Mind-wandering
Il mind-wandering (in italiano reso anche con mente vagabonda[1][2]) è latamente definito come pensieri che non scaturiscono dal compito presente. Il mind-wandering consiste di pensieri che non hanno relazione con un compito e sono indipendenti da stimoli.[3] Si presenta in tre sottotipi: sogno ad occhi aperti (daydreaming) positivo costruttivo, paura colpevole del fallimento, e scarso controllo attenzionale.[4]
In generale, nel linguaggio comune il mind-wandering si potrebbe descrivere come l'esperienza di pensieri che non rimangono a lungo su un singolo argomento, specie quando si è alle prese con un compito che richiede attenzione.[5]
Un contesto in cui spesso si manifesta il mind-wandering è la guida (di veicoli). Il motivo è che guidare in condizioni ottimali diventa un'attività quasi automatica che può richiedere minimo uso del task positive network,[6] la rete cerebrale che è attiva quando si è impegnati in un'attività che richiede attenzione. In situazioni in cui la vigilanza è bassa, non ci si ricorda di quel che è successo nell'ambiente circostante perché si è occupati dai propri pensieri. Il fenomeno è noto come ipotesi del disaccoppiamento.[7]
Gli studi che usano potenziali evento-correlati (ERP) hanno quantificato la misura in cui il mind-wandering riduce l'elaborazione corticale dell'ambiente esterno. Quando i pensieri sono irrelati al compito del momento, il cervello elabora in modo meno dettagliato sia le informazioni rilevanti per il compito, sia quelle che non lo sono.[8][9][10]
Il mind-wandering appare un tratto stabile delle persone e uno stato transitorio. Alcuni studi hanno collegato i problemi di prestazione in laboratorio[11] e nella vita di tutti i giorni.[12] Il mind-wandering è stato associato a possibili incidenti stradali.[13] Il mind-wandering è anche intimamente collegato agli stati d'animo. Alcuni studi indicano che i pensieri irrelati al compito sono comuni nelle persone con umore basso o depresso.[14][15] Il mind-wandering si manifesta anche nelle persone che hanno assunto dosi eccessive di alcol.[16]
Alcuni studi hanno rilevato un bias di prospettiva nel pensiero spontaneo poiché gli individui tendono a formulare pensieri che riguardano più il futuro che il passato durante il mind-wandering.[17] È opinione comune che il default mode network sia coinvolto nel mind-wandering e nel pensiero diretto all'interno (del soggetto pensante),[18] sebbene ricerche recenti abbiano messo in discussione questo assunto.[19]
Storia
modificaLa ricerca sul mind-wandering inizia nell'Inghilterra del XVIII secolo. I filosofi britannici non riuscivano a stabilire se il mind-wandering nascesse nella mente o se fosse una causa esterna a provocarlo. Nel 1921 Varendonck pubblicò The Psychology of Day-Dreams, in cui teneva traccia delle sue "'serie di pensieri' per identificarne le origini, nella maggior parte dei casi irrilevanti influenze esterne".[20]
Wallas (1926) considerò il mind-wandering un aspetto importante di quel che chiamava seconda fase del pensiero creativo — incubazione.[21] Solo negli anni 1960 si condussero i primi studi documentati sul mind-wandering,[22] John Antrobus e Jerome L. Singer svilupparono un questionario e discussero l'esperienza del mind-wandering.[23]
Detto questionario, noto come Imaginal Processes Inventory (IPI), fornisce una misura del mind-wandering in termini di tratto e valuta l'esperienza in tre dimensioni: quanto sono vividi i pensieri della persona, quanti di essi sono basati su colpa o paura, e quanto una persona va a fondo nel pensiero. Con lo sviluppo continuo della tecnologia, gli psicologi iniziano ad usare la risonanza magnetica funzionale, e a dipendere in minor misura dai racconti verbali.[22]
Metodi di ricerca
modificaJonathan Smallwood e colleghi diffusero la prassi di studiare il mind-wandering mediante campionamento di pensieri e questionari.[7] Il mind-wandering viene studiato ricorrendo al campionamento di esperienze immediato o retrospettivo. Un paradigma comunemente usato per studiare il mind-wandering è il SART (sustained attention to response task, attenzione prolungata a un compito di risposta).[11]
In un compito SART ci sono due categorie di parole. Una è data dalle parole bersaglio. In ciascun blocco del compito appare una parola per circa 300 ms, c'è una pausa, poi un'altra parola. Quando compare una parola bersaglio, il partecipante preme un tasto particolare. Circa il 60% delle volte dopo una parola bersaglio compare un test di pensiero, per verificare che i pensieri del partecipante fossero sul compito. Se i partecipanti non erano concentrati sul compito erano incorsi in pensieri irrelati al compito (TUT, task-unrelated thought), il che significa mind-wandering.[5][24]
Un altro compito per giudicare il manifestarsi di TUT è l'experience sampling method (ESM). I partecipanti portano con sé un computer palmare che emette un segnale alcune volte al giorno. In quei momenti viene somministrato un questionario. Le sue domande sono varie, ma possono essere: (a) se la loro mente stava vagando in quell'istante (b) che stato di controllo avevano sui loro pensieri e (c) qual era il contenuto dei loro pensieri.[25]
Si fanno anche domande sul contesto per misurare il livello di attenzione necessario al compito.[25] Un processo usato consisteva nel dare ai partecipanti qualcosa su cui concentrarsi e in momenti diversi chiedere loro a cosa stessero pensando. Quelli che non stavano pensando all'oggetto assegnato venivano considerati "vaganti" (wandering). Un altro processo prevedeva che i partecipanti tenessero un diario del loro mind-wandering. Veniva loro chiesto di stilare una breve descrizione del loro mind-wandering e del momento in cui accadeva.[26][27] Queste metodologie sono migliorative rispetto a metodi precedenti, che erano inconcludenti.
Neuroscienze
modificaIl mind-wandering è importante per comprendere come il cervello produca ciò che William James chiamava serie di pensieri e flusso di coscienza. Questo aspetto della ricerca sul mind-wandering mira a comprendere come il cervello generi i pensieri spontanei e relativamente sfrenati che si concepiscono quando la mente vaga.[28][29]
Un meccanismo neurale da cui potrebbe derivare questo aspetto dell'esperienza è una rete di zone della corteccia mediale frontale e mediale parietale conosciuta come default network. Questa rete di zone è assai attiva anche quando i partecipanti stanno riposando con gli occhi chiusi[30] facendo pensare che abbia un ruolo nella generazione spontanea di pensieri interni.[28][31] Un risultato relativamente controverso è che i periodi di mind-wandering sono associati all'aumentata attivazione sia nel sistema di default sia nell'esecutivo;[29] ciò implica che il mind-wandering possa essere spesso orientato ad un obiettivo.[17][32][33][34]
È opinione comune che il default mode network sia collegato al mind-wandering. Il default mode network è attivo quando una persona non è concentrata sul mondo esterno e il cervello è in riposo vigile poiché esperienze come mind-wandering e daydreaming (sognare ad occhi aperti) sono comuni in questo stato.[17]
È attivo anche quando l'individuo pensa ad altri, pensa a sé stesso, ricorda il passato, e fa progetti per il futuro.[18] Tuttavia, studi recenti mostrano che il default mode network fornisce informazioni riguardanti modelli di dettagliata esperienza in stati di compiti attivi.[35] Questi dati suggeriscono che la relazione tra default mode network e mind-wandering resti terreno di congettura.
In aggiunta ai modelli neurali, i modelli computazionali di coscienza basati sulla Global workspace theory[36][37] di Bernard Baars suggeriscono che il mind-wandering, o "pensiero spontaneo", possa sottendere la competizione tra attività generate internamente ed esternamente, nel tentativo di ottenere accesso ad una rete centrale di capacità limitata.[38]
Differenze individuali
modificaCi sono differenze individuali in alcuni aspetti del mind-wandering tra adulti di diverse età.[39][40][41] Benché i più anziani riferissero meno mind-wandering, questi partecipanti più vecchi dimostrarono la stessa quantità di mind-wandering dei più giovani. Ci furono anche differenze nel modo in cui i partecipanti reagivano ad un errore.
Dopo un errore, gli adulti più vecchi impiegavano, rispetto ai più giovani, più tempo per ritornare concentrati sul compito. È possibile che gli adulti più anziani riflettano maggiormente su un errore a causa della coscienziosità.[40][41] La ricerca ha evidenziato che gli adulti più vecchi tendono ad essere più coscienziosi dei giovani.[40] Anche la personalità può influenzare il mind-wandering.[39][40][41]
Le persone più coscienziose sono meno inclini al mind-wandering. L'essere più coscienziosi permette di concentrarsi meglio sul compito e quindi di ridurre i casi di mind-wandering. Le differenze di mind-wandering tra giovani e anziani possono essere ridotte da questa differenza di personalità.
I disturbi mentali come l'ADHD (disturbo da deficit di attenzione/iperattività) sono collegati al mind-wandering.
Seli et al. (2015) rilevarono che il mind-wandering spontaneo, lo spostamento incontrollato o ingiustificato dell'attenzione, è caratteristico delle persone nella condizione ADHD. Tuttavia, osservano che il mind-wandering deliberato, o il cambiamento utile della propria attenzione verso uno stimolo differente, non è una caratteristica coerente con la condizione ADHD.[42]
Franklin et al. (2016) arrivarono a conclusioni simili; sottoposero i loro studenti di college a numerose valutazioni psicologiche che misurano la forza del sintomo ADHD. Poi, fecero leggere agli studenti un brano di un libro di testo di scienza generale. In diversi momenti e con intervalli casuali di tempo durante tale lettura, ai partecipanti veniva chiesto se la loro attenzione, prima dell'interruzione, fosse sul compito, leggermente sul compito, leggermente "fuori compito", o totalmente estranea al compito. Inoltre, veniva loro chiesto se, mentre leggevano, erano consapevoli, inconsapevoli dei loro pensieri, o né consapevoli né inconsapevoli. Alla fine, veniva dato loro il compito di premere la barra spaziatrice se fosse capitato loro di sorprendersi intenti al mind-wandering. Per una settimana dopo queste valutazioni, gli studenti risposero a domande di approfondimento, anch'esse volte a misurare mind-wandering e consapevolezza. I risultati di questo studio rivelarono che gli studenti con più alta sintomatologia ADHD mostravano minor controllo orientato al compito, rispetto a quelli con sintomatologia ADHD inferiore. Inoltre, quelli con sintomatologia ADHD più bassa avevano maggior probabilità di dedicarsi al mind-wandering utile o deliberato, ed erano più consapevoli della loro disattenzione. Un punto di forza di questo studio è che si svolse in situazioni sia di laboratorio, sia di vita quotidiana, e si presta perciò ad ampia applicazione.[43]
Il mind-wandering di per sé non è necessariamente indicativo di carenze nella [capacità di] attenzione. Gli studi mostrano che gli esseri umani tipicamente passano dal 25% al 50% del loro tempo assorti in pensieri irrilevanti per le varie situazioni in cui si trovano.[44]
In molti disturbi, quel che è alterato è la regolazione della quantità complessiva di mind-wandering, che porta ad un'aumentata distraibilità nell'esecuzione di compiti.[45][46] Inoltre, cambia il contenuto del mind-wandering; i pensieri possono essere più negativi ed orientati al passato, particolarmente instabili e centrati sull'individuo [pensante stesso].[47][48][49]
Memoria di lavoro
modificaVi sono ricerche recenti riguardo la relazione tra mind-wandering e capacità di memoria di lavoro.[39] La capacità di memoria di lavoro rappresenta l'abilità della persona di avere una buona padronanza della propria mente.[50] Questa relazione ha bisogno di maggiore ricerca per capire come i due aspetti si influenzino reciprocamente. È possibile che il mind-wandering causi prestazioni inferiori nei compiti che richiedono capacità di memoria di lavoro, o che una minore capacità di memoria di lavoro causi più episodi di mind-wandering.[51]
Solo la seconda ipotesi è stata davvero provata. Le segnalazioni di pensieri irrelati al compito sono meno frequenti quando i soggetti stanno eseguendo compiti che non richiedono uso continuo di memoria di lavoro, rispetto a quando [gli stessi soggetti] eseguono compiti che lo richiedono.[17] Ancora, studi sulle differenze individuali dimostrano che quando i compiti non sono impegnativi, alti livelli di capacità di memoria di lavoro sono associati a più frequenti segnalazioni di pensiero irrelato al compito[52][53] specie quando si concentra sul futuro.[54] Al contrario, quando si eseguono compiti che richiedono attenzione continua, alti livelli di capacità di memoria di lavoro sono associati a meno segnalazioni di pensieri irrelati al compito.[12]
L'insieme di questi dati è coerente con l'affermazione che la capacità di lavoro concorra a sostenere una concatenazione di pensieri, sia che venga generata come reazione ad un evento percettivo, sia che venga auto-generata dall'individuo. Pertanto, in alcune circostanze, l'esperienza di mind-wandering è agevolata da risorse di capacità di memoria.[55] La variabilità con cui la capacità di memoria di lavoro caratterizza un individuo, rispetto ad un altro, ha dimostrato di essere un buon parametro per prevedere come/quanto la naturale tendenza al mind-wandering si manifesterà durante compiti cognitivamente impegnativi e varie attività della vita quotidiana.[25][56][57]
Il mind-wandering talvolta avviene in conseguenza di saccadi, cioè di movimenti degli occhi verso differenti stimoli visivi. In un compito anti-saccade, ad esempio, i soggetti con più alti punteggi per la capacità di memoria di lavoro resisterono guardando il segnale visivo meglio dei partecipanti con inferiore capacità di memoria di lavoro.[58] La più alta capacità di memoria di lavoro è associata con meno saccadi verso segnali ambientali.[59][60]
È stato dimostrato che il mind-wandering è correlato all'orientamento agli obiettivi; le persone con una maggiore capacità di memoria di lavoro mantengono i loro obiettivi più accessibili rispetto a quelle con una minore capacità di memoria di lavoro, permettendo così a questi obiettivi di guidare meglio il loro comportamento e di mantenerli sul compito.[33][58][61]
Un altro studio confrontò le differenti velocità nell'elaborare informazioni tra persone di età diverse.[34][39] Il compito utilizzato era del tipo go/no go, in cui i partecipanti reagivano se una freccia bianca si muoveva in una specifica direzione, ma non reagivano se la freccia si muoveva nell'altra direzione o non era bianca. In questo compito, bambini e giovani adulti dimostravano simile velocità di elaborazione, mentre gli adulti più anziani erano significativamente più lenti. La velocità nell'elaborare informazioni condiziona la quantità di informazioni che si possono elaborare nella memoria di lavoro.[34][62] Le persone con più alta velocità di elaborazione possono codificare informazioni nella memoria più efficacemente delle persone con velocità di elaborazione inferiore. Questo può portare a ricordare più elementi poiché si possono codificare più cose.
Memorizzazione
modificaIl mind-wandering influisce sulla memorizzazione, mentre la capacità di memoria di lavoro è direttamente correlata ai livelli di comprensione della lettura. I partecipanti con meno capacità di memoria di lavoro hanno prestazioni inferiori nei test basati sulla comprensione.[39][52]
Quando si studia il modo in cui il mind-wandering influisce sulla ritenzione delle informazioni, si conducono esperimenti in cui ai partecipanti vengono poste diverse domande su informazioni fattuali o deduttive durante la lettura di un romanzo poliziesco. I partecipanti vengono anche interrogati sullo stato della loro mente prima che vengano poste le domande.
Nel corso della lettura, l'autore fornisce spunti importanti per identificare il colpevole, noti come episodi cruciali di inferenza (inference critical episode, ICE). Le domande vengono poste in modo casuale e prima del raggiungimento degli episodi cruciali. È stato riscontrato che gli episodi di mind-wandering, soprattutto all'inizio del testo, portano a una peggiore identificazione del colpevole e a risultati peggiori sia nelle domande fattuali sia in quelle deduttive.
Dunque, quando il mind-wandering si verifica durante la lettura, il testo non viene elaborato abbastanza bene da ricordare le informazioni importanti del racconto. Inoltre, sia il momento sia la frequenza del mind-wandering concorrono a determinare quante informazioni vengano ritenute dalla descrizione.[63][64]
Comprensione del testo
modificaLa comprensione del testo dev'essere analizzata anche in relazione alla difficoltà del testo. Per questa valutazione, i ricercatori forniscono una versione facile ed una difficile di un compito di lettura. Durante questo compito, i partecipanti vengono interrotti e viene loro chiesto se i loro pensieri, al momento dell'interruzione, fossero stati pertinenti o irrelati al compito. Ne risulta che il mind-wandering ha un effetto negativo sulla comprensione del testo nelle letture più difficili.
Questo assunto corrobora l'ipotesi delle "risorse esecutive", secondo cui tanto i pensieri pertinenti quanto quelli irrelati al compito (task-unrelated thought, TUT) si contendono la disponibilità di risorse di funzioni esecutive. Di conseguenza, quando il compito principale è difficile, sono disponibili per il mind-wandering poche risorse, viceversa quando il compito è semplice, la possibilità di mind-wandering abbonda, perché basta poco controllo esecutivo per concentrarsi su compiti facili.
Comunque, il mind-wandering tende a manifestarsi più spesso nelle letture più difficili, comparativamente a quanto avviene con le letture più facili. Di conseguenza, è possibile che, analogamente a quanto appena discusso in tema di ritenzione delle informazioni, il mind-wandering aumenti quando i lettori faticano a costruirsi un modello del racconto.[64][65]
Felicità
modificaNell'ambito della sua ricerca per il dottorato all'università di Harvard, Matthew Killingsworth utilizzò un'app per iPhone che annotava i sentimenti dell'utente in tempo reale.[66][67] Lo strumento interpella l'utente ad intervalli casuali, chiedendo: "Quanto ti senti felice in questo istante?" e "Cosa stai facendo ora?"[68] L'analisi di Killingsworth e Gilbert suggerì che il mind-wandering fosse molto più tipico nelle attività di ogni giorno che in condizioni di laboratorio.
Essi espongono anche che le persone erano meno felici quando la loro mente stava "vagando" rispetto a quando erano occupati in qualche cosa. Questo effetto era in qualche modo contraddetto dalla tendenza delle persone di abbandonarsi al mind-wandering rivolto a lieti argomenti, ma il mind-wandering "infelice" aveva maggiore probabilità di essere valutato più spiacevole rispetto ad altre attività.
Gli autori osservano che i malumori possono anche causare il mind-wandering, ma lo sfasamento temporale tra il mind-wandering e il malumore suggerisce che il mind-wandering stesso porti a stati d'animo negativi.[68] Inoltre, la ricerca suggerisce che suggerisce che a prescindere dalla capacità di memoria di lavoro, i soggetti partecipanti a esperimenti sul mind-wandering riferiscano più episodi di mind-wandering quando sono annoiati, stressati, o infelici.[25][64]
Funzioni esecutive
modificaLe funzioni esecutive (EF) sono processi cognitivi che inducono una persona a prestare attenzione o a concentrarsi su un compito.[69][70] Tre funzioni esecutive che riguardano la memoria sono inibizione, aggiornamento e cambiamento. L'inibizione controlla attenzione e pensieri di una persona quando abbondano le distrazioni.[69][71][72][73] L'aggiornamento riesamina vecchie informazioni e le sostituisce con informazioni nuove nella memoria di lavoro.[71][72][73] Il cambiamento controlla la capacità di spostare l'attenzione da un compito all'altro.[71][72][73] Tutte e tre le EF sono correlate al mind-wandering.[74]
Le funzioni esecutive hanno un ruolo in problemi di attenzione, controllo di attenzione, controllo di pensiero, e capacità di memoria di lavoro.[5][25][39][71][72][73][75] I problemi di attenzione sono collegati ai problemi di comportamento come disattenzione, impulsività e iperattività.[72][73] Questi comportamenti rendono difficile restare sul compito, portando a più mind-wandering.[72] Maggiori abilità di inibizione e aggiornamento sono correlate a minori livelli di problemi di attenzione nell'adolescenza.[72][76]
La funzione esecutiva inibente controlla attenzione e pensiero. Il mancato intervento dell'inibizione è una causa diretta di mind-wandering.[5][25][71][77] Il mind-wandering è anche connesso alla capacità di memoria di lavoro (working memory capacity, WMC).[25][75] Le persone con elevata WMC hanno meno mind-wandering nei compiti di alta concentrazione, indipendentemente da quanto siano noiosi. Le persone con bassa WMC vanno meglio nel rimanere sul compito per quanto attiene ai compiti di bassa concentrazione, ma quando aumenta la difficoltà dei compiti faticano a mantenere i pensieri concentrati sul compito.[25]
L'aggiornamento ha luogo nella memoria di lavoro, quindi quelli che hanno bassa WMC hanno anche minore efficienza nella funzione esecutiva di aggiornamento.[25][75] Questo significa che una funzione esecutiva di aggiornamento a basse prestazioni può essere un indicatore di alto mind-wandering.[25] La memoria di lavoro fa affidamento sulle funzioni esecutive, e il mind-wandering è un indicatore della loro carenza.[39][75] I pensieri irrelati al compito (task-unrelated thought, TUT) sono manifestazioni comportamentali empiriche di mind-wandering nella persona.[5][39][41] Più a lungo si esegue un compito, tanti più TUT vengono segnalati.[5][41] Il mind-wandering è un'indicazione di mancato intervento del controllo esecutivo, caratterizzata dai TUT.[5][39][41]
La metacognizione serve a correggere il mind-wandering, interrompendo i pensieri spontanei e riportando l'attenzione verso compiti più "proficui".[78][79]
Giocherellare
modificaPaul Seli e colleghi hanno dimostrato che il mind-wandering spontaneo è associato con l'aumentato giocherellare;[80][81] all'opposto, interesse, attenzione e concentrazione visiva portano alla Non-Instrumental Movement Inhibition (inibizione del movimento non finalizzato).[82][83] Una possibile applicazione di questo fenomeno è che la rilevazione di movimenti non finalizzati può essere indicatore di attenzione o noia nell'apprendimento assistito da computer.
È tradizionale opinione di insegnanti e studenti che il giocherellare sia un segno di attenzione diminuita,[84] il che è riassunto dalla massima, "Concentrazione di consapevolezza, e concentrazione di movimenti, diffusione di idee e diffusione di movimento vanno assieme."[85] Tuttavia, James Farley e colleghi hanno proposto che il giocherellare non è solo un indicatore del mind-wandering spontaneo, ma è anche un tentativo subconscio di aumentare l'eccitazione per migliorare l'attenzione e così ridurre il mind-wandering.[86]
Note
modifica- ^ Stati e reti: mente vagabonda, rimuginio e REM, stateofmind.it
- ^ Mind Wandering: una mente vagabonda, researchgate.net
- ^ Jonathan Smallwood e Jonathan W. Schooler, The science of mind wandering: empirically navigating the stream of consciousness, in Annual Review of Psychology, vol. 66, 3 gennaio 2015, pp. 487–518, DOI:10.1146/annurev-psych-010814-015331, ISSN 1545-2085 , PMID 25293689.
- ^ Rebecca McMillan, Scott Kaufman e Jerome Singer, Ode to positive constructive daydreaming, in Frontiers in Psychology, vol. 4, 2013, p. 626, DOI:10.3389/fpsyg.2013.00626, ISSN 1664-1078 , PMC 3779797, PMID 24065936.
- ^ a b c d e f g Jennifer C. McVay e Michael J. Kane, Conducting the train of thought: Working memory capacity, goal neglect, and mind wandering in an executive-control task, in Journal of Experimental Psychology: Learning, Memory, and Cognition, vol. 35, n. 1, gennaio 2009, pp. 196–204, DOI:10.1037/a0014104, PMC 2750806, PMID 19210090.
- ^ (EN) Chin-Teng Lin, Chun-Hsiang Chuang, Scott Kerick, Tim Mullen, Tzyy-Ping Jung, Li-Wei Ko, Shi-An Chen, Jung-Tai King e Kaleb McDowell, Mind-Wandering Tends to Occur under Low Perceptual Demands during Driving, in Scientific Reports, vol. 6, n. 1, 17 febbraio 2016, p. 21353, Bibcode:2016NatSR...621353L, DOI:10.1038/srep21353, ISSN 2045-2322 , PMC 4808905, PMID 26882993.
- ^ a b J. Smallwood, M.C. Obonsawin e D. Heim, Task Unrelated Thought: the role of distributed processing, in Consciousness and Cognition, vol. 12, n. 2, giugno 2003, pp. 169–189, DOI:10.1016/s1053-8100(02)00003-x, PMID 12763003.
- ^ J. Smallwood, E.M. Beech, J.W. Schooler e T.C. Handy, Going AWOL in the brain – mind wandering reduces cortical analysis of the task environment, in Journal of Cognitive Neuroscience, vol. 20, n. 3, marzo 2008, pp. 458–469, DOI:10.1162/jocn.2008.20037, PMID 18004943.
- ^ J.W.Y. Kam, E. Dao, J. Farley, K. Fitzpatrick, J. Smallwood, J.W. Schooler e T.C. Handy, Slow fluctuations in attentional control of sensory cortex, in Journal of Cognitive Neuroscience, vol. 23, n. 2, febbraio 2011, pp. 460–470, DOI:10.1162/jocn.2010.21443, PMID 20146593.
- ^ C. Braboszcz e A. Delorme, Lost in thoughts: neural markers of low alertness during mind wandering, in NeuroImage, vol. 54, n. 4, 2011, pp. 3040–7, DOI:10.1016/j.neuroimage.2010.10.008, PMID 20946963.
- ^ a b J. Smallwood, J. B. Davies, D. Heim, F. Finnigan, M.V. Sudberry, R.C. O'Connor e M.C. Obonsawain, Subjective experience and the attentional lapse. Task engagement and disengagement during sustained attention, in Consciousness and Cognition, vol. 13, n. 4, dicembre 2004, pp. 657–690, DOI:10.1016/j.concog.2004.06.003, PMID 15522626.
- ^ a b J.C. McVay, M.J. Kane e T.R. Kwapil, Tracking the train of thought from the laboratory into everyday life: an experience-sampling study of mind wandering across controlled and ecological contexts, in Psychonomic Bulletin & Review, vol. 16, n. 5, ottobre 2009, pp. 857–63, DOI:10.3758/PBR.16.5.857, PMC 2760023, PMID 19815789.
- ^ C Galéra, L Orriols, K M'Bailara, M Laborey, B Contrand, R Ribéreau-Gayon, F Masson, S Bakiri, C Gabaude, A Fort, B Maury, C Lemercier, M Cours, MP Bouvard e E Lagarde, Mind wandering and driving: responsibility case-control study, in BMJ, vol. 345, 13 dicembre 2012, p. e8105, DOI:10.1136/bmj.e8105, PMC 3521876, PMID 23241270.
- ^ J. Smallwood, A. Fitzgerald, L. Miles e L. Phillips, Shifting moods, wandering minds: negative moods lead the mind to wander, in Emotion, vol. 9, n. 2, aprile 2009, pp. 271–276, DOI:10.1037/a0014855, PMID 19348539.
- ^ J. Smallwood, R.C. O'Connor, M.V. Sudberry e M.C. Obonsawin, Mind wandering & Dysphoria, in Cognition & Emotion, vol. 21, n. 4, 2007, pp. 816–842, DOI:10.1080/02699930600911531.
- ^ F. Finnigan, D. Schulze e J. Smallwood, Alcohol and the wandering mind – a new direction in the study of attentional lapses, in International Journal of Disability and Human Development, vol. 6, n. 2, 2007, pp. 189–199, DOI:10.1515/ijdhd.2007.6.2.189.
- ^ a b c d J. Smallwood, L. Nind e R.C. O'Connor, When is your head at? An exploration of the factors associated with the temporal focus of the wandering mind, in Consciousness and Cognition, vol. 18, n. 1, marzo 2009, pp. 118–125, DOI:10.1016/j.concog.2008.11.004, PMID 19121953.
- ^ a b Randy L. Buckner, Jessica R. Andrews-Hanna e Daniel L. Schacter, The Brain's Default Network, in Annals of the New York Academy of Sciences, vol. 1124, n. 1, 1º marzo 2008, pp. 1–38, DOI:10.1196/annals.1440.011, ISSN 1749-6632 , PMID 18400922.
- ^ (EN) Mladen Sormaz, Charlotte Murphy, Hao-ting Wang, Mark Hymers, Theodoros Karapanagiotidis, Giulia Poerio, Daniel S. Margulies, Elizabeth Jefferies e Jonathan Smallwood, Default mode network can support the level of detail in experience during active task states, in Proceedings of the National Academy of Sciences, vol. 115, n. 37, 24 agosto 2018, pp. 9318–9323, Bibcode:2018PNAS..115.9318S, DOI:10.1073/pnas.1721259115, ISSN 0027-8424 , PMC 6140531, PMID 30150393.
- ^ J. Varendonck, The Psychology of Day-Dreams, London, Allen & Unwin, 1921, OCLC 32126893.
- ^ Graham Wallas, The Art of Thought, London, Johnathon Cape, 1926, OCLC 1114115.
- ^ a b Jonathan Smallwood e Jonathan W. Schooler, Mind-Wandering, in Roy F. Baumeister e Kathleen D. Vohs (a cura di), Encyclopedia of Social Psychology, vol. 2, Thousand Oaks, CA, SAGE Publications, 2007, pp. 574–577, ISBN 978-1-4129-1670-7, OCLC 192175326.
- ^ J.S. Antrobus, J.L. Singer, S. Goldstein e M. Fortgang, Mind-wandering and cognitive structure, in Transactions of the New York Academy of Sciences, vol. 32, n. 2, febbraio 1970, pp. 242–252, DOI:10.1111/j.2164-0947.1970.tb02056.x, PMID 5265228.
- ^ Irving B. Weiner e W. Edward Craighead (a cura di), The Corsini encyclopedia of psychology, 4th, Hoboken, NJ, John Wiley, 2010, ISBN 978-0-470-47921-6, OCLC 528701259.
- ^ a b c d e f g h i j M. J. Kane, Brown, L. H., McVay, J. C., Silvia, P. J., Myin-Germeys, I. e Kwapil, T. R., For Whom the Mind Wanders, and When: An Experience-Sampling Study of Working Memory and Executive Control in Daily Life, in Psychological Science, vol. 18, n. 7, 1º luglio 2007, pp. 614–621, DOI:10.1111/j.1467-9280.2007.01948.x, PMID 17614870.
- ^ Nash Unsworth, Brittany D. McMillan, Gene A. Brewer e Gregory J. Spillers, Everyday attention failures: An individual differences investigation, in Journal of Experimental Psychology: Learning, Memory, and Cognition, vol. 38, n. 6, novembre 2012, pp. 1765–1772, DOI:10.1037/a0028075, PMID 22468805.
- ^ Nash Unsworth, Brewer, Gene A. e Spillers, Gregory J., Variation in cognitive failures: An individual differences investigation of everyday attention and memory failures, in Journal of Memory and Language, vol. 67, n. 1, luglio 2012, pp. 1–16, DOI:10.1016/j.jml.2011.12.005.
- ^ a b M.F. Mason, M.I. Norton, J.D. Van Horn, D.M. Wegner, S.T. Grafton e C.N. Macrae, Wandering minds: the default network and stimulus-independent thought, in Science, vol. 315, n. 5810, 19 gennaio 2007, pp. 393–395, Bibcode:2007Sci...315..393M, DOI:10.1126/science.1131295, PMC 1821121, PMID 17234951.
- ^ a b K. Christoff, A.M. Gordon, J. Smith Smallwood e J.W. Schooler, Experience sampling during fMRI reveals default network and executive system contributions to mind wandering, in Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, vol. 106, n. 21, 2009, pp. 8719–24, Bibcode:2009PNAS..106.8719C, DOI:10.1073/pnas.0900234106, PMC 2689035, PMID 19433790.
- ^ D.A. Gusnard e M.E. Raichle, Searching for a baseline: functional imaging and the resting human brain, in Nature Reviews Neuroscience, vol. 2, n. 10, 2001, pp. 685–694, DOI:10.1038/35094500, PMID 11584306.
- ^ M. Bar, E. Aminoff, M. Mason e M. Fenske, The units of thought, in Hippocampus, vol. 17, n. 6, 2007, pp. 420–428, DOI:10.1002/hipo.20287, PMID 17455334.
- ^ J. Smallwood e J.W. Schooler, The Restless Mind, in Psychological Bulletin, vol. 132, n. 6, novembre 2006, pp. 946–958, DOI:10.1037/0033-2909.132.6.946, PMID 17073528.
- ^ a b A. Miyake e N. P. Friedman, The Nature and Organization of Individual Differences in Executive Functions: Four General Conclusions, in Current Directions in Psychological Science, vol. 21, n. 1, 31 gennaio 2012, pp. 8–14, DOI:10.1177/0963721411429458, PMC 3388901, PMID 22773897.
- ^ a b c Odir Antonio Rodríguez-Villagra, Katrin Göthe, Klaus Oberauer e Reinhold Kliegl, Working memory capacity in a go/no-go task: Age differences in interference, processing speed, and attentional control, in Developmental Psychology, vol. 49, n. 9, settembre 2013, pp. 1683–1696, DOI:10.1037/a0030883, PMID 23231688.
- ^ Mladen Sormaz, Charlotte Murphy, Hao-Ting Wang, Mark Hymers, Theodoros Karapanagiotidis, Giulia Poerio, Daniel S. Margulies, Elizabeth Jefferies e Jonathan Smallwood, Default mode network can support the level of detail in experience during active task states, in Proceedings of the National Academy of Sciences, vol. 115, n. 37, 2018, pp. 9318–9323, Bibcode:2018PNAS..115.9318S, DOI:10.1073/pnas.1721259115, PMC 6140531, PMID 30150393.
- ^ Bernard J. Baars, A Cognitive Theory of Consciousness, Cambridge, England, Cambridge University Press, 1988, ISBN 978-0-521-30133-6, OCLC 16354559.
- ^ Bernard J. Baars, In the Theater of Consciousness, New York, NY, Oxford University Press, 1997, ISBN 978-0-19-510265-9, OCLC 34319776.
- ^ S. Dehaene e J.-P. Changeux, Ongoing spontaneous activity controls access to consciousness: A neuronal model for inattentional blindness, in PLOS Biology, vol. 3, n. 5, 2005, p. e141, DOI:10.1371/journal.pbio.0030141, PMC 1074751, PMID 15819609.
- ^ a b c d e f g h i M. J. Kane e McVay, J. C., What Mind Wandering Reveals About Executive-Control Abilities and Failures, in Current Directions in Psychological Science, vol. 21, n. 5, 1º October 2012, pp. 348–354, DOI:10.1177/0963721412454875.
- ^ a b c d Jonathan D. Jackson e David A. Balota, Mind-wandering in younger and older adults: Converging evidence from the sustained attention to response task and reading for comprehension, in Psychology and Aging, vol. 27, n. 1, March 2012, pp. 106–119, DOI:10.1037/a0023933, PMC 3508668, PMID 21707183.
- ^ a b c d e f Jonathan W. Schooler e Jonathan Smallwood, Meta-Awareness, in Roy F. Baumeister e Kathleen D. Vohs (a cura di), Encyclopedia of Social Psychology, vol. 2, Thousand Oaks, CA, SAGE Publications, 2007, pp. 562–564, ISBN 978-1-4129-1670-7, OCLC 192175326.
- ^ (EN) Paul Seli, Jonathan Smallwood, James Allan Cheyne e Daniel Smilek, On the relation of mind wandering and ADHD symptomatology, in Psychonomic Bulletin & Review, vol. 22, n. 3, 1º giugno 2015, pp. 629–636, DOI:10.3758/s13423-014-0793-0, ISSN 1531-5320 , PMID 25561417.
- ^ (EN) Michael S. Franklin, Michael D. Mrazek, Craig L. Anderson, Charlotte Johnston, Jonathan Smallwood, Alan Kingstone e Jonathan W. Schooler, Tracking Distraction, in Journal of Attention Disorders, vol. 21, n. 6, 27 luglio 2016, pp. 475–486, DOI:10.1177/1087054714543494, ISSN 1087-0547 , PMID 25085650.
- ^ Jonathan Smallwood e Jonathan W. Schooler, The Science of Mind Wandering: Empirically Navigating the Stream of Consciousness (DOCX), in Annual Review of Psychology, vol. 66, n. 1, 3 gennaio 2015, pp. 487–518, DOI:10.1146/annurev-psych-010814-015331, ISSN 0066-4308 , PMID 25293689.
- ^ G. A. Shaw e Leonard Giambra, Task‐unrelated thoughts of college students diagnosed as hyperactive in childhood, in Developmental Neuropsychology, vol. 9, n. 1, 1º gennaio 1993, pp. 17–30, DOI:10.1080/87565649309540541, ISSN 8756-5641 .
- ^ Catherine Fassbender, Hao Zhang, Wendy M. Buzy, Carlos R. Cortes, Mizuiri Danielle, Laurel Beckett e Julie B. Schweitzer, A lack of default network suppression is linked to increased distractibility in ADHD, in Brain Research, vol. 1273, 2009, pp. 114–128, DOI:10.1016/j.brainres.2009.02.070, PMC 4721585, PMID 19281801.
- ^ (EN) Philipp Kanske, Lars Schulze, Isabel Dziobek, Hannah Scheibner, Stefan Roepke e Tania Singer, The wandering mind in borderline personality disorder: Instability in self- and other-related thoughts, in Psychiatry Research, vol. 242, 30 agosto 2016, pp. 302–310, DOI:10.1016/j.psychres.2016.05.060, ISSN 0165-1781 , PMID 27318635.
- ^ Philipp Kanske, Marjan Sharifi, Jonathan Smallwood, Isabel Dziobek e Tania Singer, Where the Narcissistic Mind Wanders: Increased Self-Related Thoughts Are More Positive and Future Oriented, in Journal of Personality Disorders, vol. 31, n. 4, 12 settembre 2016, pp. 553–566, DOI:10.1521/pedi_2016_30_263, ISSN 0885-579X , PMID 27617653.
- ^ Ferdinand Hoffmann, Christian Banzhaf, Philipp Kanske, Felix Bermpohl e Tania Singer, Where the depressed mind wanders: Self-generated thought patterns as assessed through experience sampling as a state marker of depression, in Journal of Affective Disorders, vol. 198, 1º luglio 2016, pp. 127–134, DOI:10.1016/j.jad.2016.03.005, ISSN 1573-2517 , PMID 27015160.
- ^ (EN) The Psychology of Learning and Motivation: Advances in Research and Theory, Elsevier, 19 febbraio 2004, ISBN 9780080522777.
- ^ (EN) PsycNET, su psycnet.apa.org. URL consultato il 6 ottobre 2019.
- ^ a b Jonathan Smallwood, Mind-wandering While Reading: Attentional Decoupling, Mindless Reading and the Cascade Model of Inattention, in Language and Linguistics Compass, vol. 5, n. 2, February 2011, pp. 63–77, DOI:10.1111/j.1749-818X.2010.00263.x.
- ^ Levinson, D, Smallwood, J. e Davidson, R.J., The persistence of thought, in Psychological Science, vol. 23, n. 4, 2011, pp. 375–380, DOI:10.1177/0956797611431465, PMC 3328662, PMID 22421205.
- ^ Baird, B, Smallwood, J. e Schooler, J.W., Back to the future: auto-biographical planning and functionality of mind wandering, in Consciousness and Cognition, vol. 20, n. 4, 2011, pp. 1604–1611, DOI:10.1016/j.concog.2011.08.007, PMID 21917482.
- ^ Smallwood, J., Distinguishing how from why the mind wanders: a process occurrence framework for self-generated thought, in Psychological Bulletin, vol. 139, n. 3, 2013, pp. 519–535, DOI:10.1037/a0030010, PMID 23607430.
- ^ T.P. Alloway, S.E. Gathercole, H. Kirkwood e J. Elliott, The cognitive and behavioral characteristics of children with low working memory, in Child Development, vol. 80, n. 2, Mar–Apr 2009, pp. 606–621, DOI:10.1111/j.1467-8624.2009.01282.x, PMID 19467014.
- ^ S.E. Gathercole, Alloway TP, Kirkwood HJ, Elliott JG, Holmes J e Hilton KA, Attentional and executive function behaviours in children with poor working memory, in Learning and Individual Differences, vol. 18, n. 2, 2008, pp. 214–223, DOI:10.1016/j.lindif.2007.10.003.
- ^ a b JC McVay e MJ Kane, Drifting from slow to "D'oh!": working memory capacity and mind wandering predict extreme reaction times and executive control errors, in Journal of Experimental Psychology: Learning, Memory, and Cognition, vol. 38, n. 3, May 2012, pp. 529–549, DOI:10.1037/a0025896, PMC 3395723, PMID 22004270.
- ^ MJ Kane, Bleckley MK, Conway AR e Engle RW, A controlled-attention view of working-memory capacity (PDF), in Journal of Experimental Psychology: General, vol. 130, n. 2, June 2001, pp. 169–183, DOI:10.1037/0096-3445.130.2.169, PMID 11409097.
- ^ N Unsworth, Schrock JC e Engle RW, Working memory capacity and the antisaccade task: individual differences in voluntary saccade control, in Journal of Experimental Psychology: Learning, Memory, and Cognition, vol. 30, n. 6, November 2004, pp. 1302–21, DOI:10.1037/0278-7393.30.6.1302, PMID 15521806.
- ^ Leslie Vaughan e Giovanello, Kelly, Executive function in daily life: Age-related influences of executive processes on instrumental activities of daily living., in Psychology and Aging, vol. 25, n. 2, 2010, pp. 343–355, DOI:10.1037/a0017729, PMID 20545419.
- ^ Theodore P. Zanto, Brian Toy e Adam Gazzaley, Delays in neural processing during working memory encoding in normal aging, in Neuropsychologia, vol. 48, n. 1, January 2010, pp. 13–25, DOI:10.1016/j.neuropsychologia.2009.08.003, PMC 2794969, PMID 19666036.
- ^ Jonathan Smallwood, Merrill McSpadden e Jonathan W. Schooler, When attention matters: The curious incident of the wandering mind, in Memory & Cognition, vol. 36, n. 6, September 2008, pp. 1144–1150, DOI:10.3758/MC.36.6.1144, PMID 18927032.
- ^ a b c J. Smallwood, Mind Wandering and Other Lapses, in William P. Banks (a cura di), Encyclopedia of Consciousness, vol. 2, 1st, Amsterdam, Elsevier, OCLC 656164369. Ospitato su Credo.
- ^ S. Feng, S. D'Mello e A.C. Graesser, Mind wandering while reading easy and difficult texts, in Psychonomic Bulletin & Review, vol. 20, n. 3, June 2013, pp. 586–592, DOI:10.3758/s13423-012-0367-y, PMID 23288660.
- ^ About us, su Track Your Happiness. URL consultato il 3 November 2016 (archiviato dall'url originale il 4 novembre 2016).
- ^ Jeremy Hsu, Mind Wandering May Lead to a Bad Mood, su LiveScience, Purch, 11 November 2010.
- ^ a b Matthew A. Killingsworth e Daniel T. Gilbert, A Wandering Mind Is an Unhappy Mind (PDF), in Science, vol. 330, n. 932, 2010, pp. 932, Bibcode:2010Sci...330..932K, DOI:10.1126/science.1192439, PMID 21071660 (archiviato dall'url originale il 4 maggio 2015).
- ^ a b Adele Diamond, Executive Functions, in Annual Review of Psychology, vol. 64, n. 1, 3 January 2013, pp. 135–168, DOI:10.1146/annurev-psych-113011-143750, PMC 4084861, PMID 23020641.
- ^ Danielle Barry, Executive Function, in Kristin Key (a cura di), The Gale Encyclopedia of Mental Health, vol. 1, 3rd, Detroit, Gale, 2012, pp. 592–594, OCLC 783722616.
- ^ a b c d e Katharina M. Schnitzspahn, Christoph Stahl, Melanie Zeintl, Christoph P. Kaller e Matthias Kliegel, The role of shifting, updating, and inhibition in prospective memory performance in young and older adults, in Developmental Psychology, vol. 49, n. 8, August 2013, pp. 1544–1553, DOI:10.1037/a0030579, PMID 23148933.
- ^ a b c d e f g N. P. Friedman, Haberstick, B. C., Willcutt, E. G., Miyake, A., Young, S. E., Corley, R. P. e Hewitt, J. K., Greater Attention Problems During Childhood Predict Poorer Executive Functioning in Late Adolescence, in Psychological Science, vol. 18, n. 10, 1º October 2007, pp. 893–900, DOI:10.1111/j.1467-9280.2007.01997.x, PMID 17894607.
- ^ a b c d e Charles D. Spielberger (a cura di), Neuropsychological Assessment in Schools, in Encyclopedia of Applied Psychology, vol. 2, Amsterdam, Elsevier, 2004, pp. 657–664, OCLC 249842541.
- ^ Larry E. Sullivan (a cura di), Executive Functions, in The SAGE Glossary of the Social and Behavioral Sciences, Thousand Oaks, CA, SAGE Reference, 2009, p. 191, OCLC 808382009.
- ^ a b c d Sergio Della Sala e Robert H. Logie, Working Memory, in V.S. Ramachandran (a cura di), Encyclopedia of the Human Brain, vol. 4, Amsterdam, Academic Press, 2002, pp. 819–830, OCLC 174981138.
- ^ James E. Birren (a cura di), Attention, in Encyclopedia of Gerontology, vol. 1, 2nd, Amsterdam, Elsevier, 2007, pp. 120–129, OCLC 70178106.
- ^ D. Tighe Cooke, Executive Functioning, in Neil J. Salkind (a cura di), Encyclopedia of Human Development, vol. 1, Thousand Oaks, CA, SAGE Reference, 2006, pp. 486–487, OCLC 63525305.
- ^ C. R. Fox Kieran e Kalina Christoff, Metacognitive Facilitation of Spontaneous Thought Processes: When Metacognition Helps the Wandering Mind Find Its Way, in The Cognitive Neuroscience of Metacognition, 2014, pp. 293–319, DOI:10.1007/978-3-642-45190-4_13, ISBN 978-3-642-45189-8.
- ^ Mind-wandering and metacognition: variation between internal and external thought predicts improved error awareness. URL consultato il 9 May 2014 (archiviato dall'url originale il 2 giugno 2014).
- ^ (EN) Jonathan S. A. Carriere, Paul Seli e Daniel Smilek, Wandering in both mind and body: Individual differences in mind wandering and inattention predict fidgeting., in Canadian Journal of Experimental Psychology, vol. 67, n. 1, 2013, pp. 19–31, DOI:10.1037/a0031438, PMID 23458548.
- ^ (EN) Paul Seli, Jonathan S. A. Carriere, David R. Thomson, James Allan Cheyne, Kaylena A. Ehgoetz Martens e Daniel Smilek, Restless mind, restless body., in Journal of Experimental Psychology: Learning, Memory, and Cognition, vol. 40, n. 3, 2014, pp. 660–668, DOI:10.1037/a0035260, PMID 24364721.
- ^ (EN) Harry J. Witchel, Carlos P. Santos, James K. Ackah, Carina E. I. Westling e Nachiappan Chockalingam, Non-Instrumental Movement Inhibition (NIMI) Differentially Suppresses Head and Thigh Movements during Screenic Engagement: Dependence on Interaction, in Frontiers in Psychology, vol. 7, 2016, pp. 157, DOI:10.3389/fpsyg.2016.00157, ISSN 1664-1078 , PMC 4762992, PMID 26941666.
- ^ L'inibizione del movimento non finalizzato (NIMI) è un aspetto del linguaggio del corpo in cui una persona smette di agitarsi perché interessata a ciò che sta guardando. Ad esempio, quando un bambino è rapito dalla visione di un cartone animato, spesso rimane immobile con la bocca aperta; questa immobilità è NIMI. In quanto tale, è un fenomeno psicologico e una forma di comportamento incarnato, in cui i gesti e i movimenti del corpo riflettono i pensieri e le emozioni nella mente di una persona. Questo fenomeno è diverso da quasi tutti gli altri linguaggi del corpo perché interpreta ciò che non accade (cioè l'assenza di movimento) piuttosto che dare un'interpretazione basata su un gesto specifico. Durante la NIMI, l'impegno o l'attenzione visiva portano inconsciamente a livelli più bassi di agitazione (e di altri movimenti non finalizzati). I movimenti e le azioni che vengono inibiti durante la NIMI non sono strettamente limitati all'agitazione. I movimenti non finalizzati sono azioni corporee che non sono correlate all'obiettivo del compito in corso; per esempio, quando si è in un'aula e l'obiettivo è ascoltare una lezione, gli ascoltatori attenti non parleranno con i loro vicini o non faranno una chiamata al telefono. I movimenti non finalizzati (non necessari) comprendono l'agitarsi, il grattarsi, i micromovimenti posturali (ad esempio, sedersi in avanti su una sedia), alcune espressioni emotive (ad esempio, scrollare le spalle) e persino la respirazione. Per usare la respirazione come esempio, quando una persona guarda un film teso, potrebbe interrompere momentaneamente la respirazione regolare, e anche questa pausa è un esempio di NIMI. Le NIMI sono importanti per riconoscere la noia durante l'interazione uomo-robot, l'interazione uomo-computer, l'apprendimento assistito da computer con sistemi di tutoraggio automatizzati, le ricerche di mercato e la progettazione di esperienze.
- ^ Evan Risko, Everyday Attention: Variation in Mind Wandering and Memory in a Lecture, in Applied Cognitive Psychology, vol. 26, n. 2, 2012, pp. 234–242, DOI:10.1002/acp.1814.
- ^ Théodule Ribot, The psychology of attention, Chicago, IL, Open Court, 1890, ISBN 9780548114025, OCLC 707693480.
- ^ (EN) James Farley, Evan Risko e Alan Kingstone, Everyday attention and lecture retention: the effects of time, fidgeting, and mind wandering, in Frontiers in Psychology, vol. 4, 2013, pp. 619, DOI:10.3389/fpsyg.2013.00619, ISSN 1664-1078 , PMC 3776418, PMID 24065933.
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Mind-wandering
Collegamenti esterni
modifica- Oops: Discovering the Wandering Mind, University of Waterloo, Department of Psychology.
- Associated Press, Science paying attention to not paying attention, su NBC News, 19 marzo 2007.
- Jonathan Smallwood, The Mind Wanders: A site dedicated to mind-wandering….
- How much do we think about thinking? Science of Meta-awareness and Mind-wandering., Bridging the Gaps: A Portal for Curious Minds. 2015, 26 dicembre 2014.