Uragano Hugo
L'uragano Hugo è stato un uragano molto violento di categoria 5 che ha colpito le isole caraibiche della Guadalupa, Montserrat, Saint Croix, Porto Rico, Antigua e la Carolina del Sud nel mese di settembre nella stagione 1989 degli uragani atlantici.
Uragano Hugo | |
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Uragano categoria 5 (SSHS) | |
L'uragano Hugo durante il suo picco d'intensità. | |
Formazione | 9 settembre 1989 |
Dissipazione | 25 settembre 1989 |
Venti più veloci | |
Pressione minima | 918 mbar (hPa; 27,12 inHg) |
Vittime | 61 |
Danni | $10 miliardi (USD 1989) |
Aree colpite | Guadalupa, Antigua, Montserrat, Dominica, Isole Vergini britanniche, Isole Vergini Americane, Porto Rico, Carolina del Sud, Carolina del Nord, gran parte della costa orientale degli Stati Uniti d'America |
Stagione | Stagione degli uragani atlantici del 1989 |
Storia meteorologica
modificaHugo è nato da un'onda tropicale che si è mossa al largo della costa occidentale dell'Africa, il 9 settembre. Poco dopo lo spostamento al largo della costa africana, è stata classificata come depressione tropicale. I venti avevano inizialmente la velocità di 30 mph (48 km/h) ma hanno successivamente raggiunto i 56 km/h. Dirigendosi verso ovest, la depressione tropicale si è costantemente intensificata, diventando una tempesta tropicale il 11 settembre alle ore 18:00 UTC, e gli è stato affibbiato il nome di Hugo. Il 13 settembre, Hugo si è rapidamente intensificato ed ha raggiunto la forza di uragano. Una zona di bassa pressione a sud ha fatto cambiare ad Hugo il suo percorso, facendolo dirigere ad ovest-nord-ovest, mentre la tempesta si stava lentamente rafforzando. Poco dopo, l'uragano Hugo ha cominciato ad intensificarsi rapidamente; 24 ore dopo è stato ufficialmente classificato come un uragano, raggiungendo la categoria 2.
Dopo essersi rafforzato ulteriormente, Hugo ha raggiunto la categoria 4, mentre si muoveva lentamente a nord-nord-ovest. Il 15 settembre l'uragano ha raggiunto la categoria 5. I suoi venti massimi sostenuti salirono a 160 mph (260 km/h) e la pressione centrale minima era scesa a 918 millibar (27,1 inHg). Dopo un picco di intensità, Hugo si è indebolito leggermente, declassando ad uragano di categoria 4. Nelle prime ore del 17 settembre, Hugo ha incrociate Guadalupa e Montserrat mentre i suoi venti sono arrivati vicino a 140 mph (230 km/h). Meno di 24 ore più tardi, ha fatto un altro approdo sull'isola di San Croix, con la stessa intensità. Quel giorno, l'uragano Hugo è anche approdato a Puerto Rico, a Vieques e a Fajardo, anche se si era leggermente indebolito[1].
Hugo ha poi cominciato ad accelerare a nord-ovest poco dopo essere uscito da Puerto Rico. Il 18 settembre, l'uragano si trovava a poche centinaia di miglia ad est dalla Florida, quando la tempesta ha virato a nord, in risposta ad un flusso di bassa pressione che si stava muovendo negli Stati Uniti sud-orientali. Hugo cominciò a rafforzarsi ancora una volta, e ha raggiunto un picco secondario alle 18:00 UTC del 21 settembre come uragano di categoria 4. Il 22 settembre alle 04:00 UTC, Hugo si è abbattuto sulle Isle of Palms, Carolina del Sud, al suo picco secondario come uragano di categoria 4 sulla scala Saffir-Simpson. La tempesta si è poi indebolita a categoria 1 come l'uragano passò sopra Charlotte, Carolina del Nord. Hugo ha poi proseguito il trend di indebolimento a tempesta tropicale lo stesso giorno. La tempesta ha continuato l'indebolimento mentre si muoveva nell'entroterra, per poi dissiparsi il 25 settembre[2].
Il volo di ricognizione N42RF
modificaTra il 15 e il 22 settembre, gli aerei dell'United States Air Force (USAF) e della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) sono penetrati nell'occhio di Hugo 76 volte, documentando la posizione del centro della tempesta all'incirca una volta ogni due ore.[3] Tra questi aerei c'era un WP-3D Orion servito dalla NOAA e soprannominato Kermit (nominativo N42RF).[4][5] Era stato schierato alle Barbados insieme a un altro WP-3D Orion come parte di un esperimento di ricerca coordinato dalla Hurricane Research Division. Mentre penetrava nella tempesta ad un'altitudine di 1.500 piedi (460 m), l'aereo incontrò turbolenze estreme e venti sostenuti di 190 mph (310 km / h), indicando una tempesta più intensa di quanto suggerito dalle stime satellitari. I dati di volo hanno mostrato che l’aereo probabilmente ha incontrato un mesovortice paragonabile a un debole tornado che si estendeva per un chilometro.[5][6] Uno dei quattro motori di Kermit si è surriscaldato all'interno dell'occhio dell'uragano, provocandone lo spegnimento che ha fatto perdere rapidamente quota all'aereo quando è entrato nell'occhio. I piloti ripresero il controllo quando l'aereo raggiunse un'altitudine di 790 piedi (240 m) alle 17:28 UTC.[4][5] Per evitare di sovraccaricare i tre motori rimanenti, i piloti hanno orbitato attorno al centro di Hugo per un'ora all'interno dell'occhio largo 9 miglia (14 km) portando l'aereo ad una graduale ascesa. Il carburante è stato espulso anche dalla fusoliera inferiore del Kermit. L'aereo è salito a un'altitudine di 2.200 m (7.200 piedi) prima di lasciare l'occhio attraverso la barriera oculare nord-est e tornare all'Aeroporto internazionale Grantley Adams delle Barbados.[5]
Note
modifica- ^ http://www.nhc.noaa.gov/archive/storm_wallets/atlantic/atl1989-prelim/hugo/prelim07.gif
- ^ http://www.nhc.noaa.gov/archive/storm_wallets/atlantic/atl1989-prelim/hugo/prelim02.gif
- ^ Hurricane Hugo (PDF), su web.archive.org. URL consultato il 14 febbraio 2024 (archiviato dall'url originale l'11 settembre 2018).
- ^ a b (EN) National Oceanic and Atmospheric Administration US Department of Commerce, "NOAA Aircraft: Image 4", su oceanservice.noaa.gov. URL consultato il 14 febbraio 2024.
- ^ a b c d (EN) Frank D. Marks, Peter G. Black e Michael T. Montgomery, Structure of the Eye and Eyewall of Hurricane Hugo (1989) (XML), in Monthly Weather Review, vol. 136, n. 4, 1º aprile 2008, pp. 1237–1259, DOI:10.1175/2007MWR2073.1. URL consultato il 14 febbraio 2024.
- ^ (EN) Neal M. Dorst, The National Hurricane Research Project: 50 Years of Research, Rough Rides, and Name Changes (XML), in Bulletin of the American Meteorological Society, vol. 88, n. 10, 1º ottobre 2007, pp. 1566–1588, DOI:10.1175/BAMS-88-10-1566. URL consultato il 14 febbraio 2024.
Voci correlate
modificaAltri progetti
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