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Di canti di gioia

Inno goliardico

Di canti di gioia, di canti d'amore (spesso abbreviato in Di canti di gioia) è l'inno studentesco universitario italiano.

Origini dell'inno

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L'inno fu scritto da Giovanni Giuseppe Gizzi (1863-1912) e messo in musica dallo studente da Giovanni Melilli[1] nel 1891 e si rifà ad una tradizione studentesca e goliardica italiana che affonda le sue radici nel Risorgimento

Il testo intendeva dare "viva espressione dei valori della patria, della libertà e della gioventù"[1],

L'inno "riscosse un grandissimo successo anche fra gli studenti italiani delle province ancora irredente"[1]. La sua notorietà si estese anche all'estero, con traduzioni in varie lingue[1].

Il testo richiama molti dei fatti che legarono gli studenti a quel particolare periodo storico, che, nel frangente storico dei moti del 1848, aveva visto, in quasi tutti gli atenei italiani, la partecipazione degli studenti a fatti di sangue.

La terzina centrale del testo sotto riportato:

Ribelli ai tiranni di sangue bagnammo
Le zolle d'Italia tra l'armi sposammo
In sacro connubio: la patria e il saper

descrive sinteticamente e poeticamente quei fatti.

Nel gennaio di quell'anno, a Pavia, gli studenti si scontrarono con truppe dell'esercito austriaco. Vi furono numerose vittime fra gli studenti.
L'8 febbraio successivo, a Padova, i moti iniziarono con il ferimento di uno studente all'interno del Caffè Pedrocchi di fronte al Palazzo del Bo sede dell'Università.
Alla fine di maggio, presso Mantova, alla battaglia di Curtatone e Montanara partecipò il Battaglione della Guardia Universitaria della Toscana con trentadue professori alla testa di trecentottantanove studenti.

Gli studenti furono uno degli elementi centrali in tutti i moti di quel periodo, tanto che ad Urbino - nel 1831 - uno di questi moti venne chiamato la Rivoluzione dei dottori.

Tutto questo è cantato nella parte centrale (gli estremi, prima e quinta terzina, costituiscono la parte da svolgere dai goliardi in pace):

Di canti di gioia, di canti d'amore
Risuoni la vita mai spenta nel cuore
Non cada per essi la nostra virtù.
Ecco il testo completo:
Di canti di gioia Di canti d'amore Risuoni la vita Mai spenta nel Cuore, Non cada per essi La nostra virtù. [bis] Dai lacci sciogliemmo L'avvinto pensiero Che or libero spazia Sui campi del vero E sparsa la luce Sui popoli fu. [bis] Ribelli ai tiranni Di sangue bagnammo Le zolle d'Italia Fra l'arti sposammo In sacro connubio La Patria al saper. [bis] La Patria faremo Coi petti e coi carmi Superba nell'arti Temuta nell'armi Regina nell'opre Del divo pensier. [bis] Di canti di gioia Di canti d'amore Risuoni la vita Mai spenta nel Cuor!
  1. ^ a b c d Stefano Gizzi, GIZZI, Giovanni Giuseppe, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 57, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2001.

Bibliografia

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