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Pagina:Sonetti romaneschi III.djvu/106

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96 Sonetti del 1833


ER TEOLICO.1

     V’appetterà2 er piovano ch’è ppeccato
De dì a uno: “Te pijji un accidente.„
Nun ce credete: nun è vvero ggnente:
Sò ttutte cacherìe3 der zor curato.

     Che4 bbene je se5 fa ccór dì6 a la ggente:
“Pòzzi7 èsse8 santo, pòzzi avé un papato?„
Chi era sciorcinato9 è cciorcinato,
E oggni cosa arimàne istessamente.10

     La vita nostra è in mano der Ziggnore;
E nnoi potémo dì cquer che cce cricca,11
Ché cquanno Iddio nun vo, ll’omo nun more.

     Se12 sente puro13 a dì a la ggente ricca:
“Siino impiccati,„ e ddijjelo14 de core;
Ma un ricco, dite un po’, cchi vve l’impicca?

31 ottobre 1833.

  1. Il teologo.
  2. [Appettare s’usa familiarmente anche a Firenze, in questo stesso senso di “attribuire ad alcuno una cosa a colpa.„]
  3. Sono tutte invenzioni zelanti.
  4. Qual.
  5. Gli si.
  6. Col dire.
  7. Possa tu.
  8. Essere.
  9. Ciorcinato: misero.
  10. [Lo stesso.]
  11. Ci va per la mente. [Ci pare e piace.]
  12. Si.
  13. Pure.
  14. Dirglielo, per dirlelo. [Sic.]