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Campo n.53 di Sforzacosta
campo di concentramento
Nome originaleCampo n.53 di Urbisaglia
StatoItalia (bandiera)  Italia
Stato attualeItalia (bandiera)  Italia
RegioneMarche
CittàMacerata
Costruzione1940
Liquidazione1944
Attività1942-1944
Uso precedentetabacchificio
Gestito da
Comandanti
  • Colonnello Salvatore Cilotti (ottobre 1942-luglio 1943)
  • Colonnello Massimiliano Capurso (gennaio-luglio 1943)
  • Colonnello Enrico Getragnani (luglio-settembre 1943)
Camere gas0
Inceneritori0
Tipo prigioniero
  •   prigionieri politici (1942-1943)
  •   Ebrei (1944)
DetenutiMin. 1 694 - max. 7 437
Proprietario attualeComune di Trieste
Visitabileno
Sito webrisierasansabba.it/
 
Sigismondo Damiani

Sigismondo Damiani (Ripatransone, 2 novembre 1880San Liberato, 9 maggio 1944) è stato un sacerdote e militare italiano appartenetene all'Ordine dei Frati Minori.

Biografia

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Sigismondo Damiani nasce a Ripatransone il 2 novembre 1880 da Saverio Damiani. Chiamato alla leva militare presso il distretto di Ascoli Piceno, dopo il congedo ottenuto il 2 luglio 1890, dal 1902 al 1913 fu richiamato alle armi quattro volte: la prima il 26 giugno 1901 e inviato nella 1° Compagnia di Sanità a Imperia, la seconda il 12 ottobre 1904, la terza il 15 giugno 1909 e inviato nella milizia mobile, e la quarta il 31 dicembre 1913 e inviato nella milizia territoriale.[1] Oltre al servizio militare, all'età di 15 anni fu accolto come postulante nel 1895 dai frati minori del convento di San Liberato per poi entrare nell'ordine francescano al convento di Colfano nel 1898. Il 9 luglio 1905 fu ordinato sacerdote a Urbino dall'arcivescovo Giovanni Maria Santarelli.[2]

Con lo scoppio della prima guerra mondiale, fu richiamato alle armi il 17 maggio 1915 e, una volta giunto in territorio di guerra nella 7° Compagnia di Sanità, fu nominato cappellano militare degli Alpini e tenente il 27 maggio dello stesso anno. Conclusa la guerra, riprese la vita religiosa e ritornò a Colfano. Dopo il terremoto di Senigallia del 1930, si attivò a sostegno della parrocchia di San Giovanni Battista insieme al fratello Amedeo, anch'egli frate minore, ricostruendo la chiesa, il convento e le case parrocchiali. Nel 1933 fu nominato padre superiore del convento di San Liberato e, iniziando a restaurare il convento, diede nuova vita al luogo apportandovi anche alcune migliorie, pubblicizzò il santuario e sistemò le strade per arrivarvi.[3]

Seconda guerra mondiale

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Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, il 16 marzo 1944, dopo che il gruppo partigiano 201 fu sciolto per decisione del Comando di Vestignano e del Comitato di Liberazione Nazionale di Macerata, alcuni partigiani precedentemente sotto il comando di Emanuele Lena occuparono il convento, suscitando un leggero malcontento tra confratelli perché c'era il rischio che la loro presenza rappresentasse un problema per la sicurezza, causando un compromesso agli occhi dei nazifascisti. Francesco Sargolini, spia ed ex soldato fascista, avvertì i nazisti della presenza delle truppe della Resistenza nella struttura e l'unità II° Brandenburg 3, che stava compiendo un'operazione di rastrellamento antipartigiana nella zona, fu inviata. Giunti nella frazione, minacciarono Sigismondo di morte per aver ospitato i partigiani e per il ritrovamento di una doppietta che, in sua difesa, disse che gli serviva per difendersi dai lupi che infestavano il bosco, convincendo i nazisti. Il 23 marzo Francesco Sargolini si presentò al convento con la scusa di far dire una messa e si confrontò con Sigismondo che gli confidò di possedere un revolver non trovato da nazisti, arma che conservava in ricordo della sua vita militare. Dopo circa tre, i partigiani catturarono e uccisero Sargolini che scaricò la colpa della chiamata dei nazifascisci su Sigismondo.[4]

Le false voci su di lui girarono tra i membri della Resistenza, fino a quando, intorno alle 15:00 del 9 maggio, alcuni ignoti fuggiti dal campo di concentramento di Sforzacosta giunsero in convento con la scusa di parlare con lui. Fra Enrico Secondini, che ascoltò la richiesta, avvertì Sigismondo che l'accolse. Uscito all'esterno, venne catturato e ferito a colpi di pistola poco distante, per poi trovare la morte nel convento di fronte ai resti di Liberato da Loro dopo che il nipote, padre Quinto Damiani, e fra Enrico lo recuperarono.[4]

Nel dopoguerra, nei processi penali che ne seguirono, video come imputati le SS e il gruppo di Piobbico. Quest'ultimi furono assolti per insufficienza di prove, ma in sede di Appello l’11 marzo 1954 la causa fu riaperta e le nuove testimonianze diedero conferma di colpevolezza. Dalle testimonianze rilasciate da vari partigiani, tutti i sospetti su padre Damiani parvero infondati, piuttosto venne sottolineata la sua collaborazioni alla Resistenza italiana.[5]

Onorificenze

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Floriano Nofri (San Ginesio, 16 dicembre 1922Macerata, 14 luglio 2007) è stato un liutaio e archettaio italiano.

San Ginesio (MC) 16.XII.1922 – Macerata 14.VI.2007 Secondo Nicolini fu un autodidatta che si avvicinò alla liuteria nel 1948. Operò sempre a Macerata ed ebbe un rapporto molto stretto con Gioacchino Pasqualini. Dal 1975 in poi ha costruito anche archetti. Nel 1982 aveva all’attivo oltre 230 strumenti.[6]

Lido Tre Archi
San Tommaso Tre Archi
 
Un tratto di spiaggia del quartiere
StatoItalia (bandiera)  Italia
Regione   Marche
Provincia   Fermo
CittàFermo
Nome abitantifermani

San Tommaso Tre Archi,[7] conosciuto come Lido Tre Archi o semplicemente Tre Archi, è un quartiere multietnico di Fermo.

Il quartiere Lido Tre Archi venne concepito negli anni 1970, periodo in cui nelle Marche si stavano rafforzando le infrastrutture pubbliche e aumentava il turismo balneare. Nel 1970 il Comune di Fermo decise di lottizzare il terreno, acquistato poi dalla Società "Tre Archi" che decise di costruirvi una serie di appartamenti da mettere poi in vendita ai turisti. La lottizzazione prevista dal Comune e approvata dalla Regione Marche nel 1974 prevedeva che l'area indicata doveva essere destinata a 3 600 abitanti, parte delle 140 000 mila persone previste in crescita in tutta l'estensione territoriale.[8]

Il progetto iniziale presentato dall'azienda venne modificato e ridimensionato nel 1977 quando il Comune decise di modificare il piano regolatore e passare da un totale di crescita di persone di 140 000 mila a 48 000 mila.[9] A causa dei ritardi nella costruzione e il poco successo del progetto, l'azienda venne acquista da una multinazionale che le cambiò nome in "Copacabana" ed iniziò una campagna pubblicitaria di vendita degli appartamenti nell'Italia settentrionale, in particolare nelle città di Milano e Bologna.[8]

Come per l'Hotel House,[9] anche Lido Tre Archi nel corso del tempo ha subito un cambiamento, passando dall'uso turistico ad essere un quartiere svalutato e con presenza di criminalità,[10] inizialmente organizzata e collegata alla mafia per poi procedere verso ad una delinquenza di diversa origine ed etnia.[11][12] Nonostante le numerose operazioni da parte delle forze dell'ordine,[13] Lido Tre Archi è luogo di aggressioni,[14] prostituzione, violenze, racket,[15] furti,[16] sparatorie,[17][18] spaccio di droghe,[19] tentati omicidi[20] e occupazioni abusive.[21]

 
La registrazione The End of the War che segna la fine della prima guerra mondiale

The End of the War (La Fine della Guerra in italiano) è una registrazione che segna la fine della prima guerra mondiale ottenuta dall'American Expeditionary Forces nei pressi del fiume Mosella l'11 novembre 1918.

Contesto

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Durante la prima guerra mondiale, le truppe statunitensi utilizzarono la fotografia aerea per individuare le postazioni tedesche. Tuttavia, quando il sistema fotografico fu perfezionato, si trovarono alle prese con la mimetizzazione, che riuscì a confondere le truppe. Per risolvere questo problema, l'Engineer Department of the Army degli Stati Uniti sviluppò un nuovo sistema basato sul suono per individuare la posizione dell'artiglieria nemica e gli aerei che volavano nella loro zona.[22]

Poiché l'udito umano non era in grado di individuare esattamente le postazioni dell'artiglieria, si utilizzarono dei geofoni elettromagnetici, sviluppati dai francesi, potenziati e studiati direttamente dal Bureau of Standards di Washington che segnavano le onde sonore percepite sul terreno attraverso un ago su carta fotografica calibrata. L’11 novembre 1918, la registrazione segnò esattamente il momento della fine della prima guerra mondiale. Dall'estratto dell'originale lungo 6 secondi, dalle 10:58:56 alle 11:01:02, si può vedere il momento in cui i cannoni dell’artiglieria smisero di sparare, esattamente alle 11:00:00 della mattinata. Il silenzio che seguì venne interrotto solamente da due colpi di pistola sparati nei pressi di un microfono per festeggiare.[22]

La serie Mass Effect, un franchise mediatico di fantascienza militare sviluppato dalla BioWare e pubblicato da Electronic Arts, presenta un ampio cast di personaggi immaginari di varie specie. Si basa principalmente su una serie di videogiochi sparatutto in terza persona che attualmente consiste in quattro videogiochi principali e due giochi mobili. I primi tre giochi di Mass Effect (Mass Effect, Mass Effect 2 e Mass Effect 3) sono ambientati nella Via Lattea durante il XXII secolo e ruotano attorno a un soldato della marina spaziale chiamato Comandante Shepard. Il quarto gioco, Mass Effect: Andromeda, è ambientato nello stesso universo della trilogia originale ma in una galassia diversa, Andromeda.

Tutte le informazioni sulle specie si possono trovare nel Codex, l'enciclopedia digitale che si trova nel gioco.[23]

Specie principali

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Asari

Le Asari sono una razza considerata come la prima razza organica, dopo quella dei Prothean ad aver scoperto i portali galattici e la Cittadella, ed è per questo stimata e rispettata. Conosciute per la loro eleganza, le loro capacità diplomatiche e biotiche, le Asari sono tutte di un unico sesso, quello femminile, e possono vivere in media per un migliaio di anni. La loro vita si divide in tre fasi: Fanciulla, dove rientrano tutte le Asari che vagano in cerca di nuove esperienze, Matrona, dove cercano un partner con cui accoppiarsi, e Matriarca, dove assumono un ruolo guida nella loro società. I membri della specie si riproducono attraverso una partenogenesi e hanno la capacità di accoppiarsi con partner di qualsiasi sesso o specie. Questo le porta, pur essendo prudenti e conservatrici, a mantenere un atteggiamento abbastanza accogliente verso le altre specie. In seguito all'arrivo dei Salarian sulla Cittadella, infatti, sono state proprio loro a fondare il Consiglio, il principale organo politico della stazione spaziale.[24]

Alcune di loro soffrono di un disturbo genetico raro che impedisce di raggiungere la fusione mentale e sono conosciute come Ardat-Yakshi ("demone dei venti notturni"). Queste, in fase di accoppiamento con il partner, distruggono elettrochimicamente il sistema nervoso. Sono sterili e spesso soffrono di psicopatia, in quanto il mancato accoppiamento causa una mancanza nello sviluppo dell'empatia.[25]


Pietro Pavia
NascitaSan Severo, 10 settembre 1906
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera)  Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaCarabinieri Reali
CorpoStato maggiore
UnitàXIII Legione Carabinieri "Ancona"
Anni di servizio1941 - 1944
Gradomaggiore
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna del Nordafrica
BattaglieAssedio di Tobruch
Battaglia di El Alamein
Decorazioni
Studi militariScuola sottufficiali dell'Esercito Italiano (1925)
Scuola di guerra dell'esercito (1939)
voci di militari presenti su Wikipedia

Pietro Pavia (San Severo, 21 maggio 1922Roma, 24 marzo 1944) è stato un carabiniere e partigiano italiano.

Biografia

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Pietro Pavia nasce a San Severo il 21 maggio 1922 da Vito Pavia e Maria Nicola Salcone. Secondo di tre figli, dopo aver interrotto gli studi si dedica da autodidatta a studiare letteratura e nel 1937 entra a far parte della Gioventù Italiana del Littorio come avanguardista. Il 4 ottobre 1941 entrò nell'Arma dei Carabinieri Reali e una volta finiti gli studi a Roma il 21 dicembre, il 28 dello stesso mese venne inserito nella XIII Legione Carabinieri "Ancona" e destinato a Pietracamela. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, l'8 aprile 1942 venne impiegato nell'Albania italiana e sbarcò a Durazzo il 18 aprile con la nave Quirinale. Impiegato nel 49° Reggimento Fanteria venne trasferito ad Agiocastro dove effettuò servizio di scorta ai mezzi postali, alle autocolonne, ai trasporti di prigionieri e ai generali del Regio Esercito.

La prigionia e la fuga

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Dopo l'armistizio di Cassabile, il 9 settembre 1943, mentre stanziava a Valona, venne disarmato, fatto prigioniero dai nazisti e condotto, insieme alla sua compagnia, in prigionia a Dragovizza. Nel pomeriggio del 14 settembre venne liberato dai partigiani albanesi e da alcuni soldati italiani che non appoggiarono la neo Repubblica Sociale Italiana e nella mattinata del 15 settembre tentò la fuga insieme ad altri quattro commilitoni.


Riconoscimenti

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Ostuni ha onorato la memoria di Antonio Ayroldi, intitolando al suo nome una delle maggiori strade della città, il Corso Maggiore Antonio Ayroldi.

 
Pietra d'Inciampo ad Ostuni

Il 10 gennaio 2016, nell'ambito dell'iniziativa dell'artista tedesco Gunter Deming, è stata posta una Pietra d'Inciampo (stolpersteine) ad Ostuni in Corso Cavour 52, dove abitava la sua famiglia, davanti alla casa in cui era nato Antonio Ayroldi ed ove abitava la sua famiglia.

La scritta recita:

QUI ABITAVA
ANTONIO AYROLDI
NATO 1906
ARRESTATO 2.3.1944
FUCILATO 24.3.1944
FOSSE ARDEATINE

Onorificenze

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«Ufficiale in servizio di Stato Maggiore presso un comando di grande unità nel corso di violento combattimento notturno, incurante d'ogni pericolo, si offriva per recarsi presso un reparto fortemente attaccato e quasi accerchiato, riuscendo, con felice iniziativa, a recapitare al reparto stesso ordini tempestivi ed a fornire poi al proprio comando elementi precisi per il ristabilimento della situazione. Alem Hanza-Tobruk-Marsa Matruk-El Alamein (A.S.), 26 maggio-27 luglio 1942»
— Decreto Presidenziale 16 ottobre 1952
  1. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore :3
  2. ^ Amedeo Damiani, P. Sigismondo Damiani, Cappellano Militare di Riserva, Superiore e Rettore del Santuario di S. Liberato, San Liberato, 18 maggio 1944.
  3. ^ Padre Damiani. Un martire dimenticato, su Cronache Maceratesi, 30 giugno 2010. URL consultato il 15 novembre 2021.
  4. ^ a b Giacinto Pagnani, San Liberato e il suo convento. Con ampi cenni sui rapporti tra i Comuni di S. Ginesio e Sarnano e il movimento degli spirituali nelle Marche, Falconara Marittima, Biblioteca Francescana, 1962.
  5. ^ Ruggero Giacomini, Ribelli e partigiani. La Resistenza nelle Marche 1943-1944, Ancona, Affinità elettive, 2008.
  6. ^ Associazione marchigiana per la Ricerca e valorizzazione delle fonti Musicali, Quaderni Musicali Marchigiani, a cura di Riccardo Graciotti, vol. 13, Senigallia, 2015, p. 133.
  7. ^ Matteo Leprini e Jacopo De Lorenzi, Periferie marchigiane: Reportage di documentazione fotografica sulle periferie delle principali città marchigiane., Youcanprint, 5 giugno 2023, ISBN 979-12-214-8167-9. URL consultato il 5 luglio 2024.
  8. ^ a b Silvia Vespasiani, Città stagionali. Rigenerazione urbana oltre il turismo: Rigenerazione urbana oltre il turismo, FrancoAngeli, 2014, ISBN 978-88-917-0641-6. URL consultato il 5 luglio 2024.
  9. ^ a b Massimiliano Bartocci, Che cosa succede a Lido Tre Archi di Fermo?, su Fermo News, 15 luglio 2021. URL consultato il 6 luglio 2024.
  10. ^ Adriano Cancellieri, Hotel House. Etnografia di un condominio multietnico, Professionaldreamers, maggio 2013, DOI:10.13140/2.1.1709.6644. URL consultato il 4 luglio 2024.
  11. ^ Raffaele Vitali, Indice di criminalità basso, Tre Archi in mano a piccoli delinquenti: nessun rinforzo al Fermano. Prisco: "Nel 2024 valutiamo". No al presidio fisso, su Laprovinciadifermo.com, 12 dicembre 2023. URL consultato il 6 luglio 2024.
  12. ^ Fermo, appello al ministro dell’Interno: “Dilaga il crimine a Lido Tre Archi”, su Il Resto del Carlino, 14 aprile 2023. URL consultato il 6 luglio 2024.
  13. ^ Attacchi al patrimonio "sporco" e censimenti: il fuoco incrociato della Polizia contro la criminalità a Lido Tre Archi, su Cronache Fermane, 13 gennaio 2024. URL consultato il 6 luglio 2024.
  14. ^ Francesco Monti, Vasta operazione antidroga a Lido Tre Archi, arresti e sequestri, su RaiNews, 18 settembre 2023. URL consultato il 6 luglio 2024.
  15. ^ Antonio Giangrande, Anno 2022 - l'accoglienza prima parte, gli europei, Antonio Giangrande. URL consultato il 6 luglio 2024.
  16. ^ Dopo le occupazioni arrivano i furti: ripuliti otto appartamenti a Tre Archi, su www.corriereadriatico.it, 10 dicembre 2020. URL consultato il 6 luglio 2024.
  17. ^ Antonio Giangrande, Le Marche e le sue città: quello che non si osa dire. URL consultato il 6 luglio 2024.
  18. ^ Fabio Castori, Fermo: sparatoria a Lido Tre Archi, ferito un 40enne, su Il Resto del Carlino, 30 marzo 2023. URL consultato il 6 luglio 2024.
  19. ^ Lido Tre Archi di Fermo, arrestato un clandestino tunisino per i reati di resistenza, violenza e minaccia a Pubblico Ufficiale, su www.corrierenews.it. URL consultato il 6 luglio 2024.
  20. ^ Tentato omicidio a Lido Tre Archi, due in carcere, su Agenzia ANSA, 25 ottobre 2023. URL consultato il 6 luglio 2024.
  21. ^ Ripristino della legalità a Lido Tre Archi (Fermo), sgomberate abitazioni occupate abusivamente, su Ministero dell‘Interno. URL consultato il 6 luglio 2024.
  22. ^ a b (EN) United States War Department, America's Munitions 1917-1918: Report of Benedict Crowell, the Assistant Secretary of War, Director of Munitions, U.S. Government Printing Office, 1919. URL consultato il 9 maggio 2024.
  23. ^ (EN) Codex, su n7hq.masseffect.com. URL consultato il 27 febbraio 2024.
  24. ^ (EN) Asari, su sparkly-sunburst-3abda9.netlify.app. URL consultato il 27 febbraio 2024.
  25. ^ (EN) Asari: Ardat-Yakshi, su sparkly-sunburst-3abda9.netlify.app. URL consultato il 27 febbraio 2024.