73 Il liofante parea molto grande,
Calloso e nero e dinanzi d’un pezzo,
E come quegli orecchi larghi spande,
E stende il grifo lungo, ch’egli ha vezzo
Pigliar con esso tutte le vivande.
E nol potea toccar se non un ghezzo;18
Fuor della bocca gli uscivan due zanne,
Ch’eron d’avorio, e lunghe ben sei spanne.
74 Evvi il leone, e ’l dippo gli va drieto,
Evvi il caval famoso sanza freno,
E l’asinello e ’l bue sì mansueto,
E ’l mul che tutto par di vizj pieno;
Vedevasi il castor molto discreto,19
Che de’ suoi danni eletto aveva il meno,
E strappasi le membra genitale,
Veggendo il cacciator, per manco male.
75 Il leopardo pareva sdegnato,
Perchè e’ non prese in tre salti la preda;
E ’l liocorno20 è in grembo addormentato
D’una fanciulla, e par ch’egli conceda
Esser da questa tocco e pettinato;
Ma non si fidi all’acqua, e non gli creda
Se non vi mette il corno prima drento,
E se quel suda sta a vedere attento.
76 Tutto bizzarro e pien di furia l’orso;
E ’l lupo fuor del bosco svergognato,
Gridato dalla gente e da’ can morso;
E ’l porco che nel fango è imbrodolato;
Quivi era il cavriuol che molto ha corso,
E poi s’è posto a ber tutto affannato;
E ’l cervio, che ’l pastor che canta aspetta,
Insin che l’altro intanto lo saetta.
77 E ’l bufol che ne va preso pel naso,
E la capretta e l’umil pecorella,
Ch’avea le poppe munte e ’l dosso raso;
La lepre paurosa e meschinella
Par che si fugga, temendo ogni caso;
Quivi era il dromedario, e la cammella,
Che con lo scrigno mansueta e doma
Lasciava ginocchion porsi la soma.