ha perso più del 90% della sua umidità, questa viene rimossa e spezzettata.
A questo punto, i frammenti di copra vengono messi all'interno di sacchi in fibra naturale e vengono portati all'unico mulino presente sull'isola di Tahiti, dove vengono ridotti in una finissima farina di cocco. Questa viene poi scaldata a 125 °C e infine pressata per ottenere olio di cocco grezzo. In un'ultima fase, quest'ultimo viene sottoposto a un processo di raffinazione in cui vengono rimosse le impurità per ottenere la qualità richiesta e quindi immagazzinato in fusti.[9]
Usi comuni
Recenti studi hanno mostrato che l'olio di Monoi è ricco di salicilato di metile, un estere utilizzato come vasodilatatore cutaneo nel trattamento del dolore muscolare e articolare,[10][11] e di tocoferolo, talvolta chiamato anche "vitamina E", un nutriente vitaminico essenziale e vitale per l'uomo, un potente antiossidante liposolubile che limita la formazione di radicali liberi, fra le maggiori cause dell'invecchiamento della pelle.[12]
Oggi l'olio Monoi trova diversi usi cosmetici:
- Idratazione della pelle - applicare un po’ di olio di Monoi sulla pelle, dopo aver fatto la doccia o il bagno, permette all'olio di penetrare nella pelle e idratare l'epidermide rendendola più elastica.
- Doposole - la sua applicazione ha un effetto lenitivo per le scottature solari.
- Abbronzante - la sua applicazione su pelli già brune o comunque già lievemente abbronzate permette di ottenere un'abbronzatura omogenea.
- Impacco per capelli - il suo utilizzo nella preparazione di impacchi da mantenere sui capelli per circa 30 minuti prima del seguente lavaggio ha un effetto coadiuvante nella riparazione del capello e dona lucentezza alla chioma.
- Olio per massaggi - si può utlizzare ddopo essere stato scaldato tra le palme delle mani. L'antico massaggio polinesiano praticato con l'olio di Monoi prende il nome di "Taurumi" ed era anche dagli sciamani tahitiani per calmare i bambini.[6][5]
Note
- ^ (FR) 25 ans après sa création, l'appellation d'origine Monoï de Tahiti est-elle en danger?, su tahiti-infos.com, Tahiti Infos, 1º aprile 2017. URL consultato il 22 aprile 2020.
- ^ a b c Marina Multineddu, Tiarè (Gardenia tahitensis), su lerboristeria.com, L'erboristeria.com. URL consultato il 22 aprile 2020.
- ^ The Appellation of Origin, su monoi-institute.org, Institut du Monoi. URL consultato il 22 aprile 2020.
- ^ (FR) Monoï Here: la semaine du monoï à Tahiti, su routard.com, Routard. URL consultato il 22 aprile 2020.
- ^ a b Taurumi, rituale di benessere polinesiano, in La Stampa, 7 agosto 2018. URL consultato il 28 aprile 2020.
- ^ a b Sara Bovi, Olio di Monoi, Taurumi e tatuaggi: i rituali di bellezza a Le Isole di Tahiti, in Il Corriere della Sera, 12 gennaio 2017. URL consultato il 28 aprile 2020.
- ^ Gardenia taitensis, su cookislands.bishopmuseum.org, The Cook Islands Natural Heritage Trust. URL consultato il 22 aprile 2020.
- ^ W. Arthur Whistler, Polynesian herbal medicine, National Tropical Botanical Garden, 1992. URL consultato il 22 aprile 2020.
- ^ a b The Coprah industry in Polynesia, su thetahititraveler.com, The Tahiti Traveler, 7 agosto 2013. URL consultato il 22 aprile 2020.
- ^ Angélina Claude-Lafontaine, Phila Raharivelomanana, Jean-Pierre Bianchini, Christine Schippa, Marcel Azzaro e Aimé Cambon, Volatile Constituents of the Flower Concrete of Gardenia taitensis DC, in Journal of Essential Oil Research, vol. 4, 1992, pp. 335-343. URL consultato il 22 aprile 2020.
- ^ L. Mason, R. A. Moore, J. E. Edwards, H. J. McQuay, S. Derry e P. J. Wiffen, Systematic review of efficacy of topical rubefacients containing salicylates for the treatment of acute and chronic pain, in BMJ, vol. 328, n. 7446, 2004, p. 995, DOI:10.1136/bmj.38040.607141.EE, PMC 404501, PMID 15033879.
- ^ J. J. Lal, C. V. Sreeranjit Kumar e M. Indira, Coconut Palm, in Encyclopedia of Food Sciences and Nutrition, 2ª ed., 2003, pp. 1464-1475. URL consultato il 22 aprile 2020.