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Olio di lino

olio di semi di Linum usitatissimum

L'olio di lino è un olio fisso che si ottiene dalla spremitura dei semi di lino precedentemente essiccati o tostati. Nella sua composizione tipica ha un alto grado di insaturazione con numero di iodio compreso tra 170 e 203.[1] Questa caratteristica lo rende un ottimo olio siccativo ed un problematico olio alimentare. L'olio di lino non è classificato come olio alimentare nel Codex alimentarius. È un olio fortemente suscettibile all'ossidazione, alla polimerizzazione ed all'irrancidimento, reazioni che possono produrre sostanze non compatibili con l'utilizzo alimentare.[2][3] Nonostante queste problematiche, essendo l'olio di lino naturale la principale fonte vegetale di acidi grassi omega 3, in particolare dell'acido α-linolenico, l'olio di lino ha assunto uno specifico interesse nutrizionale. Inoltre per renderlo idoneo al mercato alimentare sono state sviluppate e coltivate varietà mutanti in grado di produrre un olio con un grado di insaturazione inferiore ed un minimo tenore di omega 3.[4][5][6][7] Con l'avvento di polimeri plastici è venuto a calare il prevalente utilizzo tecnico, come olio siccativo, e oggi un 30% della produzione dei olio di lino si stima sia destinata all'alimentazione animale e umana.

Olio di lino
Caratteristiche generali
Numero CAS8001-26-1
Numero EINECS232-278-6
Indicazioni di sicurezza
Semi di lino

Produzione e utilizzo

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Principali paesi produttori di olio di lino
Produzione annua media

del periodo 1993-2018[8]

Paese Tonnellate
Cina (bandiera)  Cina 138861,54
Belgio (bandiera)  Belgio 107273,68
Stati Uniti (bandiera)  Stati Uniti 97718,12
Lussemburgo (bandiera)  Lussemburgo 67961,71
India (bandiera)  India 59384,62
Germania (bandiera)  Germania 58023,08
Etiopia (bandiera)  Etiopia 29642,73
Canada (bandiera)  Canada 22411,54
Regno Unito (bandiera)  Regno Unito 14584,62
Giappone (bandiera)  Giappone 12325,58
 
Confronto tra l'olio di lino a sinistra e l'olio di noci a destra utilizzati in passato per la produzione di colori ad olio

Il lino è una coltura annuale in aree temperate e sub-tropicali che si adatta anche a climi freddi. La sua coltivazione era regolata dalla domanda di fibre per l'industria tessile e semi oleoginosi per l'industria delle vernici e del legno. La pianta di lino per la produzione di olio è in genere più ramificata di quella per la produzione di fibre. Il frutto è una capsula con un massimo di dieci semi contenenti olio. Fino a metà del XX° secolo la produzione mondiale di semi di lino era circa 3,4 milioni di tonnellate; quando quella di semi di girasole raggiungeva solo 2,5 milioni di tonnellate. Da allora, tuttavia, la produzione mondiale di semi di lino è rimasta tra i 2 e i 3 milioni di tonnellate, mentre la produzione di altri semi oleosi è aumentata notevolmente. Nel 2000-2001, la produzione mondiale di semi di lino era di circa 2,34 milioni di tonnellate.[1]

Il seme del lino contiene un 40-44% di olio, normalmente estratto con spremitura e solvente. Nelle produzioni destinate al consumo umano si predilige l'estrazione con spremitura a freddo, dove più difficilmente si innescano i processi di irrancidimento. L'olio grezzo estratto ha un intenso color marrone che lo rende non idoneo per l'utilizzo alimentare o per la formulazione di vernici o colori. La successiva raffinazione produce un olio di un tenue colore giallo e quasi inodore.[1]

La raffinazione, a seconda dei successivi utilizzi non alimentari, può escludere alcuni tipici processi (chiarificazione, deodorazione) destinando un prodotto solo parzialmente raffinato alla produzione di olio cotto, standolio, olio soffiato, linoleum ecc.

Per specifici mercati, ad esempio quello dell'alimentazione biologica, sono possibili trattamenti di chiarificazione e purificazione, con lavaggio in acqua, filtraggio in polveri minerali, degasaggio sotto vuoto, in grado di produrre, senza raffinazione alcalina, un olio, tipicamente di un tenue color rosso, con un leggero odore di pesce.

Per l'industria delle vernici e dei trattamenti del legno i processi di chiarificazione possono essere eseguiti anche ad alta temperatura rendendo l'olio più chiaro e trasparente, oltre che più suscettibile alla polimerizzazione.

In passato per la produzione dei colori ad olio si poteva ottenere un relativo schiarimento e innesco della polimerizzazione esponendo l'olio di lino alla luce solare. Per la difficoltà ad ottenere un olio trasparente in passato, prima dell'introduzione dei processi di raffinazione chimica, per i colori ad olio si privilegiavano altri oli: olio di noci, olio di cartamo, olio di papavero, ecc..

La rapida polimerizzazione dell'olio di lino cotto è stata sfruttata anche per l'imprimitura e per l'applicazione della foglia d'oro.

 
Piatto tipico: quark con olio di lino e patate

Una quota crescente della produzione di olio di lino è destinata all'utilizzo alimentare per l'uomo, con l'olio da varietà Solin, nome commerciale "Linola", a basso tenore di acido α-linolenico, offerto come alternativa dell'olio di girasole che ha una distribuzione di acidi grassi simile. L'utilizzo alimentare dell'olio di lino ad alto tenore di acido α-linolenico è generalmente sconsigliato, ma con oli estratti a freddo e correttamente conservati, cioè per non più di 3 mesi, non esposti ad aria, luce e calore, è considerato sicuro[9][10][11] ed è previsto come condimento in alcuni piatti tipici in Austria, Lusazia, Sassonia e Slesia[12]. Un utilizzo tipico è associando l'olio di lino a latticini freschi, come il formaggio quark.

Composizione

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In tutti gli oli vegetali la composizione può variare in funzione della cultivar, delle condizioni ambientali, della raccolta e della lavorazione. Si tratta di uno degli oli vegetali in natura con la più alta concentrazione di acido α-linolenico, 18:3ω3.[13][14][15]

L'alta concentrazione di acidi grassi polinsaturi comporta che l'olio di semi di lino sia particolarmente suscettibile all'ossidazione e a irrancidire. Il tenore di omega 3 risulta maggiore negli oli di lino prodotti da coltivazioni in climi più freddi. Intervenendo su 2 specifici geni si può ridurre drasticamente la concentrazione di omega 3.[16] Tra le varietà con alte concentrazioni (35-70%) acido α-linolenico e quelle con basse concentrazioni (<2%) sono state sviluppate decine di varietà e cultivar con concentrazioni di omega 3 intermedie ( 5-25% ).

L'olio di lino è composto prevalentemente da trigliceridi con una distribuzione percentuale di acidi grassi che differisce sostanzialmente tra oli tipici e quelli prodotti da varietà di lino modificate per avere un basso tenore di acido linolenico (varietà Solin).[17]

Distribuzione percentuale degli acidi grassi dell'olio di semi di lino

ad alto (HL) e basso (LL) tenore di omega 3[1]

acido grasso Notazione Delta Concentrazione tipica - HL (%) Concentrazione olio da varietà Solin - LL (%)
acido palmitico 16:0 7 6
acido stearico 18:0 4 4
acido oleico 18:1Δ9c 20 16
acido linoleico (ω6) 18:2Δ9c,12c 17 72
acido α-linolenico (ω3) 18:3Δ9c,12c,15c 52 2

Effetti sulla salute

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  Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

Come fonte vegetale di acidi grassi omega-3, se ne è ipotizzato l'utilizzo come integratore alimentare o come alimento funzionale.[18] In particolare, si è ipotizzato che la sua somministrazione alimentare avrebbe comportato un aumento sistemico dei metaboliti a lunga catena EPA e DHA. L'ipotesi è oggetto di controversia scientifica e varie ricerche l'hanno sostenuta mentre altre l'hanno confutata.[19][20] Ricerche di eventuali effetti sulla salute della integrazione alimentare con olio di lino, in particolare verso i rischi cardiovascolari, l'osteoporosi e il diabete mellito di tipo 2 non hanno dato esiti significativi.[21][22][23] Anche il potenziale contributo a processi antinfiammatori è oggetto di controversia scientifica.[24]

Olio di lino cotto

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Pannello in legno verniciato nella parte sinistra con una mano di olio di lino cotto.

L'olio di lino cotto è utilizzato come legante per vernici o, da solo, per la finitura di superfici in legno. Col riscaldamento e l'aggiunta di essiccanti metallici, l'olio di lino subisce una polimerizzazione e una ossidazione, diventando più viscoso e con un tempo di essiccazione minore.

L'uso di essiccanti metallici rende questo tipo di olio inadatto per la finitura di oggetti destinati all'uso durante le preparazioni alimentari (come taglieri, piani di lavoro, recipienti, mestoli) e inutilizzabile per la finitura di superfici di oggetti che possono essere portati a contatto della bocca da parte di bambini molto piccoli.

Sono disponibili alcuni prodotti che contengono esclusivamente olio di lino mediante trattamento termico senza aggiunta di essiccanti metallici. L'olio di lino col solo trattamento termico è più viscoso e secca molto lentamente. Questi oli sono di solito commercializzati con la definizione "polimerizzato", "standolio", o "stand-oil".

Avvertenze speciali

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La polimerizzazione dell'olio di lino è un processo esotermico. Stracci di cotone imbevuti d'olio di lino ed esposti ai raggi solari possono provocare autocombustione con i conseguenti pericoli d'incendio.[25][26]

  1. ^ a b c d F. D. Gunstone, 11.4 Flaxseed (linseed and linola) oil, in Vegetable oils in food technology : composition, properties, and uses, Blackwell, 2002, pp. 318-326, ISBN 0-8493-2816-0, OCLC 51048242. URL consultato il 6 aprile 2021.
  2. ^ (EN) Stan Kubow, Toxicity of dietary lipid peroxidation products, in Trends in Food Science & Technology, vol. 1, 1º luglio 1990, pp. 67–71, DOI:10.1016/0924-2244(90)90049-5. URL consultato il 6 aprile 2021.
  3. ^ A. Grandgirard, A. Piconneaux e J. L. Sebedio, Trans isomers of long-chain n-3 polyunsaturated fatty acids in tissue lipid classes of rats fed with heated linseed oil, in Reproduction, Nutrition, Development, vol. 38, n. 1, 1998-01, pp. 17–29, DOI:10.1051/rnd:19980102. URL consultato il 6 aprile 2021.
  4. ^ MVD, su mvd.iaea.org. URL consultato il 6 aprile 2021.
  5. ^ (EN) Chapter 11: Varieties, su Flax Council Of Canada, 26 febbraio 2015. URL consultato il 6 aprile 2021 (archiviato dall'url originale il 16 aprile 2021).
  6. ^ (EN) J. C. P. Dribnenki, S. F. McEachern e Y. Chen, 2149 solin (low linolenic flax), in Canadian Journal of Plant Science, vol. 87, n. 2, 1º aprile 2007, pp. 297–299, DOI:10.4141/P05-082. URL consultato il 6 aprile 2021.
  7. ^ GENETIC CONVERSION OF LINSEED OIL FROM INDUSTRIAL TO EDIBLE QUALITY A.G. Green (PDF), su agronomysociety.org.nz.
  8. ^ FAOSTAT, su fao.org. URL consultato il 6 aprile 2021.
  9. ^ Agence française de sécurité sanitaire des aliments (Afssa) ...les conditions d'utilisation de l'huile de lin pour un usage alimentaire (PDF), su anses.fr.
  10. ^ Flax Council of Canada Announces GRAS Status Determined for Flax in U.S. (PDF), su flaxcouncil.ca. URL consultato il 6 aprile 2021 (archiviato dall'url originale il 16 aprile 2021).
  11. ^ Arrêté du 4 décembre 2008 fixant les conditions d'utilisation de l'huile de lin pour un usage alimentaire. URL consultato il 6 aprile 2021.
  12. ^ Leinöl, bmlrt.gv.at, su bmlrt.gv.at. URL consultato il 6 aprile 2021.
  13. ^ Teneva, Olga & Zlatanov, М & Antova, Ginka & Angelova-Romova, Maria & Marcheva, Marina. (2013). Lipid composition of flaxseeds. Bulgarian Chemical Communications. 46. 465-472., su researchgate.net.
  14. ^ Fatty acids composition and oil characteristics of linseed (Linum Usitatissimum L.) from Romania - Journal of Agroalimentary Processes and Technologies 2012, 18 (2), 136-140 (PDF), su journal-of-agroalimentary.ro.
  15. ^ A. Bayrak, M. Kiralan e A. Ipek, Fatty Acid Compositions of Linseed (Linum Usitatissimum L.) Genotypes of Different Origin Cultivated in Turkey, in Biotechnology & Biotechnological Equipment, vol. 24, n. 2, 1º gennaio 2010, pp. 1836–1842, DOI:10.2478/V10133-010-0034-2. URL consultato il 6 aprile 2021.
  16. ^ (EN) A. G. Green, Genetic control of polyunsaturated fatty acid biosynthesis in flax (Linum usitatissimum) seed oil, in Theoretical and Applied Genetics, vol. 72, n. 5, 1986-08, pp. 654–661, DOI:10.1007/BF00289004. URL consultato il 6 aprile 2021.
  17. ^ Fatty Acid Compositions of Linseed (Linum Usitatissimum L.) Genotypes of Different Origin Cultivated in Turkey
  18. ^ US National Library of Medicine National Institutes of Health: pubblicazioni sull'olio di lino
  19. ^ Cindy A. Francois, Sonja L. Connor, Linda C. Bolewicz e William E. Connor, Supplementing lactating women with flaxseed oil does not increase docosahexaenoic acid in their milk, in The American Journal of Clinical Nutrition, vol. 77, n. 1, gennaio 2003, pp. 226–233, DOI:10.1093/ajcn/77.1.226.
  20. ^ Nutritional attributes of dietary flaxseed oil [collegamento interrotto], su ajcn.nutrition.org.
  21. ^ Health benefits of plant-derived α-linolenic acid
  22. ^ S.C. Savva e A. Kafatos, Encyclopedia of Food and Health, Elsevier, 2016, pp. 365–372, ISBN 978-0-12-384953-3. URL consultato il 6 aprile 2021.
  23. ^ Lack of effect of foods enriched with plant- or marine-derived n−3 fatty acids on human immune function
  24. ^ (EN) Philip C Calder, n−3 Polyunsaturated fatty acids, inflammation, and inflammatory diseases, in The American Journal of CLINICAL NUTRITION, American Society for Clinical Nutrition. URL consultato l'11 dicembre 2022 (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2015).
  25. ^ (EN) A. B. C. News, Officials Warn of Spontaneous Combustion Risk of Linseed Oil and Other Common Household Products, su ABC News. URL consultato il 6 aprile 2021.
  26. ^ (EN) Warning to home improvers about oil cloth combustion risks – Northamptonshire Fire and Rescue Service, su northantsfire.gov.uk. URL consultato il 6 aprile 2021.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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