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Mario Adorf

attore svizzero

Mario Adorf (Zurigo, 8 settembre 1930) è un attore svizzero. Figlio naturale di padre calabrese, ha lavorato assiduamente nel cinema italiano.

Mario Adorf nel 2018

Biografia

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Mario Adorf nasce a Zurigo da Alice Adorf, un'infermiera tedesca e dal chirurgo calabrese Matteo Menniti, già sposato. Studia dalle suore borromee, poi dal 1950 frequenta l'Università di Magonza, dove pratica la boxe ed entra a far parte di un gruppo teatrale. Nel 1953 ritorna a Zurigo per proseguire gli studi e qui inizia a collaborare con il teatro Schauspielhaus di Zurigo, in veste di figurante e aiuto-regista. Nel 1954 abbandona l'università per studiare recitazione nell'Accademia Otto Falkenberg di Monaco. A partire dallo stesso anno inizia a recitare stabilmente al teatro Kammerspiele di Monaco.[1]

Dopo alcune parti minori, il ruolo che lo fa emergere è quello del killer psicopatico nel film di Robert Siodmak, Ordine segreto del III Reich, il cui successo fa sì che ad Adorf siano negli anni a venire affidati prevalentemente ruoli negativi. Nel 1961 Adorf, oltre a debuttare nel cinema francese con La spia del secolo di Yves Ciampi, esordisce in una produzione italiana nel film A cavallo della tigre di Luigi Comencini, dove è il violento Tagliabue; nonostante l'insuccesso economico del film, il ruolo apre ad Adorf le porte di Cinecittà, in cui l'attore sarà una presenza estremamente ricorrente fino agli anni 2000.

Successo internazionale

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In pochi anni Adorf si afferma come attore di stampo internazionale dalla vasta gamma espressiva e dal ricco repertorio, capace di spaziare da ruoli di potenti mafiosi a quelli di membri dell'alta società e di uomini al servizio della legge. In questo eclettismo una parte importante avrà il cinema italiano, che offrirà all'attore svizzero alcuni dei suoi ruoli migliori.

Nel 1963 Adorf prende parte alla fortunata saga western di Winnetou con il ruolo del cattivo, nel film La valle dei lunghi coltelli. Lo stesso anno c'è l'incontro tra Adorf e il regista Antonio Pietrangeli, che lo sfrutterà per due dei suoi film più noti, La visita (1963) e Io la conoscevo bene (1965). Il 1965 è per l'attore uno degli anni più produttivi, dove prenderà parte tra gli altri ai film Le soldatesse di Valerio Zurlini, Sierra Charriba di Sam Peckinpah, Dieci piccoli indiani di George Pollock e alla coproduzione internazionale La guerra segreta.

L'anno dopo è il tontolone Sciascillo in Operazione San Gennaro di Dino Risi, mentre nel 1967 è il falso spettro di Questi fantasmi di Renato Castellani. Nel biennio successivo interpreta due spaghetti western di un certo rilievo, ...e per tetto un cielo di stelle e Gli specialisti. Nel 1969 è anche nel cast del film La tenda rossa, dove recita al fianco di Sean Connery e Claudia Cardinale. Nel 1970 è chiamato da Dario Argento a recitare nel celebre thriller L'uccello dalle piume di cristallo.

Tra poliziesco e cinema d'autore

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A partire dal 1972 Adorf diventa una icona del poliziesco italiano, detto anche poliziottesco. In quell'anno, oltre a comparire nel Pinocchio televisivo di Comencini e nel fortunato Quando le donne persero la coda di Pasquale Festa Campanile, prende parte a La polizia ringrazia, storicamente considerato capostipite del filone poliziottesco, e ai due capolavori noir di Fernando Di Leo, Milano calibro 9 e La mala ordina, dove, con il ruolo di Luca Canali, Adorf ha la rara occasione di essere protagonista assoluto di una pellicola (doppiato dal compianto Stefano Satta Flores).

Negli anni a seguire non mancano nuove incursioni nel poliziottesco (La polizia chiede aiuto, Processo per direttissima) ma Adorf ottiene le maggiori soddisfazioni in un cinema d'autore di respiro internazionale, in film come L'arciere di fuoco di Giorgio Ferroni, Il viaggio a Vienna di Edgar Reitz (per cui l'attore vince un Ernst Lubitsch Award), Il delitto Matteotti di Florestano Vancini (dove interpreta un convincente Benito Mussolini), Il caso Katharina Blum di Volker Schlöndorff e Margarethe von Trotta, Cuore di cane di Alberto Lattuada, Io ho paura di Damiano Damiani, Il tamburo di latta di Volker Schlöndorff, Fedora di Billy Wilder.

Dagli anni ottanta ad oggi

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Nei primi anni ottanta Adorf ha una grande occasione lavorativa, essendo chiamato a far parte del cast del film Fitzcarraldo diretto da Werner Herzog; tuttavia, seppur giunto al 40% di girato, Herzog è costretto a interrompere le riprese in seguito all'indisponibilità del protagonista del film Jason Robards, ammalatosi, e a ricominciare da capo eliminando il girato una volta sostituito Robards con Klaus Kinski. In precedenza Adorf aveva già rifiutato dei film importanti come Uno, due, tre! di Billy Wilder, Il Padrino di Francis Ford Coppola e Il mucchio selvaggio di Sam Peckinpah, per cui rifiutò il ruolo del generale Mapache ritenendolo troppo violento.

Non mancano comunque altre occasioni importanti per l'attore svizzero, che viene diretto da Aldo Lado (La disubbidienza), Rainer Werner Fassbinder (Lola), Peter Del Monte (Invito al viaggio), Danièle Huillet e Jean-Marie Straub (Rapporti di classe), Carlo Mazzacurati (Notte italiana), Gianni Amelio (I ragazzi di via Panisperna), Liliana Cavani (Francesco), Giuliano Biagetti (Vado a riprendermi il gatto), Claude Chabrol (Giorni felici a Clichy). Dagli anni ottanta ad oggi tuttavia l'attività di Adorf si è concentrata progressivamente sulla televisione, comparendo in sceneggiati italiani di grande successo come La piovra 4, Marco Polo, Fantaghirò, Il ritorno del piccolo Lord e in numerosissime produzioni tedesche, spesso inedite in Italia. In questi anni ha anche ripreso l'attività teatrale.

Nel corso degli anni Adorf si è anche cimentato come cantante, conduttore televisivo e scrittore. È stato inoltre doppiatore di cartoni animati, doppiando ad esempio il drago nella versione tedesca del film Dragonheart. Nel novembre 2006 la trasmissione Unsere Besten lo ha proclamato secondo attore tedesco di tutti i tempi alle spalle di Heinz Rühmann. Nel 2007 ha fatto parte della giuria del Festival di Berlino sotto la presidenza del regista Paul Schrader.[2]

Nel 2016 gli è stato assegnato il Pardo d'onore alla carriera, al Festival di Locarno.

Vita privata

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La sua prima moglie, Lis Verhoeven, era un'attrice. Da questa relazione è nata la figlia Stella Adorf, anch'ella attrice.[3] Adorf si è risposato nel 1985 con l'ex-modella Monique Faye, con cui conviveva dalla fine degli anni sessanta. Vive a Mayen, città che nel 2001 gli ha conferito la cittadinanza onoraria. Qui Adorf ha passato gran parte della sua infanzia e qui tiene ogni anno il Burgfestspiele Festival. Dal 30 agosto 2004 è membro onorario dell'Alemannia Aquisgrana. Il 19 novembre 2010 ha ricevuto una laurea honoris causa presso l'Università di Magonza. Adorf è la seconda figura di spicco a ricevere questo onore, insieme a Valéry Giscard d'Estaing. Parla, oltre al tedesco, l'italiano, in maniera fluente.

Filmografia parziale

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Mario Adorf (a sinistra) e Nino Manfredi in A cavallo della tigre (1961)

Televisione

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Riconoscimenti

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Doppiatori italiani

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Onorificenze

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  1. ^ Mario Adorf biografia, su ComingSoon.it. URL consultato il 16 luglio 2022.
    «Studia recitazione nellAccademia Otto Falkenberg' di Monaco e inizia a recitare stabilmente presso il Kammerspiel.»
  2. ^ Mario Adorf - Biografia - Cinema e Film - Il Sole 24 ORE, su cinema.ilsole24ore.com. URL consultato il 16 luglio 2022.
  3. ^ (DE) WELT, Schauspielerin Lis Verhoeven gestorben, in DIE WELT, 5 luglio 2019. URL consultato il 16 luglio 2022.
    «Ein schicksalhaftes Engagement hatte Lis Verhoeven 1962. Bei der Deutschlandtour des Südstaaten-Dramas «Endstation Sehnsucht» von Tennessee Williams war Mario Adorf dabei. Die beiden verliebten sich. Ihrer kurzen Ehe entstammt die 1963 geborene Tochter Stella, die sich auch fürs Schauspiel entschied.»

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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