Conclave del 1903
Il conclave del 1903 venne convocato a seguito della morte del papa Leone XIII, avvenuta a Roma il 20 luglio dello stesso anno. Si svolse alla Cappella Sistina dal 31 luglio al 4 agosto, e, dopo sette scrutini, venne eletto papa il cardinale Giuseppe Sarto, patriarca di Venezia, che assunse il nome di Pio X. L'elezione venne annunciata dal cardinale protodiacono Luigi Macchi.
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Papa Pio X | |||
Durata | Dal 31 luglio al 4 agosto 1903 | ||
Luogo | Cappella Sistina, Roma | ||
Partecipanti | 62 (2 assenti) | ||
Scrutini | 7 | ||
Decano | Luigi Oreglia di Santo Stefano | ||
Vice Decano | Serafino Vannutelli | ||
Camerlengo | Luigi Oreglia di Santo Stefano | ||
Protodiacono | Luigi Macchi | ||
Segretario del conclave | Rafael Merry del Val | ||
Veto | Dell'imperatore Francesco Giuseppe I d'Austria contro il cardinale Mariano Rampolla del Tindaro | ||
Eletto | Pio X (Giuseppe Sarto) | ||
Situazione generale
modificaNel 1903, dopo 25 anni di pontificato, morì Leone XIII. I cardinali erano 64, di cui solo il cardinale decano, Luigi Oreglia di Santo Stefano, era stato nominato da Pio IX. Tutti gli altri erano stati creati da Leone XIII. Due non parteciparono all'elezione: il cardinale Francis Patrick Moran, arcivescovo di Sydney, che non arrivò in tempo a Roma, e il cardinale Michelangelo Celesia, arcivescovo di Palermo, ammalato, che morì pochi mesi dopo.
Fra i cardinali riuniti in conclave la questione principale era se eleggere un papa per continuare le scelte di Leone XIII o se scegliere un conservatore per riprendere la linea di Pio IX.
Il conclave
modificaL'attenzione dei porporati, riuniti nella Cappella Sistina, si concentrò sul cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, segretario di stato di Leone XIII. Rampolla era il principale papabile, e, come previsto, arrivò molto vicino all'elezione. Alcuni porporati si dichiararono però contrari all'elezione di Rampolla, troppo immischiato negli affari diplomatici fra le varie potenze europee. Il cardinale François-Désiré Mathieu disse:
«Vogliamo un papa che sia estraneo a ogni polemica, che abbia trascorso la vita nella cura delle anime, che si occupi minuziosamente del governo della Chiesa e che, soprattutto, sia padre e pastore. Un tale pontefice noi l'abbiamo a disposizione. Ha dato ottima prova di sé nella sua importante diocesi. Unisce una retta capacità di giudizio a una grande austerità di costumi e a una ammirevole bontà che gli ha guadagnato l'animo di tutti dovunque sia passato. Noi voteremo per il patriarca di Venezia»
Anche fra i cardinali italiani la candidatura di Rampolla apparve troppo politicizzata, sia per l'eccessivo interesse dei francesi, sia per l'eccessiva ostilità degli austro-ungarici.
I cardinali tedeschi preferivano, invece, il cardinale Serafino Vannutelli, appoggiato anche dalla corrente austriaca per i suoi buoni rapporti sia con l'Austria-Ungheria che con il Regno d'Italia, oppure il cardinale Girolamo Maria Gotti, prefetto della Congregazione della Propaganda Fide, che era considerato conservatore in campo dottrinale, ma che godeva fama di uomo di larghe vedute in materia politica ecclesiale ed era considerato un eccellente amministratore.
Al primo scrutinio Rampolla guadagnò 24 voti, Girolamo Maria Gotti 12, Giuseppe Sarto 5 e Serafino Vannutelli 4. Nello scrutinio pomeridiano i risultati confermarono la forza dei sostenitori di Rampolla, che salì a 29 voti, mentre Gotti arrivò a 16 e Sarto a 10. Gli austro-ungarici, che, nel primo scrutinio, votarono per Gotti, fecero confluire a Sarto i loro voti. Al termine della prima giornata i sostenitori di Rampolla e di Sarto furono pari, ma i timori che la candidatura di Rampolla potesse avere successo continuarono a serpeggiare. Il cardinale Antonio Agliardi avvicinò l'arcivescovo di Breslavia Georg von Kopp, e, riferendosi a Rampolla, lo mise in guardia dal pericolo di eleggere un "acerrimo nemico dell'Austria e niente affatto amico della Germania".[1]
Quando François-Désiré Mathieu venne avvicinato dal cardinale della corona austriaca Jan Puzyna, principe vescovo di Cracovia, si accorse che quest'ultimo era gravato da un segreto: Puzyna, infatti, aveva in tasca "un'ingiunzione formale contro lo Spirito Santo sotto forma di un messaggio che lo imbarazza molto e che vorrebbe far recapitare da un altro".[2] Il principe vescovo di Cracovia recava un foglio con il veto contro il cardinale Rampolla. Il segretario del sacro collegio, Rafael Merry del Val, rifiutò di accettare il foglietto, ritraendo la mano e lasciandolo svolazzare per terra, dove Puzyna dovette raccattarlo. Lo stesso diniego venne posto dal cardinale Luigi Oreglia di Santo Stefano. Il 2 agosto Puzyna riferì a Kopp dei rifiuti ricevuti e costui gli disse di rendere subito noto il veto, prima che Rampolla potesse essere troppo vicino all'elezione. Il principe vescovo di Cracovia avvertì quindi lo stesso Rampolla di quanto stava per fare.
Quando a Rampolla mancavano pochi voti per essere eletto, Puzyna si alzò in piedi e chiese la parola. Estraendo di tasca il foglio, da leggere eventualmente e solo in caso estremo, disse che l'imperatore Francesco Giuseppe I d'Austria, avvalendosi dell'antico ius exclusivae, poneva il veto contro Rampolla. Il motivo del veto era la politica troppo filofrancese e antiaustriaca del Rampolla.
«Mi faccio onore, essendo stato chiamato a questo ufficio da un ordine altissimo, di pregare umilissimamente Vostra Eminenza, come Decano del Sacro Collegio degli Eminentissimi Cardinali di Santa Romana Chiesa e Camerlengo di Santa Romana Chiesa, di voler apprendere per sua propria informazione e di notificare e dichiarare in modo ufficioso, in nome e con l'autorità di Sua Maestà Apostolica Francesco Giuseppe, Imperatore d'Austria e Re d'Ungheria, che, volendo Sua Maestà usare un antico privilegio, pronuncia il veto d'esclusione contro l'Eminentissimo Signor Cardinale Mariano Rampolla del Tindaro[3]»
I cardinali rimasero stupiti («Un episodio disgustoso» commentò il cardinale Andrea Carlo Ferrari; «La cosa in se stessa, e il modo, recò stupore e indignazione al Sacro Collegio. Grande e penosa l'impressione di tutti», disse il cardinale Domenico Ferrata),[3] ma accettarono l'interferenza imperiale e Rampolla, il quale era molto vicino all'elezione, perse i propri voti.
Il veto, tuttavia, risultò abbastanza inutile, poiché il blocco che sosteneva Rampolla era riuscito a fargli guadagnare il massimo dei voti possibili e non riusciva a fargli comunque ottenere l'elezione. Nella votazione successiva, infatti, Rampolla guadagnò solamente un voto, segno che, con o senza veto, il partito rampolliano aveva raggiunto il suo massimo e si vedeva costretto a cercare un altro candidato.
I consensi si concentrarono allora sul patriarca di Venezia Giuseppe Sarto, che venne eletto e assunse il nome di Pio X.
Il cardinal Sarto annunciò di voler assumere il nome di Pio, in ricordo dei vari pontefici con tale nome[4]
«che nel secolo scorso si sono coraggiosamente opposti al pullulare delle sette e degli errori»
Dopo la sua elezione, memore dei fatti accaduti durante il conclave, Pio X abolì il diritto di veto dei capi di stato e mantenne Rampolla come Segretario di Stato solo per pochi mesi, dato che in novembre lo sostituì con Rafael Merry del Val. Come i suoi predecessori, Pio X non riconosceva il Regno d'Italia; impartì pertanto la sua prima benedizione dalla loggia interna della basilica anziché da quella esterna, in modo da non benedire la città di Roma, sede dei Savoia.
Cardinali alla morte di Leone XIII
modificaPresenti in conclave
modificaAssenti in conclave
modificaNome | Paese | Titolo | Ruolo | Nascita | Concistoro |
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Michelangelo Celesia O.S.B. | Italia | Cardinale presbitero di San Marco | Arcivescovo metropolita di Palermo, assente per motivi di salute | 13/01/1814 | 10/11/1884 |
Francis Patrick Moran | Irlanda | Cardinale presbitero di Santa Susanna | Arcivescovo metropolita di Sydney, Primate di Australia, assente per l'eccessiva distanza | 16/12/1830 | 27/07/1885 |
Le votazioni
modificaSecondo la ricostruzione del vaticanista Giancarlo Zizola, i seguenti sarebbero gli esiti delle votazioni. Sono elencati solo i candidati principali, tralasciando la dispersione dei voti rimanenti.
Mattina del 1º agosto, primo scrutinio
modificaCardinali | Voti |
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Mariano Rampolla del Tindaro | 24 |
Girolamo Maria Gotti | 17 |
Giuseppe Sarto | 5 |
Serafino Vannutelli | 4 |
Pomeriggio del 1º agosto, secondo scrutinio
modificaCardinali | Voti |
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Mariano Rampolla del Tindaro | 29 |
Girolamo Maria Gotti | 16 |
Giuseppe Sarto | 10 |
Mattina del 2 agosto, terzo scrutinio
modificaAnnuncio del veto contro Rampolla.
Cardinali | Voti |
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Mariano Rampolla del Tindaro | 29 |
Giuseppe Sarto | 21 |
Girolamo Maria Gotti | 9 |
Pomeriggio del 2 agosto, quarto scrutinio
modificaCardinali | Voti |
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Mariano Rampolla del Tindaro | 30 |
Giuseppe Sarto | 24 |
Girolamo Maria Gotti | 3 |
Mattina del 3 agosto, quinto scrutinio
modificaCardinali | Voti |
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Giuseppe Sarto | 27 |
Mariano Rampolla del Tindaro | 24 |
Girolamo Maria Gotti | 6 |
Pomeriggio del 3 agosto, sesto scrutinio
modificaCardinali | Voti |
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Giuseppe Sarto | 35 |
Mariano Rampolla del Tindaro | 16 |
Girolamo Maria Gotti | 7 |
Mattina del 4 agosto, settimo scrutinio
modificaCardinali | Voti |
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Giuseppe Sarto | 50 (eletto papa) |
Mariano Rampolla del Tindaro | 10 |
Girolamo Maria Gotti | 2 |
Note
modificaBibliografia
modifica- Giancarlo Zizola, Il conclave, storia e segreti, Roma, Newton & Compton, 2005, ISBN 978-88-541-0393-1.
- Elio Guerriero, a cura di, Storia del Cristianesimo 1878-2005, Vol. I, pagg. 47-52, Ediz. San Paolo
- Matteo Lamacchia, «Ius exclusivae» e conclave: il diritto di veto delle potenze cattoliche nella storia delle elezioni pontificie, in «Eunomia - Rivista semestrale di storia e politica internazionali», Anno VII n.s., numero 2, dicembre 2018, ESE - Salento University Publishing, pp. 105–130, ISSN 2280-8949.