Sismondi
Quella dei Sismondi è un'antica famiglia di Pisa, in passato assimilata alla famiglia degli Asmundo (Sigismondo e Sismondo)[1].
Storia familiare
modificaTradizionalmente, Sigismondo era un dignitario longobardo, giunto a Pisa dalla Germania; nel 774 divenne priore della Repubblica di Pisa.
Nel corso di recenti studi[2], si è scoperto il nome del capostipite della famiglia: un Pandolfo, detto ‘Contulino’ dal 1034[3], vissuto nel secolo XI, figlio di un altro Pandolfo notaio[4] e fratello di Guglielmo e di Andrea detto ‘Signorello’[5]. A sua volta, Andrea è stato di recente riconosciuto quale capostipite della famiglia dei Pandolfi[5].
Da donna Contilda, appartenente ad una stirpe di rango comitale[5], e da Pandolfo/Contulino nacquero quattro figli maschi (Guglielmo, Sismondo I, Guinizzo e Guido), che al loro volta diedero origine a due linee familiari, distinte per zona topografica: a) il ramo di Guinizzo, domiciliato in Oltrarno, nella cappella di Santa Cristina del quartiere "di Chinzica"; b) il ramo di Guido (ebbe 3 figli maschi, di cui il maggiore fu Sismondo II, Enrico di Guinizzo, fra i consoli alla guida della spedizione balearica del 1113-1115, definito Sigimundiade Vinithone creatus, nel V canto del Liber maiolichinus, e Uberto[6]), insediato sulla sponda opposta del fiume, nella cappella di San Salvatore in Porta Aurea, oggi scomparsa. Da Uberto potrebbe derivare la famiglia dei Del Cane con il figlio Lamberto, soprannominato 'Cane'[7]. Da aggiungere inoltre le diramazioni, sorte fra l’inizio del 1200 e i primi del secolo XIV, con i rami autonomi dei Guinizzelli, dei Buzzaccarini e dei Benetti.
Appartenne a questa famiglia la famosa Kinzica de' Sismondi.
Imprigionato Museto, come attestò Lorenzo Bonincontro di S. Miniato, i Sismondi divennero giudici del Giudicato d'Agugliastra (Ogliastra), in Sardegna[8].
Nel medioevo appoggiò la Parte ghibellina e fu tra le famiglie che l'arcivescovo Ruggieri degli Ubaldini aizzò contro Ugolino della Gherardesca, facendolo catturare durante una sommossa popolare, prima di essere rinchiuso a morire di fame nella Torre della Muda con altri quattro suoi discendenti (1289).
Questa famiglia è citata con quella dei Lanfranchi e dei Gualandi da Dante Alighieri a proposito della caccia sognata dal Conte e raccontata durante il suo episodio nell'Inferno (XXXIII, 32).
Personalità
modifica- Chinzica Sismondi, eroina per aver salvato nel 1005 la città di Pisa dal totale sterminio per mano di Museto re dei Mori[9];
- Muscola Sismondi (o Sigismondo Muscola), console forense di Genova (anni 1145, 1148, 1164), fondatore e benefattore della chiesa Santa Maria del Prato di Albaro[10];
- Sismondo III Sismondi, figlio di Enrico di Guinizzo, di Guido, di Pandolfo/Contulino, fu console nel 1142, 1144, 1153, 1155 e 1160[11];
- Guinizzo III Sismondi, di Ugo, nipote di Sismondo II, di Guido, di Pandolfo/Contulino, fu console nel 1156[12];
- Conte (altrove Contolino o Contulino) Sismondi, figlio di Ugo, di Sismondo II, di Guinizzo, di Pandolfo/Contulino, fratello di Guglielmo, dottore in legge, fu ambasciatore di Pisa alla corte di Barbarossa di Torino nell'agosto 1162[13]; padre di Ugolino ‘Rosso’[14];
- un Corso Sismondi, console e ambasciatore di Genova nel 1164 presso Federico II[15];
- nel 1170 un Fornaio Sismondi[16], verosimilmente fratello di Conte e di Guglielmo[5], e Guinizzello IV [17] del fu Sismondo III, di Enrico di Guinizzo, furono consul iustitie;
- Guglielmo Sismondi, fratello di Conte, di Ugo, di Sismondo II, di Guinizzo, di Pandolfo/Contulino, uno dei «Capitanei de V» di Pisa nel 1174[14];
- Guinizzello (o Guinicello) Sismondi (Gherardo Guinizelli dei Sismondi), per due volte console, favorevole alla guerra contro i Lucchesi durante la quale venne fatto prigioniero il figlio Lamberto, liberato poi quando Paganello Sismondi firmò la pace nel 1182[18];
- Ranieri (o Ranuccino) Sismondi del fu Benedetto, di Vernaccio, fu console e governatore di Pisa nel 1205[19];
- Mondasco de' Sismondi († prima del 1281 - dopo il 1282), vescovo della diocesi del Sulcis;
- Guinicello di Buzzaccarino Sismondi (ammiraglio Guinicello de' Sismondi)
Note
modifica- ^ Filadelfo Mugnos, Teatro genologico della famiglia Sismundo, detta pur Asmondo, in "Teatro genologico delle famiglie nobili ... di Sicilia ...", parte III, 1670, p.409; Vittorio Spreti, "Enciclopedia storico-nobiliare italiana: famiglie nobili e titolate viventi... ", rist. an. 1967, vol.1, p.435.
- ^ Emilio Cristiani, "Nobiltà e Popolo nel Comune di Pisa. Dalle origini del podestariato alla signoria dei Donoratico", Napoli 1962, Appendice V, pp. 433-435; I. Farina, "Per la storia della classe dirigente del Comune di Pisa: i Sismondi", tesi di laurea, Università di Pisa, a.a. 1969-1970, rel . G. Rossetti; Agnese Spinelli, "Per la storia della classe dirigente del Comune di Pisa: la «domus Sismundorum» (secolo XIII)", tesi di laurea, Università di Pisa, a.a. 1975-1976, rel. G. Rossetti; Gabriella Rossetti, et al., "Pisa nei secoli XI e XII: formazione e caratteri di una classe di governo", Pisa 1979; Gabriella Garzella, "Pisa com’era: topografia e insediamento dall’impianto tardoantico alla città murata del secolo XII", Napoli 1990, pp. 269-288; Gabriella Garzella, "Ceti dirigenti e occupazione dello spazio urbano a Pisa dalle origini alla caduta del libero Comune", in "I ceti dirigenti nella Toscana tardo comunale", Atti (Firenze, 5-7 dicembre 1980), Monte Oriolo (Fi) 1983, pp. 237-269; Mauro Ronzani, "Chiesa e «Civitas» di Pisa nella seconda metà del secolo XI. Dall’avvento del vescovo Guido all’elevazione di Daiberto a metropolita di Corsica (1060-1092)", Pisa 1997, pp. 82-84; Andrea Puglia, "L’origine delle famiglie pisane Sismondi e Casalberti. Due documenti inediti dell’Archivio di Stato di Lucca e dell’Archivio Capitolare di Pisa riguardanti Guinizo e Alberto socii del vescovo Daiberto", Bollettino Storico Pisano, LXVI (1997), pp. 83-104; Mauro Ronzani, "La 'Casa di Gontolino'. Origine, sviluppo genealogico e attività pubblica della famiglia dei Sismondi fino ai primi decenni del Duecento", Bollettino Storico Pisano, 74 (2005), pp 503-522.
- ^ Come si legge nel documento "datato 1034 febbraio 10, Pisa", in "Carte dell’Archivio Capitolare di Pisa 1 (930-1050)", a cura di Emma Falaschi, Roma 1971, p. 184. Qui compare pure il nome di Guglielmo, figlio di uno Stefano, attivo giudice imperiale per più di quattro decenni sotto Goffredo il Barbuto e Beatrice.
- ^ Secondo il Ronzani, si tratterebbe dello stesso Pandolfo, notaio imperiale, menzionato nel documento datato "999 dicembre 2", citato nelle "Carte dell’Archivio Capitolare di Pisa 1 (930-1050)", op.cit., nr. 20, p.64.
- ^ a b c d Mauro Ronzani, "La 'Casa di Gontolino'...",op. cit.
- ^ Andrea Puglia, "L’origine delle famiglie pisane Sismondi e Casalberti", op.cit.
- ^ Mauro Ronzani, "La 'Casa di Gontolino'...",op. cit., in cui si leggono ulteriori analisi storiche.
- ^ Pietro Martini, "Storia delle invasioni degli arabi e delle piraterie dei barbareschi in Sardegna", adattamento in italiano corrente del testo originale del 1861, a cura di Daniele Lara, Genova 2009, cap. XIII.
- ^ Sismondi (voce), G. G. Warren Lord Vernon, "L'Inferno di Dante Alighieri: disposto in ordine grammaticale e corredato di brevi dichiarazioni", Londra 1872, p.581.
- ^ "Annali genovesi di Caffaro" (Annales Ianuenses), p. 33, 36, 157, 244, 247-248; Cristina Andenna, "Mortariensis Ecclesia: una congregazione di canonici regolari in Italia settentrionale tra XI e XII secolo", Berlin 2007, p.284, 289.
- ^ Mauro Ronzani, "La 'Casa di Gontolino'...",op. cit., nota 51, dove vengono precisate dettagliate fonti di riferimento.
- ^ Cfr. Annales Pisani di Bernardo Maragone, a cura di Michele Lupo Gentile, Bologna 1930-1936, p.17.
- ^ Annali genovesi di Caffaro e de' suoi continuatori, Genova 1890, vol. 1 (Dal 1099 al 1293), a cura di Luigi Tommaso Belgrano, p.185.
- ^ a b Mauro Ronzani, "La 'Casa di Gontolino'...",op. cit., nota 46.
- ^ "Annali genovesi di Caffaro", lib.1, p.261; I. L. Simondo Sismond, "Storia delle repubbliche italiane del Medio Evo", tr. ital., riscontrata, corretta e rintegrata sul testo francese dell'edizione di Bruxelles del 1836 per cura di Luigi Toccagni, Milano 1850, p.179.
- ^ Cfr. "Carte dell’Archivio della Certosa di Calci, 1151-1200", a cura di M. L. Orlandi, Pisa 2002, fonti 9, nr. 48, pp. 89-90.
- ^ Annales Pisani ..., op.cit., pp. 49-50.
- ^ Lord Vernon, "L'Inferno di Dante Alighieri, op.cit., p.581.
- ^ Mauro Ronzani, "La 'Casa di Gontolino'...",op. cit., nota 66.
Bibliografia
modifica- Vittorio Sermonti, Inferno, Rizzoli 2001.
- Umberto Bosco e Giovanni Reggio, La Divina Commedia - Inferno, Le Monnier 1988.