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Psyco

film del 1960 diretto da Alfred Hitchcock

Psyco

Immagine Psycho Logo.png.
Titolo originale

Psycho

Lingua originale inglese
Paese Stati Uniti d'America
Anno 1960
Genere thriller, horror, giallo
Regia Alfred Hitchcock
Soggetto Robert Bloch (romanzo)
Sceneggiatura Joseph Stefano
Produttore Alfred Hitchcock
Episodi
  1. shower scene of Psycho
  2. Psycho (opening credits)
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani
Note

Psyco, film statunitense del 1960 con Anthony Perkins e Janet Leigh, regia di Alfred Hitchcock.

  • Le emicranie sono come i buoni propositi, ci se ne dimentica appena il male è passato. (Marion)
  • Mia madre è innocua come gli uccelli impagliati... (Norman)

Dialoghi

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Anthony Perkins in una foto pubblicitaria sul set del film
 
Anthony Perkins in una foto pubblicitaria sul set del film
  • Norman: Voi... dovete mangiare quanto... un uccellino.
    Marion [guardando gli uccelli impagliati appesi alle pareti]: E voi ve ne intendete, vedo.
    Norman: Ah no, non molto. Comunque... l'espressione mangiare quanto un uccellino è una grossa fa-fan-fandonia. Perché gli uccelli in realtà mangiano moltissimo. Ma... io in fondo non so nulla sugli uccelli. Il mio hobby è impagliare animali... la tassidermia insomma. Se qui vedete solo degli uccelli imbalsamati è perché io non sopporto la vista delle altre bestie impagliate... Voglio dire le volpi, le faine... C'è chi impaglia persino i cani e i gatti, ma io... non ci riuscirei mai. Io credo che solo gli uccelli stiano bene impagliati perché... perché sono molto decorativi. Non vi pare?
    Marion: È uno strano hobby... curioso.
    Norman: Insolito anche.
    Marion: Oh sì, senz'altro.
    Norman: E non è dispendioso come si pensa. È economico anzi... sapete aghi, filo, segatura... le sostanze chimiche sono l'unica cosa che costi un po'.
    Marion: Un uomo deve avere un hobby.
    Norman: Be'... è più di un hobby. Un hobby serve a far passare il tempo. Non a riempirlo.
    Marion: La vostra vita è così vuota?
    Norman: No... dirigo l'ufficio e... faccio pulizia nelle camere, eseguo gli incarichi di mia madre... quelli-quelli che lei ammette che io sia capace di eseguire.
    Marion: Non uscite mai con qualche amico?
    Norman: Il miglior amico [di un ragazzo] è la propria madre.[1] [osservandola] Voi non avete mai avuto un momento vuoto in tutta la vostra vita?
    Marion: Oh sì, la mia parte.
    Norman: Dove siete diretta? [dopo qualche attimo di pausa] Non volevo essere indiscreto.
    Marion: Sto cercando la mia isola del sogno.
    Norman: A che cosa volete sfuggire?
    Marion: Perché questa domanda?
    Norman: No, non si può sfuggire a niente. [guardando fuori] È tornato il sereno. Sapete cosa penso? Che ognuno di noi... è... stretto nella propria trappola. Avvinghiato. E nessuno riesce mai a liberarsene . E... mordiamo, e... e graffiamo ma... solo l'aria, solo il nostro vicino... e con tutti i nostri sforzi non ci spostiamo di un millimetro.
    Marion: A volte ci gettiamo deliberatamente nella trappola.
    Norman: Io ci sono nato nella mia, non me ne importa più niente ormai.
    Marion: Oh, ma non è giusto. Dovrebbe importarvi...
    Norman: Oh, è così ma... non dico il contrario...
    Marion: Sapete, se qualcuno mi avesse parlato nel modo che ho sentito... nel modo come vostra madre vi ha parlato...
    Norman: Certe volte, quando mi tratta così, avrei voglia di tornare su da lei e... maledirla e lasciarla per sempre... o almeno risponderle a tono. [dopo qualche attimo di pausa] Ma so che non posso. È malata.
    Marion: A sentirla non si direbbe.
    Norman: Voglio dire, malata di nervi. Ha dovuto allevarmi da sola dopo la morte di mio padre. Io avevo soltanto cinque anni e questo l'ha logorata molto. Non che sia stata costretta a cercarsi un lavoro perché mio padre ci aveva lasciato un po' di soldi... comunque, qualche anno fa, mia madre incontrò un uomo e lui la convinse a costruire questo motel. Lei non viveva che per quell'uomo e... quando lui morì, fu-fu un colpo troppo forte... anche... anche per il modo in cui morì. [ride] Non credo che sia la cosa migliore di cui parlare mentre uno mangia. Comunque fu una perdita irreparabile per lei. Non le restava più niente...
    Marion: Tranne voi.
    Norman: Un figlio non può sostituire un amante.
    Marion: Perché non ve ne andate di qui?
    Norman: Alla ricerca di un'isola come voi?
    Marion: No, non come me.
    Norman: Io devo stare qui. Chi la curerebbe, se me ne andassi? Rimarrebbe sola, lo so. Si spegnerebbe il fuoco, sarebbe freddo e umido come una tomba. Quando si ama qualcuno, non si può lasciare anche se si rende odioso. Capitemi, io non odio lei. Odio ciò che l'ha fatta diventare così. La sua malattia.
    Marion: Non sarebbe meglio se la metteste... in qualche posto?
    Norman: Volete dire in una clinica... in un manicomio?... Vi impressiona meno chiamarlo "qualche posto", vero? Mettetela in qualche posto.
    Marion: Scusatemi. Non credevo di dir niente di male.
    Norman: Che ne sapete voi di certe cose? Avete mai visto l'interno di un manicomio? Le risate, le lacrime... e gli sguardi allucinati che vi scrutano? Mia madre là dentro? Ma lei è innocua... è innocua come uno di quegli uccelli impagliati.
    Marion: Scusatemi, ma... avevo l'impressione che... vi fosse di peso. Parlavo per il vostro bene.
    Norman: Tutti parlano per il mio bene. Vengono qua con la faccia contrita [adirandosi] e consigliano... oh, con tanta delicatezza... sì, lo so che sarebbe una soluzione, ma il solo pensiero mi angoscia. Non la posso lasciare. Non è come se fosse una maniaca... una... pazza furiosa. Solo, qualche volta perde un po' la testa. [alterandosi] Tutti qualche volta perdiamo un po' la testa. [sorride] A voi non è mai capitato?
    Marion: Sì, e in certi casi una sola volta può bastare. Io lo so.
    Norman [sorride]: Lo so... Norman.
    Marion [sorridendo]: Norman. [si alza in piedi per andar via]
    Norman: Oh, ma non... non vorrete andare già a dormire, vero?
    Marion: Sono molto stanca. E devo guidare tutto il giorno domani. Devo tornare a Phoenix.
    Norman: Davvero?
    Marion: Sono andata a ficcarmi in una brutta trappola. E voglio tornare laggiù... per vedere se trovo il modo di uscirne. Prima che sia troppo tardi.

È doloroso che una madre debba pronunciare parole che condannano il proprio figlio, ma non posso permettere che loro mi credano capace di commettere un assassinio. Ora lo rinchiuderanno come avrei dovuto fare io quando era bambino. È sempre stato cattivo e ora aveva intenzione di dire che ero stata io ad uccidere quelle ragazze e quell'uomo, come se io potessi fare un'altra cosa all'infuori di star seduta immobile e guardar fisso come uno di quei suoi uccellacci impagliati. Loro sanno che io non posso alzare neppure un dito... e non mi muoverò! Me ne starò seduta qui tranquilla, nel caso che loro sospettassero di me. Probabilmente ora mi stanno sorvegliando, ma lasciamoli fare. Farò vedere loro che specie di persona sono. Non scaccerò nemmeno quella mosca. Spero che mi stiano osservando, così vedranno. Vedranno e sapranno. E diranno a tutti: "Ma se lei non farebbe male neppure ad una mosca!" (Norman) [la personalità della madre ha preso il sopravvento]

Citazioni su Psyco

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Hitchcock e Leigh durante le riprese della celebre scena della doccia.
  • Certo, Alfred Hitchcock è un maestro di tecnica e di stile e il suo Psycho viene riconosciuto ormai come un capolavoro assoluto del cinema, ma l'impatto di questo film presso le platee del 1960 è sconvolgente: voyeurismo, violenza, sesso, necrofilia, mania omicida... tutte le più efferrate perversioni della mente umana vengono rappresentate esplicitamente sullo schermo da Hitchcock, e il maestro del cinema mostra per la prima volta al pubblico atti e oppure che accadevano sempre fuori campo o dopo un'appropriata dissolvenza. In più siccome Hitchcock sta raccontando con Psycho una storia contemporanea (ispirata dalle gesta di un autentico "serial killer"), tutto quello che appare in questo suo film è estremamente realistico, e quindi vero: potrebbe accadere a chiunque tra gli spettatori, e a parecchie sfortunate vittime in effetti e accaduto. (Luigi Cozzi)
  • [Shawn arriva in ritardo alla proiezione del film al cinema]
    – Dove sei stato? Hai perso metà del film!
    – Fammi indovinare: lui ha una voce raccapricciante e il complesso di Edipo? A me piace solo la scena della doccia. (Psych)
  • Psycho possiede ancora un aspetto che sconvolge: la protagonista muore a metà del film... ed è una cosa che non si può più fare, perché quel maledetto l'ha fatta e – accidenti! – ci ha fregato l'idea per l'eternità! (Antonio Serra)
  • Zeppo di scene memorabili e mozzafiato, e di una soluzione finale sbalorditiva, si avvale della sceneggiatura di ferro di Robert Bloch e della consueta, incredibile maestrìa di Hitchcock nel dirigere gli attori. (Dario Argento)
  1. «A boy's best friend is his mother.» Dopo un sondaggio tenuto negli USA nel 2005 dall'American Film Institute, che è andato a comporre l'AFI's 100 Years... 100 Movie Quotes, questa citazione è stata inserita al 56° posto nella classifica AFI delle cento battute più celebri della storia del cinema.

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