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Thamudeni: differenze tra le versioni

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[[File:Thamudic inscriptions Wadi Rum.jpg|thumb|Antiche iscrizioni tamudichetamudene nel deserto di [[Wadi Rum]] in [[Giordania]]]]
ColCon il nome '''Thamudeni''', o '''Thamūd''' ({{arabo|ثمود}}), si indica una popolazione [[Arabi|araba]] [[Jāhiliyya|preislamica]] della [[Penisolapenisola Arabaarabica]], presente nell'area [[Hijaz|higiazena]], che ha lasciato varie tracce [[epigrafia|epigrafiche]] e che è ricordata dallo stesso [[Corano]].
 
== Dati archeologici ==
Il sito di [[Hegra|al-Hijr]], in [[Arabia Saudita]], è ancora poco conosciuto<ref>« Al-Hijr », in arabo: al-ḥijr, {{lang|rtl|ar|الحجر}}, ''la rocciosa''. Antica tappa del cammino carovaniero, menzionata da Plinio con il nome di Hegra. ''(Plinio il Vecchio, {{cita|''op.Naturalis cit.historia''}}, [http://remacle.org/bloodwolf/erudits/plineancien/livre6.htm, Libro VI, XXXII (XXVIII), 14])''. È attualmente chiamata [[Hegra|Madāʾin Ṣāliḥ]]. « Al-Hijr » è anche il titolo tradizionale della sura XV.</ref>. Questo sito è molto più che una necropoli primitiva. Al-Ḥijr è stata una vera città, sebbene le principali vestigia attualmente visibili sono gli ipogei scavati nell'arenaria rossa del deserto. Vi è esistita una città e un podere agricolo irrigato. I [[Nabatei]], antichi pastori nomadi divenuti sedentari, si sono stabiliti ad al-Hijr, ma le relazioni tra al-Ḥijr e la capitale dei Nabatei, [[Petra (Giordania)|Petra]], restano oscure.<brref>{{cita web|lingua=fr|titolotradotto=Hegra, la città sconosciuta|titolo=Hégra, la cité méconnue|url=https://www2.cnrs.fr/presse/journal/1419.htm|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131030032427/http://www2.cnrs.fr/presse/journal/1419.htm|dataarchivio=30 ottobre 2013|urlmorto=sì}}</ref>.
 
I [[Nabatei]], antichi pastori nomadi divenuti sedentari, si sono stabiliti ad al-Hijr, ma le relazioni tra al-Ḥijr e la capitale dei Nabatei, [[Petra (Giordania)|Petra]], restano oscure.<ref>Hegra, la città sconosciuta https://www2.cnrs.fr/presse/journal/1419.htm {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131030032427/http://www2.cnrs.fr/presse/journal/1419.htm |date=30 ottobre 2013 }}</ref>. <br>
Il sito archeologico di Madāʾin Ṣāliḥ è il primo sito dell'Arabia Saudita iscritto sulla lista del patrimonio mondiale dell’[[UNESCO]]. Al-Ḥijr costituisce una testimonianza unica della civiltà nabatea. Con circa cento tombe monumentali con facciate decorate e i suoi pozzi, il sito è un esempio eccezionale della qualità dell'architettura dei Nabatei e della loro padronanza delle tecniche idrauliche<ref>{{cita Sitoweb|lingua=fr|titolo=Site archeologicoarchéologique dide Hegra (al-ḤijrHijr (Madāʾin/ Madā ͐in Ṣāliḥ) |url=https://whc.unesco.org/fr/list/1293|accesso=26 aprile 2023}}</ref>. <br>[[Hegra|Madāʾin Ṣāliḥ]] ha conosciuto un periodo di insediamento di almeno cinquecento anni. Il sito è stato abitato almeno fino al IV secolo d.C. e probabilmente anche oltre. Questa regione, al confine tra il regno nabateo e il regno di [[Lihyaniti|Liḥyān]], fu in seguito integrata nella Provincia romana ''Arabia''.
I riferimenti epigrafici cessano a partire dal IV secolo<ref name="nehme"> ''{{cita testo|autore1=Laïla Nehmé e |autore2=François Villeneuve'',|titolo=Mission ''Missionearchéologique archeologicade diMadâ’in Madāʾin ṢāliḥSâlih (ArabiaArabie SauditaSaoudite)'', |anno=2007, |url=http://www.clio.fr/securefilesystem/NEHME.pdf|formato=PDF|accesso=26 aprile 2023}}</ref>.
[[Hegra|Madāʾin Ṣāliḥ]] ha conosciuto un periodo di insediamento di almeno cinquecento anni. Il sito è stato abitato almeno fino al IV secolo d.C. e probabilmente anche oltre. Questa regione, al confine tra il regno nabateo e il regno di [[Lihyaniti|Liḥyān]], fu in seguito integrata nella Provincia romana ''Arabia''.
I riferimenti epigrafici cessano a partire dal IV secolo<ref name="nehme"> ''Laïla Nehmé e François Villeneuve'', ''Missione archeologica di Madāʾin Ṣāliḥ (Arabia Saudita)'', 2007, http://www.clio.fr/securefilesystem/NEHME.pdf </ref>.
 
==Dati storici ed epigrafici==
L'identità storica dei Thamudeni non è chiara. Sembra possano provenire dallo Yemen, ma una regione dell'Hegiazdel Ḥijāz è chiamata "thamud". Alcuni autori greco-romani citano la popolazione araba dei "tamudaei" e [[Plinio il vecchio]] afferma che essa viveva nei pressi della città di Domata,<ref>{{en}} {{cita|''Naturalis historia''}}, [http://www.masseiana.org/pliny.htm#BOOK VI] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20170101063545/http://www.masseiana.org/pliny.htm |datedata=2017-01-01 }}.</ref> il cui nome in arabo indica uno dei figli del biblico Ismaeleː Duma o [[Dumah]]. La localizzazione di questa città non è chiara, ma molti studiosi la identificano con [[Dumat al-Jandal]]. L'evoluzione da Duma o Dumat in Tamud può essere attribuita all'uso semitico di non scrivere le vocali e a una graduale evoluzione nella pronuncia delle consonanti legata al trascorrere del tempo e al nomadismo che esponeva all'influenza dei dialetti di località diverse.
 
Se, invece, i Thamudeni fossero stati lo stesso popolo che aveva come sua capitale la città di [[Tayma|Tema]] (Taymāʾ) allora ci potremmo trovare di fronte a quella stessa popolazione che faceva parte di una coalizione che si scontrò senza successo con il sovrano [[Assiria|assiro]] [[Tiglat-Pileser III]], mentre [[Sargon II]] li ricordava fra le popolazioni da lui sgominate<ref>Claudio {{cita|Lo Jacono, "La cultura araba preislamica", in: (a cura di R. Tottoli) ''Corano e Bibbia'', Brescia, Morcelliana, 2000. |p. 122}}.</ref>.
 
Il loro spostamento dalle aree meridionali [[Arabi|arabe]] [[yemen]]ite li portò a insediarsi in [[Hijaz|HijāzḤijāz]], nell'area compresa fra il [[golfo di Aqaba]] e Yanbu‘ e qui sembra che si sedentarizzassero, come le ''Cronache assire'' e lo stesso [[Corano]] indirettamente ci attesta.
 
Le prime elencano infatti ''Thamud, Ibadidi, Marsimani ed ‘Ephah, gli ArabiArstyle=nosupabi distanti che abitano nel deserto'', distinguendo i primi dagli ultimi per via del loro diverso modello societario, mentre il testo sacro dell'[[Islam]], in circa 20 suoi passaggi, descrive i "castelli", i "palazzi"<ref>''Cor.'',{{cita VII:corano|style=nosup|7|74.}}</ref> e le "case"<ref>''Cor.'',{{cita XXVI:corano|style=nosup|26|149.}}</ref> dei Thamudeni, le loro "città"<ref>''Cor.'',{{cita XXVII:corano|style=nosup|27|48.}}</ref>, i loro "giardini"<ref>''Cor.'',{{cita XXVI:corano|style=nosup|26|146-9.}}</ref> e le loro capacità ingegneristiche<ref>''Cor.'',{{cita corano|style=nosup|89:|9.}}</ref>.
 
Anche a livello [[epigrafia|epigrafico]] non mancano testimonianze sul loro modo di produzione, in alcun modo legato al [[nomadismo]]<ref>A. {{cita|van den Brenden, ''Les inscriptions thamoudéennes'', Louvain-Heverlé, Bibliothèque du Muséon, 1950, |p. 7}} e "L'unité{{cita|1957| de|van l'alphabetden thamoudéen"Brenden, in ''Studia Islamica'', 7 (1957), pp. 5-27}}.</ref>. Un ulteriore elemento da valutare è l'arruolamento nel V secolo, da parte [[impero romano|romana]], di ''Equites saraceni thamoudaeni'' nelle truppe montate di stanza in [[Egitto]], a ''Scenas Veteranorum'' (la "[[Collina dei Giudei]], nei pressi del [[Cairo]])<ref>''Notitia dignitatum et administrationum omnium tam civilium quam militarum in partibus Orientis'', Bonn, Böcking, 1839, pp. 67-77 e 295.</ref>.
 
Tra le divinità venerate dai Thamudeni sono attestate dediche rivolte a Nahy e a Rudā<ref>Si vedano in proposito gli studi di Gonzague{{cita|G. Ryckmans, ''Les noms propres sud-sémitiques'', Lovanio, Bibliothèque du Muséon, 1934, 2 voll}}.</ref>, come pure a Wadd, Khalasat, Yaghūt, Shams, Attarsamīm e molte altre divinità<ref>Un elenco preciso nel già citato articolo di {{cita|Lo Jacono}} (ppp. 124-5125).</ref>, alcune di chiara origine sud-arabica. A tutte queste divinità si usavano dedicare sacrifici di animali in santuari forse fissi.
 
=== Nel Corano ===
Il popolo dei Thamudeni è citato ventisei volte nel [[Corano]]<ref>ricercatoRicercato automaticamente dall'API JQuranTree [http://corpus.quran.com/java/ parAPI leJQuranTree] biaisattraverso dula tokenstringa « vamuwd » encodantche rende ثَمُود ennel Buckwalter EncodingType .</ref>, come un popolo primitivo e ribelle, di confessionecredo politeista, che non haaveva voluto ascoltare il suo profeta [[Salih|Ṣāliḥ]]<ref>che fu incaricatoIncaricato da Allah di condurli al monoteismo: (Sura{{cita XXVII:corano|style=nosup|27|45-53}}; Sura{{cita XXIX:corano|style=nosup|29|38-40}}; Sura{{cita XLI:corano|style=nosup|41|13-18}}; Sura{{cita LI:corano|style=nosup|51|43-45}}; Sura{{cita LXIX:corano|style=nosup|69|4-5}}; Sura{{cita LXXXV:corano|style=nosup|85|17-18}}; Sura{{cita XCI:corano|style=nosup|91|11-15)}}.</ref>.
 
La storia riportata nel Corano si riassume come segue<ref>{{cita (Sura XI:corano|style=nosup|11|64-71).}}</ref>. Dio invia il profeta Ṣāliḥ per chiamare i Thamudeni a convertirsi al monoteismo. Essi esprimono i loro dubbi e la loro intenzione di continuare il culto degli antenati. Ṣāliḥ li informa che alla «cammella di Dio» dovrà essere consentito di pascolare tranquillamente senza che le sia fatto alcun male, sotto pena di un terribile castigo. In un altro passaggio, è precisato che la cammella potrà bere solo un giorno, e ai Thamudeni un altro giorno<ref> (Sura{{cita XXVI:corano|style=nosup|26|255).}}</ref>. Ma i Thamudeni non si curano di questa minaccia, uccidono la cammella e sfidano Ṣāliḥ a realizzare le sue minacce<ref>{{cita (Sura VII:corano|style=nosup|7|77)}} </ref>. Ṣāliḥ dice loro che non resteranno loro altro che tre giorni per godere delle proprie case prima che la minaccia si realizzi. Un solo grido (''Sayha''<ref>« Sayha », in arabo ''ṣayḥa'', {{arabo|صيحة}}, significa ''grido di guerra''.</ref>) distrugge allora i Thamudeni. La natura del grido è descritta come un urlo prodotto da un messaggero di Dio, che precede un enorme sommovimento. La parola impiegata nella sura VII<ref>{{cita (Sura VII:corano|style=nosup|7|78) .}}</ref> significa terremoto (''Rajfa''<ref>« Rajfa », in arabo rajfa, ({{arabo|رجفة}}), ossia "sommossa".</ref>) mentre quella usata nella sura XLI<ref>{{cita (v. corano|style=nosup|51|13)}}</ref> è "fulmine", ossia «Ṣāʿiqa» ({{arabo|صاعقة}}).
 
=== Tabari (839-923) ===
NellaNelle ''Cronaca''sue cronache, [[Ṭabarī]] racconta la [[spedizione di Tabuk]]<ref>Tabûk, in arabo : tabūkTabūk, {{lang|rtl|ararabo|تبوك}}.</ref> nell'anno 8 dell'egira (630)<ref> ''Janine{{cita|J. e DominiqueD. Sourdel'', op. cit., pag|pp. 782-783, cap}}. Tabûk </ref>. Questa campagna fu condotta senza che vi si avessefosse alcuna battaglia:
{{Citazione|Quando il Profeta arrivò a Tabuk, grande città abitata da cristiani, egli non incontra traccia dell'esercito romano (da intendersi come ''bizantino'') che egli vi credeva riunito. Vi risiedeva un principe, chiamato Yohanna, figlio di Rouba, che possedeva una grande fortuna. Quando il Profeta venne ad accamparsi alle porte di Tabuc, Iohanna uscì dalla città e fece la pace con lui, consentendo a pagargli un tributo. ''(|{{cita|Tabari, op.cit., vol.II, II|cap. ''Maometto, sigillo dei profeti (Spedizione di Tabuk)'', pagpp. 306-311)''}}.}}
Tabari aggiunge numerosi dettagli meravigliosi alla storia dei Thamudeni e del loro profeta Sâlih Ṣāliḥ:
{{Citazione|Ora Salih disse ai Thamudeni: Quale miracolo cercate ? Essi risposero : Noi domandiamo che tu faccia uscire da questa roccia una cammella dal pelo rosso, con un piccolo dal pelo rosso come sua madre; essi devono essere in grado di camminare e di mangiare l'erba, e allora noi ti crederemo. Salih disse loro : ciò che voi domandate è facile a Dio ; e si mise in preghiera. Allora la roccia mugghiò e si fendette per ordine di Dio, e come si fu aperta, ne uscì una cammella dal pelo rosso con un piccolo che correva dopo di essa. (|{{cita|Tabari, ''opvol. cit.'', vol.I, |cap. ''Dalla creazione a Davide (Storia del profeta Salih e degli uomini che erano con lui)'', par.§ 119-124) }}.}}
 
Nel seguito di questo paragrafo, è precisato che la cammella poteva bere l'acqua della fonte un giorno su due, e che ella avrebbe vissuto trent'anni senza essere importunata e che un infante fulvo dagli occhi celesti sarebbe stato il suo assassino. Per evitare la catastrofe di cui essi sono minacciati, i Thamudeni decidono di uccidere alla nascita tutti gli infanti che presentano queste due caratteristiche. Nove infanti sono uccisi in questo modo. I nove<ref name="neuf">il numero di nove insorti è confermato nel Corano{{cita (XXVII,corano|style=nosup|27|48)}}.</ref> padri di questi infanti persuadono il padre di un decimo infante biondo dagli occhi blu, di non uccidere suo figlio. Essi accusano Salih di essere la causa di questi sacrifici umani che essi ritengono non giustificati. Essi si decidono a uccidere essi stessi la cammella, ma sono tutti e nove schiacciati da una roccia. Salih è allora accusato di essere la causa della morte degli infanti e dei loro padri. L'infante rosso sopravvissuto uccide allora la cammella, mentre il piccolo riesce a scappare nella montagna da cui era inizialmente sortito.
 
=== Ibn Baṭṭūṭa (1304-1369) ===
Verso il 1326, [[Ibn Battuta||Ibn Baṭṭūṭa]], di ritorno dal suo pellegrinaggio a [[La Mecca]], passa da [[Tabuk (Arabia Saudita)|Tabūk]]:
{{Citazione|Il quinto giorno, dopo la partenza da Tabuc, la caravana arriva al pozzo di Hidjr,<ref>''Recte'' Ḥijr''.</ref> le dimore dei Thamudeni contiene molta acqua ; ma nessuno vi discentediscende, quale che sia la sua sete, e ciò è fatto per imitazione della condotta dell'inviato di Dio, quando egli passò nella sua spedizione contro Tabuc. Ora egli affrettò la marcia della sua cammella, ede ordinò che nessuno bevesse dell'acqua di questo pozzo. Quelli che se n'erano serviti per impastare della farina la diedero a mangiare ai cammelli.<br />In questo luogo si trovano le dimore dei Tamudeni, intagliate in montagne di pietre rosse. Esse hanno delle soglie scolpite che colui che le veda crede essere di costruzione recente. Le ossa corrose di questo popolo sono all'interno di queste dimore, e notate che ciò offre un grande esempio. Qui si vede il posto dove si è accovacciata la cammella di Sâlih, tra due montagne, nell'intervallo tra le quali esistono delle tracce di una moschea dove si va a pregare. La distanza tra al-Hijr e al-Ula<ref>In arabo: al-ʿUlā, {{lang|rtl|ar|العلا}}. Città a quaranta km a sud di Madāʾin Ṣāliḥ, è l'antica Dedān.</ref> è di una mezza giornata e anche meno. |{{cita|Ibn Battuta, 1982|vol. I, § 212-213, cap. 4: ''Il pellegrinaggio alla Mecca''}}.}}
In questo luogo si trovano le dimore dei Tamudeni, intagliate in montagne di pietre rosse. Esse hanno delle soglie scolpite che colui che le veda crede essere di costruzione recente. Le ossa corrose di questo popolo sono all'interno di queste dimore, e notate che ciò offre un grande esempio. Qui si vede il posto dove si è accovacciata la cammella di Sâlih, tra due montagne, nell'intervallo tra le quali esistono delle tracce di una moschea dove si va a pregare. La distanza tra al-Hijr ed al-Ula<ref>In arabo: al-ʿUlā, {{lang|rtl|ar|العلا}}. Città a quaranta km a sud di Madāʾin Ṣāliḥ, è l'antica Dedān.</ref> è di una mezza giornata ed anche meno. (Ibn Battuta, [http://classiques.uqac.ca/classiques/ibn_battuta/voyages_tome_I/ibn_battuta_t1.pdf op.cit.], vol. I, par. 212-213, cap. 4. il pellegrinaggio della Mecca)}}
 
=== Ibn Kathīr (1301-1373) ===
[[Ibn Kathir|Ibn Kathīr]] nella sua storia dell'islam, ''al-Bidāya wa al-nihāya'', {{lang|rtl|ar|البداية و النهاية}}, ''L'inizio e la fine''.</ref><ref>{{cita|Ibn Kathīr}}, [https://books.google.fr/books?id=XBGSEsXfUiYC&pg=PA109 p. 109].</ref> precisa ulteriormente il mito. Thamûd, l'eponimo dei Thamudeni, è un nipote di Noè:
[[Ibn Kathir|Ibn Kathīr]] nella sua storia dell’islam ''Bidâya''<ref>In arabo ''al-bidāya wa al-nihāya'',
{{ Citazione | Thamud era una tribù celebre che fu chiamata dal loro antenato Thamud, fratello di Iadis. Entrambi erano figli di Athir, figlio di Iram, figlio di Sem, figlio di Noè. Essi erano degli Arabi che vivevano tra l'Hejaz e Tabuk. Il Profeta passò presso questo posto quando andò con i musulmani a Tabuk. I Tamudeni vissero dopo il popolo degli [[Banu 'Ad|Ad]], e adorarono gli idoli come gli Ad.<ref name=IK109 >ʿOmar ibn{{cita|Ibn Kathīr, ''op. cit.'', pag|p. 109, cap. ''La storia di Ṣāliḥ''}}.</ref> }}
{{lang|rtl|ar|البداية و النهاية}}, ''L'inizio e la fine''.</ref><ref> https://books.google.fr/books?id=XBGSEsXfUiYC&pg=PA109 </ref> precisa ulteriormente il mito. Thamûd, l'eponimo dei Thamudeni, è un nipote di Noè:
Secondo lo stesso autore, [[Hud (profeta)|Hud]] profeta degli Ad è anch'egli un nipote di Noè :
{{ Citazione | Thamud era una tribù celebre che fu chiamata dal loro antenato Thamud, fratello di Iadis. Entrambi erano figli di Athir, figlio di Iram, figlio di Sem, figlio di Noè. Essi erano degli Arabi che vivevano tra l'Hejaz e Tabuk. Il Profeta passò presso questo posto quando andò con i musulmani a Tabuk. I Tamudeni vissero dopo il popolo degli [[Banu Ad|Ad]], e adorarono gli idoli come gli Ad<ref>ʿOmar ibn Kathīr, ''op. cit.'', pag. 109, cap. La storia di Ṣāliḥ</ref> }}
{{Citazione|La sua tribù erano gli Ad che erano degli arabi che vivevano nelle montagne tra [[Oman]] ed [[Hadramaut]] presso il mare. ... Essi vivevano in tende enormi con grandi pilastri.<ref>ʿOmar ibn{{cita|Ibn Kathīr, ''op. cit.'', pag|p. 87, cap. ''Storia di Hud (Eber) ''}}.</ref>}} {{Citazione | Si dice anche che queste due nazioni non erano citate nella Bibbia (La torahTorah e il Vangelo). Tuttavia, quando si legge il Corano si trova che Mosè conosceva la loro storia ede informa il suo popolo sulle loro conseguenze.<ref>ʿOmar ibn{{Cita|Ibn Kathīr, ''op. cit.'', pag|p. 116, cap. la''La storia di Ṣāliḥ''}}.</ref> }}
Secondo lo stesso autore, [[Hud (profeta)|Hud]] profeta degli Ad è anch'egli un nipote di Noè :
Nel racconto di Ibn Kathīr, la particolarità della cammella non è più il colore del suo pelo ma la sua taglia gigantesca:
{{Citazione|La sua tribù erano gli Ad che erano degli arabi che vivevano nelle montagne tra [[Oman]] ed [[Hadramaut]] presso il mare. ... Essi vivevano in tende enormi con grandi pilastri.<ref>ʿOmar ibn Kathīr, ''op. cit.'', pag. 87, cap. Storia di Hud (Eber) </ref>}} {{Citazione | Si dice anche che queste due nazioni non erano citate nella Bibbia (La torah e il Vangelo). Tuttavia, quando si legge il Corano si trova che Mosè conosceva la loro storia ed informa il suo popolo sulle loro conseguenze.<ref>ʿOmar ibn Kathīr, ''op. cit.'', pag. 116, cap. la storia di Ṣāliḥ</ref> }}
{{Citazione|I thamudeni si riunirono un giorno nella loro assemblea, il profeta Salih si recò presso di loro e li chiamò alla via di Allah .... Essi gli dissero : « Se soltanto potete produrre da questa roccia (indicando una certa roccia) una cammella con queste caratteristiche (ed elencarono certe qualità e che essa doveva avere la lunghezza di dieci metri) ».<ref>ʿOmar ibn{{Cita|Ibn Kathīr, ''op. cit.'', pag|p. 119, cap. ''La storia di Ṣāliḥ (la cammella)''}}.</ref> }}
Nel racconto di Ibn Kathīr, la particolarità della cammella non è più il colore del suo pelo ma la sua taglia gigantesca:
Come nella ''Cronaca'' di [[Tabari|Ṭabarī]], la cammella esce dalla roccia dopo che Ṣāliḥ ha fatto una preghiera. Ma contrariamente a TṬabarī, la decisione di uccidere la cammella è presa in comune dai capi della tribù. Il loro capo chiamato Qedar ibn Salif ibn Juda, nato al di fuori del matrimonio, è designato per eseguire l'assassinio<ref>ʿOmar ibn{{cita|Ibn Kathīr, ''op. cit.'', pag|p. 120, cap. la''La storia di Ṣāliḥ (la cammella) ''}}.</ref>. Un poco più avanti Ibn Kathīr spiega come altri otto insorti si raggruppino attorno a Kédar ibn Salif ibn Juda per uccidere la cammella.<ref name="neuf" />.
{{Citazione|I thamudeni si riunirono un giorno nella loro assemblea, il profeta Salih si recò presso di loro e li chiamò alla via di Allah .... Essi gli dissero : « Se soltanto potete produrre da questa roccia (indicando una certa roccia) una cammella con queste caratteristiche (ed elencarono certe qualità e che essa doveva avere la lunghezza di dieci metri) ».<ref>ʿOmar ibn Kathīr, ''op. cit.'', pag. 119, cap. La storia di Ṣāliḥ (la cammella)</ref> }}
L’abitudineL'abitudine di non bere l'acqua del pozzo di Tabuk è una conseguenza della spedizione condotta da Maometto:
Come nella ''Cronaca'' di [[Tabari|Ṭabarī]], la cammella esce dalla roccia dopo che Ṣāliḥ ha fatto una preghiera. Ma contrariamente a TṬabarī, la decisione di uccidere la cammella è presa in comune dai capi della tribù. Il loro capo chiamato Qedar ibn Salif ibn Juda, nato al di fuori del matrimonio, è designato per eseguire l'assassinio<ref>ʿOmar ibn Kathīr, ''op. cit.'', pag. 120, cap. la storia di Ṣāliḥ (la cammella) </ref>. Un poco più avanti Ibn Kathīr spiega come altri otto insorti si raggruppino attorno a Kédar ibn Salif ibn Juda per uccidere la cammella<ref name="neuf" />.
{{Citazione|Il Profeta passò accanto a questo posto quando andò con i musulmani a Tabuk<ref>ʿOmar ibnname=IK109 Kathīr, ''op. cit.'', pag. 109, cap. la storia di Ṣāliḥ</ref>.}}
L’abitudine di non bere l'acqua del pozzo di Tabuk è una conseguenza della spedizione condotta da Maometto:
{{Citazione|Il Profeta passò accanto a questo posto quando andò con i musulmani a Tabuk<ref>ʿOmar ibn Kathīr, ''op. cit.'', pag. 109, cap. la storia di Ṣāliḥ</ref>.}}
Ibn Kathīr aggiunge:
{{Citazione|[[ʿAbd Allāh ibn ʿUmar|Abdullah ibn Umar]] disse: « Quando il Profeta venne con la sua gente a Tabuk, si accampò ad al-Hijr presso le dimore dei Thamudeni. La sua gente bevve dagli stessi pozzi dove anche i Thamudeni bevevano. Essi impastarono la loro farina da questa acqua e cominciarono il pranzo. Il Profeta glielo impedì. Allora essi gettarono ciò che era già cotto nelle loro pentole e diedero la farina impastata ai cammelli ».<ref>ʿOmar ibn{{cita|Ibn Kathīr, ''op. cit.'', pag|p. 127, cap. ''Il Profeta presso le rovine dei Thamudeni ''}}.</ref> }}
Maometto vietò ai musulmani di entrare "'' "in quei posti dove i Thamudeni furono puniti da Allah" ''" e ordinò di passarvi accanto senza piangere sulla loro sorte. A dire di Ibn Kathīr, se i Thamudenti hanno scavato le loro dimore nella roccia sarebbe perché essi vivevano troppo a lungo e una dimora di terra essiccata sarebbe durata meno che i suoi abitanti<ref>ʿOmar ibn{{cita|Ibn Kathīr, ''op. cit.'', pag|p. 128, cap. il''Il Profeta presso le rovine dei Thamudeni ''}}.</ref>.
 
=== Ibn Khaldūn (1332-1406) ===
Lo stesso aneddoto si trova in [[Ibn Khaldun|Ibn Khaldūn]], che confuta però l'affermazione secondo cui i Thamudeni fossero stati dei giganti:
{{Citazione | L’erroreL'errore di questi narratori è dovuto al fatto che essi sono stati impressionati dai monumenti delle antiche nazioni … Essi si sono quindi immaginati, a torto, che ciò fosse dovuto alla forza ede all'energia di uomini di taglia motomolto grande. Come si vede, è un'opinione che non ha altro fondamento che pura arbitrarietà. Essa si appoggia né sulla ragione naturale né su una base logica. Noi possiamo vedere coicon i nostri occhi le dimore e le porte degli antichi, così come i procedimenti che essi avevano utilizzato per la costruzione dei loro immobili, monumenti, case e dimore come per esempio quelle dei Thamudeni, intagliate nella roccia, piccole, con porte strette. Il Profeta ha indicato che erano proprio quelle le abitazioni dei Thamudeni. Egli ha vietato di servirsi della loro acqua. Il pane fatto con questa acqua è stato gettato e l'acqua sparsa per terra. Egli ha detto : « non entrate nelle dimore di coloro che hanno nuociuto a loro stessi se non piangendo, temendo che non subiate la medesima sorte. »<ref>{{cita|Ibn Khaldūn, ''Kitāb al-ʿibar'', Khaldun|vol. I, pagp. 450, ''Muqaddima'' III, XVI. Realizzazioni e potenza originale|Ibn Khaldūn, ''Kitāb al-ʿibar''}}.</ref>.}}
 
== Note ==
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==Bibliografia==
*{{cita libro|lingua=fr|autore=[[Ibn Battuta|Ibn Baṭṭūṭa]]|editore=F. Maspero|titolo=Voyages|volume=I. ''I. De l’Afrique du Nord à La Mecque''|collana=La Découverte|città=Paris|anno=1982|ISBN=2-7071-1302-6|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190428202407/http://classiques.uqac.ca/classiques/ibn_battuta/voyages_tome_I/ibn_battuta_t1.pdf|url=http://classiques.uqac.ca/classiques/ibn_battuta/voyages_tome_I/ibn_battuta_t1.pdf|formato=PDF|urlmorto=no|accesso=26 aprile 2022|traduttore= C. Defremery e B.R. Sanguinetti|cid=Ibn Battuta, 1982}}
*[[Enno Littmann]], ''Thamûd und Ṣafā'', Studien zur altnordarabischen Inschriftenkunde, Leipzig, Abhandlungen für die Kunde des Morgenlandes, XXV/1.
*{{cita libro|lingua=fr|autore=Ibn Battûta ''et al.'', trad.|traduttore= P. Dominique, "|titolo=Voyageurs arabes", |editore=Gallimard Ed., |collana=La Pléiade, |città=Paris, |anno=1995, 1412 pagg., cap. |autore-capitolo=Ibn Battûta. |capitolo=Viaggi e peripezie, |ISBN 2-07-011469-4 }}
*{{cita libro|lingua=fr|autore=A. van den Brenden, ''|titolo=Les inscriptions thamoudéennes'', |città=Louvain-Heverlé, |editore=Bibliothèque du Muséon|anno=1950|cid=van den Brenden, 1950.}}
*A. van den Brenden, "L'unité de l'alphabet thamoudéen", in ''Studia Islamica'', 7 (1957), pp.&nbsp;5–27.
*{{cita pubblicazione|lingua=fr|autore=A. van den Brenden|titolo=L'unité de l'alphabet thamoudéen|rivista=Studia Islamica|numero=7|anno=1957|pp=5-27|cid=van den Brenden, 1957}}
*{{cita libro|lingua=en|autore=Israel Eph‘al, ''|titolo=The Ancient Arabs'', Gerusalemme, |città=Jerusalem|editore=The Magnes Press, The Hebrew University, |anno=1982.}}
*Gonzague Ryckmans, ''Les noms propres sud-sémitiques'', Lovanio, Bibliothèque du Muséon, 1934, 2 voll.
*{{cita libro|lingua=en|autore=M. T. Houtsma, "|titolo=E.J. Brill’s First Encyclopaedia of Islam, 1913-1936 (|volume=9 volumi)", voll.|editore=Brill Ed., |anno=1987.}}
*Gonzague Ryckmans, ''Les religions arabes préislamiques'', Lovanio, Bibliothèque du Muséon, 1951 (2a ed).
*{{cita libro|lingua=fr|autore=[[Ibn Kathir|Imam Imâdouddin Aboul-Fidâ Ismâil Ibn Kathîr Ad-Dimachki]]|traduttore=Mohammed Lamine Ben Brahim|titolo=Histoires des prophètes (Que la paix soit sur eux)|editore=Darussalam|anno=2003|ISBN=978-996089270-2|cid=Ibn Kathīr}}
*[[Gerald Lankester Harding]], ''Some Thamudic Inscriptions from the Hashimite Kingdom of the Jordan'', Leida, E.J. Brill, 1952.
*{{cita libro|lingua=fr|autore=[[Ibn Khaldun]]|url=https://www.gallimard.fr/Catalogue/GALLIMARD/Bibliotheque-de-la-Pleiade/Le-Livre-des-Exemples#|altri=tradotto e annotato da Abdesselam Cheddadi|titolo=Le livre des exemples|editore=Gallimard|collana=[[Bibliothèque de la Pléiade|La Pléiade]]|città=Paris|anno=2002|volume=vol. I|isbn=2-07-011425-2|cid=Ibn Khaldun}}
*J. Ryckmans, "Aspects nouveaux du problème thamoudéen", in: ''Studia islamica'', 5 (1956), pp.&nbsp;5–17.
*{{cita libro|lingua=en|autore=[[Gerald Lankester Harding]], ''|titolo=Some Thamudic Inscriptions from the Hashimite Kingdom of the Jordan'', Leida, |città=Leiden|editore=E.J. Brill, |anno=1952.}}
*''[[Corpus Inscriptionum Semiticarum]], Inscriptiones Saracenicas continens'', curavit G. Ryckmans, T. I, fasc. I, Parigi, Imprimérie Imperiale, 1901.
*{{cita pubblicazione|lingua=de|autore=[[Enno Littmann]], ''|titolo=Thamûd und Ṣafā'',. Studien zur altnordarabischen Inschriftenkunde, |città=Leipzig, |rivista=Abhandlungen für die Kunde des Morgenlandes, |volume=XXV/|numero=1.|anno=1940}}
*F.V. Winnett, ''A Study of the Lihyanite and Thamudic Inscriptions'', University of Toronto Press, Oriental Series No. 3. [https://web.archive.org/web/20180503221716/http://nabataea.net/writingch.html]
*{{cita libro|autore-capitolo=Claudio Lo Jacono, "|capitolo=La cultura araba preislamica", in: (a cura di |curatore=R. Tottoli) ''|titolo=Corano e Bibbia'', |città=Brescia, |editore=Morcelliana,|anno=2000|cid=Lo 2000.Jacono}}
*{{cita libro|autore=[[Plinio il Vecchio,]]|titolo=[[Naturalis "historia|Storia Naturale",]]|cid=''Naturalis Firmin Didot Frères, Paris, 1854historia''}} [https://web.archive.org/web/20180816191233/http://remacle.org/bloodwolf/erudits/plineancien/index.htm Indice dell'edizione francese] presso Firmin Didot Frères, Paris, 1854.
*Janine et Dominique Sourdel, "Dictionnaire historique de l’islam", PUF, Quadrige, ISBN 978-2-130-54536-1, 2004, 1056 pagg. pagg.803-804, cap. Thamûd.
*{{cita libro|lingua=fr|autore=Gonzague Ryckmans, ''|titolo=Les noms propres sud-sémitiques'', Lovanio, |città=Louvain|editore=Bibliothèque du Muséon, |anno=1934, |volume=2 voll.|cid=G. Ryckmans, 1934}}
*Plinio il Vecchio, "Storia Naturale", Firmin Didot Frères, Paris, 1854 [https://web.archive.org/web/20180816191233/http://remacle.org/bloodwolf/erudits/plineancien/index.htm]
*{{cita libro|lingua=fr|autore=Gonzague Ryckmans, ''|titolo=Les religions arabes préislamiques'', Lovanio, |città=Louvain|editore=Bibliothèque du Muséon, |anno=1951 (2a ed).|edizione=2}}
*[[Ibn Battuta|Ibn Baṭṭūṭa]], trad. F. Maspero, "Viaggi, dall'Africa del nord alla Mecca", La Découverte Ed., Paris, 1982, ; ISBN 2-7071-1302-6 [https://web.archive.org/web/20190428202407/http://classiques.uqac.ca/classiques/ibn_battuta/voyages_tome_I/ibn_battuta_t1.pdf]
*{{cita pubblicazione|lingua=fr|autore=J. Ryckmans, "|titolo=Aspects nouveaux du problème thamoudéen", in: ''|rivista=Studia islamica'', |numero=5 (|anno=1956), |pp.&nbsp;5–17.=5-17}}
*Ibn Battûta ''et al.'', trad. P. Dominique, "Voyageurs arabes", Gallimard Ed., La Pléiade, Paris, 1995, 1412 pagg., cap. Ibn Battûta. Viaggi e peripezie, ISBN 2-07-011469-4
*''{{cita libro|titolo=[[Corpus Inscriptionum Semiticarum]], Inscriptiones Saracenicas continens'', curavit |curatore=G. Ryckmans, |volume=T. I, fasc. I, Parigi, |città=Paris|editore=Imprimérie Imperiale, |anno=1901.}}
*[[Ṭabarī]], trad. Hermann Zotenberg, "La Cronaca, Storia dei re e dei profeti (2 volumi), Actes-Sud/Sinbad Thésaurus Ed., 2001, vol. I, isbn 978-2742-73317-0, e vol. II, isbn 978-2742-73318-7
*{{cita libro|lingua=fr|autore1=Janine et Sourdel|autore2=Dominique Sourdel, "|titolo=Dictionnaire historique de l’islam", |editore=PUF, Quadrige, |ISBN =978-2-130-54536-1, |anno=2004, 1056 pagg. pagg.|pp=803-804,|capitolo=Thamûd|cid=J. cap.e ThamûdD. Sourdel}}
*[[Ibn Khaldun]], trad. A. Cheddadi, "Le livre des exemples", Gallimard Ed., La Pléiade, Paris, 2002, 1560 pagg., vol. I, isbn 2-07-011425-2
*{{cita libro|lingua=fr|autore=[[Ṭabarī|Tabarî]]|traduttore=Hermann Zotenberg|titolo=La Chronique, histoire des prophètes et des rois|editore=Actes-Sud/Sinbad Thésaurus|anno=2001|volume=vol. I|isbn=978-2742-73317-0|cid=Tabar, vol. I}}
*[[Ibn Kathir|ʿOmar b. Kathīr]], trad. M.L. ben Brahim, "Storie dei profeti (che la pace sia con loro)", Darussalam Ed., 2003, ISBN 978-996089270-2
*{{cita libro|lingua=fr|autore=[[Ṭabarī|Tabarî]]|traduttore=Hermann Zotenberg|titolo=La Chronique, histoire des prophètes et des rois|editore=Actes-Sud/Sinbad Thésaurus|anno=2001|volume=vol. II: ''Mohamed, sceau des prophètes, les quatre Premiers Califes, les Omayyades, l'Age des Abassides''|isbn=978-2742-73318-7|cid=Tabari, vol. II}}
*M. T. Houtsma, "E.J. Brill’s First Encyclopaedia of Islam, 1913-1936 (9 volumi)", Brill Ed., 1987.
*{{cita libro|lingua=en|autore=F.V. Winnett, ''|titolo=A Study of the Lihyanite and Thamudic Inscriptions'', |editore=University of Toronto Press, |collana=Oriental Series No. |numero=3. [|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180503221716/http://nabataea.net/writingch.html]|url=http://nabataea.net/writingch.html|via=''Nabataea.net''|urlmorto=sì}}
 
==Voci correlate==
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*[[Iram_delle_Colonne|Iram delle colonne]]
*[[Hud (profeta)]]
*[[Hegra|Madain Salih]]
*[[Salih]]
*[[Profeta]]
 
== Altri progetti ==
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==Collegamenti esterni==
*{{cita web | 1 = https://www.zubeyr-kureemun.com/SaudiArabia/MadainSaleh.htm | 2 = Foto delle rovine di Thamud a Madā’in Sāleh, Arabia Saudita | accesso = 30 agosto 2018 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20121130205548/http://www.zubeyr-kureemun.com/saudiarabia/madainsaleh.htm | dataarchivio = 30 novembre 2012 | urlmorto = sì }}
*{{cita web|https://whc.unesco.org/fr/list/1293|Sito archeologico di Al-Hijr (Madain Salih) }}
*{{cita web | 1 = https://www2.cnrs.fr/presse/journal/1419.htm | 2 = Hegra, la città sconosciuta | accesso = 30 agosto 2018 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20131030032427/http://www2.cnrs.fr/presse/journal/1419.htm | dataarchivio = 30 ottobre 2013 | urlmorto = sì }}
*{{cita web | 1 = https://www.hegra.fr | 2 = Hegra, il regno dei Nabatei | accesso = 24 giugno 2019 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20181009160107/http://www.hegra.fr/ | dataarchivio = 9 ottobre 2018 | urlmorto = sì }}
*{{cita web | 1 = https://www.zubeyr-kureemun.com/SaudiArabia/MadainSaleh.htm | 2 = Madain Saleh | accesso = 30 agosto 2018 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20121130205548/http://www.zubeyr-kureemun.com/saudiarabia/madainsaleh.htm | dataarchivio = 30 novembre 2012 | urlmorto = sì }}
 
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