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James Dewey Watson

biologo statunitense

James Dewey Watson (1928 – vivente), biologo statunitense e premio Nobel per la medicina.

  • La cosa più fortunata che mi è capitata fu che mio padre non credeva in Dio, e così non ha avuto blocchi per via dell'anima. Io vedo noi stessi come il risultato dell'evoluzione, cosa che è di per sé un gran mistero.
James Dewey Watson
Medaglia del Premio Nobel
Medaglia del Premio Nobel
Per la medicina (1962)
The luckiest thing that ever happened to me was that my father didn't believe in God, and so he had no hang-ups about souls. I see ourselves as products of evolution, which itself is a great mystery.[1]
  • Lavoravo in biblioteca e per la prima volta vidi l'immagine della molecola del Dna ottenuta con la diffrazione a raggi X. Non voglio farla grossa, ma la scoperta del Dna è iniziata all'ombra del Golfo e l'ho raccontato nel libro La doppia elica. Napoli, quindi, è stato un luogo fondamentale per me.[2]
  • Non avrei mai sognato che nel corso della mia vita il mio stesso genoma sarebbe stato sequenziato.[3]
  • Oggi è in atto un tentativo concertato da parte di alcuni scienziati influenzati dalla religione di trattare l'evoluzione come una teoria, come se questo in qualche misura ne diminuisse l'autorevolezza e la forza nello spiegare come funziona il mondo. Uno dei doni più grandi che la scienza ha fatto al mondo è la continua eliminazione del soprannaturale, ed è una lezione che mi ha trasmesso mio padre: la conoscenza libera il genere umano dalla superstizione.[4]
  • Per la verità non credo che siamo qui per qualcosa. Siamo solo il prodotto dell'evoluzione. Mi si potrà obiettare che la mia vita è ben triste se non ci vedo uno scopo. Ma sto pregustando un buon pranzo.[5]
  • Più o meno in quel periodo Erwin Schrödinger, uno dei fondatori della meccanica quantistica, pubblicò il suo libretto Che cos'è la vita?, che mi capitò fra le mani nella biblioteca di biologia mentre ero al terzo anno, nel 1946. Che cos'è la vita? è uno di quei libri che cambiano la vita: e la mia, come quella di parecchi altri colleghi, cambiò irrevocabilmente. Schrödinger capì che l'elemento chiave dell'ereditarietà doveva essere il trasferimento di informazioni genetiche in forma di molecola di generazione in generazione.[6]
  1. Dall'intervista di David Ewing Duncan, Discover Dialogue: Geneticist James Watson, Discovermagazine, 1 luglio 2003.
  2. Dall'intervista di Carlo Franco, Il premio Nobel Watson: «Nell'istituto Dohrn compresi il fascino del Dna», Corriere del mezzogiorno, 8 maggio 2009.
  3. Citato in AA.VV., Il libro della scienza, traduzione di Martina Dominici e Olga Amagliani, Gribaudo, 2018, p. 283. ISBN 9788858015001
  4. Da In principio fu il Verbo o il Dna?, Corriere della sera, 2 gennaio 2006.
  5. Citato in Richard Dawkins, L'illusione di Dio, p. 75.
  6. Da In principio fu il Verbo o il Dna?, Corriere della sera, 2 gennaio 2006.

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