Ragga-pop
Il ragga-pop[1][2] (raggamuffin-pop) è un termine generico spesso usato in ambito musicale per identificare quegli stili di musica raggamuffin - o generalmente di dancehall reggae - affini alle strutture e alle melodie tipiche della musica pop. Può essere inteso come uno stile di dancehall/ragga dalle sonorità particolarmente melodiche, commerciali e ben prodotte. Shaggy[2][3] e Sean Paul[4] sono esempi di artisti etichettati frequentemente come ragga-pop.
Ragga-pop | |
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Origini stilistiche | Dancehall reggae Raggamuffin Reggae-pop |
Origini culturali | Nasce in Giamaica tra la seconda metà degli anni ottanta e i primi anni novanta come variante del dancehall reggae/raggamuffin in chiave commerciale. |
Strumenti tipici | mixer vinile giradischi microfono drum machine |
Popolarità | A partire dalla prima metà degli anni novanta fino ai giorni nostri ottiene un elevato successo commerciale grazie ad artisti come Shaggy e Sean Paul. |
Generi correlati | |
Dancehall reggae - Early dancehall - Early ragga - DJ Style - Ragga rap - Hardcore ragga - New roots - Reggaeton - Contemporary R&B |
Biografia
modificaI primi casi di esplicita affinità tra reggae e pop possono essere riconosciuti nel reggae-pop, genere consolidato pienamente attorno alla metà degli anni ottanta grazie ad artisti britannici come UB40, Eddy Grant e Maxi Priest[5]. Il reggae-pop traeva le sue radici dal reggae, ma era caratterizzato da elementi commerciali, melodici e accattivanti, distinto per la qualità delle produzioni, e pensato per ottenere riscontri al di fuori del territorio giamaicano, come tra il pubblico occidentale[5]. All'interno della scena giamaicana, la metà degli anni ottanta fu particolarmente importante anche per la nascita del raggamuffin, ovvero la variante digitale del dancehall reggae[6]. Il raggamuffin della prima era - early ragga - rappresentava essenzialmente il nuovo dancehall reggae su basi sintetizzate[6][7].
Il reggae-pop e il raggamuffin sorsero attorno agli stessi anni, tuttavia nel primo periodo di sviluppo esistevano importanti distinzioni tra i due generi: il reggae-pop era uno stile strumentale ben prodotto, suonato da artisti spesso esterni alla Giamaica e pensato per ottenere riscontri nel mercato discografico internazionale[5], mentre l'early ragga era una forma di reggae digitale, più povera, essenziale e non sempre politicamente corretta, suonata e sostenuta dai giovani dei ghetti di Kingston[6]. L'early ragga veniva prodotto a costi relativamente bassi grazie alle basi digitali[6][8], dava spazio anche ad artisti di poco talento, spesso i cantanti erano stonati, e gli stessi riddim venivano riproposti da decine di cantanti dell'epoca, tutto questo a scapito della qualità e dell'originalità delle produzioni. Inizialmente tra l'early raggamuffin e il reggae-pop potevano quindi essere riconosciute delle distinzioni a livello lirico, sonoro, attitudinale, oltre che geografico.
Ciò nonostante, già in questo decennio alcuni artisti dancehall iniziarono a strizzare l'occhio al pop. Di rilevanza storica fu l'album di Barrington Levy Here I Come (1985), il primo lavoro in cui l'artista sperimento sonorità parzialmente digitali[9], pubblicato non a caso nell'anno di nascita del genere raggamuffin o "digital dancehall"[6][8]. Il singolo omonimo estratto, "Here I Come (Broader Than Broadway)", entrò nella Top 50 delle classifiche pop britanniche rivelandosi come la sua prima hit internazionale[10]. Altri artisti dancehall/ragga trascinarono la loro cultura dancehall nelle classifiche pop, come Smiley Culture con "Cockney Translation" (1984), o Tippa Irie con "Hello Darling" (1986)[11]. Questi eventi dimostrarono che anche la musica dancehall avesse un grande potenziale commerciale, che però sarà più evidente a partire dal decennio successivo. Con l'avanzare degli anni ottanta la scena dancehall/ragga emigrò insediandosi nei quartieri di Brooklyn e del Bronx a New York, che diventarono l'epicentro alternativo del genere al di fuori della Giamaica[12]. Molti artisti dancehall/ragga negli anni ottanta si trasferirono infatti in queste località.
Terminata l'"era early ragga" della seconda metà del decennio, i primi anni novanta segnarono una nuova prolifica epoca per il dancehall/raggamuffin[12]. Nuove varianti come il ragga rap e l'hardcore ragga, rappresentate da Buju Banton, Shabba Ranks e Bounty Killer, irruppero nel mercato statunitense all'interno delle classifiche R&B e hip hop statunitensi ottenendo un grande successo commerciale[8][12]. Fu probabilmente attorno a questo periodo che poteva essere riconosciuta la vera e propria affermazione del ragga-pop, proprio nel momento in cui il ragga cominciò ad ottenere un'ulteriore forte diffusione al di fuori del territorio giamaicano. In parallelo al successo delle varianti più estreme e volgari del raggamuffin (hardcore ragga), il ragga-pop si presentò come l'erede della dancehall accattivante e assimilabile degli anni ottanta, un sound spesso adottato anche da artisti hardcore ragga e ragga rap. Shabba Ranks si riunì con Maxi Priest lanciando la hit "Housecall" (1991), Chaka Demus & Pliers erano regolarmente presenti nelle classifiche pop[11], mentre artisti come Shaggy e Super Cat iniziarono ad ottenere in questi anni una grande popolarità. Shaggy, probabilmente l'artista più frequentemente etichettato come ragga-pop o dancehall-pop[2][4][13], a partire dagli anni novanta si impose come uno dei principali artisti dancehall/ragga dal grande successo commerciale, posizionandosi in cima alle classifiche pop negli Stati Uniti e in altri paesi[14].
Nonostante il termine ragga-pop non sia troppo diffuso se non da parte dei critici e delle enciclopedie musicali, il suo riconoscimento può essere giudicato necessario per codificare le comuni forme di raggamuffin e dancehall reggae affini ai canoni del pop e dal grande potenziale commerciale. Ciò nasce anche dall'esigenza di distinguere vari sottogeneri del raggamuffin fortemente contrapposti tra loro, come l'hardcore ragga e appunto il ragga pop. Il ragga-pop è in definitiva un'etichetta piuttosto generica oggi spesso usata per definire lo stile di artisti ragga/dancehall come Shaggy, Barrington Levy[15], Super Cat[16], Sean Paul[4], i T.O.K.[17], Damian Marley[18] e Chaka Demus & Pliers[1].
Note
modifica- ^ a b Larkin C. The Virgin encyclopedia of nineties music. Virgin, 2000, pp. 83.
- ^ a b c Revolutions. Vibe magazine. nov 2005. pp. 147
- ^ niceup.org - Recensione dell'album "Intoxication" di Shaggy
- ^ a b c Reggae revolution. Vibe magazine. set 2003. pp. 263
- ^ a b c allmusic.com - breve biografia del genere reggae-pop
- ^ a b c d e allmusic.com - breve biografia del genere raggamuffin
- ^ Stolzoff NC. Wake the town & tell the people: dancehall culture in Jamaica. "no great aesthetic difference between the dancehall and early ragga— simply a technological one, as the latter employed computerized instrumentation" Duke University Press, 2000. ISBN 0822325144. p. 107
- ^ a b c Moskowitz DV. Caribbean popular music: an encyclopedia of reggae, mento, ska, rock steady and dancehall. Greenwood, 2005. ISBN 0-313-33158-8 p. 245
- ^ roots-archives.com - Barrington Levy "Here I Come" Archiviato il 21 settembre 2011 in Internet Archive.
- ^ allmusic.com - Recensione "Here I Come (Broader Than Broadway)" di Barringon Levy
- ^ a b BBC - The Story of Reggae - Pop Reggae
- ^ a b c Manuel P. Caribbean currents: caribbean music from rhumba to reggae. Philadelphia. Temple University Press, 1995. pp. 213. ISBN 1592134645
- ^ Global rhythm (volume 14). World Marketing Incorporated, 2005.
- ^ allmusic.com - Biografia di Shaggy
- ^ allmusic.com - "This Is Crucial Reggae: Barrington Levy"
- ^ allmusic.com - Super Cat "Girls Town"
- ^ allmusic.com - Recensione "Unknown Language"
- ^ Chang J. Recensione "Welcome to Jamrock" di Damian Marley. SPIN nov 2005.