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Reporter senza frontiere

organizzazione non governativa per la libertà di stampa

Reporter Senza Frontiere (RSF), o Reporters Sans Frontières (RSF) (nella originaria denominazione francese), o Reporter Without Borders (RWB) è un'organizzazione non governativa e no-profit che promuove e difende la libertà di informazione e la libertà di stampa. L'organizzazione ha sede principale a Parigi ed ha lo status di consulente delle Nazioni Unite.

Reporter senza frontiere
Reporters Sans Frontières
Sede centrale a Parigi
TipoOrganizzazione non a scopo di lucro, ONG con status di consulente presso le Nazioni Unite
Fondazione1985
FondatoreRobert Ménard, Rémy Loury, Jacques Molénat e Émilien Jubineau
ScopoPortare la libertà di stampa in tutto il mondo
Sede centraleFrancia (bandiera) Parigi
Area di azioneMondo (bandiera) Mondo
DirettoreChristophe Deloire
(da luglio 2012)
Lingue ufficialifrancese, inglese
BilancioReddito: € 4,2 milioni (2013)
Spese: 4,6 milioni di € (2013)
Impiegaticirca 120
MottoFor freedom of information
Sito web

Reporter Senza Frontiere ha due principali sfere di attività: la prima si concentra sulla censura di Internet e sui nuovi media, mentre l'altra è dedita a fornire assistenza materiale, economica e psicologica ai giornalisti assegnati a zone pericolose. Le sue missioni sono:

  • il monitoraggio costante degli attacchi alla libertà di informazione a livello mondiale;
  • la denuncia di ogni forma di attacco ai media;
  • la collaborazione con i governi per combattere la censura e le leggi volte a restringere la libertà di informazione;
  • l'assistenza morale e finanziaria ai giornalisti perseguitati e alle loro famiglie;
  • l'offerta di aiuto materiale ai corrispondenti di guerra allo scopo di aumentarne la sicurezza.

Reporter Senza Frontiere è stata fondata nel 1985 da Robert Ménard, Rémy Loury, Jacques Molénat e Émilien Jubineau a Montpellier, in Francia. La sede principale si trova nella Seconda Circoscrizione di Parigi. RSF ha sedi anche a Berlino, Bruxelles, Ginevra, Madrid, Roma, Stoccolma, Tunisi, Vienna e Washington D.C. Il primo ufficio con sede in Asia si trova a Taipei, in Taiwan, è stato inaugurato ufficialmente nel luglio 2017. Il Taiwan è stato classificato come migliore nazione asiatica nell'Indice sulla Libertà di Stampa di RSF per cinque anni consecutivi, a partire dal 2013, e nel 2017 si è classificata al 45º posto.

In principio, l'associazione ha lavorato per promuovere il giornalismo alternativo, ma ci sono stati disaccordi tra i fondatori. Alla fine, è rimasto solo Ménard e ha cambiato la direzione dell'organizzazione indirizzandola verso la promozione della libertà di stampa. Reporter Senza Frontiere afferma di ispirarsi all'Articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948, che afferma che chiunque ha "il diritto alla libertà di opinione e di espressione" e anche che ha il diritto di "cercare, ricevere e trasmettere" informazioni e idee "indipendentemente dalle frontiere".

Ménard è stato il primo Segretario generale di RSF. Nel 2008 è subentrato Jean-François Juilliard. Nel 2012 il posto di Juillard è stato preso da Christophe Deloire, che è stato nominato Direttore Generale.

Oltre al nome iniziale francese ha altri due nomi ufficiali: in inglese Reporters Without Borders o RWB, in spagnolo Reporteros Sin Fronteras. Dal 1º gennaio 2012, in Italia si usa il nome in lingua italiana, Reporter senza frontiere, e l'acronimo comune RSF accompagnato dalla specificazione "Italia".

I principali mezzi di azione diretta di Reporter Senza Frontiere sono i ricorsi alle autorità governative attraverso lettere, petizioni e frequenti comunicati stampa. Grazie alla rete internazionale di circa 150 corrispondenti, RSF raccoglie informazioni e conduce indagini sulle violazioni della libertà di stampa per area (Europa, Asia-Pacifico, Medio Oriente e Nord Africa e Americhe) o per argomento. Quando necessario, invia un team per valutare le condizioni di lavoro dei giornalisti in uno specifico paese. Rilascia, annualmente, report sui paesi nonché l'indice della libertà di stampa. Ha lanciato campagne promozionali con l'assistenza pro bono di agenzie pubblicitarie per sensibilizzare l'opinione pubblica sulle minacce alla libertà di informazione e sulla libertà di stampa, per compromettere l'immagine dei paesi considerati nemici della libertà di espressione, e per scoraggiare il sostegno politico della comunità internazionale ai governi che attaccano invece di proteggere la libertà di informazione.

RSF, inoltre, fornisce assistenza a giornalisti e ai media che si trovano in pericolo o in difficoltà di sussistenza. Fornisce aiuto economico ai giornalisti esiliati o imprigionati e alle loro famiglie, oltre che alle famiglie di giornalisti che sono stati uccisi e che non ricevono supporto alcuno; aiuta i giornalisti a lasciare i loro paesi d'origine se lì si trovano in pericolo; rimedia agli effetti di atti vandalici sugli organi di stampa; copre le spese legali di giornalisti che sono stati perseguitati per i loro articoli e le spese mediche di chi è stato attaccato fisicamente; in certi casi, fornisce giubbotti antiproiettile ad uso dei giornalisti.

Nel 2019 sotto la direzione di Christophe Deloire ha vinto il prestigioso premio Dan David Prize per il suo contributo alla difesa della Democrazia.

Partner

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Reporter Senza Frontiere è membro fondatore della Borsa Internazionale della Libertà di Espressione, una rete virtuale di organizzazioni non governative che monitora le violazioni della libertà di espressione in tutto il mondo e difende giornalisti, scrittori e chiunque sia perseguitato nell'esercizio del proprio diritto alla libertà di espressione.

Reporter Senza Frontiere è presente in 150 paesi attraverso corrispondenti locali che fungono da antenne di informazione e in stretta cooperazione con gruppi locali e regionali che operano per la libertà di stampa, inclusi:

Paese Organizzazione
Bangladesh Bangladesh Centre for Development, Journalism and Communication (BCDJC)
Bielorussia Belarusian Association of Journalists (BAJ)
Birmania Burma Media Association (BMA)
Colombia Ceso-FIP (Solidarity Centre-International Federation of Journalists)
Colombia Colombian Federation of Journalists (FECOLPER)
Repubblica Democratica del Congo Journalist In Danger (JED)
Eritrea Association of Eritrean Journalists in Exile
Honduras Committee for Free Expression (C-Libre)
Iraq Journalistic Freedom Observatory (JFO)
Kazakistan Journalists in Danger
Messico Centre for Journalism and Public Ethics (CEPET)
Pakistan Tribal Union of Journalists (TUJ)
Romania Media Monitoring Agency
Russia Glasnost Defence Foundation (GDF)
Somalia National Union of Somali Journalists (NUSOJ)
Sri Lanka Journalists for Democracy in Sri Lanka (JDS)
Thailandia Thai Netizen Network (TNN)
Zimbabwe Zimbabwe Journalists for Human Rights (ZJHR)

Premi ricevuti

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Nel corso degli anni, Reporter Senza Frontiere ha ricevuto numerosi premi, tra cui:

Pubblicazioni

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Reporter senza frontiere rilascia comunicati stampa, rapporti su missioni di inchiesta e pubblicazioni periodiche. Pubblica regolarmente relazioni di missione sugli sviluppi in singoli paesi, o regioni, o su un argomento specifico. Ogni dicembre rilascia un resoconto annuale degli eventi legati alla libertà di informazione e alla sicurezza dei giornalisti.

Indice Mondiale della Libertà di Stampa

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Indice della Libertà di Stampa 2020[2]

     Situazione molto seria

     Situazione difficile

     Problemi notevoli

     Situazione soddisfacente

     Situazione buona

     Non classificato/ nessun dato

Reporter Senza Frontiere compila e pubblica una classifica annuale dei paesi valutando la situazione di ognuno relativa alla libertà di stampa. I piccoli paesi, come Andorra, sono esclusi da questo rapporto.

Il rapporto si basa su un questionario inviato alle organizzazioni partner di Reporters Senza Frontiere (18 gruppi di libertà di espressione nei cinque continenti) e ai suoi 150 corrispondenti in tutto il mondo, nonché a giornalisti, ricercatori, giuristi e attivisti per i diritti umani.

Il sondaggio pone domande sugli attacchi diretti ricevuti dai giornalisti e dai media così come ad altre fonti indirette di pressione contro la stampa libera. RSF sottolinea che tale indice riguarda esclusivamente la libertà di stampa e non misura in alcun modo la qualità del giornalismo. A causa della natura della metodologia del sondaggio, basata su percezioni individuali, ci sono spesso ampi contrasti nella classifica di un paese da un anno all'altro.

Predatori della Libertà di Stampa

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A partire dal 2001, Reporter Senza Frontiere pubblica annualmente l'indice dei Predatori della Libertà di Stampa, in cui vengono evidenziati i soggetti che sono considerati i peggiori violatori della libertà di stampa.

Nel marzo 2018, RSF ha inserito 33 leader di gruppi nella lista dei Predatori della Libertà di Stampa:[3]

Nove leader e dieci gruppi sono stati esclusi dalla lista dei predatori nel 2016 e nel 2017:[3][4]

Barometro della libertà di stampa

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Reporter Senza Frontiere riporta, sul proprio sito web, un "Barometro della libertà di stampa" contenente il numero di giornalisti, assistenti ai media, cittadini della rete e giornalisti cittadini che sono stati uccisi o imprigionati durante un anno.[5]

  Uccisi Imprigionati
Year Giornalisti Assistenti

ai media

Netizen Giornalisti

+

Assistenti ai media

Netizen
2017[5][6] 54 8 7 219 107
2016[7] 62 8 9 182 149
2015[8] 81 6 20 169 163
2014[9][10] 73 11 21 178 178
2013[11][12] 79 4 55 826 127
2012[13] 87 7 49 879 144
2011[14][15] 67 2 10 1044 199
2010[16] 58 1 0 535 152
2009[17] 75 2 0 573 151
2008[18] 60 1 0 673 59
2007[19] 88 22 0
2006[20] 85 32 0
2005[21] 64 5 0
2004[22] 63 16 0
2003[23] 43 3 0
2002[24] 25 4 0

Manuali per giornalisti e blogger

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Nel corso degli anni, Reporter senza Frontiere ha pubblicato diversi manuali per offrire assistenza a giornalisti e blogger e per sensibilizzare l'opinione pubblica, tra cui:[25]

  • Guide for journalists who are forced to flee into exile, Giugno 2012[26]
  • Handbook for Bloggers and Cyber-Dissidents, Settembre 2005, aggiornato a marzo 2008[27]
  • Handbook for Journalists, Aprile 2007, aggiornato a febbraio 2013[28]
  • Handbook for journalists during elections, edizione 2015[29]
  • Safety Guide for Journalists, Dicembre 2015[30]

Nemici di Internet e Lista dei Paesi sotto sorveglianza

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In concomitanza con la Giornata mondiale contro la cyber-censura, RSF aggiorna le liste "Nemici di Internet" e "Paesi sotto sorveglianza".[31]

Speciale Report sulla Sorveglianza di Internet

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Il 12 marzo 2013, Reporters Without Borders ha pubblicato un "Rapporto speciale sulla sorveglianza di Internet".[32] Il rapporto include due nuovi elenchi:

  • un elenco di "Stati nemici di Internet", paesi i cui governi sono coinvolti in attività di sorveglianza attiva e invadente dei fornitori di informazioni, con gravi violazioni della libertà di informazione e dei diritti umani; e
  • un elenco dei "Imprese nemiche di Internet", società che vendono prodotti che potrebbero essere utilizzati dai governi per violare i diritti umani e la libertà di informazione.

I cinque "Stati nemici di Internet" nominati a marzo 2013 sono: Bahrein, Cina, Iran, Syria, e Vietnam.[32]

Le cinque "Imprese nemiche di Internet" nominate a marzo 2013 sono: Amesys (Francia), Blue Coat Systems (U.S.A.), Gamma International (Gran Bretagna e Germania), Hacking Team (Italia), e Trovicor (Germania).[32]

Report sulla concentrazione dei media

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Nel 2016, Reporter Senza Frontiere ha pubblicato il rapporto "Media: quando gli oligarchi fanno shopping" che desta preoccupazioni sulla concentrazione dei media a livello mondiale. Il documento identifica un "fenomeno globale" - "l'acquisizione di interi gruppi di media... o panorami mediatici... da parte di individui estremamente ricchi il cui interesse per il giornalismo è secondario rispetto alla difesa dei loro interessi personali".[33] Secondo il rapporto, gli oligarchi "uccidono la libertà di informazione" censurando tutto ciò che minaccia i loro interessi, usano i loro mezzi di informazione per "colpire gli avversari" e corrompere le autorità statali.[33] RSF osserva, con preoccupazione, la concentrazione mediatica in Italia, Grecia, Bulgaria, Russia, ecc.[33] Il rapporto ha una sezione dedicata al magnate bulgaro dei media Delyan Peevski che usa presumibilmente i suoi media come "mazze da baseball" e pubblica "articoli offensivi e denigranti contro i suoi detrattori".[33]

Libri fotografici

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Tre volte l'anno, a partire dal 1992, RSF pubblica un libro fotografico nella serie "100 foto per la libertà di stampa" allo scopo di sensibilizzare e raccogliere fondi a sostegno delle proprie attività.[34] Nel 2010, all'incirca il 45% delle entrate di Reporter Senza Frontiere è stato ricavato dalla vendite dei libri fotografici e di altri articoli correlati (magliette, cartoline,...).[35] I libri sono distribuiti gratuitamente da [www.presstalis.fr Nouvelles Messageries de la Presse Parisienne] (NMPP). I libri sono in vendita nelle catene francesi dedicate al tempo libero, nei supermercati Fnac, Carrefour, Casino, Monoprix e Cora, i siti web alapage.com, fnac.com e amazon.fr, da A2Presse e da oltre 300 librerie in tutta la Francia.[36]

Nel 2013 100 Photos for Press Freedom è stato pubblicato anche in versione digitale disponibile su Apple iTunes Store.[37]

Eventi annuali

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Reporter Senza Frontiere organizza, annualmente, eventi per la promozione della libertà di stampa e di Internet.[35]

Indice della Libertà di Stampa (gennaio)

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Rilasciato ogni anno a gennaio, l'Indice della Libertà di Stampa è una pubblicazione annuale che misura il grado di libertà di cui godono i media in oltre 170 paesi.[35]

Giornata mondiale contro la cyber censura (12 marzo)

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Reporter Senza Frontiere ha lanciato la prima Giornata Internazionale della libertà di espressione online il 12 marzo 2008.[31] Attualmente denominata Giornata mondiale contro la cyber censura, questo evento cerca supporto a favore di una Internet senza restrizione e accessibile a chiunque.[38] Il 12 marzo RSF conferisce il premio "Netizen Prize" e rilascia il report sulla libertà di informazione nel cyberspazio nonché l'indice dei "Nemici di Internet" che identifica i paesi che censurano il Web e molestano gli utenti di Internet.

Netizen Prize

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Netizen Prize 2011 Reporter Senza Frontiere

Durante la "Giornata mondiale contro la cyber censura", Reporter Senza Frontiere assegna il premio annuale "Netizen Prize" ad un utente Internet, blogger, cyber-dissidente o gruppo che ha contribuito in maniera significativa alla difesa della libertà di espressione online.[35] A partire dal 2010, il premio è stato assegnato a:

  • 2010: assegnato agli attivisti iraniani per i diritti delle donne del sito di Change for Equality, www.we-change.org.[39]
  • 2011: assegnato ai fondatori di un gruppo di blogging tunisino denominato Nawaat.org.[40]
  • 2012: assegnato a giornalisti cittadini e attivisti siriani del centro media dei Comitati di coordinamento locale.[41]
  • 2013: segnato al blogger vietnamita Huynh Ngoc Chenh.[42]
  • 2014: assegnato al blogger saudita Raif Badawi.[43]
  • 2015: assegnato a Zone9, collettivo di blogger etiope creato nel 2012 che spesso punta il dito sulle pratiche oppressive del governo. Uno dei suoi blogger, Zelalem Kibret, aveva pianificato la partecipazione alla cerimonia di premiazione ma il suo passaporto fu confiscato mentre stava per imbarcarsi sul volo.[44]
  • 2016: assegnato a Lu Yuyu e alla sua compagna, Li Tingyu, due giornalisti cittadini cinesi arrestati il 15 giugno e tenuti in isolamento per oltre tre settimane prima di poter parlare con i propri avvocati. .[44]

Giornata Mondiale della Libertà di Stampa (3 maggio)

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A partire dal 1992, Reporter Senza Frontiere pubblica la lista dei "Predatori della libertà di stampa": un elenco di politici, funzionari governativi, leader religiosi, milizie e organizzazioni criminali che prendono di mira i giornalisti pubblicamente.[35]

Premio Reporter Senza Frontiere – TV5 Monde (Dicembre)

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Il Premio "Reporter Senza Frontiere", di cui Le Monde è diventato partner a partire dal 2011, è stato creato nel 1992 e viene assegnato annualmente a giornalisti (dal 2003, anche a un media e un cyber-dissidente) che hanno dato «un contributo significativo alla difesa e promozione della libertà di stampa».[35] Assegnatari del premio:

  • 1992: Zlatko Dizdarevic (Bosnia Erzegovina)
  • 1993: Wang Juntao (Cina)
  • 1994: André Sibomana (Ruanda)
  • 1995: Christina Anyanwu (Nigeria)
  • 1996: Isik Yurtçu (Turchia)
  • 1997: Raúl Rivero (Cuba)
  • 1998: Nizar Nayyouf (Siria)
  • 1999: San San Nweh (Birmania)
  • 2000: Carmen Gurruchaga (Spagna)
  • 2001: Reza Alijani (Iran)
  • 2002: Grigory Pasko (Russia)
  • 2003: Ali Lmrabet (Marocco)
    • Media: The Daily News (Zimbabwe)
    • Press freedom defender: Michèle Montas (Haiti)
  • 2004: Hafnaoui Ghoul (Algeria)
    • Media: Zeta (Messico)
    • Press freedom defender: Liu Xiaobo (Cina)
  • 2005: Zhao Yan (Cina)
    • Media: Tolo TV (Afghanistan)
    • Press freedom defender: National Union of Somali Journalists (Somalia)
  • 2006: Win Tin (Birmania)
    • Media: Novaya Gazeta (Russia)
    • Press freedom defender: Journalist in Danger (Repubblica democratica del Congo)
  • 2007: Seyoum Tsehaye (Eritrea)
  • 2008: Ricardo Gonzales Alfonso (Cuba)
    • Media: Radio Free NK (Corea del Nord)
  • 2009: Amira Hass (Israele)
    • Media: Dosh (Russia - Cecenia)
  • 2010: Abdolreza Tajik (Iran)
    • Media: Radio Shabelle (Somalia)
  • 2011: Ali Ferzat (Siria)
    • Media: Weekly Eleven News (Birmania)[45][46]
  • 2012: Mazen Darwish, capo del centro siriano per i media e la libertà di espressione (SCM), e
    • il quotidiano afghano 8Sobh (8 a.m.)[47]
  • 2013: Muhammad Bekjanov, giornalista uzbeko imprigionato, e
  • 2014: Sanjuana Martínez, giornalista messicana ;
    • Liberia’s Frontpage Africa; e
    • Raif Badawi, blogger saudita e attivista per i diritti umani.[43]
  • 2015: Zeina Erhaim, giornalista siriana;
  • 2016: Hadi Abdullah, reporter siriano;
    • il sito web cinese di notizie 64Tianwang; e
    • Lu Yuyu e Li Tingyu, cittadini giornalisti cinesi.[49]
  • 2017: Tomasz Piatek, giornalista investigativo per il quotidiano di Varsavia Gazeta Wyborcza;
    • Medyascope, un servizio indipendente turco di web-tv; e
    • Soheil Arabi, un fotografo con base a Teheran, imprigionato.[50]
  • 2018: Swati Chaturvedi (India), Matthew Caruana Galizia (Malta), Inday Espina-Varona (Filippine), Carole Cadwalladr (Regno Unito).
  • 2019: Caroline Muscat (Malta), Eman al Nafjan (Arabia Saudita), Pham Doan Trang (Vietnam).
  • 2020: Lina Attalah (Egitto), Jimmy Lai (Hong Kong), Elena Milashina (Bielorussia).

Premio cyber-dissidenti

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Reporter Senza Frontiere assegna un premio denominato "cyber-dissidente" con diverse etichette, tra cui: Cyber-Freedom Prize e Cyber-Dissident. I vincitori includono:

Campagne

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RSF conduce campagne pubblicitarie insieme a professionisti della comunicazione, per informare il pubblico e generare pubblicità nociva per i governi che violano la libertà di informazione. Le campagne vengono diffuse ai media, alle organizzazioni internazionali, alle agenzie governative e alle istituzioni educative che utilizzano sia Internet che i canali media tradizionali.[35]

Alcune campagne:

[66] Manette RWB come anelli olimpici che protestano contro le Olimpiadi del 2008 in Cina

Campagna di Pechino 2008. Reporter senza frontiere dal 2008. Il 30 marzo 2008, il giorno in cui la squadra olimpica è partita da Olympia, in Grecia, il presidente della RWB Robert Ménard si è spiegato dietro il rappresentante cinese Qi Liu su uno striscione con un disegno simile al logo delle Olimpiadi, in cui gli anelli olimpici erano sostituito con le manette. Il 7 aprile 2008, il giorno è arrivato a Parigi, Ménard, con l'aiuto di altri due attivisti, è salito in cima alla cattedrale di Notre Dame fino allo stendardo con lo stesso simbolo olimpico. [67] In una delle campagne più popolari della RWB fino ad oggi, le magliette con il simbolo sono diventate popolari per le vendite hanno superato 1 milione di euro. [68]:

  • Campagna Sochi 2014. Un programma a sostegno di giornalisti, blogger e difensori dei diritti umani in Russia, che si è svolto dal 1º marzo 2013 fino all'inizio dei Giochi olimpici invernali di Sochi, il 7 febbraio 2014.[57]
  • Campagna Occhi Senza Voce. Usando lo slogan "Come puoi vedere la verità se non può essere detta?", un sito interattivo dimostra la necessità di una stampa libera come uno degli elementi di una campagna più ampia lanciata nel dicembre 2012.[58] Il sito web utilizza una tecnologia webcam-attiva per incoraggiare gli utenti a coprire e scoprire la propria bocca per sviluppare consapevolezza riguardo alla dura realtà che non si può vedere quando vengono applicate restrizioni alla libertà di stampa. Un'altra versione del sito permette l'utilizzo della barra spaziatrice. Il sito è stato selezionato come "Sito del giorno" il 18 gennaio 2013 dai Favorite Website Awards (FWA) di Cambridge, in Inghilterra.[59] Occhi Senza Voce è stata sviluppata per Reporter Senza Frontiere al Les 84 Paris dai direttori creativi Olivier Bienaime e Herve Bienaime, responsabile della tecnologia creativa Jean-Vincent Roger, pianificatore strategico Nicolas Camillini e art director Antoine Arnoux, con le immagini dei fotografi AFP Tony Karumba, Aris Messinis, Jay Directo, Mauricio Lima, Bulent Kilic, Christophe Simon, Dario Leon, Olivier Laban-Mattei e Philippe Desmazes.[60]
  • Progetto Combattiamo la Censura. Un progetto RSF lanciato il 27 novembre 2012 con il sostegno dell'Unione europea per la democrazia europea e i diritti umani (EIDHR) e il comune di Parigi. L'obiettivo del progetto è la lotta alla censura e la promozione di un flusso di notizie e informazioni attraverso un sito web facilmente duplicatile da utilizzare per pubblicare contenuti (articoli, foto, video e file audio) censurati, bannati o che hanno portato a rappresaglie contro il suo creatore (omicidio, arresto, molestie, pressioni e così via). Il sito ospiterà il contenuto nella sua lingua originale (tra cui francese, inglese, cinese, arabo, russo e spagnolo) e in traduzione (soprattutto in francese e inglese) È stato censurato, bandito o ha portato a rappresaglie contro il suo creatore (omicidio, arresto, molestie, pressioni e così via). Il sito ospiterà i contenuti in lingua originale (tra cui francese, inglese, cinese, arabo, russo e spagnolo) e tradotti (soprattutto in francese e inglese).[61][62]
  • Campagna media indipendente nordcoreana. Una campagna pubblicitaria internazionale lanciata il 17 gennaio 2011 per sostenere i media indipendenti in Corea del Nord.[63]
 
RWB handcuffs as Olympic rings protesting 2008 Olympics in China
  • Campagna Pechino 2008. Reporter Senza Frontiere ha protestato contro le Olimpiadi estive del 2008 in Cina sin dal 2001. Il 30 marzo 2008, giorno in cui la torcia olimpica è partita da Olympia, in Grecia, il presidente di RSF Robert Ménard ha srotolato, proprio dietro al rappresentante cinese Qi Liu, uno striscione con un disegno simile al logo delle Olimpiadi, in cui gli anelli olimpici sono stati sostituiti dalle manette. Il 7 aprile 2008, giorno in cui la torcia è arrivata a Parigi, Ménard, con l'aiuto di altri due attivisti, è salito in cima alla Cattedrale di Notre Dame per issare uno stendardo con lo stesso simbolo olimpico.[64] Una tra le campagne più di successo condotte da RSF fino ad oggi, al punto che le magliette con il simbolo sono diventate così popolari che la loro vendita ha superato il milione di euro.[65]
  • Filippine. Il 23 agosto 2007, Reporter Senza Frontiere ha condannato le continue minacce e violenze contro i commentatori radiofonici filippini che denunciavano il crimine organizzato e la corruzione, a seguito di una minaccia di morte a Lily Uy, direttore della stazione RGMA Palawan.[66] Il 27 dicembre 2007, RSF ha fatto appello all'amministrazione di Gloria Macapagal-Arroyo per chiedere l'immediato arresto degli assassini del conduttore radiofonico Ferdinand Lintuan, 51 anni, 5° giornalista ucciso nelle Filippine nel 2007. In qualità di primo presidente della Associazione dei Giornalisti Sportivi di Davao, Lintuan venne assassinato il 24 dicembre a Davao City.[67]

Critiche e aspetti controversi

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Otto Reich

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Lucie Morillon, allora rappresentante di RSF a Washington, ha confermato in un'intervista del 29 aprile 2005 che l'organizzazione ha un contratto con l'inviato speciale nell'emisfero occidentale del Dipartimento di Stato Americano, Otto Reich, che lo ha firmato in quanto rappresentante del Center for a Free Cuba (organizzazione anti-castrista con sede a Miami), al fine di tenere gli europei informati sulla repressione dei giornalisti a Cuba[68]. CounterPunch, in un articolo critico verso RSF, ha citato il legame di Reich con il gruppo come una fonte di controversie: Reich guidava l'Office of Public Diplomacy sotto il governo Reagan, un'organizzazione governativa che partecipava a ciò che i suoi funzionari definivano "propaganda bianca" negli anni '80, e cioè la divulgazione segreta di informazioni per influenzare l'opinione dei cittadini sulle attività degli Stati Uniti a sostegno delle campagne militari contro i governi di sinistra in America Latina.[68]

RSF è sempre molto critica sulla situazione della libertà di stampa a Cuba, descrive il governo cubano come "totalitario" e si impegna in campagne dirette contro Fidel Castro.[69] Le campagne di RSF comprendono dichiarazioni in radio e in televisione, pubblicità a tutta pagina su quotidiani francesi, manifesti, volantini da distribuire e, in un caso, l'occupazione dell'ufficio turistico cubano a Parigi (aprile 2003).[68] Un tribunale di Parigi ha imposto a RSF il pagamento di 6.000 euro alla figlia ed erede di Alberto Korda per non aver rispettato il precedente divieto di usare la famosa (e protetta da copyright) fotografia di Ernesto "Che" Guevara con il berretto, scattata al funerale delle vittime dell'esplosione della Coubre. RSF si è definita "soddisfatta" di non aver ricevuto sentenza più dura.[69][70] Il volto era stato sovrapposto da RSF a quello di un agente della polizia anti sommossa CRS del maggio 1968, e il volantino era stato distribuito all'aeroporto di Orly ai turisti che si imbarcavano su aerei per Cuba. Il 24 aprile 2003 RSF ha organizzato una manifestazione fuori dall'ambasciata cubana a Parigi.[71]

A sua volta RSF è stata descritta come un'organizzazione "ultra-reazionaria" da Granma, giornale ufficiale del Comitato centrale del Partito comunista cubano.[69] I rapporti tra Reporter Senza Frontiere e il governo cubano sono molto tesi, in particolare dopo l'arresto da parte del governo di Cuba, nel 2003, di 75 dissidenti (di cui 27 giornalisti), tra i quali Raúl Rivero e Óscar Elías Biscet. Un articolo di John Cherian del quotidiano indiano Frontline afferma che RSF "è sospettata di aver forti legami con i servizi segreti occidentali" e che "Cuba ha accusato Robert Meynard [sic], il capo del gruppo, di essere legato alla CIA".[72]

RSF ha negato che la campagna contro Cuba sia legata a pagamenti ricevuti da organizzazioni anti-castriste.[73] Nel 2004 ha ricevuto 50.000 dollari dal gruppo di esuli cubani Center for a Free Cuba con sede a Miami, gruppo fondato dal membro del Dipartimento di Stato Otto Reich.[68] RSF ha ricevuto, inoltre, sostanziosi finanziamenti da altre organizzazioni locali critiche del governo di Fidel Castro, tra le quali l'International Republican Institute.[74]

Il giornalista Salim Lamrani ha accusato RSF di diffondere dichiarazioni contraddittorie e prive di fonti sulla connettività a internet a Cuba.[75]

Nel 2004, Reporter Senza Frontiere ha diffuso un rapporto su Haiti in cui descrive un "clima di terrore", dovuto a continui attacchi e minacce ai giornalisti critici del presidente Jean-Bertrand Aristide.[76]

Nell'agosto 2006, un articolo di CounterPounch ha accusato RSF di aver ignorato simili attacchi contro i giornalisti durante il governo Latortue nel 2005 e nel 2006, tra cui quello contro Kevin Pina, di Pacifica Radio.[77] Lo stesso Pina ha dichiarato:

«È stato chiaro fin da subito che RSF e Robert Ménard non stavano agendo come obiettivi guardiani della libertà di stampa ad Haiti, quanto piuttosto come attori protagonisti di quella che può essere descritta solo come una campagna di disinformazione contro il governo di Aristide. [...] Hanno diffuso false informazioni e rapporti distorti per creare un'opposizione interna ai governi considerati incontrollabili e sgradevoli a Washington mentre, in realtà, spianano il terreno alla loro eventuale rimozione fornendo motivazioni con il pretesto degli attacchi alla libertà di stampa[77]»

Venezuela

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Le Monde diplomatique ha criticato l'atteggiamento di Reporter Senza Frontiere nei confronti del presidente venezuelano Hugo Chávez, in particolare durante il fallito colpo di stato del 2002[78]. RSF è accusata di aver sostenuto i media venezuelani a favore dei golpisti e di aver avuto come corrispondente da Caracas María Sol Pérez-Schaël, consigliere dell'opposizione. Esercitando il proprio diritto di replica, Ménard ha risposto alle accuse evidenziando la condanna di RSF al supporto dei media venezuelani ai golpisti[79]. RSF è stata criticata anche per aver sostenuto la versione dei fatti del canale Globovisión, accusato di aver diffuso dati errati riguardo a un terremoto del 2009; secondo RSF, Globovision sarebbe stata "perseguitata dal governo e dall'amministrazione"[80].

Secondo l'Observatoire de l'Action Humanitaire, da quando Robert Ménard è stato sostituito da Jean-François Juillard nel settembre 2008, RSF si è dedicata al controllo sulle violazioni della libertà di stampa non solo nelle "dittature del terzo mondo", ma anche in paesi sviluppati come la Francia. Allargando la sua area geografia di riferimento, RSF cerca di reagire alle critiche che l'accusano di concentrarsi soprattutto sui regimi di sinistra ostili agli Stati Uniti.[81]

Robert Ménard sull'etica della tortura

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Durante un'intervista a France Culture nel 2007, mentre dibatteva del caso del giornalista Daniel Pearl, il presidente di RSF Robert Ménard ha discusso l'etica della tortura.[82] Menard ha dichiarato:

«Dove ci fermiamo? Accettiamo questa logica che consiste nel... Visto che potremmo farlo in qualche caso, "tu lo prendi ostaggio, noi lo prendiamo ostaggio, tu li maltratti, noi li maltrattiamo, li torturiamo"? Cos'è che giustifica? Possiamo arrivare a liberare qualcuno?[82]»

Giornata mondiale per la libertà di espressione online

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L'UNESCO, che inizialmente aveva garantito il suo patrocinio alla prima "Giornata internazionale per la libertà di espressione online", da tenersi il 12 marzo 2008, ha in seguito ritirato la partecipazione all'iniziativa con la motivazione che "Reporter Senza Frontiere ha pubblicato del materiale riguardante diversi stati membri dell'UNESCO, di cui l'UNESCO non era stato informata e che non poteva sostenere", e che "il logo dell'UNESCO era sistemato in modo tale da indicare che l'Organizzazione sostiene le informazioni presentate". RSF ha risposto, in un comunicato stampa, sostenendo che "l'UNESCO ha ritirato il suo supporto alla promozione della campagna perché molti paesi inclusi nella "Lista dei nemici di internet", pubblicata da Reporter Senza Frontiere, hanno fatto pressione per costringerlo".[83]

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