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Pagina:Sonetti romaneschi IV.djvu/40

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30 Sonetti del 1834


LA SPIEGAZZIONE DER CONCRAVE.

     Er Concrave de Roma, mastro Checco,
Tu lo chiami er Pretorio de Pilato.1
Senti mo in che mmaggnèra2 io l’ho spiegato,
E ccojjoneme poi si nun ciazzecco.3

     A mmé ttutto st’impiccio ingarbujjato
Me pare un gioco-lisscio4 secco secco.5
Ché cqua ttutto lo studio è dd’annà ar lecco,
Llà ttutto er giro6 è dd’arrivà ar Papato.

     Ccusì, ’ggni Minentissimo è una bboccia,
Che ss’ingeggna cqua e llà, ccór piommo o ssenza,7
De metteje8 viscino la capoccia.9

     Fin che cc’è strada de passà ttra ’r mucchio,10
Se11 prova de fà er tiro e cce se penza:12
Si nno13 ss’azzarda e ss’aricorre ar trucchio.14

10 dicembre 1834.

  1. [Dove Gesù udì la sentenza di morte.]
  2. In qual maniera.
  3. Se non ci azzecco.
  4. Giuoco da bocce, col suolo battuto e levigato [liscio].
  5. Semplice semplice.
  6. L’intrigo.
  7. [La boccia, infatti, è ordinariamente impiombata da un punto della superficie al centro, perchè così il giocatore può regolarne il corso e farla piegare dove vuole. Ma qui, metaforicamente, la frase significa: “in un modo o nell’altro.„]
  8. Di mettergli. [Al Papato, s’intende, che è come il lecco de’ cardinali.]
  9. Il capo.
  10. [Finchè c’è strada da passare scaltramente, non con violenza, tra il mucchio delle bocce, tra una boccia e l’altra.]
  11. Si.
  12. [Ci si riflette bene, perchè il tiro riesca.]
  13. Se no: altrimenti.
  14. [Si ricorre al trucco, cioè: “si tenta di cacciar via con un colpo violento della propria la boccia dell’avversario.„ E dice prima si azzarda, perchè se il colpo va a vuoto, la partita può esser perduta. Si noti poi che trucchio e trucchià, metaforicamente, valgono: “truffa, truffare„ e simili.]