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Benedetto Brin (nave da battaglia)

nave da battaglia

Il Benedetto Brin fu una nave da battaglia italiana appartenente alla classe Regina Margherita, costruita su progetto elaborato dall'ispettore del genio navale Benedetto Brin e dal generale Ruggero Alfredo Micheli.

Benedetto Brin
Descrizione generale
TipoNave da battaglia pre-dreadnought
ClasseRegina Margherita
Proprietà Regia Marina
CantiereCastellammare di Stabia
Impostazione1899
Varo1901
Completamento1905
Destino finaleAffondata nel 1915
Caratteristiche generali
Dislocamento
  • Normale: 13427 t
  • Pieno carico: 14574 t
Lunghezza138,l m
Larghezza23,8 m
Pescaggio8,9 m
Propulsione28 caldaie
2 motrici alternative
Potenza: 20.000 hp
1000 t di carbone
Velocità20 nodi (37,04 km/h)
Autonomia10 000 miglia a 10 nodi (18 520 km a 18,52 km/h)
Equipaggio797
Armamento
Artiglieria
Siluri4 tubi lanciasiluri
CorazzaturaVerticale: 150 mm
Orizzontale: 80 mm
Artiglierie: 220 mm
Torrione: 150 mm
Note
Mottopar ingenio virtus (il valore è pari all'ingegno)
dati tratti da [1]
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l'affondamento della nave

La sua costruzione iniziò nel 1899, venne varata nel 1901 a Castellammare di Stabia e, consegnata alla Regia Marina nel 1905, ricevette la bandiera di combattimento il 1º aprile 1906.

Durante la guerra italo-turca partecipò allo sbarco a Tripoli nel 1911 e l'anno seguente fu impiegata nel Mar Egeo.

Il Benedetto Brin andò perduto alle ore 8:10 del 27 settembre 1915 nel porto di Brindisi, a seguito dell'esplosione della santabarbara; le cause dell'affondamento furono attribuite a vari motivi, quali un problema con le munizioni, un atto di sabotaggio austriaco, oppure un'azione di sabotatori italiani attratti dalle promesse austriache di una ricompensa. Nel 2015, a 100 anni esatti dall'evento, la Marina Militare ha ufficialmente dichiarato che:

«Come ormai acclarato, si trattò di una disgrazia non diversa da quelle accadute in altre marine da guerra dell'epoca: la causa dell'affondamento era infatti da attribuire ai nuovi esplosivi utilizzati per le cariche di lancio e di scoppio che, indispensabili e sempre più potenti, erano stati introdotti da troppo poco tempo perché se ne conoscessero tutte le caratteristiche relative alla loro stabilità.[2]»

Perirono 21 ufficiali e 433 tra sottufficiali e marinai, tra i quali l’ammiraglio Ernesto Rubin de Cervin, comandante della 3ª Divisione Navale della 2ª Squadra, e il comandante della nave Fara Forni. I superstiti furono 9 ufficiali e 473 fra sottufficiali e i marinai.

  1. ^ Benedetto Brin - Nave da battaglia, su marina.difesa.it. URL consultato il 18 maggio 2015.
  2. ^ Le “due vite” della nave da battaglia Benedetto Brin, su marina.difesa.it. URL consultato l'8 agosto 2019.

Voci correlate

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