[go: up one dir, main page]

L'Ofanto (dal latino Aufidus) è il più importante fiume della Puglia per lunghezza, bacino e ricchezza d'acque; inoltre, con i suoi 134 km totali di corso risulta anche il fiume più lungo fra quelli che sfociano nell'Adriatico a sud del Reno e in assoluto il secondo del Mezzogiorno d'Italia dopo il Volturno.

Ofanto
Ponte Romano sull'Ofanto, Canosa di Puglia, BT
StatoBandiera dell'Italia Italia
Lunghezza170 km
Portata media14,30 m³/s
Bacino idrografico2 780 km²
NasceTorella dei Lombardi
40°54′47.54″N 15°06′24.53″E
SfociaMar Adriatico tra Barletta e Margherita di Savoia
41°21′32.24″N 16°11′51.11″E
Mappa del fiume
Mappa del fiume
(LA)

«Sic tauriformis voluitur Aufidus, qui regna Dauni praefluit Apuli,

cum saeuit horrendamque cultis

diluuiem meditatur agris,

ut barbarorum Claudius agmina

ferrata uasto diruit impetu»

(IT)

«Così irrompe l'Ofanto tauriforme, che attraversa i regni dell'Apulo Dauno,

quando inferocisce e trama un'orrenda alluvione sui campi coltivati,

come Claudio abbatté con impeto tremendo

le schiere dei barbari coperte di ferro»

L'antico Aufidus

Nell'Italia antica il fiume Ofanto fu conosciuto col nome di Aufidus ed è celebre per vari motivi: nei pressi dell'Aufidus fu combattuta la Battaglia di Canne; fu celebrato più volte nelle sue liriche da Quinto Orazio Flacco. Lungo il corso di questo fiume sorgevano antiche città che furono protagoniste di molti eventi storici importanti, possiamo citarne alcune: Compsa (attuale Conza della Campania), Canusium (attuale Canosa di Puglia), la rocca di Canne dove fu combattuta la più sanguinosa battaglia della storia, l'antica Aufidena e, non distante da esso, la stessa Venusia (ovvero l'odierna città lucana di Venosa) dove il famoso poeta latino Orazio nacque e visse la propria adolescenza. Una delle prime citazioni storiografiche sull'antico Aufidus risale a Polibio. Lo storico greco menziona il fiume proprio quando descrive gli eventi che caratterizzarono la disastrosa battaglia di Canne. Nel libro III delle storie (capitolo 110, paragrafo 8) Polibio racconta:

Lucio Emilio il giorno seguente, non approvando la risoluzione di combattere, né però potendo di là ritirare l'esercito, con le due parti delle truppe si accampò in riva al fiume Aufidus, il quale è l'unico fiume che attraversa l'Appennino (in greco εἰς δὲ τὴν ἐπαύριον ὁ Λεύκιος οὔτε μάχεσθαι κρίνων οὔτε μὴν ἀπάγειν ἀσφαλῶς τὴν στρατιὰν ἔτι δυνάμενος τοῖς μὲν δυσὶ μέρεσι κατεστρατοπέδευσε παρὰ τὸν Αὔφιδον καλούμενον ποταμόν, ὃς μόνος διαρρεῖ τὸν Ἀπεννῖνον).

Il paragrafo poi continua con un particolare importante, infatti, l'Aufidus risulta essere l'unico fiume del Mezzogiorno che ha le sorgenti sul versante tirrenico degli Appennini:

Quella catena di monti [gli Appennini] che forma uno spartiacque di tutti i fiumi italiani che scorrono da ovest al Tirreno o da est all'Adriatico. Questa catena è attraversata dall'Aufidus, che nasce nel versante vicino al Tirreno, e sfocia nell'Adriatico (in greco τοῦτο δ᾽ ἔστιν ὄρος συνεχές, ὃ διείργει πάσας τὰς κατὰ τὴν Ἰταλίαν ῥύσεις, τὰς μὲν εἰς τὸ Τυρρηνικὸν πέλαγος, τὰς δ᾽ εἰς τὸν Ἀδρίαν: δι᾽ οὗ ῥέοντα συμβαίνει τὸν Αὔφιδον τὰς μὲν πηγὰς ἔχειν ἐν τοῖς πρὸς τὸ Τυρρηνικὸν κλίμασι τῆς Ἰταλίας, ποιεῖσθαι δὲ τὴν ἐκβολὴν εἰς τὸν Ἀδρίαν — τῷ δὲ τρίτῳ πέραν).

Altre indicazioni sull'antico Aufidus provengono da Strabone nel libro VI della Geografia (capitolo III, paragrafo 9):

Da Barium al fiume Aufidus, lungo il quale i Canusiti hanno stabilito il loro emporio, ci sono 400 stadi. Risalendo il fiume, l'emporio si trova a 90 stadi (in greco ἐκ δὲ Βαρίου πρὸς τὸν ποταμὸν Αὔφιδον, ἐφ᾽ ᾧ τὸ ἐμπόριον τῶν Κανυσιτῶν, τετρακόσιοι: ὁ δ᾽ ἀνάπλους ἐπὶ τὸ ἐμπόριον ἐνενήκοντα).

Anche Orazio, come abbiamo già accennato, menzionò più volte l'Aufidus e lo celebrò come il fiume presso il quale egli era nato. Nelle Odi al libro IV (poema IX), infatti, Orazio canta:

Ne forte credas interitura quae / longe sonantem natus ad Aufidum / non ante volgatas per artis / verba loquor socianda chordis.

 
Bacino dell'Ofanto presso Cairano

Il fiume viene nominato anche nel poema epico di Publio Virgilio Marone la famosa Eneide (libro XI, verso 405); durante la guerra che contrappone Enea e i suoi compagni ai popoli indigeni, all'arrivo dei Troiani esuli sulle coste dell'Italia:

...dal mar se ne torna per paura l'Àufido indietro.

Un'altra fonte antica che descrive l'Aufidus è la Tabula Peutingeriana, una copia del XII-XIII secolo di un'antica carta romana che mostrava le vie militari dell'Impero. Su questa mappa è indicato il corso del fiume ed è segnalato anche il famoso Pons Aufidus (questo ponte romano sorgeva in località Santa Venere nel comune di Rocchetta Sant'Antonio) che faceva parte della Via Appia Antica. Vari autori antichi parlano di questo fiume, però poco sappiamo sull'origine del nome Aufidus. La ricerca etimologica è molto incerta e presenta molte curiosità piuttosto che basi certe ed inopinabili. Una delle principali etimologie proposte fa risalire al latino l'origine del nome Aufidus: aute fides (da cui sine fide o vel infidus), questo a causa della pericolosità del corso del fiume. Alcuni attribuiscono un parallelo tra il nome Aufidus e l'aggettivo tauriformis che usa Orazio nel descrivere l'Ofanto (libro IV delle Odi, poema XIV). Nella parola tauriformis si può estrarre 'au-f-is' ma questa procedura è facilmente esposta ad obiezioni di ogni tipo, ad esempio si usava nell'antichità dipingere i simulacri dei fiumi con le corna di un toro a indicare la forza devastatrice delle acque e i misteri dei gorghi. Altri studiosi hanno proposto una etimologia greca: Aufidus deriverebbe dal greco ὄφις che significa serpente e ciò deriva dalla forma serpeggiante del fiume. In conclusione, il nome Aufidus, questo è certo, riflette la base idronimica *auf- oppure *oudh- (con una conseguente trasformazione della dh in f)[1][2] che significa 'ricco, abbondante', infatti, esso presentava una portata media annua di 14 m³/s.[2] Come già abbiamo detto l'etimologia è comunque considerata incerta. Vale la pena riportare una etimologia ancora in voga tra le genti che tuttora popolano il corso dell'Ofanto, velata da un senso di "mitologia"; si dice che il nome Ofanto discenda dall'esclamazione del console romano Varrone "Oh fanti miei perduti" in seguito alla sanguinosa battaglia di Canne, tale etimologia è palesemente falsa ma appartiene comunque al patrimonio culturale delle "genti ofantine" ed è solo per questa ragione che viene qui riportata a titolo di curiosità.

 
Antico ponte romano che attraversa il corso dell'Ofanto nei pressi del comune di Monteverde (AV), è conosciuto anche col nome di Ponte di Pietra dell'Oglio. Dopo il sisma del 1980 che colpì l'Irpinia fu deturpato con l'aggiunta di un asse moderno atto a sostenere il peso degli innumerevoli camion che trasportavano merci per la ricostruzione.

Corso del fiume e regime

La sua sorgente si trova sull'Altopiano Irpino a 715 m d'altezza, sotto il piano dell'Angelo, a sud di Torella dei Lombardi, in provincia di Avellino. Attraversa parte della Campania e della Basilicata, scorrendo poi prevalentemente in Puglia. Sfocia nel mare Adriatico, tra Barletta e Margherita di Savoia. Esso è lungo circa 170 km e si suddivide in Alto Ofanto (parte irpina del fiume) e Basso Ofanto (parte pugliese del fiume). L'Alto Ofanto attraversa un territorio con una intrinseca fragilità geologica, con frequenti fenomeni di dissesto idrogeologico e forte grado di sismicità, inoltre, interessante è anche l'andamento pluviometrico: si registra una piovosità media pari a 790 mm annui, con punte di 1100–1200 mm. La parte pugliese, cioè il Basso Ofanto, si presenta diversa geologicamente ed è caratterizzata da una minore piovosità (pari a circa la metà di quella che si registra nella parte irpina del fiume), tipica della Puglia. Alla fine del suo corso, l'Ofanto termina con una foce a delta, anche se in rapido arretramento verso un estuario. La pendenza media del fiume è dello 0,533%. L'Ofanto ha un regime marcatamente torrentizio con piene notevoli in autunno e inverno per le precipitazioni e magre notevolissime in estate. A dispetto poi della notevole lunghezza ed estensione di bacino la sua portata media alla foce è abbastanza scarsa (meno di 15 metri cubi al secondo)[3].

Bacino ed affluenti

Il bacino idrografico dell'Ofanto occupa un'area di 2.780 km² risultando così uno dei più estesi del Mezzogiorno. In esso abitano 422.423 persone. Oltre al corso principale del fiume comprende anche svariati affluenti tra i quali ricordiamo:

 
Particolare della Tavola Peutingeriana che mostra il corso dell'Aufidus. Si può vedere che sono segnate le varie tappe della Via Appia Antica tra cui l'antica Aquilonia (molto probabilmente vicino all'odierna Lacedonia), la stazione Sub Romulea (forse l'odierna Bisaccia) ed il Pons Aufidus.

Invasi idrici

All'interno del bacino dell'Ofanto sono presenti alcuni invasi idrici indispensabili per la popolazione e per l'economia a causa della scarsità d'acqua soprattutto nelle zone delle Murge. Gli invasi sono quelli di Conza, Osento, Marana Capacciotti, Rendina, Locone, Lampeggiano, S.Pietro e Saetta. Questi invasi hanno ridotto notevolmente la portata d'acqua del fiume, non più ricca ed abbondante come quella di un tempo.

Città e paesi

Le città e i paesi attraversati in provincia di Avellino sono: Aquilonia, Bisaccia, Cairano, Calitri, Conza della Campania, Lacedonia, Lioni, Monteverde, Morra De Sanctis, Nusco, Sant'Andrea di Conza, Sant'Angelo dei Lombardi, Teora, Torella dei Lombardi (sorgente), per un totale di 15 comuni e una popolazione di circa 50.000 abitanti.

I territori comunali attraversati in provincia di Potenza sono quelli di: Atella, Melfi, Lavello, Pescopagano, Rapone, Rionero in Vulture, Ruvo del Monte per un totale di 7 comuni e una popolazione di circa 50.000 abitanti.

Le città e i paesi attraversati in provincia di Foggia sono: Ascoli Satriano, Candela, Cerignola, Rocchetta Sant'Antonio, per un totale di 4 comuni e una popolazione di 66.996 abitanti.

Le città e i paesi attraversati in provincia di Barletta-Andria-Trani sono: Barletta (che ne ospita anche la foce), Canosa di Puglia, Margherita di Savoia (foce), Minervino Murge, San Ferdinando di Puglia, Spinazzola, Trinitapoli, per un totale di 7 comuni e una popolazione di 179.414 abitanti.

I Comuni attraversati, lambiti o interessati dal fiume partecipano alle Ofantiadi, manifestazione sportiva multidisciplinare.

 
Dipinto di Giuseppe De Nittis, pittore impressionista barlettano, intitolato 'Lungo l'Ofanto' risalente al 1870.

Flora e fauna

Le specie più importanti di flora presenti lungo il corso del fiume sono: graminacee alofite, fragmiteti, canneti, pioppo, noce, saliceti, tamerici, salsola, salicorna e limonio.

Tra la fauna sono presenti svariate specie di invertebrati (nematodi, copepodi, cladoceri, oligocheti e ditteri chironomidi), di pesci (carpa, carassi, cheppia, pescegatto, cefalo e anguilla), mammiferi (talpa, lepre cinghiale, tasso, volpe, donnola, faina, lontra, riccio e topo campagnolo), rettili (bisce d'acqua e biacco), anfibi (rane, rospi e raganelle), di uccelli nidificanti (beccamoscio, pendolino, cannaiola, cannareccione, passero, cardellino (Carduelis carduelis), verzellino, gazza ladra, folaga (Fulica atra), gallinella d'acqua (Gallinula chloropus), di uccelli di passo (nitticore, tarabusi, pittime, beccacce di mare, cannareccione, ballerine bianche e gialle, gabbiani, porciglione cormorano, airone cenerino (Ardea cinerea), airone rosso (Ardea purpurea), tuffetto, garzetta, avocetta, cavaliere d'Italia, beccapesci, svasso maggiore, martin pescatore (Alcedo atthis), germano reale (Anas platyrhynchos), mestolone, noriglione, moretta, marzaiola, piro piro, corriere piccolo, tortora, quaglia, cappellaccia, tordo, fringuello, storno), di rapaci come grillaio (Falco naumanni) e gheppio (Falco tinnunculus). Dal 2003, è stato istituito dalla regione Puglia il Parco naturale regionale Fiume Ofanto, che ha cominciato ad attirare qualche turista.

Ittiofauna del fiume Ofanto

 
Torre Ofanto, situata presso la foce del fiume in località Fiumara, è una torre d'avvistamento del XVI sec. La struttura, nonostante il valore storico, versa in grave stato di degrado e abbandono.

La fauna ittica del fiume Ofanto non è dissimile da quella di tutti i principali fiumi irpini. Si trovano principalmente le seguenti specie di pesci autoctone: la trota fario (Salmo trutta), l'anguilla (Anguilla anguilla), la tinca (Tinca tinca) ed il cavedano italico (Squalius squalus).

Tra le specie endemiche e che necessitano di particolare tutela si annoverano il barbo tiberino (Barbus tyberinus), la rovella (Rutilus rubilio), l'alborella appenninica (Alburnus albidus) e la scardola scardafa (Scardinius scardafa).

Mentre tra le specie alloctone vi sono: la trota iridea (Oncorhynchus mykiss), il cavedano europeo (Squalius cephalus), la carpa comune (Cyprinus carpio), il pesce rosso (Carassius auratus), il pesce gatto (Ameiurus melas), il persico sole (Lepomis gibbosus) ed il persico trota (Micropterus salmoides), tutte specie che costituiscono una grave minaccia di estinzione per le specie endemiche.

Note

  1. ^ Renzo Ambrogio, Nomi d'Italia. Origine e significato dei nomi geografici e di tutti i comuni, Istituto Geografico DeAgostini
  2. ^ a b Carta Ittica della Provincia di Avellino, a cura del Dipartimento di Zoologia Università degli Studi di Napoli Federico II, 2004
  3. ^ LIPU Capitanata La presenza della lontra nel bacino del fiume Ofanto

Altri progetti

Collegamenti esterni

Controllo di autoritàVIAF (EN243258717