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Lingua singalese

lingua indoeuropea

La lingua singalese o sinhala, talvolta cingalese[1] (nome nativo සිංහල, Siṁhala, ISO 15919 ['siŋhələ]), è la lingua parlata dai singalesi, il gruppo etnico predominante in Sri Lanka (ex Ceylon), e una delle lingue ufficiali di tale Stato; è una lingua appartenente al ceppo indoariano del gruppo indoeuropeo, strettamente imparentata con il maldiviano, la lingua ufficiale nelle Maldive.

Singalese
සිංහල (Siṁhala)
Parlato inSri Lanka (bandiera) Sri Lanka
RegioniAsia meridionale
Locutori
Totale17,5 milioni (Ethnologue, 2022)
Classifica64
Altre informazioni
ScritturaAlfabeto singalese (sviluppatosi dal Brahmi)
TipoSOV
Tassonomia
FilogenesiLingue indoeuropee
Statuto ufficiale
Ufficiale inSri Lanka (bandiera) Sri Lanka
Codici di classificazione
ISO 639-1si
ISO 639-2sin
ISO 639-3sin (EN)
ISO 639-5sin
Glottologsinh1246 (EN)
Estratto in lingua
Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1
වන වගන්තිය: සියලූ මනු යයෝ නිදහස්ව උපත ලබා ඇත. ගරුත්වයෙන් හා අයිතිවාසිකම්වලින් සමාන වෙති. යුක්ති අයුක්ති පිළිබඳ හැඟීමෙන් හා හෘදය සාක්ෂියෙන් යුත් ඔවුනොවුන්වුන්ට සැළකිය යුත්තේ සහෝදරත්වය පිළිබඳ හැඟීමෙනි.
Traslitterazione

Siyalu manuṣyayō nidahasva upata labā æta. Garutvayen hā ayitivāsikamvalin samāna veti. Yukti ayukti piḷiban̆da hæn̆gīmen hā hṛda sākṣiyen yut ovun, ovunovunṭa sæḷakiya yuttē sahōdaratvaya piḷiban̆da hæn̆gīmeni.

Al 2022 è parlata da 17,5 milioni di parlanti totali[2].

Distribuzione geografica

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Secondo l'edizione 2009 di Ethnologue, il singalese era parlato nel 2007 da 15,5 milioni di persone in Sri Lanka. Tramite l'emigrazione la lingua risulta attestata in vari Paesi stranieri, tra cui Canada, Emirati Arabi Uniti, Libia, Maldive, Singapore, Thailandia e Stati Uniti d'America. Al 2019, è parlato da 15,3 milioni di parlanti madrelingua (L1). Gran parte dei parlanti sono dunque madrelingua.

Lingua ufficiale

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Il singalese è lingua ufficiale dello Sri Lanka.[3]

Influenza di altre lingue

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Il vocabolario del singalese deriva fondamentalmente dal pali, ma è stato fortemente influenzato dal tamil (parlato ancora oggi nel nord e nella costa orientale dello Sri Lanka) e dal sanscrito (che è stato utilizzato per coniare i termini scientifici e medici, così come il greco e il latino per le lingue indeuropee romanze e germaniche). Comunque, a seguito di contatti con altri popoli, la lingua è stata influenzata dal portoghese, dall'olandese, dall'inglese e, in minor parte, dal malese.

Diglossia

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Così come per altre lingue dell'Asia, anche in singalese è presente un'accentuata diglossia. La lingua letteraria e quella parlata si differenziano sotto diversi aspetti, sia per il vocabolario di termini usati sia per la grammatica (ad esempio, la coniugazione verbale) e la sintassi.

Diverse parole inglesi sono entrate nell'uso comune nella lingua parlata, accanto (o, talvolta, in sostituzione) dei termini singalesi. Ad esempio, non è insolito sentire [mage ʋaif] ("mia moglie", inglese wife) al posto di [mage biriⁿdə], o [miːtimə] ("riunione", ingl. meeting).

Esempi di parole o verbi nelle rispettive forme letterarie e parlate (si noti che però nella lingua parlata, benché la parola indicata sia più frequente e d'uso comune, non è escluso l'uso del termine letterario in contesti formali):

Italiano Singalese letterario Singalese parlato
città nagaraya [nagərəjə] nagaraya [nagəreː], ṭawuma [ʈaumə] (dall'inglese town)
riunione ræswīma [ræsʋiːmə] mīṭima [miːʈimə] (dall'ingl. meeting)
telefono durakathanaya [durəkatənəjə] fon eka [fonːekə] (dall'ingl. phone)
gustoso rasa [rasə] raha [rahə]
essere siṭinawā [siʈinəʋa] hiṭinawā [hiʈinəʋa]
scendere basinawā [basinəʋa] bahinawā [bahinəʋa]
aiutare upakāra karanawā [upəkaːrə kərənəʋa] udau karanawā [udau kərənəʋa]
non potere bæhæ [bæhæ] bææ [bæː]
non næhæ [næhæ] nææ [næː]
con samanga [samaⁿɣa] ekka [ekkə]

Alfabeto singalese

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Alfabeto singalese.

L'alfabeto singalese si è evoluto da quello brahmi, introdotto nell'isola nel VI secolo a.C.; attualmente prevede 56 caratteri, con ulteriori quattro aggiunti di recente per tradurre suoni stranieri come la f. Nella lingua singalese, si distinguono dodici vocali, sei brevi e sei lunghe.

I codici unicode vanno da U+0D80 a U+0DFF.

    0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 A B C D E F
D80  
D90  
DA0  
DB0   ඿
DC0  
DD0  
DE0  
DF0   ෿

Caratteristiche del singalese parlato

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La lingua singalese parlata ha le seguenti caratteristiche:

  • L'ordine nella frase è di tipo Soggetto Oggetto Verbo (SOV). Esempio: "io leggo il libro" si traduce [mamə pot liənəʋa], letteralmente "io libro leggo".
  • Non ci sono proposizioni subordinate relative, come in italiano; sostituite dal participio e gli aggettivi verbali. Ad esempio, "l'uomo che mangia il riso" si traduce [bat kanə miniha], letteralmente "riso mangiante uomo".
  • È una lingua di tipo testa a destra, cioè solitamente gli elementi sono messi prima della parola che determinano. Esempi: "la casa di Sunil" [sunilge gedərə], letteralmente "di-Sunil casa"; "una ragazza bella" [lassənə taruniək], letteralmente "bella una-ragazza".
  • Un'eccezione al punto precedente sono le frasi che implicano una quantità, che solitamente seguono la parola che definiscono. Ad esempio: "i tre libri" si traduce [pot tunə], letteralmente "libri tre".
  • Non ci sono preposizioni, ma solo posposizioni. Esempi: "con Sunil" si traduce [sunil ekkə], letteralmente "Sunil con"; "sotto il tavolo" si traduce [meseː jaʈə], letteralmente "tavolo sotto".
  • Il singalese ha un sistema deittico spaziale con quattro temi (cosa abbastanza rara, a differenza dell'italiano, in cui è a tre): i temi dimostrativi sono [meː] "qui, vicino a colui che parla", [oː] "là, vicino a colui che ascolta", [arə] "là, vicino a una terza persona, visibile" and [eː] "là, vicino a una terza persona, non visibile".
  • La presenza di consonanti pre-nasalizzate, nelle quali una breve nasalizzazione è aggiunta prima della consonante (es.: [ⁿd], [ᵐb], ecc.); la sillaba però resta monomoraica.

Fonetica

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L'inventario fonemico del singalese parlato consiste di 26 consonanti e 14 vocali, 7 brevi e 7 lunghe.

Anteriore Centrale Posteriore
Acuta [i], ඊ [iː] [u], ඌ [uː]
Medio-acuta [e], ඒ [eː] [ə] [o], ඕ [oː]
Medio-grave [æ], ඈ [æː]
Grave [a], ආ [aː]

Le vocali hanno tutte anche la rispettiva forma lunga. In singalese, come per le altre lingue indiane che hanno conservato questa caratteristica, è importante distinguere fra le vocali brevi e quelle lunghe, perché influisce sul significato della parola (confronta con l'ingl. live "vivere" e leave "partire"):

Singalese Italiano Singalese Italiano
[ekə] "uno" [eːkə] "quello"
[urə] "borse" [uːra] "maiale"
[barə] "pesante" [baːrə] "voti"
[pirimi] "maschio" [piriːmə] "riempimento"

Si noti quanto segue:

  • la vocale [ə] è simile allo scevà; le sillabe in [-a] non accentate e non iniziali sono sempre vocalizzate in [ə]. Esempio, "città" /nagaraya/ [naɡərəjə]. Unica eccezione di sillaba iniziale pronunciata con la vocale [ə] è il verbo "fare" /karanavā/ [kərənəʋa])
  • la vocale [æ] e la corrispettiva forma lunga [æː] sono pronunciate come una e molto aperta.

Consonanti

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Nota bene: le consonanti fra parentesi tonde non si distinguono più nella lingua parlata.

Labiale Bilabiale Dentale Retroflessa Palatale Velare Glottale
Occlusive sorde ප /p/ ත /t/ ට /ʈ/ ච /c/ ක /k/
Occlusive sonore බ /b/ ද /d/ ඩ /ɖ/ ජ /ɟ/ ග /g/
Prenasalizzate ඹ /ᵐb/ ඳ /ⁿd/ ඬ /ⁿɖ/ ඟ /ᵑg/
Nasali ම /m/ න /n/ (ණ /ɳ/) ඤ /ɲ/ ං /ŋ/
Fricative sorde ෆ /f/ ස /s/ (ෂ /ʂ/) ශ /ʃ/ හ /h/
Approssimanti ව /ʋ/ ය /j/
Liquide ර /r/, ල /l/ (ළ /ɭ/)

Nota bene:

  • le aspirate (o fricative) della lingua scritta sono state assorbite dalle rispettive occlusive. Ad esempio, la ඵ /pʰ/ della lingua scritta è pronunciata ප /p/; la consonante භ /bʰ/ è pronunciata come la බ /b/, e così via;
  • la nasale retroflessa ණ /ɳ/ è pronunciata come la nasale dentale න /n/;
  • la consonante ෂ /ʂ/ è confluita, nella pronuncia, nella ශ /ʃ/ (in alcune zone dello Sri Lanka questo fonema è pronunciato come la dentale ස /s/);
  • la liquida retroflessa ළ /ɭ/ viene pronunciata come la liquida ල /l/.

Caratteristiche fonetiche

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La lingua singalese ha alcune caratteristiche fonetiche tipiche delle lingue indiane, sia indeuropee sia dravidiche, e assenti in italiano:

  • la presenza di consonanti retroflesse (/ʈ/, /ɖ/);
  • la differenza fra le vocali brevi e lunghe;
  • il suono /æ/, assente in altre lingue indiane e nel sanscrito;
  • la presenza di quattro consonanti prenasalizzate.

Oltre a molte parole tamil assorbite nel corso dei secoli, oggi il singalese (scritto e parlato) ha alcune caratteristiche che potrebbero derivare dall'influenza delle lingue dravidiche:

  • la distinzione fra la e, o brevi e fra la ē, ō lunghe
  • la perdita dell'aspirazione

Grammatica

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Il singalese ha una struttura simile alle diverse lingue indiane. Mentre la differenza fra i generi è minima (limitata in pratica solo alle forme femminili di nomi maschili, es. "gallo" [kukula], "gallina" [kikiliː]), il singalese distingue fra i nomi animati (cioè, che si riferiscono a uomini o animali) e quelli inanimati (che si riferiscono a cose).

Casi nominali

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La lingua ha sei casi nominali (i casi genitivo-possessivo e genitivo-locativo in realtà sono due forme dello stesso caso nominale):

I nomi animati hanno le seguenti caratteristiche:

  • si riferiscono sempre a persone o animali;
  • solitamente, se nomi comuni terminano in [-a] se maschili, e in [-i]/[-iː] se femminili;
  • se nomi propri di persona, se maschili terminano solitamente per consonante o con il suffisso [-ə], se femminili solitamente in [-iː];
  • formano il genitivo-possessivo in [-ge], e hanno il suffisso dell'accusativo.

I nomi inanimati, invece:

  • si riferiscono sempre a oggetti o cose;
  • se derivati dal sanscrito o dal pali, solitamente terminano in [-əjə] o [-eː], oppure in [-aʋə];
  • non hanno mai il suffisso dell'accusativo né il suffisso genitivo-possessivo [-ge].

Declinazione

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Declinazione singolare
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Caso Nomi animati Suffisso Esempio Nomi inanimati Suffisso Esempio
Nominativo "(l')amico" == යාලුවා [yaːlua] "(la) città" == නගරය [nagəreː] (letter. [nagərəjə])
Gen.-Poss. "dell'amico" -ෙග් [-ge] යාලුවාෙග් [yaːluage] ===
Gen.-Loc. === "della/in città" -ෙ.් [-eː] නගරෙය් [nagərəjeː]
Dativo "all'amico" -ට [-ʈə] යාලුවාට [yaːluaʈə] "alla città" -ට [-ʈə] නගරයට [nagəreːʈə]
Accusativo "l'amico (ogg.)" -ව [-ʋə] යාලුවාව [yaːluaʋə] ===
Strumentale "dall'amico" -ෙගන් [-gen] යාලුවාෙගන් [yaːluagen] "dalla/con la città" -ෙ.න් [-en] නගරෙයන් [nagərəjen]
Declinazione plurale
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Caso Nomi animati Suffisso Esempio Nomi inanimati Suffisso Esempio
Nominativo "(gli) amici" == යාලුෙවා් [yaːluoː] "(le) città" == නගර [nagərə]
Gen.-Poss. "degli amici" -න්ෙග් [-nge] යාලුවාන්ෙග් [yaːluange] ===
Gen.-Loc. === "delle/nelle città" -වල [-ʋalə] නගරවල [nagərəʋalə]
Dativo "agli amici" -න්ට [-nʈə] යාලුවාන්ට [yaːluanʈə] "alle città" -වලට [-ʋaləʈə] නගරවලට [nagərəʋaləʈə]
Accusativo "gli amici (ogg.)" -න්ව [-nʋə] යාලුවාන්ව [yaːluanʋə] ===
Strumentale "dagli amici" -න්ෙගන් [-ngen] යාලුවාන්ෙගන් [yaːluangen] "dalle/con le città" -වලින් [-ʋalin] නගරවලින් [nagərəʋalin]

Si noti l'alternanza, nel plurale, di un tema per il caso diretto (nominativo) e un tema per i casi indiretti (od obliqui), ai quali si uniscono i suffissi dei casi nominali.

Caso obliquo

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Nel caso dei nomi animati, il tema del caso indiretto (obliquo) si forma sempre con una -න්- [-n-] infissa, mentre per i nomi inanimati si ha -වල- [-ʋalə-]. Nel prospetto della declinazione plurale, gli infissi del caso indiretto sono indicati uniti ai suffissi dei casi nominali per motivi di semplificazione.

Plurale

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La formazione del plurale dei nomi è piuttosto complessa, a grandi linee si può riassumere quanto segue:

Nomi animati:

Nomi inanimati:

Vocativo
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Solo in relazione ai nomi animati, resta nel singalese parlato una traccia del vocativo, usato quando ci si rivolge a qualcuno direttamente.

Nomi che indicano parentela
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Quando si tratta di nomi che indicano parentela, il vocativo singolare si forma con il suffisso /-e/ opp. /-eː/, mentre la forma del plurale è usata come vocativo:

Altri nomi animati
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I nomi maschili formano il vocativo singolare aggiungendo /-o/ opp. /-oː/:

I nomi femminili, invece, hanno il suffisso /-e/:

Il vocat. plurale si forma aggiungendo una -eː al tema del caso indiretto (obliquo) del plurale, che termina sempre in /-n/:

Indeterminazione

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In singalese, un nome nella forma base lo si può tradurre come se fosse determinato: /yaːlua/ significa sia "amico" sia "l'amico".

L'equivalente dell'articolo indeterminativo è il suffisso /-k/, traducibile con l'italiano "uno/una".

Se unito a nomi animati, la /-a/ finale si muta in /-e-/; esempio, "amico" /yaːlua/, "un amico" /yaːluek/. Il suffisso dei casi nominali è unito dopo l'articolo, e perciò si avrà:

Con i nomi inanimati, il suffisso è unito al nome, e si declina nella maniera seguente (es. con "libro" /potə/):

I nomi in /-eː/ hanno un'alternanza con il suffisso /-əjə/, che ha origine nella lingua letteraria (es. con "città" /nagəreː/, letterario /nagərəjə/):

Aggettivi

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In singalese parlato, gli aggettivi sono indeclinabili e precedono sempre il nome che qualificano. Esempi:

Il superlativo assoluto si può formare con la costruzione ඉතා [ita] + aggettivo, oppure con il suffisso enfatico -ම [-mə]:

Frase nominale

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Mentre nella lingua italiana (e in altre lingue indeuropee) la frase nominale si forma utilizzando il verbo essere con funzione di copula (vedi predicato nominale), in singalese parlato non viene usato il verbo essere in tale maniera. Invece, la frase nominale è formata secondo la costruzione del seguente prospetto (costruzione enfatica):

soggetto + predicato nominale + suffisso /-i/

Esempi:

Questa costruzione si chiama enfatica perché l'enfasi nella frase è posta sul predicato che assume il suffisso /-i/. Si noti la differente sfumatura di significato:

Pronome

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Si distinguono i pronomi personali, i pronomi dimostrativi e i pronomi interrogativi.

La coniugazione del verbo in singalese parlato è abbastanza semplice, perché (a differenza della lingua letteraria) esiste una sola forma per tutte le persone (senza distinguere fra generi e numeri singolare e plurale). Questo fenomeno è simile a quello del verbo inglese.

Frase verbale

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In singalese, la frase è di tipo SOV (Soggetto-Oggetto-Verbo), e quindi la frase verbale si forma secondo l'ordine seguente:

soggetto + oggetto / complemento + predicato verbale

Esempi:

Forme finite e indefinite

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Si distingue tra forme finite (che hanno un soggetto e possono essere usati come predicati verbali) e forme indefinite (che non hanno soggetto, e sono usati come nomi o aggettivi verbali)[4]:

Forme finite
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  • presente (usato per le azioni che avvengono al presente o al futuro);
  • passato (equivalente al passato remoto in italiano);
  • futuro modale (usato solo per la prima persona singolare);
  • ottativo/esortativo (utilizzato per esprimere un'esortazione o un desiderio);
  • condizionale (esprime una possibilità);
  • imperativo (usato per esprimere un comando).

Altre costruzioni finite sono:

  • presente progressivo (usato per un'azione in corso di svolgimento nel presente);
  • passato progressivo (usato per un'azione che era in corso di svolgimento nel passato);
  • futuro progressivo (usato per un'azione che sarà in corso di svolgimento nel futuro);
  • passato prossimo (usato per azioni passate che vengono riportate o citate, e formato con il participio passato).
Forme indefinite
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  • infinito;
  • participio presente e passato (da cui si forma il passato prossimo);
  • aggettivo verbale, presente e passato;
  • gerundio presente e passato;
  • nome verbale.

Temi del presente e del passato

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Il singalese distingue il tema del presente da quello del passato per mezzo dell'apofonia (o ablaut), tipica delle lingue indeuropee. Con l'eccezione di alcuni verbi irregolari, la formazione del passato è abbastanza prevedibile sulla base di alcune regole.

Il tema del presente si ricava levando alla forma base (registrata sul dizionario) il suffisso /-naʋa/. Ad esempio, "leggere" /liənəʋa/, tema del presente /liə-/; "guardare" /balənəʋa/, tema del presente /balə-/.

Esempi:

Presente

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La forma presente, in singalese parlato, è usata per un'azione che avviene nel presente o nel futuro. È la forma che viene registrata nel dizionario.

La caratteristica della forma presente è il suffisso /-naʋa/. Levando questo suffisso, si ha il tema del presente (ad esempio, "leggere" /liənəʋa/, tema del presente /liə-/).

Esempi:

Presente della prima persona plurale
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Per la prima persona plurale (noi) in singalese parlato si conserva una forma della lingua scritta, che si ha unendo al tema del presente il suffisso /-mu/. Questa forma personale viene usata solo se la persona con cui si parla è inclusa nell'azione espressa dal verbo. Ad esempio:

Passato

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La forma passata equivale al passato remoto italiano. Si forma mediante apofonia o ablaut dal tema del presente.

La caratteristica del passato è di terminare sempre in /-ʋa/, o /-ja/ per alcuni verbi. Levando questo suffisso, si ha il tema del passato (ad esempio, "leggere" pass. /liuʋa/, tema del passato /liu-/).

Esempi:

Futuro modale

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È una forma usata solo per la prima persona singolare, per esprimere un'azione futura che si intende fare, che implica una risposta del tipo "va bene, ok".

Si forma unendo al tema del presente il suffisso /-nnam/.

Esempi:

Ottativo/esortativo

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Si usa per esprimere un'esortazione ("possa Dio benedirti!") o un desiderio o augurio ("voglia tu sposare una brava ragazza!").

Esempi:

Benché sia usata nella lingua parlata, talvolta questa forma è sostituita dall'imperativo:

Le forme educate di saluto e augurio si basano sull'ottativo/esortativo:

Condizionale

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Questa forma è usata per esprimere una possibilità.

Si ha unendo al tema del presente il suffisso /-ʋi/.

Esempi:

Imperativo

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Così come in italiano, si usa solo alla seconda persona (singolare e plurale) per esprimere un comando. Talvolta, l'imperativo sostituisce l'ottativo/esortativo.

Ha la stessa forma dell'infinito, e si forma con il tema del presente più il suffisso /-nnə/.

Esempi:

Solo nella lingua parlata, esiste una variante colloquiale con suffisso /-ɳɖə/. Questa forma non è appropriata in un contesto formale:

Infinito

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È usato solitamente in dipendenza di altri verbi (vedi proposizione subordinata), o in alcune costruzioni con altri verbi.

Ha la stessa forma dell'imperativo, e si forma con il tema del presente più il suffisso /-nnə/. Così come per l'imperativo, solo nella lingua parlata, esiste una variante colloquiale con suffisso /-ɳɖə/. Questa forma non è appropriata in un contesto formale.

Esempi:

Si noti che il periodo è di tipo left-branching, cioè solitamente gli elementi sono messi prima della parola che determinano.

Frasi modali

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In singalese è possibile esprimere la modalità di un'azione per mezzo di semi-verbi. In molte lingue, incluso l'italiano, si utilizzano verbi modali o ausiliari come "volere", "potere" o "dovere".

Potere / Non potere

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Il concetto di "potere/non potere" si comunica con i semi-verbi "posso" පුලුවන් [puluan] e "non posso" බෑ [bæː] (forma letteraria: බැහැ [bæhæ]). La costruzione usata è la seguente:

soggetto al dativo (+ [ʈə]) + oggetto + verbo all'infinito + පුලුවන් [puluan] / බෑ [bæː]

Esempi:

Si noti che il soggetto va al dativo.

Interrogazione

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Una frase diventa interrogativa con l'uso del suffisso /-də/, che viene aggiunto solitamente all'ultima parola del periodo.

Se si tratta di una frase nominale, il suffisso enfatico /-ji/ viene sostituito da quello interrogativo:

Se si tratta di una frase verbale, è unito al verbo:

Se, invece, si tratta di una frase modale, è unito al semi-verbo che modifica il verbo della frase:

Quando è presente un pronome interrogativo, il suffisso /-də/ non è usato, perché il pronome già esprime il concetto di interrogazione; in tal caso, però, il verbo è posto sempre alla forma enfatica:

  1. ^ cingalese, in Nuovo De Mauro. URL consultato il 21 dicembre 2023.
  2. ^ (EN) What are the top 200 most spoken languages?, su Ethnologue, 3 ottobre 2018. URL consultato il 27 maggio 2022.
  3. ^ Official Language Commission, su languagescom.gov.lk. URL consultato il 27 novembre 2012 (archiviato dall'url originale il 14 febbraio 2012).
  4. ^ Visto che rispetto al singalese letterario la forma parlata ha perso diversi modi e tempi "classici" delle lingue indeuropee (es. futuro, ottativo, ecc.), si è voluto semplificare parlando di forme piuttosto che suddividere il verbo in modi e tempi, perché spesso incompleti o ambigui.

Bibliografia

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  • Gair, James und Paolillo, John C.: Sinhala, München, Newcastle 1997.
  • Geiger, Wilhelm: A Grammar of the Sinhalese Language, Colombo 1938.
  • Karunatillake, W.S.: An Introduction to Spoken Sinhala, Colombo 1998.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàThesaurus BNCF 119 · LCCN (ENsh85122876 · GND (DE4107780-5 · BNF (FRcb11940017d (data) · J9U (ENHE987007546241905171 · NDL (ENJA00571032