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Pagina:Sonetti romaneschi II.djvu/45

Da Wikisource.
35 Sonetti del 1832


LA NASCITA.

     Sora Ggiuvanna mia, a sto monnaccio
È stato un gran cardeo1 chi cc’è vvienuto!
Nun era mejjo de pijjà un marraccio2
E d’accoppasse cór divin’ajjuto?
              
     Su la porta der Monno ce sta: Spaccio
De guaïnelle3 a l’ingrosso e a mminuto:4
De malanni passati pe’ ssetaccio:5
De giojje appiccicate co’ lo sputo.6

     Da regazzi, la frusta ce sfraggella,
Da ggioveni, l’invidia de la ggente,
E da vecchi, un tantin de cacarella.

     Bbasta, ggià cche cce semo, alegramente;
E nun ce famo dà la cojjonella7
Cór don-der-fiotto8 che nun giova a ggnente.

17 gennaio 1832.

  1. Caldeo, imbecille.
  2. Grosso coltello da colpo. [Questo vocabolo è senza dubbio lo stesso che il toscano marrancio (coltellaccio da macellatio), il lombardo marasa (potatoio), il sardo marruzzu (ferro da tagliar le unghie a’ cavalli) e l’antico spagnolo marrazo (ascia per far legna): i quali tutti, secondo il Caix (Studi di Etimologia italiana e romanza; Firenze, 1878; pag. 124), sono composti di marra e ascia, appunto come il toscano marrascura (zappa munita di scure, per tagliare i boschi cedui, per ripulire gli ulivi, ecc.) è composto di marra e scure.]
  3. Le guaïnelle sono le “carubbe.„ Qui stanno per metafora di guai.
  4. Formula tolta dalle inscrizioni sovrapposte per lo più alle osterie. Spaccio di vino di..., all’ingrosso e al minuto.
  5. Raffinati.
  6. Fragili.
  7. Dar la baia.
  8. [Si dice che ha il dono del fiotto, chi si lamenta (fiotta) continuamente.]