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Trattato di Dardano

Il trattato di Dardano fu stipulato nell'omonima città della Troade,[1] durante l'estate dell'85 a.C., tra Silla e Mitridate VI, per sancire le condizioni di pace al termine della prima guerra mitridatica.

Trattato di Dardano
Tipotrattato bilaterale
Firma85 a.C.
LuogoDardano nella Troade
PartiRepubblica romana
Regno del Ponto
Firmatari originaliSilla e Mitridate VI
RatificatoriSenato romano
Linguelatino
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Contesto storico

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Prima guerra mitridatica.

Con l'arrivo di Lucio Cornelio Silla in Grecia nell'87 a.C. le sorti della guerra contro Mitridate cambiarono a favore dei Romani. Silla ottenne infatti numerosi ed importanti successi, prima ad Atene nel marzo dell'86 a.C.,[2][3][4] poi al Pireo,[5][6] a Cheronea,[7] dove secondo Tito Livio caddero ben 100.000 armati del regno del Ponto,[8][9][10] ed infine ad Orcomeno.[7][11][12][13]

Contemporaneamente, agli inizi dell'85 a.C., il prefetto della cavalleria, Flavio Fimbria, dopo aver ucciso il proprio proconsole, Lucio Valerio Flacco, a Nicomedia[14] prese il comando di un secondo esercito romano.[15][16] Quest'ultimo si diresse anch'egli contro le armate di Mitridate, in Asia, uscendone più volte vincitore,[17] riuscendo a conquistare la nuova capitale di Mitridate, Pergamo,[14] e poco mancò che non riuscisse a far prigioniero lo stesso re.[18] Intanto Silla avanzava dalla Macedonia, massacrando i Traci che sulla sua strada gli si erano opposti.[19]

«Quando Mitridate seppe della sconfitta ad Orcomeno, rifletté sull'immenso numero di armati che aveva mandato in Grecia fin dal principio, e il continuo e rapido disastro che li aveva colpiti. In conseguenza di ciò, decise di mandare a dire ad Archelao di trattare la pace alle migliori condizioni possibili. Quest'ultimo ebbe allora un colloquio con Silla in cui disse: "Il padre di re Mitridate era amico tuo, o Silla. Fu coinvolto in questa guerra a causa della rapacità degli altri generali romani. Egli chiede di avvalersi del tuo carattere virtuoso per ottenere la pace, se gli accorderai condizioni eque".»

Poiché Silla non disponeva ancora di alcuna nave, poiché da Roma non era arrivato denaro o qualsiasi altra forma di aiuto, ma al contrario era stato dichiarato fuorilegge; poiché Silla aveva già speso i soldi che aveva preso dai templi della Pizia, di Olimpia e di Epidauro, in cambio dei quali egli aveva loro assegnato la metà del territorio di Tebe, a causa delle sue frequenti defezioni, ma soprattutto poiché aveva la necessità di far ritorno a Roma con il suo esercito contro la fazione a lui ostile, acconsentì alla proposta del re del Ponto e dettò le sue condizioni di pace:

«"Se Mitridate consegna a noi tutta la flotta in vostro possesso, se ci consegnerà tutti i nostri generali, gli ambasciatori, i prigionieri, i disertori e gli schiavi fuggitivi; se restituirà le loro case agli abitanti di Chio ed a tutti gli altri che egli ha condotto nel Ponto; se rimuoverà i suoi presidi da tutti i luoghi, ad eccezione di quelli dove era già presente dello scoppio delle ostilità; se vorrà pagare il costo della guerra sostenuta per causa sua, e rimanere contento dei domini che aveva in precedenza, io spero di convincere i Romani a dimenticare le ferite che ha fatto loro".»

Queste furono le condizioni che Silla offrì. Archelao si ritirò velocemente da quei luoghi e sottopose tutte le condizioni della resa a Mitridate. Poco dopo gli ambasciatori di Mitridate tornarono da Silla con la risposta: il re del Ponto accettava tutte le condizioni del trattato di pace ad eccezione di quelle relative alla Paflagonia.[20] Gli emissari del re aggiungevano che Mitridate avrebbe ottenuto condizioni migliori se avesse negoziato con il console Lucio Valerio Flacco. La cosa offese non poco Silla, il quale disse agli emissari del re che avrebbe raggiunto Mitridate in Asia per capire se voleva veramente la pace o la guerra.[20][21] Secondo Plutarco fu lo stesso Mitridate a richiedere l'incontro a causa dell'attività bellica di Fimbria in Asia. Cercava in Silla un alleato.[22]

Il comandante romano marciò attraverso la Tracia, via Cypsella, dopo aver inviato Lucio Licinio Lucullo ad Abido, giunto da poco, dopo aver rischiato più volte di essere catturato da parte dei pirati. Quest'ultimo era riuscito a raccogliere una flotta composta da navi provenienti da Cipro, Fenicia, Rodi e Panfilia. Aveva devastato gran parte delle coste nemiche scontrandosi con le navi pontiche. E mentre Silla avanzava da Cypsella, Mitridate marciava da Pergamo.

L'incontro di Dardano tra Silla e Mitridate

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Busto di Lucio Cornelio Silla.
 
Mitridate raffigurato in una statua romana del I secolo, oggi al museo del Louvre.

A circa metà strada, a Dardano, si incontrarono per una conferenza di pace.[1] Ognuno di loro aveva con sé una piccola forza militare: Mitridate 200 navi ad un solo ordine di remi, 20.000 opliti, 6.000 cavalieri ed un grosso nucleo di carri falcati;[1] Silla invece, 4 coorti e 200 cavalieri.[1] Mitridate cominciò a parlare, raccontando di suo padre, della sua amicizia ed alleanza con i Romani. Poi accusò ambasciatori e generali romani di averlo provocato, procurandogli un danno, avendo messo sul trono di Cappadocia Ariobarzane I, privandolo poi della Frigia, e dando ragione al re Nicomede IV di Bitinia. Egli giustificò così il suo attacco alle province romane come legittima difesa, dovuto più ad una necessità che ad una sua reale volontà.[21] Silla replicò in modo assai duro:

«Anche se ci ha chiamato qui per uno scopo diverso, ovvero quello di accettare le nostre condizioni di pace, non mi rifiuto di parlare brevemente di queste cose. Ariobarzane I fu rimesso sul trono di Cappadocia, con decreto del Senato, quando ero governatore in Cilicia, e voi avete ubbidito al decreto. Avresti dovuto opporti dando le tue ragioni, oppure per sempre tacere dopo aver accettato la pace. Manio Aquilio ti ha concesso la Frigia per una tangente, che fu un crimine da parte di entrambi. Per il fatto stesso che fu ottenuta grazie alla corruzione, ti confesso che non avevi alcun diritto su di essa. Manio fu processato a Roma per aver accettato i soldi e il Senato annullò ogni sua concessione [a te fatta]. Per questo motivo si decise che la Frigia era stata data a te ingiustamente, e che doveva rimanere libera, ma cliente di Roma. Se non avevamo ottenuto ciò con la guerra e non abbiamo deciso di governarla [direttamente], con quale diritto potevi farlo tu?»

Silla continuò rinfacciando a Mitridate il fatto di aver scelto il tempo giusto per tradire l'alleanza con Roma, impegnata nella guerra sociale in Italia e occupare, quindi, i regni clienti di Ariobarzane, Nicomede e della Galazia, la Paflagonia ed infine la stessa provincia romana d'Asia. Rammentò a Mitridate di aver compiuto anche tutta una serie di soprusi sulle città occupate.[23]

«Nelle città greche hai ucciso 1.600 uomini dietro false accuse. Hai riunito i Tetrarchi della Galazia ad un banchetto e li hai uccisi. Hai massacrato tutti gli Italici residenti [in Asia] in un solo giorno, comprese madri e ragazze, non risparmiando neppure coloro che erano fuggiti nei templi. Che crudeltà, che empietà, che odio sconfinato hai mostra verso di noi! E dopo che hai confiscato le proprietà di tutte le vostre vittime, sei passato in Europa con grandi eserciti, anche noi avevamo proibito l'invasione dell'Europa a tutti i re d'Asia. Sei penetrato nella nostra provincia di Macedonia e privato i Greci della loro libertà. E non ti sei pentito chiedendo la pace attraverso Archelao, fino a quando non sono riuscito a recuperare la Macedonia e la Grecia, e distrutto 160.000 dei tuoi armati, oltre ad aver preso i tuoi accampamenti con tutti i loro averi. Mi meraviglio che vorresti cercare di giustificare gli atti per i quali hai poi chiesto perdono attraverso Archelao. Se mi temevi a distanza, pensi che sarei venuto nei tuoi territori per avere una discussione con te? Il tempo per ciò è trascorso da quando hai preso le armi per combatterci, e noi abbiamo respinto con forza le tue aggressioni e le respingeremo fino alla fine.»

E mentre Silla stava ancora parlando con veemenza, il re cedette alle sue paure e acconsentì ai termini della resa che gli erano stati mostrati da Archelao.[23]

«Mitridate disse di sì, che accettava. Solo allora Silla lo salutò, abbracciandolo e baciandolo. Fece entrare anche i re Ariobarzane e Nicomede, e li riconciliò con lui.»

Decise quindi di consegnare le navi e tutto ciò che era stato richiesto, e tornò nel suo regno paterno del Ponto, come suo possesso esclusivo. E così la prima guerra tra i Romani e Mitridate ebbe fine.[23]

Condizioni del trattato

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Tale trattato di pace consentì a Mitridate di evitare una totale disfatta e, probabilmente, anche la perdita della vita. Silla, infatti, fremeva dalla voglia di tornare a Roma per riaffermare il proprio potere.

«Allora Silla diede il seguente ordinamento all'Asia: fu siglato un trattato con i Pontici, Nicomede IV recuperò dal re la Bitinia, Ariobarzane I la Cappadocia, e l'Asia fu di nuovo romana come prima.»

Si chiedeva inoltre la consegna di:

«[...] tutti i generali, gli ambasciatori, i prigionieri, i disertori e gli schiavi fuggitivi romani; la restituzione delle case agli abitanti di Chio ed a tutti gli altri che egli ha condotto nel Ponto; la rimozione di tutti i presidi da tutti i luoghi, ad eccezione di quelli dove era già presente dello scoppio delle ostilità [...]»

Plutarco aggiunge alle condizioni riportate poco sopra da Appiano e Livio, il versamento ai Romani di 2.000 talenti, la consegna di 70 navi con le prore di bronzo, complete di equipaggiamento[24] e 500 arcieri.[25]

Conseguenze

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La pace vide così l'antico rivale ora trasformato in "amico del popolo romano". Un espediente per poter tornare nella capitale a risolvere i problemi interni.[26]

«[Silla] passato in Asia, [...] diede il seguente ordinamento all'Asia: fu siglato un trattato con i Pontici, Nicomede recuperò dal re la Bitinia, Ariobarzane la Cappadocia, e l'Asia fu di nuovo romana come prima. Mitridate era stato quindi respinto.»

  1. ^ a b c d Plutarco, Vita di Silla, 24.1.
  2. ^ Plutarco, Vita di Silla, 16.
  3. ^ Appiano, Guerre mitridatiche, 38.
  4. ^ Velleio Patercolo, Historiae Romanae ad M. Vinicium libri duo, II, 23.3 (parla di 200.000 morti ed altrettanti fatti prigionieri).
  5. ^ Appiano, Guerre mitridatiche, 40-41.
  6. ^ Floro, Compendio di Tito Livio, I, 40.10.
  7. ^ a b Floro, Compendio di Tito Livio, I, 40.11.
  8. ^ Livio, Periochae ab Urbe condita libri, 82.1.
  9. ^ Appiano, Guerre mitridatiche, 42-45.
  10. ^ Plutarco, Vita di Silla, 16-19.
  11. ^ Livio, Periochae ab Urbe condita libri, 82.2.
  12. ^ Plutarco, Vita di Silla, 21.
  13. ^ Appiano, Guerre mitridatiche, 49.
  14. ^ a b Appiano, Guerre mitridatiche, 52.
  15. ^ Livio, Periochae ab Urbe condita libri, 82.4.
  16. ^ Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, XXX-XXXV, 104.1-6.
  17. ^ Velleio Patercolo, Historiae Romanae ad M. Vinicium libri duo, II, 24.1.
  18. ^ Livio, Periochae ab Urbe condita libri, 83.1.
  19. ^ Livio, Periochae ab Urbe condita libri, 83.3.
  20. ^ a b Plutarco, Vita di Silla, 23.3.
  21. ^ a b Appiano, Guerre mitridatiche, 56.
  22. ^ Plutarco, Vita di Silla, 23.6.
  23. ^ a b c Appiano, Guerre mitridatiche, 58.
  24. ^ Plutarco, Vita di Silla, 22.5.
  25. ^ Plutarco, Vita di Silla, 24.3.
  26. ^ Velleio Patercolo, Historiae Romanae ad M. Vinicium libri duo, II, 23.6.

Bibliografia

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Fonti primarie