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Bonconte da Montefeltro

condottiero italiano (1250-1289)
Disambiguazione – Se stai cercando altri personaggi chiamati Bonconte da Montefeltro, vedi Bonconte da Montefeltro (disambigua).

Bonconte da Montefeltro (Urbino, 1250? – Piana di Campaldino, 11 giugno 1289) è stato un generale italiano di parte ghibellina.

Bonconte da Montefeltro
La morte di Bonconte da Montefeltro, illustrazione di Gustave Doré
NascitaUrbino, 1250?
MortePiana di Campaldino, 11 giugno 1289
Cause della morteCaduto in battaglia
Dati militari
Paese servito Ghibellini di Arezzo
Forza armata Esercito comunale di Arezzo
GradoMagister militum, Aiutante di campo
GuerreGuerra tra guelfi e ghibellini
BattaglieGiostre del Toppo
Battaglia di Campaldino
Comandante diEsercito ghibellino di Arezzo
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Stemma della famiglia Da Montefeltro

Biografia

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Quarto figlio di Guido da Montefeltro, apparteneva alla casata dei Signori di Urbino.[1]

Legato militarmente ad Arezzo, nel 1287 Bonconte partecipò alla guerra civile che si concluse con la cacciata dei guelfi dalla città.[1] Nel 1288 partecipò alle Giostre del Toppo, la battaglia in cui gli Aretini sconfissero i Senesi presso Pieve al Toppo.[1]

La sua fama, tuttavia, è legata alla battaglia di Campaldino del 1289,[1] in cui, conducendo la cavalleria ghibellina probabilmente vi perse la vita.[1] Il suo corpo non fu mai rinvenuto[1] e questa circostanza ispirò Dante, che a Campaldino combatté nella schieramento opposto, il poeta fiorentino ricostruì la vicenda nel canto quinto del Purgatorio,[1] ipotizzando il modo in cui il cavaliere trovò la morte.

Nella Divina Commedia

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Bonconte, infatti compare nel canto V del Purgatorio:[1] Dante gli attribuisce un pentimento in extremis e proprio a questo è dovuto il mancato ritrovamento del corpo.[1] La scena che il poeta tratteggia è famosissima: un diavolo si sta preparando a portare l'anima di Bonconte all'Inferno, ma l'ultima parola del condottiero "forato ne la gola" è stata un'invocazione a Maria e l'ultimo atto quello di formare una croce con le braccia. Questo basta per giustificarlo agli occhi di Dio. Un angelo accompagna l'anima in Purgatorio e al diavolo[1] non resta che vendicarsi scatenando a sera un furioso temporale (cronisticamente attestato) che trascina il corpo inanimato di Bonconte dalla foce del torrente Archiano in piena fin alle acque tumultuose dell'Arno, sciogliendo il suo segno di croce e disperdendo per sempre tra i detriti ("poi di sua preda mi coverse e cinse") la povera salma.

Discendenza

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Buonconte ebbe in moglie una certa Giovanna,[1] nominata nel Vv.89 del canto V del Purgatorio: Giovanna, o altri, non ha di me cura.[2] La loro figlia Manentissa sposò Guido Salvatico dei conti Guidi, conte di Dovadola.[3]

Ascendenza

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Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Bonconte I da Montefeltro Montefeltrano I da Montefeltro  
 
 
Montefeltrano II da Montefeltro  
 
 
 
Guido I da Montefeltro  
 
 
 
 
 
 
 
Bonconte da Montefeltro  
 
 
 
Guido di Ghiaggiolo  
 
 
 
Manentessa di Ghiaggiolo  
 
 
 
 
 
 
 
 
  1. ^ a b c d e f g h i j k Montefeltro Bonconte da, su treccani.it. URL consultato il 20 maggio 2024.
  2. ^ Divina Commedia. Purgatorio.
  3. ^ Pompeo Litta, Famiglie celebri d'Italia. Guidi di Romagna, Torino, 1835.

Bibliografia

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN45785783 · ISNI (EN0000 0000 2905 5524 · LCCN (ENn86095773