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PORTALE CELTI
Torque in argento massiccio
La diffusione dei Celti in Europa all'epoca dell'apogeo della loro civiltà (III secolo a.C.)

Con il nome di Celti si indica un insieme di popoli indoeuropei che, nel periodo di massimo splendore (IV-III secolo a.C.), erano estesi in un'ampia area dell'Europa, dalle Isole britanniche fino al bacino del Danubio, oltre ad alcuni insediamenti isolati più a sud, frutto dell'espansione verso le penisole iberica, italica e anatolica. Uniti dalle origini etniche e culturali, dalla condivisione di uno stesso fondo linguistico indoeuropeo e da una medesima visione religiosa, i Celti rimasero sempre politicamente frazionati; tra i vari gruppi di popolazioni celtiche si distinguono i Britanni, i Galli, i Pannoni, i Celtiberi e i Galati, stanziati rispettivamente nelle Isole Britanniche, nelle Gallie, in Pannonia, in Iberia e in Anatolia.

Portatori di un'originale e articolata cultura, i Celti furono soggetti a partire dal II secolo a.C. a una crescente pressione politica, militare e culturale da parte di altri due gruppi indoeuropei: i Germani, da nord, e i Romani, da sud. I Celti furono progressivamente sottomessi e assimilati, tanto che già nella tarda antichità l'uso delle loro lingue appare in netta decadenza. L'arretramento dei Celti come popolo autonomo è testimoniato proprio dalla marginalizzazione della loro lingua, presto confinata alle sole Isole britanniche. Lì infatti, dopo i grandi rimescolamenti altomedievali, emersero gli eredi storici dei Celti: le popolazioni dell'Irlanda e delle frange occidentali e settentrionali della Gran Bretagna, parlanti lingue brittoniche o goideliche, le due varietà di lingue celtiche insulari.

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Tutti i popoli celtici erano gli eredi, linguistici e culturali, di un piccolo popolo, generato dalla frammentazione degli Indoeuropei e insediato nell'area della Cultura di La Tène: i Protocelti.

I Galli
I popoli della Gallia al principio del 58 a.C.
Statere gallico in oro rinvenuto presso Parigi (verso)
(LA)

«Gallia est omnis divisa in partes tres, quarum unam incolunt Belgae, aliam Aquitani, tertiam qui ipsorum lingua Celtae, nostra Galli appellantur»

(IT)

«La Gallia è, nel suo complesso, divisa in tre parti: la prima la abitano i Belgi, l'altra gli Aquitani, la terza quelli che nella loro lingua prendono il nome di Celti, nella nostra, di Galli»

Galli era il nome con cui i Romani indicavano i Celti che abitavano in epoca antica la regione della Gallia, corrispondente grossomodo ai territori attuali di Francia, Belgio, Svizzera, Paesi Bassi, Germania lungo la riva orientale del Reno e Italia settentrionale a nord del fiume Rubicone.

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Politicamente disomogenei, i Galli erano frazionati in varie tribù tra loro spesso in conflitto ed estese in una vasta regione dell'Europa occidentale chiamata, in età antica, Gallie. Esse includevano la Gallia Cisalpina (corrispondente grosso modo all'odierna Italia settentrionale), la Gallia Narbonense (Francia meridionale), l'Aquitania (Francia sud-occidentale), la Gallia Lugdunense (Francia centro-settentrionale), la Gallia Belgica (Francia nord-orientale e Belgio) e l'Elvezia (Svizzera e aree alpine limitrofe).

Tribù della Gallia Cisalpina
Tribù della Gallia Narbonense
Tribù della Gallia belgica
Tribù dell'Aquitania
Tribù dell'Elvezia e delle regioni alpine
Statua celebrativa di Ambiorige
Raffigurazione di Vercingetorige, sul probabile sito di Alesia

I Galli trovarono momenti di unità solo sotto la pressione della minaccia romana, in particolare durante la Conquista della Gallia condotta da Gaio Giulio Cesare. Sotto la pressione dell'esercito romano, i Galli seppero costruire alleanze di tribù, come quella stretta intorno agli Eburoni di Ambiorige, e infine trovare una guida riconosciuta dell'intero popolo nella figura di Vercingetorige. Alla conclusione delle campagne cesariane, tuttavia, l'intera Gallia fu assogettata al dominio di Roma.


La campagna di sottomissione dei popoli delle regioni che oggi formano l'attuale Francia (ad esclusione della parte meridionale, ovvero della Gallia Narbonense, già sotto il dominio romano dal 121 a.C.), il Belgio, il Lussemburgo e parte di Svizzera, Paesi Bassi e Germania, fu portata a termine da Gaio Giulio Cesare dal 58 al 51/50 a.C. e da lui narrata nel De bello gallico, che resta la principale fonte per questi eventi. Sebbene Cesare tenda a presentare la sua invasione come un'azione di difesa preventiva di Roma e dei suoi alleati gallici, molti studiosi ritengono che la sua sia stata una guerra imperialista a tutti gli effetti, da lui premeditata e ricercata, per mezzo della quale si proponeva di accrescere il suo potere e il suo prestigio.

Poco o nulla sappiamo da parte gallica di cosa fu per le popolazioni celtiche questa guerra che, in definitiva, ne decretò la fine della libertà tribale. Decine, forse centinaia di migliaia di Celti furono deportati in tutta Italia, e paradossalmente, la conquista romana permise ai Galli di aprirsi una strada verso l'Italia centrale e meridionale, dove, al tempo del loro massimo splendore, si erano trovati il cammino sbarrato da Etruschi e Latini. Alcuni storici hanno ipotizzato che nei dieci anni della campagna, la Gallia abbia perso oltre un milione di abitanti. Plinio il Vecchio, attenendosi ai calcoli dello stesso Cesare, parla di 1 192 000 morti. Le cifre forniteci potrebbero essere inferiori, come esatte. Alla storia, rimane una guerra terribile, combattuta per quasi un decennio, nella quale, né da una parte, né dall'altra si risparmiarono le crudeltà.

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Guerre, battaglie e roccaforti dei Celti

Sconfitti e sottomessi interamente a Roma nel I secolo a.C., i popoli gallici vennero ripartiti in varie province romane e sottoposti a un processo di latinizzazione e, dopo le Invasioni barbariche e lungo tutto il corso della storia della Gallia tardo-antica e altomedievale, anche di germanizzazione.

I Celtiberi
Le tribù celtiberiche

I Celtiberi erano una popolazione celtica stanziata nell'antichità, a seguito di varie ondate migratorie, in Penisola iberica. Dal nucleo originario, collocato nell'odierna Spagna centro-settentrionale, si estesero in seguito verso sud (nell'attuale Andalusia) e verso occidente, lungo le coste atlantiche della penisola, nell'attuale Galizia. Frazionati come tutti i Celti in numerose tribù e sottomessi a Roma fin dal II secolo a.C. con le Guerre celtibere, subirono un forte processo di assimilazione alla cultura latina, dissolvendosi come popolo autonomo fin dall'Età augustea.

Il nucleo centrale dell'insediamento celtiberico corrisponde a un'area dell'odierna Spagna centrale, a cavallo tra le regioni di Castiglia, Aragona e La Rioja e compresa tra il medio bacino dell'Ebro e l'alto corso del Tago (la Meseta). La penetrazione in quest'area risale all'VIII-VII secolo a.C., anche se è possibile che alcune infiltrazioni fossero avvenute anche in epoche precedenti, fin dal X secolo a.C. È possibile che, quando si insediarono nella Penisola iberica, i Celti includessero anche alcuni gruppi minoritari di germanici; una volta superati i Pirenei, inoltre, si mescolarono talvolta con le popolazioni autoctone.

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I Galati e I Pannoni
Il Galata morente

I Galati erano una popolo celtico che prese parte alle spedizioni celtiche nei Balcani del III secolo a.C. e che si stanziò dapprima in Tracia e in seguito nella regione che da loro prese il nome di Galazia. La Galazia, detta anche Gallia dell'est o Galizia anatolica, era un regione storica che si trovava nell'odierna Turchia nei dintorni dell'attuale capitale turca Ankara, allora capitale della Galazia col nome di Ancyra.

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I Pannoni erano un insieme di popolazioni indoeuropee storicamente stanziata nell'area dell'Europa centrale che da essi ha preso il nome: la Pannonia (lungo il medio corso del Danubio, corrispondente grosso modo agli attuali Stati di Repubblica Ceca, Slovacchia, Austria e Ungheria). A partire dall'invasione celtica degli inizi del IV secolo a.C., l'insieme dei Pannoni contava tribù di stirpe illirica, celtica e dubbia o mista tra genti illiriche e celtiche.

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I Britanni
Le tribù
Boudicca, regina degli Iceni

I Britanni erano una popolazione celtica stanziata nell'antichità nelle Isole britanniche (Gran Bretagna e Irlanda). Giunti nella regione a partire dall'VIII secolo a.C., i Celti della Britannia rimasero frazionati in numerose tribù, facilitando così la conquista del loro territorio prima dei Romani (I secolo d.C.), quindi degli Anglosassoni (V secolo). I Britanni furono sottomessi policamente e culturalmente ai nuovi dominatori, ma la loro civiltà celtica non fu mai del tutto sradicata, contribuendo a formare (insieme agli apporti latino-cristiani e germanici) la moderne popolazioni di Gran Bretagna e Irlanda, tanto che di origine britannica sono le sole lingue celtiche sopravvissute fino a oggi.

A partire dall'VIII-VI secolo a.C., gruppi di Celti attraversarono La Manica e invasero a più riprese le Isole britanniche, sovrapponendosi ai precedenti abitanti. A partire dall'odierna Inghilterra meridionale, si espansero rapidamente in tutta la Gran Bretagna e l'Irlanda, anche se nell'attuale Scozia il popolo pre-indoeuropeo dei Pitti conservò la propria individualità.

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Croce celtica
Libro di Kells

La latinizzazione delle Isole britanniche era stata solo parziale, e limitata alla pur vasta parte centro-meridionale della Gran Bretagna (odierni Inghilterra e Galles). La lingua e la cultura celtica pertanto sopravvissero al ritiro romano (IV-V secolo) e durante il Medioevo inglese (V-XVI secolo) poterono così confrontarsi direttamente con le nuove istanze storiche che, in età altomedievale, interessarono Gran Bretagna e Irlanda: l'arrivo di vari popoli germanici e il processo di cristianizzazione che, specie in Irlanda, assunse i caratteri specifici e peculiari del cristianesimo celtico.

La Gran Bretagna subì, fin dal IV secolo, un processo di re-celtizzazione da parte di gruppi provenienti dalla vicina Irlanda, mai entrata nei domini di Roma. A partire dalla missione di san Patrizio in Irlanda (432), l'isola conobbe una fioritura religiosa che, attraverso lo slancio missionario, tutelò l'eredità celtica nell'Irlanda medievale, anche se integrandola ora con nuovi elementi di matrice cristiana.

La fase espansiva dei Celti irlandesi caratterizzò gli ultimi secoli del I millennio e interessò principalmente la Scozia e l'Isola di Man. Tale attività fu però esclusivamente culturale e religiosa: dal punto di vista politico, infatti, l'Irlanda fu invasa e controllata dai Vichinghi germanici dall'VIII al IX secolo, generando un sincretismo culturale vichingo-gaelico.

Arte e archeologia

Gergovia, menzionata da Gaio Giulio Cesare, era la capitale del popolo gallico degli arverni, poi sostituita da Clermont-Ferrand. Viene solitamente identificata con la montagna di Medogne, un plateau che si trova a circa sette chilometri a sud di Clermont-Ferrand. C'è però chi ha sostenuto che l'oppidum di cui parla Cesare nel De bello gallico vada individuato nel massiccio delle Côtes, che si trova a nord di Clermont-Ferrand.

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Religione
Lúg in battaglia

I Celti condividevano una medesima visione religiosa politeista e adoravano divinità legate alla natura, con una peculiare valenza religiosa attribuita alla quercia, e alle virtù guerriere. Cesare riferisce anche della credenza nella trasmigrazione delle anime, che si traduceva in un'attenuazione della paura della morte tale da rafforzare il valore militare gallico. È nota anche l'esistenza, presso i Galli, di sacrifici umani. Nel pantheon gallico, Cesare testimonia il particolare culto attribuito a un dio che egli assimila al romano Mercurio, forse il dio celtico Lúg o Lugus. Altre figure di rilievo tra gli dei gallici erano "Apollo" (Belanu, il guaritore), "Marte" (Toutatis, il signore della guerra), "Giove" (Taranis, il signore del tuono), "Minerva" (Belisama, l'iniziatrice delle arti) e Cernunnos il dio cornuto.


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Le lingue celtiche
Bronzo di Botorrita

Le lingue celtiche sono idiomi che derivano dal protoceltico, o celtico comune, una branca della grande famiglia linguistica indoeuropea. Durante il I millennio a.C. queste venivano parlate in gran parte dell'Europa, dal Golfo di Guascogna al Mare del Nord, lungo il Reno ed il Danubio fino al Mar Nero e all'Anatolia settentrionale (Galazia). Oggi le lingue celtiche sono limitate a poche zone ristrette in Gran Bretagna, nell'Isola di Man, in Irlanda e in Bretagna e ovunque sono considerate a rischio di estinzione.

Alcuni studiosi distinguono un "celtico continentale" da un "celtico insulare", argomentando che le differenze tra le lingue goideliche e quelle brittoniche si sono originate dopo la separazione fra lingue continentali e insulari. Altri studiosi distinguono invece un "celtico-Q" da un "celtico-P", mettendo la maggior parte delle lingue celtiche continentali nell'ex raggruppamento (ad eccezione del celtiberico, che è celtico-Q).

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Eserciti e armamenti
Spada e fodero celtici, 60 a.C. circa

Per organizzazione militare dei Celti s'intende lo studio della storia militare e dell'arte bellica dei Celti dal X secolo a.C., data canonica dello sviluppo, in Europa, della cultura celtica, ai primordi dell'Era cristiana, quando le Guerre romano-celtiche si chiusero con la definitiva vittoria di questi ultimi. In questo ampio contesto spazio-temporale si collocano le lotte tra le varie tribù celtiche per il controllo dell'Europa centrale e dell'Europa occidentale, sia contro le precedenti popolazioni europee preistoriche sia le une contro le altre, ed i grandi conflitti contro più solide strutture statali quali il Regno di Macedonia, gli stati ellenistici e, naturalmente, gli Etruschi ed i Romani. Dal V secolo a.C. al II secolo a.C., i Celti monopolizzarono, nell'immaginario collettivo delle popolazioni mediterranee, il ruolo dei "barbari" iperborei ('nordici'), perdendo questo primato solo quando i Romani entrarono in contatto con la popolazione germanica dei Cimbri.

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