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Maria Fortuna

1797 Indice:Poemetti italiani, vol. X.djvu Poemi Letteratura Il Vaso di Pandora Intestazione 18 novembre 2021 100% Da definire

Questo testo fa parte della raccolta Poemetti italiani, vol. X


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IL VASO DI PANDORA


POEMETTO


DI


MARIA FORTUNA


DA CORTONA



Musa cantiam l'urna fatale, e i mali,
Che uscir da quella ad inondar la terra
Per la vendetta del Tonante, ch'ebbe
A sdegno troppo il memorando furto
5Della fiamma celeste: al rostro in preda
D'Augel rapace il tristo cor si vide
Dell'ardito Garzon: pianser le Ninfe
Per la pietà dell'infelice oggetto,
E nell'antro natìo s'ascoser tutte:
     10Pieni d'ira gli Dei per tanto scempio
Giove mirar con torbido sembiante,
E minaccioso: non è sol fra' Numi,
Dissero, atto a donare e moto, e vita
All'inerente materia il figlio ingrato
15Del tradito Saturno; abbiam possanza

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A quella uguale, che superbo il rende:
Un'altra stirpe, che da noi derivi,
Abiti il mondo: alla grand'opra intenti
Formar concordi amabile Donzella
20In ogni parte sua gentile, e vaga:
Paghi dell'ammirabile lavoro
Di lieti plausi risonar l'Olimpo
Fero i Numi giulivi, e un raro pregio
Donò ciascuno alla vezzosa figlia:
25A lei d'intorno collocò Ciprigna
Le Grazie, e dielle una flessibil voce
A seguir pronta d'armonia le leggi:
Cillenio diè facondia al labro; e parte
Del proprio genio, e del saper le infuse
30La Dea, ch'ebbe in Atene ed are, e voti:
L'opra è compita, allor gridò contento
Il Divin Coro: Giuno volse in giro
L'occhio ceruleo minaccioso: Giove,
Che della sposa, e d'ogni Nume intese
35I sensi occulti, e d'un audace orgoglio
Previdde i tristi perigliosi effetti,
Tutti racchiuse nell'eterna mente
I suoi giusti disegni, e rammentando
L'antica offesa, e la recente, ei stesso
40Dappoi che chiusa, e della propria impronta
Fregiata in man della gentil Donzella
Posta ebbe un'urna, (ah don fatale!) vanne,

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Vanne, le disse, sulla Terra, e serba
Tal premio a chi d'esserti grato aspira.
     45Su vanni azzurri della placid'aura
La Giovinetta a terra scese, e sola
Non fu, che un'invisibile custode
Le pose al fianco di Vulcan la sposa.
     Erran di Pirra allor felici i figli;
50Che dettava Innocenza amiche leggi,
Di Natura servendo al dolce impero:
Sereno il ciel, fecondo il suolo, chiare
Scorrevano l'onde fra l'erbette, e i fiori:
Cerere seco avea Pomona, e Flora,
55Vertunno, e Bacco ad abbellir la terra:
Spargeva gli olezzanti aliti suoi
D'ogni intorno Salute; e il Dio di Gnido
L'opra ignorava di gelosa cura,
E strali d'oro alla faretra avea.
     60Da clamorosi cittadini alberghi
Lungi Pandora ebbe gradito asìlo
Sotto rustico tetto; a quello intorno
Porgevan'ombra verdeggianti lauri,
Che Zeffiro agitava insiem coll'onda
65Di limpido ruscello; e l'erbe, e i fiori,
Dono della ridente Primavera,
Facean più vago quell'umil soggiorno:
Le Driadi vezzose a lei vicine
Stavan per meraviglia intente, e mute:

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70La bionda chioma, il brun'occhio vivace,
Le auguste labbia di cinabro sparse,
E le candide mamme, e le altre insieme
Perfette membra eran novello oggetto
Di stupor, di piacer; soavi modi,
75Candor, modestia, amabile favella
Rendeano ad essa d'ogni cor l'omaggio;
E fin delle foreste il rozzo Dio
Mostrò la gioia sua, nel vago aspetto
Fissando i lumi avidi, accesi, e fiato
80Diè alla sampogna, rimembrando forse
Della fuggente Ninfa il caso strano.
     Invisibile Amor della Donzella
Vide il trionfo, e ne fu lieto come
Dopo lunga fatica il buon cultore
85Superbo va di vago frutto, ch'ebbe
Da fecondo Terreno: amano i Numi
La gloria; Marte ne va in traccia al tetro
Fragor dell'armi; fra gli alunni spesso
Suda Minerva; al merto Apollo intesse
90Non caduche ghirlande; e il gran Tonante
Vanta i trionfi della sua possanza.
     Un vago oggetto degli affetti suoi
Degno fra tanti invan bramato avea
Pandora, che de' boscherecci amanti
95Il semplice linguaggio, e le natìe
Grazie, e beltà negletta eran per quella

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Incolti aspetti; ma l'Idalio Nume
Sorrise a tanto orgoglio, e bene ei vide
Ch'esser non può, benchè dal Ciel ne venga
100Privo d'affetti chi ha l'umana spoglia.
Epimeteo gentil di bruna chioma,
Di sguardo lusinghier, di genio altero
Il cor dell'inflessibile fanciulla
Vinse, e l'alme da forza occulta mosse
105S'amar concordi; alle ricerche ignota
Di mente osservatrice così nacque
Amabil simpatia; trionfa Amore,
E il più grave pensar disprezza, e ride.
     L'urna fatal, ch'ebbe da Giove un giorno,
110Diè Pandora al suo fido; audace troppo
Ei la dischiuse, e tutti i mali intanto
Fur de' Mortali il barbaro retaggio!
Oh delitto, oh vendetta! oh quanti mai
S'innalzeran singulti infino all'Etra
115Delle vittime afflitte! aspetto nuovo,
E tetro insieme ecco la Terra prende,
E la vita divien peso a' Mortali!
Bello nell'ira ancor lo sguardo volse
La Dea di Pafo al figlio audace, e duolo
120Ebbe del dardo, ch'ei vibrò nel seno
Degli inesperti giovinetti; ah tutti
Tutti previde i perigliosi effetti
Della piaga fatal! ma invan de' Fati

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Tentò cangiare, o moderar le leggi:
125Le candide colombe all'agil cocchio
Di sua mano adattò; mesta, pensosa,
Senza le Grazie sue ministre al volo
Mosse i placidi augelli; in brevi istanti
Presso l'arciero delinquente Nume
130Trovossi: il Dio, che del materno sdegno
Non ignorava la cagion, tremante
Nascondersi volea: Ciprigna allora
Torva qual chi per grande ingiuria freme,
Questa è la cura, disse al figlio reo,
135Che di Pandora avesti? Ingrato Amore
Dunque i miei cenni rispettar non sai!
Del fatal nodo, che formasti, ignori
I tristi effetti, che inesperto sei,
Benchè Nume, e possente: tu la pena
140Primiero avrai del gran delitto: al fianco
Furia crudel ti fia; la fredda mano
Stenda sul cor de' tuoi seguaci, e calma
Non abbia mai chi da' tuoi lacci è stretto:
Cerulea nube il cocchio avvolse, sparve
145La Diva, e Amor lasciò mesto, e dubbioso:
Mentre agitato il Dio rendea palese
Il tumulto del cor tra' varj affetti,
Donna gli apparve, che avea raro e bianco
Il crin, fiere le luci, e sparso il volto
150Di rughe, e di pallor: dal tetro aspetto

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Quello fuggir volea; ma ferma, e m'odi,
La straniera gridò: seguirti sempre
Io deggio, e turbar sempre i tuoi diletti;
Questa ch'io serbo, onde appagar mie brame
155Nitida lente osserva, opra sublime
Del vigile sospetto: i tuoi seguaci
Vedranno in essa il caro oggetto, e grande
Ognora il merto del rival felice:
Volse a tai detti ver gli Amanti il passo
160La furia, e dietro a lei (strano corteggio!)
L'odio, il furor, la tema, il reo consiglio
Mossero pieni d'ira il piè veloce;
Così talor se in Oriente sorge
Orrido nembo, e rapido s'accende
165L'elettrico vapor, sugl'ubertosi
Campi si scaglia, e seco trae fremendo
La tempestosa grandine, e sdegnosi
I venti urtan la querce, e il faggio antico.
     In grembo all'erbe, a' fior giaceva intanto
170Epimeteo gentile al sonno in preda:
Era giuoco dell'aure il vago crine,
Che or sul volto, or sul petto lievemente
Cadea: di bella porpora vivace
Pinto il labbro socchiuso sorridèa,
175Del suo tranquillo cor prova sicura;
Tal si dimostra alla vermiglia Aurora,
Allor che fugge di Titon gli amplessi,

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Il fior, che colorò d'Adone il sangue:
Godea Pandora in rimirar le belle
180Forme del suo fedel quando improvvisa
L'orrida Gelosia videsi appresso:
Un gel sentissi al core intorno, e il pianto
Il volto, il seno ad inondar le cadde
Dalle meste pupille! ah fido amico
185Destati, disse, e l'empia Larva uccidi:
Balza in piè, volge intorno il guardo irato
Epimeteo in un punto, e nulla mira
Che degno sia del suo furore oggetto;
Ma un interno tumulto al sangue, a sdegno
190Lo sprona, e non fa donde a lui ne venga
La smania insana, che gl'inonda il core.
Non fu già questa la primiera, e sola
Prova dell'ira, ond'era Giove acceso;
Opra fu della Furia il crudo affanno,
195Ch'ebber le Ninfe in rimirar che invano
I cari Amanti richiamavan meste
Alle prime catene, al fuoco antico:
Le neglette Beltà della foresta
Erravan prive di conforto, e senza
200I fiori, onor di boschereccia fronte:
Nell'alme semplicette un fiero sdegno
Accese invidia cura, e in un momento
Furor divenne, e già d'atro pallore
Tinte cadevan vittime innocenti

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205D'orrida Gelosia quando l'azzurro
Occhio rivolse a lor Giuno superba
Dal vasto Olimpo, e la pietade in lei
Straniero moto ebbe possanza, e a quelle
Opportuna mostrossi: al maestoso
210Divino aspetto, al portamento altero
Ben riconobber le piangenti Ninfe
Ch'era celeste abitatrice: ah Dea
Gridaro allor, il più crudele affanno
In noi dilegua! ogni Pastor ne fugge,
215D'una straniera alimentando il fuoco;
Deh per pietà, Diva possente, altrove
Rivolga i passi la Rivale audace;
Odi i voti dolenti, e avrai sull'Are
Grati profumi; e di ligustri, e rose
220Gruppi e corone! L'orgogliosa fronte
Scosse la sposa del Tonante, e quindi
Con un sorriso risvegliò la speme
Delle supplici Ninfe: al chiaro fonte
Tornate, disse, e la beltà natìa
225Accresca l'arte semplice, che Amore
A tutte apprende: invan temete questa
Bella nemica, che nell'ira il Cielo
Produsse; ella è punita, e vendicate
Già foste appieno: Giuno tacque, e all'Etra
230Tornò contenta ad insultar Ciprigna.
Dappoi che schiusa l'Urna fu gli ameni

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Colli, i fioriti prati, i boschi ombrosi
Tutta perdero la bellezza prima,
Che Natura lor diè: produsse allora
235Il suolo la mortifera cicuta,
E l'angue scorse, sibilando ascoso
Fra l'erbe ruggiadose; ogni campestre
Loco odiavan le Ninfe, e i Pastorelli,
Non più ricetto del piacer, ma un tetro
240Soggiorno, ove col piè debile e tardo
Moveasi Noja a tormentare ogn'alma.
L'agitata Pandora, e il curioso
Amante suo, sdegnando i rozzi alberghi,
Per destino fatale entro le mura
245Di superba Città volsero il piede:
Innocenza, candor posti in oblio,
Miseri, a società trista fallace
Ambo in preda si dier! novelli oggetti
Destano idèe novelle: Eccelse moli,
250Sculti colossi e l'opre, e i nomi eletti
Ad involar dal tardo oscuro oblio
Viddero eretti: il vano Lusso molle
Alla Moda leggèra assiso accanto
Scorrea fastoso; e l'Ozio pigro, e lento
255Di Cerere nemico, e dell'industre
Messaggiero di Giove avea seguaci
Nel volgo men che in elevato stuolo.
Schiera d'Amanti impetuosa, e folle

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Bramò dell'ammirabil Giovinetta
260La gradita conquista, e il molle sesso
Dell'amabil Garzone ebbe desio:
L'accorta Coppia, alunna ora di frode
Ogni facile core, ogn'alma forte
Sedusse, lusingò, vezzi, parole
265Talor mischiando a finti sdegni: nacque
Allor la leggerissima incostanza,
E gloria accrebbe d'Amatunta al Dio:
Ogn'amator qual piuma all'aure in preda
Volge ora a questo, ed ora a quell'oggetto
270Sue brevi cure e fedeltade chiama
Uso, e costume di più rozza etade;
Ape così di fiore in fior trapassa,
E cangiando ritrova il suo diletto.
     Ma Giove, che dall'alto i più profondi
275Segreti ognora a suo voler penetra,
Pago non fu di quel rossor, che a' Numi
Tingeva il volto per l'idea funesta
Dell'Urna, che di maggior possa è prova:
Ei la vendetta estese ancora, e volle
280Pandora stessa vittima infelice
Del suo giusto rigore: al Divin cenno,
Per cui ruotano in giro gl'infiniti
Mondi dell'Etra nello spazio immenso
Con ordine mirabile, e costante,
285Sorse l'invidia, e il torbid'occhio volse

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Ver la Donzella, e seco eran menzogna,
E frode, e tradimento orrido morbo,
Di tumulto febril cagion fatale,
Ogni bellezza le involò! giacèa
290Languida, mesta, di pallor coperta,
Di pietà, di conforto affatto priva!
Ah dove sono d'Amistà, d'Amore
Tanti seguaci, che fedeli un tempo
Di tua beltade ardendo al vago raggio,
295Givan superbi di seguir tuoi passi!
Fuggir qual nebbia all'apparir del sole,
Nè più ti resta, o misera Pandora,
Che il tuo dolor! così languisce, e cade
All'apparir del pigro Verno algente
300Delle piante la fronda, e tronco nudo
Resta chi fu già onor del vago Autunno:
Fugge pieno d'orrore, e di spavento
Epimeteo da lei, che or langue, e pena,
E il proprio fato avventurando a' flutti,
305Cangia clima, costumi, e giunge errando
Al guado inevitabil d'Acheronte.
     Di Maia il figlio ebbe dolor del fiero
Destino di Pandora, e a Giove porse
Supplici voti in tali sensi: ah Padre
310Quando avran fin la tua vendetta, e l'ira!
Se rei furo gli Dei, se reo son io
Un Essere in produr sì vago, e bello,

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Mai però non t'offese l'infelice
Figlia del nostro ardire: ah l'innocente
315Perchè langue così? Chi lei rimira
Un ingiusto; un tiranno in te ravvisa,
E lascia l'are tue neglette, e sole;
No la funesta idea non si risvegli
Dell'oppresso Saturno in ciel di nuovo;
320La tua clemenza sull'Olimpo splenda,
E i benefici raggi estenda ancora
Su' mortali infelici: abbiano i Numi
Da te perdono, e calma abbia la Terra,
E soccorso Pandora; o almen distruggi
325Un'esistenza che martìr divenne:
Ogn'alma in te ripon sua speme, e brama
Che il folgore in tua man sospeso resti:
E che non può Facondia seduttrice
Su labro accorto? Serenò la fronte,
330E gli astri allora scintillar più chiari,
Sorrise il figlio di Cibele; hai vinto,
Disse, Cillenio; di Pandora il duolo
Fine abbia a tuo voler, che pago io sono.
     Lieto Mercurio sulla Terra venne,
335E a render di Pandora i giorni eterni,
Con la possanza in lui da Giove infusa,
Ogni sua cura volse: in un istante
Un color misto di ligustri, e rose
Pinse il bel volto, e interpreti sicuri

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340Dell’alma gli occhi scintillar più vivi:
Seco la trasse il messaggier d’Olimpo
D’un colle al sommo verdeggiante, e quivi
In Naiade cangiolla, e un chiaro fonte
Per soggiorno le diè: sacre eran l’onde
345Al Nume d’Epidauro; agl’egri queste
Porgevan salutifero vigore,
Fugando i morbi dolorosi, e gravi,
Di cui si lagna Umanità meschina;
E fama è pur, che sieno al crudo affanno,
350Che produce d’Amor lo stral possente
Antidoto sicuro: acque pregiate
Ah perchè foste ignote all’infelice
Piangente Saffo! se di voi sapèa
La celeste virtù, negletto, oscuro
355Sarebbe ancor di Leucate il sasso.