38 E tuttavolta piangea Ricciardetto,
Dicendo: Io so che Carlo l’arà morto,
Ond’io n’ho tanto dolor nel mio petto,
Ch’io non ispero più trovar conforto;
Il traditor di Gan per mio dispetto
Fia stato il primo a così fatto torto.
E ’l simigliante Terigi dicea,
Chè Ricciardetto troppo gli dolea.
39 Avea già cavalcato più d’un mese,
E finalmente in Persia si trovava,
E come fu condotto in quel paese,
Sentì che gran battaglie s’ordinava;
E poi ch’un giorno una montagna scese,
Una città famosa ivi mirava,
Là dove era assediato l’Amostante
Dal gran Soldano e da un fier gigante.
40 Aveva una figliuola molto bella,
Che luce più che stella mattutina,
L’Amostante,9 chiamata Chiariella,
Tanto leggiadra, accorta e peregrina,
Che per amor di lei montato è in sella
Il Soldan con sua gente saracina,
Per acquistar, se può, sì bella cosa;
E ’l gran gigante non trovava posa.
41 Ch’era detto per nome Marcovaldo,
Venuto delle parti di Murrocco,
Di gran prodezza e di giudicio saldo,
Ma per amor di lei pareva sciocco,
Come chi sente l’amoroso caldo,
Chè solea dare a tutti scaccorocco;10
Ma tanto il foco lavorava drento,
Che per costei perduto ha il sentimento.
42 Cavalcava un’alfana smisurata
Di pel morello, e stella aveva in fronte;
Sol un difetto avea, ch’era sboccata,
E pel furor gli par piano ogni monte:
Arebbe corso tutta una giornata,
Tant’eran le sue membra forte e pronte.
Giunse Terigi e ’l figliuol di Milone
Dov’era del gigante il padiglione;