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Abito del medico della peste

vestiario caratteristico dei dottori durante le epidemie di peste

L'abito del medico della peste era utilizzato un tempo dai medici per proteggersi dalle epidemie.

L'abito del medico della peste in un disegno del 1646

L'abito era costituito da una sorta di tunica nera lunga fino alle caviglie, un paio di guanti, un paio di scarpe, un bastone, un cappello a tesa larga e una maschera a forma di becco dove erano contenute essenze aromatiche e paglia, che agivano da filtro per impedire il passaggio degli agenti infettanti.

 
Esempio di maschera protettiva contro la peste (XVII secolo).

L'uso di rudimentali maschere protettive è attestato a partire dal XIV secolo quando i medici, durante le epidemie, iniziarono a indossare particolari maschere a forma di becco, tenute ferme alla nuca da due lacci.[1]

L'idea di un indumento completo fu proposta nel 1619 da Charles de Lorme, medico di Luigi XIII, prendendo come spunto le armature dei soldati.[2] [3] Oltre alla maschera a forma di becco, già esistente in Italia e in uso soprattutto a Roma e Venezia, de Lorme ideò una veste idrorepellente in tela cerata lunga fino ai piedi, comprensiva di guanti, scarpe e cappello a tesa larga.[1]

La maschera era una sorta di respiratore: aveva due aperture per gli occhi, coperte da lenti di vetro e un grande becco ricurvo, all'interno del quale erano contenute diverse sostanze profumate (fiori secchi, lavanda, timo, mirra, ambra, foglie di menta, canfora, chiodi di garofano, aglio e, quasi sempre, spugne imbevute di aceto).[4] Lo scopo della maschera era di tener lontani i cattivi odori, all'epoca ritenuti, secondo la dottrina miasmatico-umorale, causa scatenante delle epidemie, preservando chi l'indossava dai contagi.[5]

Come accessorio esisteva un bastone speciale, che i medici utilizzavano per esaminare i pazienti senza toccarli, per tenere lontane le persone e per togliere i vestiti agli appestati.[4]

Una poesia del XVII secolo descrive l'abito del medico della peste:[6]

(EN)

«As may be seen on picture here,
In Rome the doctors do appear,
When to their patients they are called,
In places by the plague appalled,
Their hats and cloaks, of fashion new,
Are made of oilcloth, dark of hue,
Their caps with glasses are designed,
Their bills with antidotes all lined,
That foulsome air may do no harm,
Nor cause the doctor man alarm,
The staff in hand must serve to show
Their noble trade where'er they go.»

(IT)

«Come si vede nell'immagine,
a Roma i medici compaiono
quando sono chiamati presso i loro pazienti
nei luoghi colpiti dalla peste.
I loro cappelli e mantelli, di foggia nuova,
sono in tela cerata nera.
Le loro maschere hanno lenti di vetro
i loro becchi sono imbottiti di antidoti.
L'aria malsana non può far loro alcun male,
né li mette in allarme.
Il bastone nella mano serve a mostrare
la nobiltà del loro mestiere, ovunque vadano.»

Secondo il Trattato della Peste del medico ginevrino Jean-Jacques Manget, del 1721, l'abito venne indossato dai medici di Nimega durante la peste del 1636-1637.[7] Inoltre, venne indossato durante le epidemie del 1630-1631 a Venezia e durante la peste del 1656, che uccise 145.000 persone a Roma e 300.000 a Napoli.[6] La popolazione, tuttavia, non amava tale abbigliamento, accostandolo all'idea della morte.

L'uso dell'abito del medico della peste cadde in disuso nel corso del XVIII secolo.[1]

Folclore

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Maschera del Carnevale di Venezia

Sebbene spesso questa maschera venga associata alla commedia dell'arte, il medico della peste e l'omonima maschera carnevalesca veneziana non ne fanno parte.[8]

  1. ^ a b c Pommerville, p. 15.
  2. ^ Boeckl, p. 15.
  3. ^ Herbert J. Mattie Men in Tights: Charles De Lorme (1584–1678) and the First Plague Costume., European Journal for the History of Medicine and Health (published online ahead of print 2023).
  4. ^ a b Martin, p. 121.
  5. ^ Ellis, p. 202.
  6. ^ a b The Plague Doctor, su jhmas.oxfordjournals.org. URL consultato il 1º marzo 2012.
  7. ^ Manget, p. 3.
  8. ^ Maschere veneziane, su innvenice.com. URL consultato il 1º marzo 2012. chiamata nel dialetto locale "bautta".

Bibliografia

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Voci correlate

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Altri progetti

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