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Pagina:Sonetti romaneschi III.djvu/208

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198 Sonetti del 1834


LE CANTARINE

     Una vorta pe’ ssempre:1 in certi guai,2
Co’ mmé nun z’aripete una saetta.3
Io so’4 amico e ccompare de Carletta,5
E ddiscenno6 Carletta, ho detto assai.

     Le vertuose lui? si ccasomai7
Pò ccommannalle8 se pò ddì a bbacchetta,9
Perché jje fa da mmaschera10 e staffetta,
E dda quarc’antra cosa che nun zai.11

     Me disce dunque lui che le cantante
Che vviàggeno p’er monno oggni momento,
Vanno co’ un zonatore tutte quante.12

     Perché, indóve che so’,13 vvonno avé ttutte,
O de notte o de ggiorno, uno strumento
Che jje dii cór bemollo14 e ’r zorfautte.15

18 marzo 1834

  1. [Te lo dico una volta per sempre.]
  2. Guai, per “subbietti„.
  3. Non si ripete affatto. La saetta è spesso un vezzo di ripiego, o una sinonimia, presso a poco come l’accidente, di cui vedi la nota... del Sonetto...[Er decàne, 8 marzo 34].
  4. Sono.
  5. Carlo..., detto Carletta, è un vecchio servo e avvisatore del Teatro della Valle, uomo anzi sfacciatello che no, famoso rubator di cani, che talora portò sventuratamente a vendere agli stessi padroni.
  6. Dicendo.
  7. Se caso mai, cioè: “quando siamo a questo discorso a un bisogno„, ecc.
  8. Può comandarle.
  9. Altrove abbiamo scritto battécca, secondo la pronunzia dei più, ma bisogna far luogo anche agli errori dei pochi i quali dicono meglio.
  10. [Fa loro da servitore e da guardia, come
    le così dette maschere ne' teatri.]
  11. Che non sai. Qui il nostro romanesco pare inclinato a qualche sospetto di lenocinio.
  12. Per esempio, la signora Ronzi col signor... Sebastiani, professor di clarino, la signora Malibran col signor Carlo Bériot, professor di violino ecc. ecc., suonatori che le accompagnavano a Roma.
  13. Dovunque sono.
  14. Dar col bimolle: assestare alcunchè a tempo e luogo.
  15. Termine generale, esprimente il suono e la battuta del suono.