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Girolamo Bartolomeo Bortignon

vescovo cattolico italiano (1905-1992)

Girolamo Bartolomeo Bortignon (Fellette, 31 marzo 1905Sarmeola, 12 marzo 1992) è stato un vescovo cattolico italiano.

Girolamo Bartolomeo Bortignon, O.F.M.Cap.
vescovo della Chiesa cattolica
Caritas cum fide
 
Incarichi ricoperti
 
Nato31 marzo 1905 a Fellette
Ordinato diacono27 novembre 1927
Ordinato presbitero3 marzo 1928
Nominato vescovo4 aprile 1944 da papa Pio XII
Consacrato vescovo14 maggio 1944 dal cardinale Adeodato Piazza, O.C.D.
Deceduto12 marzo 1992 (86 anni) a Sarmeola
 
Il vescovo Bortignon (a destra) con il cardinale Giovanni Urbani nel 1964.

Biografia

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Nato a Fellette, frazione di Romano d'Ezzelino in provincia di Vicenza e diocesi di Padova, il 31 marzo 1905, venne ordinato sacerdote per l'Ordine dei frati minori cappuccini il 3 marzo 1928.

Il 4 aprile 1944 venne nominato da papa Pio XII amministratore apostolico delle diocesi di Belluno e Feltre e vescovo titolare di Lidda. Ricevette la consacrazione episcopale il 14 maggio dello stesso anno nella basilica del Santissimo Redentore, a Venezia, per l'imposizione delle mani del cardinale Adeodato Giovanni Piazza.

 
Girolamo Bartolomeo Bortignon, in una foto d'epoca nei panni di vescovo

Il 9 settembre 1945 venne nominato vescovo di Belluno e Feltre. Nel 1946 celebrò il primo sinodo interdiocesano. Il 9 settembre 1947 scelse come vicario generale della diocesi di Belluno il giovane Albino Luciani, futuro papa Giovanni Paolo I.

Per i bellunesi la sua figura è legata al sacrificio, il 17 marzo 1945, dei quattro partigiani impiccati ai lampioni di piazza Campitello nel centro di Belluno, poi ribattezzata piazza dei Martiri: Salvatore Cacciatore "Ciro", Giuseppe De Zordo "Bepi", Valentino Andreani "Frena" e Gianleone Piazza "Lino". Il vescovo frate accorse e fattosi portare dai Salesiani una scala, nonostante il divieto, si avvicinò alle quattro salme ancora calde. Salì e ad una ad una le benedisse: amministrò loro il balsamo divino, chiuse i loro occhi e prima di ridiscendere li baciò. Inoltre il 29 marzo 1945, Giovedì Santo, al campo di concentramento nazista ai prigionieri politici italiani di Bolzano, per confortarli celebrò per loro la messa. Successivamente indirizzò il 3 aprile 1945 al commissario supremo della regione per protestare contro le rappresaglie e le distruzioni di interi paesi, uomini e cose, l'arresto di preti, le persecuzioni contro lo stesso vescovo.[1][2]

Dopo quasi cinque anni di servizio episcopale a Belluno e Feltre, non privo di tensioni per aver chiesto e ottenuto dalla Santa Sede di essere esonerato dalla residenza semestrale nella sede di Feltre, il 1º aprile 1949 venne nominato vescovo di Padova.

Quando papa Pio XII gli chiese un nome per la cattedra di Vittorio Veneto, egli avanzò quello di Albino Luciani. "Lo conosco, farà meglio di me", disse. Il papa rifiutò quel nome;[senza fonte] solo dopo alcuni anni il successore di Pio XII, papa Giovanni XXIII, avrebbe nominato Albino Luciani vescovo di Vittorio Veneto.

Amico di Angelo Giuseppe Roncalli, papa Giovanni XXIII, che lo consultava spesso riguardo alle questioni politiche e personali, ne condivideva anche la diffidenza e il sospetto nei confronti del "culto" popolare verso Padre Pio ancora vivente, tanto da venire indicato dagli storici come il vero provocatore della "seconda persecuzione" a Padre Pio. La rigida e inflessibile presa di posizione, provocò scontenti, reazioni e scontri con diversi fedeli della diocesi di Padova e con dei suoi sacerdoti, alcuni molto vicini al frate da Pietrelcina.[3][4]

Nel gennaio del 1964 inaugurò il Collegio universitario Gregorianum, istituzione con precisi lineamenti cristiani, culturali e civili per essere d'esempio alla trentina di analoghe istituzioni già sorte o prossime a sorgere in città. Nacquero il CUAMM[5], il CUMIF, la comunità degli assistenti universitari "Casa Pio X", la rivista "Studia Patavina", la fondazione "Storia ecclesiastica padovana", il collegio universitario "Leopardi", il Centro universitario di via Zabarella, la sezione parallela della Facoltà di Teologia dell'Italia Settentrionale nel Seminario maggiore.

Fra le sue realizzazioni più importanti l'Opera della Provvidenza a Sarmeola di Rubano (PD), conosciuta anche come il piccolo "Cottolengo" veneto.[6]

Rimase alla guida della diocesi di Padova per trentadue anni, fino al 7 gennaio 1982, ritirandosi nella Casa di spiritualità "Villa Immacolata" di Torreglia (Padova) e successivamente presso l'Opera della Provvidenza.

Morì a Sarmeola, presso l'Opera della Provvidenza S. Antonio, il 12 marzo 1992; la salma è stata tumulata presso il Duomo di Padova.

Il 14 dicembre 2000 l'arcivescovo-vescovo di Padova Antonio Mattiazzo istituì la Fondazione "Girolamo Bortignon" per l'educazione e la scuola, intitolata al vescovo di Padova Girolamo Bortignon, per onorare il suo impegno nell'ambito della cultura con iniziative di alto profilo e significato.

Genealogia episcopale e successione apostolica

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La genealogia episcopale è:

La successione apostolica è:

  1. ^ Il vescovo Bortignon, l'uomo che sfidò i nazisti in piazza dei Martiri, in Corriere delle Alpi, 12 marzo 2011. URL consultato il 27 ottobre 2016.
  2. ^ Giuseppe Fontana, I patrioti della città del Piave, 2005.
  3. ^ Monsignor Gerolamo Bortignon, su emanuelebrunatto.it. URL consultato il 27 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 28 ottobre 2016).
  4. ^ Il bollettino del vescovo che puzzava d'eresia. La risposta di Padre Pio a mons. Bortignon, su padrepiopietr.wordpress.com, 14 gennaio 2016. URL consultato il 27 ottobre 2016.
  5. ^ Medici con l'Africa - Cuamm, Gli anni '50: le origini.
  6. ^ Opera della Provvidenza. La storia

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN33143445 · ISNI (EN0000 0001 1441 1378 · SBN CFIV101970 · BAV 495/73942 · LCCN (ENno2006048301 · GND (DE131860887 · BNF (FRcb111698301 (data)