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Pagina:Sonetti romaneschi III.djvu/171

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Sonetti del 1834 161


LA ROSA-D’ORO.

     La rosa-d’oro che cqui er Papa oggn’anno
Bbenedisce in ner giorno de dimani,1
Lui la manna2 a li préncipi cristiani,
Che ssempre quarche ccosa j’aridanno.3

     Bben inteso però cche ssi4 nnun fanno
Le cose da cattolichi romani,
La rosa nun je va: ché sti sovrani
Nun z’hanno mai d’arigalà,5 nun z’hanno.

     Er portà6 cquella rosa è un grann’onore,
E ppe’ cquesto se sscejje un principino
Ch’ha ffinito li studi, o un monziggnore.

     E cce s’abbada7 tanto, che pperzino8
Nell’anno trentadua Nostro Siggnore
Ce mannò er zu’ bbarbiere Ghitanino.9

8 marzo 1834.

  1. La domenica quarta di Quaresima, detta Laetare.
  2. Egli la manda.
  3. [Gli ridanno]: gli rendono.
  4. Se.
  5. Da regalare.
  6. [Il portare: l’andare a portare.]
  7. Ci si bada.
  8. Che per sino: sino al punto che.
  9. Il cameriere di Papa Gregorio XVI, già barbiere, ed oggi cavalier Gaetano Montani. [Moroni, doveva dire. V. la nota 13 del sonetto: La morte ecc., 11 genn. 34.] Vedi su lui il sonetto... [Son molti, e non so a quale alluda.]