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Pagina:Sonetti romaneschi IV.djvu/362

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352 Sonetti del 1835

AMALIA CHE FFA DA AMELIA

     Io compatisco assai chi nun ha intesa
La Bbettini a la Valle. Ah, ssi1 la senti!...
Bbast’a ddì cche sti nobbili scontenti2
Sce3 stanno zzitti come fussi4 in chiesa.

     Jer’a ssera,5 a li su’ scontorcimenti,
E in ner vedella su cquer letto, stesa,
Io sciò6 ssudato freddo, e mme sò7 ppresa
La mi’ povera lingua tra li denti.

     Sori romani mii, ve do un avviso.
Quella nun è una donna de sto monno:
È una fetta der zanto paradiso.

     L’oro? È ppoco pe’ llei. Nun è ppremiata.
Dunque che je daressi?8 Io v’arisponno:
La gujja de San Pietro imbrillantata.

6 ottobre 1835

  1. Se.
  2. Inurbani, sgarbati.
  3. Ci.
  4. Fosse.
  5. Il 5 ottobre 1835. Beneficiata di lei, che produsse il dramma di Vittorio Ducange intitolato: I tristi effetti di un tardo ravvedimento.
  6. Ci ho.
  7. Mi sono.
  8. Daresti.