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Bartsia L. 1753 è un genere di piante Spermatofite Dicotiledoni appartenenti alla famiglia delle Orobanchaceae, dall'aspetto di piccole erbacee annuali o perenni e dai piccoli fiori.[1]

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Bartsia
Bartsia alpina
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Asteridi
(clade)Euasteridi I
OrdineLamiales
FamigliaOrobanchaceae
TribùRhinantheae
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
SottoregnoTracheobionta
SuperdivisioneSpermatophyta
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseAsteridae
OrdineScrophulariales
FamigliaScrophulariaceae
GenereBartsia
L., 1735
Specie
(vedi testo)

Etimologia

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Il nome del genere è stato dato in ricordo del botanico prussiano Johann Bartsch (1709-1738) di Königsberg, medico coloniale a Suriname.[2] Il nome scientifico del genere è stato proposto da Carl von Linné (1707 – 1778) biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione "Species Plantarum – 2: 602. 1753"[3] del 1753.[4]

Descrizione

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Bartsia trixago
Il portamento

(I dati morfologici si riferiscono soprattutto alle specie europee e in particolare a quelle spontanee italiane.)

L'altezza di queste piante supera di poco i 50 cm. La forma biologica è sia terofita scaposa (T scap), ossia piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme e sono munite di asse fiorale eretto e spesso privo di foglie, che emicriptofita scaposa (H scap), ossia piante erbacee, a ciclo biologico perenne, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e sono dotate di un asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. Sono inoltre semiparassitarie in quanto emettono germogli sotterranei con i quali si attaccano alle radici (ad esempio) delle Graminaceae succhiandone i sughi; hanno in genere la superficie peloso-glandulosa.[5][6][7][8][9]

Le radici sono dei fittoni.

La parte aerea del fusto è eretta spesso pubescente; la base può essere legnosa.

 
Bartsia alpina
Le foglie
Cortina (BL), 1400 m s.l.m.
3 luglio 2008

Le foglie hanno delle forme da lanceolato a ovate con bordi da crenati a dentati. Si dividono in inferiori e superiori. Le foglie superiori vicine all'infiorescenza sono spessobratteiformi. Le foglie sono prive di picciolo.

Infiorescenza

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Bartsia trixago
Infiorescenza

Le infiorescenze sono formate da alcuni fiori pedicellati, spaziati e disposti all'ascella di brattee o anche da brevi spighe piramidali.

 
Bartsia alpina
I fiori
Cortina (BL), 1400 m s.l.m.
3 luglio 2008

I fiori sono ermafroditi, zigomorfi e tetraciclici (con i quattro verticilli fondamentali delle Angiosperme: calicecorollaandroceogineceo); sono inoltre pentameri/tetrameri (ogni verticillo ha più o meno quattro/cinque elementi).

  • Formula fiorale: per questa pianta viene indicata la seguente formula fiorale:
X, K (4), [C (5), A 2+2], G (2), (supero), capsula[5]

Il frutto è del tipo a capsula deiscente. La forma è simmetrica, oblungo-acuta, cavato-compressa e contiene diversi (più o meno 50) piccoli semi a coste alate.

Riproduzione

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  • Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama).
  • Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
  • Dispersione: i semi cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).

Distribuzione e habitat

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Il genere Bartsia è distribuito in Europa (2 specie), Africa boreale (2 specie) e America (la maggior parte del genere con moltissime specie endemiche delle Ande).[10] In genere il loro habitat è confinato nelle regioni artiche o nelle località di alta montagna su terreni gelidi e umidi. Tutte le specie spontanee della flora italiana vivono sull'arco alpino. La tabella seguente mette in evidenza alcuni dati relativi all'habitat, al substrato e alla distribuzione delle specie alpine[11]

Specie Comunità
vegetali
Piani
vegetazionali
Substrato pH Livello trofico H2O Ambiente Zona alpina
Bartsia alpina 10 alpino
subalpino
montano
Ca - Si pianta perenne su substrato neutro medio umido F1 G5 tutto l'arco alpino
Bartsia trixago 2 collinare Ca - Ca/Si pianta annua su substrato basico medio arido B1 G1 G2 CN
Legenda e note alla tabella.

Substrato con “Ca/Si” si intendono rocce di carattere intermedio (calcari silicei e simili); vengono prese in considerazione solo le zone alpine del territorio italiano (sono indicate le sigle delle province).

Comunità vegetali: 2 = comunità terofitiche pioniere nitrofile; 10 = comunità delle praterie rase dei piani subalpino e alpino con dominanza di emicriptofite.

Ambienti: B1 = campi, colture e incolti; F1 = praterie rase xerofile mediterranee; G1 = lande e popolamenti a lavanda; G2 = praterie rase dal piano collinare a quello alpino; G5 = saliceti arbustivi di ripa.

Tassonomia

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La famiglia di appartenenza della specie (Orobanchaceae) comprende soprattutto piante erbacee perenni e annuali semiparassite (ossia contengono ancora clorofilla a parte qualche genere completamente parassita) con uno o più austori connessi alle radici ospiti. È una famiglia abbastanza numerosa con circa 60 - 90 generi e oltre 1700 - 2000 specie (il numero dei generi e delle specie dipende dai vari metodi di classificazione[12][13]) distribuite in tutti i continenti.

Filogenesi

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Cladogramma del genere Bartsia

La classificazione tassonomica del genere di questa scheda è in via di definizione in quanto fino a poco tempo fa apparteneva alla famiglia delle Scrophulariaceae (secondo la classificazione ormai classica di Cronquist), mentre ora con i nuovi sistemi di classificazione filogenetica (classificazione APG) è stata assegnata alla famiglia delle Orobanchaceae e alla tribù Rhinantheae Lamarck & de Candolle[14]; anche i livelli superiori sono cambiati (vedi box tassonomico a destra).

La morfologia e le analisi filogenetiche molecolari indicano uno stretto rapporto tra il genere Bartsia e i generi Euphrasia, Odontites, Parentucellia, Rhinanthus e Tozzia. Il genere Bartsia quasi sicuramente non è monofiletico; studi recenti dimostrano la divisione del genere in tre cladi distinti:[10][15]

Il cladogramma a lato, tratto dallo studio citato e semplificato, mostra l'attuale conoscenza filogenetica del genere e del resto della tribù Rhinantheae.

Dagli ultimi studi sono emerse due ipotesi sulla diffusione del genere nelle Ande: (1) dal Medio Oriente all'America del Nord e quindi alle Ande, oppure (2) dall'Africa centro-orientale alle Ande. I tempi vanno da 50 a 12 milioni di anni fa, e corrispondono più o meno alla separazione Africa/America del Sud secondo la teoria della tettonica a zolle.[10]

Il numero cromosomico delle specie di questo genere è: 2n = 24.[15]

Specie di Bartsia

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Elenco delle specie di Bartsia:[1]

  1. ^ a b The Plant List - Checklist Database, su theplantlist.org. URL consultato il 3 dicembre 2014.
  2. ^ Pignatti 1982, Vol. 2 pag. 588.
  3. ^ biodiversitylibrary.org, http://www.biodiversitylibrary.org/page/358623#page/44/mode/1up. URL consultato il 2 dicembre 2014.
  4. ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 3 dicembre 2014.
  5. ^ a b Tavole di Botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 18 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).
  6. ^ Judd 2007, pag. 496.
  7. ^ Motta 1960, Vol. 1 - pag. 268.
  8. ^ a b Strasburger 2007, pag. 852.
  9. ^ Pignatti 1982, Vol. 2 - pag. 588.
  10. ^ a b c Simon Uribe-Convers and David C. Tank, Species-level systematics of Bartsia (Orobanchaceae): a multilocus approach with complete sampling and hundreds of individuals for a rapid and recent Andean radiation (PDF) [collegamento interrotto], in University of Idaho.
  11. ^ Aeschimann et al. 2004, Vol. 2 - pag. 256.
  12. ^ Eduard Strasburger, Trattato di Botanica. Vol.2, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, pag. 850, ISBN 88-7287-344-4.
  13. ^ Angiosperm Phylogeny Website, su mobot.org. URL consultato il 20 ottobre 2014.
  14. ^ Angiosperm Phylogeny Website, su mobot.org. URL consultato il 21 agosto 2009.
  15. ^ a b Christopher P. Randle, Notice About Flora of North America Provisional Publications (PDF), in Bartsia03g SI.CH(Randle) -- Orobanchaceae Taxon eds.: Freeman & Rabeler Page 2 of 3 Volume 17. URL consultato il 4 dicembre 2014 (archiviato dall'url originale il 15 agosto 2014).

Bibliografia

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  • Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta. Volume primo, Milano, Federico Motta Editore, 1960, pag. 268.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume secondo, Bologna, Edagricole, 1982, pag. 588-9, ISBN 88-506-2449-2.
  • AA.VV., Flora Alpina. Volume secondo, Bologna, Zanichelli, 2004, pag. 256-8.
  • 1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.
  • Eduard Strasburger, Trattato di Botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, pag. 852, ISBN 88-7287-344-4.
  • David Gledhill, The name of plants (PDF), Cambridge, Cambridge University Press, 2008. URL consultato il 4 dicembre 2014 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  • Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN 978-88-299-1824-9.
  • F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, pag. 60, ISBN 88-7621-458-5.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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