Iemisch
Lo Iemisch o tigre d'acqua è un animale leggendario che, secondo alcuni, si aggirerebbe nelle acque dei fiumi e dei laghi della Patagonia[1].
Aspetto
modificaDescritto da molti come un grande animale scuro, dal corpo lungo e basso e dai denti da cane, si è ipotizzato che lo Iemisch possa essere una specie ancora ignota di bradipo o di lontra gigante. Si dice che lo Iemisch sia lungo anche più di tre metri e sia capace di afferrare e trascinare sott'acqua anche un cavallo robusto.[1]
Avvistamenti
modificaGli indigeni Tehuelche avrebbero avuto diversi incontri con questo animale, il più spiacevole dei quali sarebbe avvenuto sul finire del XIX secolo[1]: una notte un grande animale (un Iemisch, allora ancora sconosciuto ai Tehuelche), piombò in un villaggio nei pressi di un fiume, distruggendo alcune abitazioni e creando lo scompiglio.[1] Gli indigeni, terrorizzati, abbandonarono la zona, a cui diedero il nome di Iemisch Aiken (ovvero "scalo dello Iemisch").[1]
I resti di Última Esperanza
modificaNel 1895, in una caverna presso la baia di Última Esperanza, in Cile, fu trovato un grosso pezzo di pelle con pelo e frammenti ossei.[2] Il naturalista argentino Florentino Ameghino lo attribuì ad una sorta di grosso bradipo simile all'estinto Mylodon e coniò il nome "Neomylodon listai"[2] (listai si riferisce a Ramón Lista) che aveva detto di aver visto un enorme pangolino:[3] per Ameghino si trattava dell'animale di cui sosteneva l'esistenza). A suo parere, l'animale cui apparteneva la pelle era quello che nel folclore locale era detto "iemisch".
Rodolfo Hauthal, in base al ritrovamento di resti attribuiti a questo animale in una grotta con tracce di attività umana, ipotizzò pure che la bestia era stata addomesticata e la chiamò "Grypotherium domesticum" (in seguito fu proposto il nome "Iemisch listai")[4].
Una datazione più accurata rivelò però che la pelle non era recente, ma risaliva al Pleistocene ed era appartenuta a un Mylodon.
Ipotesi di identificazione
modificaSecondo il paleontologo J. B. Hatcher lo iemisch era solo un animale leggenda forse ispirato dall'unione di caratteristiche della lontra e del giaguaro[4].
Nei grandi fiumi del Brasile esiste una lontra lunga anche due metri, il cosiddetto Saro o Arirai (Pteronura brasiliensis)[1], la quale fu causa di leggende fino alla sua scoperta e non è improbabile che una forma più grande possa esistere (o possa essere esistita) in acque meno esplorate come quelle patagoniche.[1]
Note
modifica- ^ a b c d e f g (EN) Iemisch, su Encyclopaedia of Cryptozoology. URL consultato il 2 maggio 2024.
- ^ a b (ES) Leandro M. Pérez, Néstor Toledo e Sergio F. Vizcaíno, LOS RESTOS TEGUMENTARIOS DE PEREZOSOS TERRESTRES (XENARTHRA, FOLIVORA) DE ÚLTIMA ESPERANZA (CHILE). CRONOLOGÍA DE LOS REPORTES, ORIGEN Y UBICACIÓN ACTUAL, in Publicación Electrónica de la Asociación Paleontológica Argentina, vol. 18, n. 1, 5 gennaio 2018, pp. 1–21, DOI:10.5710/PEAPA.02.11.2017.246. URL consultato il 2 maggio 2024.
- ^ (EN) Bernard Heuvelmans, On The Track Of Unknown Animals, London, New York, Routledge, 2014 [1995], p. 329, ISBN 978-1-317-84812-7.
- ^ a b (EN) Brian Switek, On the trail of a man-eating megatherium Archiviato il 2 maggio 2009 in Internet Archive., blog "Laelaps", 29 aprile 2009.
Bibliografia
modifica- Massimo Izzi, Il dizionario illustrato dei mostri, Roma, Gremese, 1989, ISBN 88-7605-449-9.