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Sonetti del 1831 47

DU’ SONETTI PE’ LLUSCÌA.

er ziconno a cremente.

     Me sento arifiatato! Infinarmente
Oggi ho ffatto lo stacco der ceroto,1
Co’ ttutto che Luscìa, quell’accidente,
Facci le sette peste,2 e ’r terramoto.

     Pòzzi èsse ammazzataccio chi sse pente!
E sta’ cquieto, che cquì, nun ciariscoto:3
Prima vorìa tajjamme er dumpennente,4
E ffacce5 un Pé, Ggé, Ré,6 come pe’ vvoto.

     Già, è stata la Madonna de l’assunta
Che ha vvorzùto accusì ddelibberamme
Quanno ero ar priscipizzio in punta in punta.

     Ma dd’oggimpoi si azzecco un’antra lappa7
Medéma che8 Luscìa, me metto a ggamme;9
Ché a sta vèrgna10 che cquì vvince chi scappa.11

Morrovalle, 22 settembre 1831.

  1. Il distacco.
  2. Faccia il gran romore.
  3. Non ci soccombo.
  4. Vocabolo tolto dal dum pendebat dell’inno Stabat Mater.
  5. Farci.
  6. P. G. R. lettere che si veggono in tutte le tavolette votive, e significano: Per Grazia Ricevuta.
  7. Donna scaltra.
  8. Eguale a.
  9. Fuggo.
  10. Qui per intrigo pericoloso.
  11. [Ricorda il noto verso: “Nella guerra d’amor, vince chi fugge.„