Leone di San Marco
Per Leone di San Marco, o Leone Marciano, si intende la rappresentazione simbolica dell'evangelista Marco, raffigurato in forma di leone alato. Altri elementi in varie combinazioni presenti sono l'aureola sul capo e un libro aperto tra le zampe con scritto "PAX TIBI MARCE / EVANGELISTA MEVS".
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Il Leone di San Marco è il secolare simbolo della città di Venezia, della sua antica Repubblica e attuale simbolo del Comune e della Provincia di Venezia, nonché della Regione Veneto e di numerosi altri enti e amministrazioni civili, militari e politici.
Il Leone Marciano compare in tutte le città che sono state sotto il dominio della Repubblica Veneta (solitamente nelle piazze principali e nei palazzi storici). Lo si trova su bandiere, gonfaloni, stemmi, pozzi, statue e monete. Compare nella bandiera navale sia mercantile sia militare della Repubblica Italiana.
Una delle più antiche raffigurazioni del Leone di San Marco è il Leone "in moleca" nascente dalle acque del sec. XIII del Museo Correr a Venezia che si trovava alla base del campanile di Sant'Aponal.[3]
La figura del Leone di San Marco è anche il simbolo del premio del Festival del cinema di Venezia, ovvero il Leone d'oro, delle Assicurazioni Generali, sulla maglia del Benetton Rugby di Treviso e del Venezia Football Club. È infine usato dallo United States Army Africa (USARAF), già Southern European Task Force (SETAF), di base a Vicenza.
La figura del Leone Alato è anche il simbolo e il logo che appare sulle maglie e sui vessilli della squadra di calcio del Latina, in onore di uno dei due Santi Patroni della città, ossia San Marco, e delle popolazioni, in maggioranza provenienti dalle terre venete, che si insediarono nell'Agro Pontino, contribuendo alla bonifica e redenzione delle sue paludi negli anni venti e trenta.
Il leone di piazza San Marco
[modifica | modifica wikitesto]Il leone più famoso è forse quello posto sopra la colonna che tuttora sovrasta piazza San Marco a Venezia. L'origine della statua a statua bronzea[non chiaro] è attualmente dibattuta, ma le diverse versioni concordano sul fatto che si tratti di una statua importata, poi rielaborata come leone alato e più volte restaurata.
Secondo numerosi studiosi questo sarebbe stato un monumento eretto a Sandan, protettore della città di Tarso.[4] Qui, secondo gli studi degli archeologi, esisteva intorno al III secolo un monumento in cui la divinità appariva ergersi su un grande leone alato e cornuto, di aspetto compatibile con quello del leone di San Marco. Tarso fu sede vescovile almeno fino al VI secolo ed è plausibile che questa statua sia stata abbattuta perché ritenuta pagana, conservando solo la semplice raffigurazione leonina (o un grifone con la testa di leone). Fino a che i veneziani, che erano soliti portare in patria bottini di guerra, non si sono impadroniti della statua[5].
Studi pubblicati nel 2024[6] tendono a smentire questa ipotesi classica, e posticipano la datazione all’VIII secolo d.C identificando la statua come una produzione proveniente dalla Cina, giunta a Venezia in maniera ancora non chiara, forse in seguito alla missione diplomatica veneziana del XIII secolo portata a buon fine dai Polo (il padre e lo zio di Marco). Oltre a raffronti stilistici abbastanza stringenti con la statuaria cinese rituale del periodo, la prova più forte per tale ipotesi è data dall’analisi fisica della lega di bronzo con cui è stata realizzata buona parta dell’opera originale (molte comunque sono state le modifiche realizzate successivamente in ambito veneziano). La composizione del bronzo ed in particolare le tracce degli isotopi del rame che lo compongono collimano con il materiale estratto da miniere situate nell’area orientale della Cina, in prossimità di porti da cui partivano commerci con l’Occidente.
Lettura dell'immagine
[modifica | modifica wikitesto]Marco e il leone nella simbologia cristiana universale
[modifica | modifica wikitesto]La rappresentazione di San Marco in forma di leone è tipica dell'esegesi patristica e dell'iconografia cristiana e deriva dalle visioni profetiche contenute nel versetto dell'Apocalisse di San Giovanni 4, 7[7]. Il leone è infatti uno dei quattro esseri viventi descritti nel libro come posti attorno al trono dell'Onnipotente e intenti a cantarne le lodi, poi scelti sulla base dell’associazione indicata da San Girolamo come simboli dei quattro evangelisti. In precedenza questi "esseri" erano stati descritti dal profeta Ezechiele nel suo libro contenuto nell'Antico Testamento.
Il leone è associato a San Marco in funzione delle parole con le quali comincia il suo Vangelo in riferimento a San Giovanni Battista che predicava nel deserto dove c'erano bestie selvatiche
«Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio. Come è scritto nel profeta Isaia: «ecco, io mando il mio messaggero davanti a te, egli ti preparerà la strada. Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri».»
Il Battista vestiva nell'immaginario cristiano una pelle di leone (nonostante il Vangelo secondo Marco riporti che vestisse peli di cammello) e la frase evangelica della voce che grida nel deserto richiamava l'idea di un ruggito nel deserto.
Il leone simboleggia anche la forza della parola dell'Evangelista, le ali l'elevazione spirituale, mentre l'aureola è il tradizionale simbolo cristiano della santità.
Associazione tra il leone di San Marco e Venezia
[modifica | modifica wikitesto]Il legame del leone di San Marco con Venezia deriva da un'antichissima tradizione secondo la quale un angelo in forma di leone alato avrebbe rivolto al Santo, naufrago nelle lagune, la frase: «Pax tibi Marce, evangelista meus. Hic requiescet corpus tuum»[8] (Pace a te, Marco, mio evangelista. Qui riposerà il tuo corpo) preannunciandogli che in quelle terre avrebbe trovato un giorno riposo e venerazione il suo corpo. Il libro, spesso erroneamente associato al Vangelo, ripropone proprio le parole di benvenuto del leone e, nella maggior parte delle rappresentazioni veneziane, si presenta aperto recando solitamente la scritta latina «PAX TIBI MARCE EVANGELISTA MEVS».
Il simbolo leonino esprimeva anche il significato araldico di maestà e potenza (tratto quest'ultimo sottolineato soprattutto dalla coda felina alzata), mentre il libro ben esprimeva i concetti di sapienza e di pace e l'aureola conferiva un'immagine di pietà religiosa. La spada, oltre al significato di forza militare, è invece anche simbolo di giustizia e difatti è ricorrente nelle rappresentazioni, antropomorfe e no, della Giustizia.
Erano dunque simbolicamente presenti tutti i caratteri con cui Venezia ama pensare e descrivere sé stessa: maestà, potenza, sapienza, giustizia, pace, forza militare e pietà religiosa.
Numerose le interpretazioni simboliche possibili riguardo alla combinazione tra spada e libro:
- il solo libro aperto è ritenuto simbolo della sovranità dello Stato (numerose le raffigurazioni dei Dogi della Repubblica di Venezia inginocchiati davanti a tale rappresentazione);
- il solo libro chiuso è invece ritenuto simbolo della sovranità delegata e quindi delle pubbliche magistrature;
- il libro aperto e la spada a terra (non visibile) sono popolarmente, ma erroneamente, ritenuti simbolo della condizione di pace per la Serenissima;
- il libro chiuso e la spada impugnata sono invece popolarmente, ma erroneamente, ritenuti simbolo della condizione di guerra per la Serenissima;
- il libro aperto e la spada impugnata sono infine ritenuti simbolo della pubblica giustizia.[9][10]
Tuttavia tali interpretazioni non sono universalmente accettate in quanto la Serenissima non codificò mai i propri simboli rappresentati in modo assai vario. Rare, ma presenti, sono anche raffigurazioni del leone privo sia del libro, sia della spada, sia dell'aureola (soprattutto nella rappresentazione statuaria).
Dopo la conquista della Terraferma avvenuta nel sec. XV nelle raffigurazioni il leone poggia le zampe anteriori su una terra in cui spesso compare anche una città turrita e quelle posteriori sull'acqua: tale particolare rappresentazione intendeva indicare lo Stato da Tera in aggiunta all'originario Stato da Mar.[11][12]
Differenti versioni del Leone di San Marco
[modifica | modifica wikitesto]L'immagine del Leone di San Marco può essere rappresentata in oltre cinquanta varianti;[13] le principali positure sono:
Posizione | Esempio | Descrizione |
---|---|---|
andante | Ovvero quando è possibile vedere per intero il corpo del leone di profilo, appoggiato su tre zampe mentre l'anteriore destra è poggiata sul libro: tipica raffigurazione presentata nelle bandiere e nelle grandi statue, dove vi era abbondanza di spazio per riportare la rappresentazione completa | |
rampante | raffigurazione del 1651 | Di profilo e ritto sulle zampe posteriori[14] e con le zampe anteriori regge il libro e la spada. |
in moléca (pronunciato in moéca) | Il leone è accovacciato e posizionato frontalmente con le ali spiegate a ventaglio assumendo un aspetto simile al granchio con le chele aperte (in dialetto veneziano moléca è appunto il nome dei piccoli granchi in periodo di muta). È una versione molto usata su spazi ridotti, per la semplicità e la compattezza grafica, soprattutto su monete, sigilli, stemmi e bassorilievi stiacciati. |
Con la venuta dei francesi nel Veneto dopo il 1797 il leone lapideo venne democratizzato e nel libro aperto venne scritto DIRITTI E DOVERI / DELL'UOMO E DEL CITTADINO.[15]
Durante il dominio francese il leone marciano era rappresentato con il berretto frigio su sfondo celeste, all'interno dello stemma del Regno d'Italia (1805-1814). In quegli anni il Comitato di salute pubblica, organo della Municipalità di Venezia, lamentando la pesante situazione politica della città, istituì una Giunta Criminale per avviare la repressione del dissenso e decretò la pena di morte per chiunque avesse pronunciato l'antico motto "Viva san Marco!"; inoltre, centinaia di leoni alati e sculture raffiguranti la Repubblica di Venezia vennero distrutti.
Ai piedi del monumento equestre a Vittorio Emanuele II (realizzato da Ettore Ferrari nel 1887) situato in Riva degli Schiavoni, il leone marciano ruggente, posto davanti alla personificazione dell'Italia, posa simbolicamente la zampa anteriore sinistra su una lapide con i risultati del plebiscito del Veneto del 1866 (che sancì l'unificazione delle province venete al Regno d'Italia), posta a sua volta sul libro con la tradizionale scritta "Pax tibi Marce, evangelista meus".[16]
Nell'esercito collaborazionista della Repubblica Sociale Italiana, i soldati del 1º Reggimento "San Marco", poi disciolto nella Xª Flottiglia MAS, portavano sulle mostrine il leone andante con il libro alzato e chiuso e alla base il motto latino Iterum rudit leo ('Il leone ruggisce ancora').
Il simbolo del Reggimento lagunari "Serenissima" della Repubblica Italiana (detto "MAO", 'Mostrina Avambraccio Ordinaria', in quanto viene portato sull'avambraccio delle uniformi dei lagunari) rappresenta un leone di San Marco in moleca nella sua versione popolarmente detta "da guerra" (quindi libro chiuso e spada alzata), a cui fanno da cornice un'ancora e due fucili.
La leontoclastia
[modifica | modifica wikitesto]Negli anni che fecero seguito alla definitiva caduta della Repubblica di Venezia, ebbe luogo una "strage" iconoclasta dei leoni marciani, perpetrata dagli occupanti francesi e dai giacobini locali a partire dal 1797, quale distruzione simbolica dell'ancien régime.[17]
Questi interventi distruttori non riguardarono soltanto le sculture o le raffigurazioni pittoriche dei leoni veneziani: anche stemmi, pennoni, bandiere e altri manufatti furono spesso vandalizzati o fatti a pezzi. Emblematico il caso delle insegne dei rettori veneziani di Verona, trascinate nel fango e poi bruciate dai giacobini in piazza Bra il 7 maggio 1797, mentre essi danzavano la Carmagnola[18] attorno all'albero della libertà, presso i resti del monumento che avevano appena demolito.[19]
Una prima ondata di distruzione di leoni veneziani era avvenuta al tempo della guerra della Lega di Cambrai, portata contro la Serenissima dal 1508 al 1516, ad opera delle truppe coalizzate, specie francesi e imperiali. I leoni di San Marco furono invece rispettati dagli austriaci negli anni della Restaurazione, in segno di discontinuità con la Rivoluzione francese, ma anche dagli Ottomani.[20] (sia pure, in questo caso, solo in quanto preda bellica da esibire a mo' di trionfo) nelle località da essi conquistate alla Repubblica di Venezia.
La più capillare "leontoclastìa" mai verificatasi nella storia rimane dunque quella operata dai franco-giacobini di Napoleone Bonaparte nel 1797, all'indomani della sollevazione legittimista delle Pasque Veronesi.[21] Nell'ex-dominio di Terraferma, le municipalità giacobine filofrancesi imponevano alle famiglie nobiliari di abbattere o scalpellare dai rispettivi palazzi e a proprie spese i rispettivi emblemi; così a Verona, fra maggio e giugno del 1797,[22] ma anche in altre città in Veneto e nella Lombardia veneta. Nella sola città lagunare, circa mille leoni esterni agli edifici (salvo alcuni dentro il Palazzo Ducale e quelli dentro le chiese, che furono risparmiati) furono abbattuti da squadre di tagliapietre incaricati dalla municipalità democratica che, con decreti del 29 maggio e del 24 luglio 1797, aveva ordinato di abbatterli o scalpellarli.[23] In terraferma veneta ascendono «ad almeno quattromila, tra grandi e piccoli, gli esemplari marciani danneggiati o totalmente distrutti. Si infierì naturalmente sugli emblemi delle porte civiche, delle mura, degli edifici pubblici e privati e in primo luogo su quelli svettanti dalle colonne».[24]
Nuove ondate di distruzione di leoni marciani si ebbero alla fine del XIX secolo da parte di croati del Litorale austriaco, quale reazione al nazionalismo italiano e all'irredentismo che si stava diffondendo nelle comunità italiane d'Istria e Dalmazia, poi nel 1932-1933, dopo la caduta del fascismo e l'8 settembre 1943 fino al 1945, e infine a Zara nel 1953, nella Jugoslavia socialista del maresciallo Tito. Da parte slava si vedeva nel leone marciano non più il simbolo di Venezia o dell'evangelista, ma quello del nazionalismo italiano, che lo aveva strumentalizzato per fini propagandistici; durante la seconda guerra mondiale, paradossalmente, gli ustascia filonazisti e i partigiani comunisti erano accomunati dall'opera di devastazione dei leoni di San Marco e di altri monumenti storici e artistici di grande valore[25].
I gonfaloni della Repubblica di Venezia
[modifica | modifica wikitesto]Il più antico gonfalone e simbolo di Venezia era probabilmente costituito da una croce dorata in campo azzurro (i colori dell'Impero Bizantino, di cui la città faceva formalmente parte). Fino al IX secolo il protettore di Venezia fu San Teodoro di Amasea poi affiancato e sostituito nel XIII secolo da San Marco durante le guerre contro la Repubblica di Genova, in quanto gli stendardi raffiguranti san Teodoro e San Giorgio erano estremamente simili ed ingannavano i marinai. Sulle navi era molto usata l'impresa della Repubblica, una bandiera azzurra raffigurante il leone di San Marco con spada e libro dorato, la bandiera veniva usata per invocare la protezione del santo[26].
Con la traslazione in città del corpo dell'evangelista san Marco e la sua adozione a santo patrono della città e dello Stato, si prese a raffigurare il santo in figura umana negli stemmi e nei gonfaloni pubblici.
Le prime raffigurazioni di san Marco in forma di leone alato sembra fossero adottate nel 1261[27], quando con la caduta dell'Impero Latino Venezia strinse maggiori rapporti con l'Egitto, terra il cui sultano, Baybars, innalzava un leone andante quale stemma, e il porto di Alessandria d'Egitto, città di cui il santo era stato primo vescovo. In quest'epoca la raffigurazione preminente era quella del leone in moleca.
A metà del XIV secolo si iniziò poi a esporre gonfaloni nei quali campeggiava il classico Leone Marciano andante con libro e spada. Nella stessa epoca tale iconografia venne in generale adottata quale simbolo dello Stato. Nei giorni di festa lo stendardo di San Marco veniva appeso all'abate, in lingua veneta abao, un oggetto inizialmente usato a Costantinopoli. Questo oggetto si costituiva di un piedistallo marmoreo e di palo dipinto di rosso sul quale veniva esposta la bandiera della Repubblica, spesso veniva usato anche davanti ai complessi religiosi dove però la bandiera esposta recava gli stemmi delle confraternite religiose che lo esponevano[28].
Il gonfalone presentava il Leone Marciano su campo azzurro bordato di croci e decorazioni dorate su fascia rossa. Le sei fiamme rappresentavano i sei sestieri della città (oggi, nell'attuale bandiera del Veneto compaiono invece sette fiamme, una per ciascuna delle sette province della regione).
Le navi della flotta usavano invece esporre lo stesso gonfalone, ma con campo rosso (come nell'attuale gonfalone della città di Venezia), colore sin dall'epoca romana associato alla forza militare.
Il Leone Marciano compariva poi inquartato anche nel tricolore dell'effimera Repubblica di San Marco, durante i moti risorgimentali del 1848.
Venne inoltre utilizzato per la bandiera delle Isole Ionie, antico possedimento veneziano, sotto protettorato russo-turco come Repubblica delle Sette Isole Unite (1800-1807 e 1815-1817) e successivamente come protettorato inglese come Stati Uniti delle Isole Ionie (1817-1864). Nella bandiera di questi due stati il leone reggeva una Bibbia chiusa su sette frecce che simboleggiavano le sette isole (Corfù, Cefalonia, Zante, Santa Maura, Itaca, Cerigo e Paxos). Nella bandiera degli Stati Uniti delle Isole Ionie venne aggiunta nel cantone la Union Flag britannica[29].
Galleria d'immagini
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Leone Marciano con il Doge Francesco Foscari - Porta della Carta del Palazzo Ducale
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Particolare del leone marciano della Piazza dei Signori a Vicenza
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Leone Marciano in Piazza delle Erbe a Verona
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Piazza dei Signori a Padova.
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Un insegna veneziana catturata dagli svizzeri
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Uno stendardo che accompagna il leone di San Marco all'immagine della Madonna sostenuta da un crescente, è anche accompagnato dallo stemma dell'impero
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Stemma della città di Venezia: miniatura ufficiale allegata al D.P.R 6 novembre 1996
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Pietro Grimani (Venezia, 5 ottobre 1677 – Venezia, 7 marzo 1752) fu il 115º doge della Repubblica di Venezia
- ^ Alvise Zorzi, Sua Serenità Venezia, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1971, p. 11 "Il Leone poteva essere raffigurato anche raccolto su se stesso come un granchio (che in veneziano si chiama appunto "moleca")"
- ^ Alvise Zorzi, Una Città, una Repubblica, un Impero, Venezia 697 - 1797, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1980, p. 18
- ^ Scarfi, Bianca Maria, ”The Bronze Lion of St Mark” (1990); In: Scarfi, Bianca Maria, editor, The Lion of Venice: Studies and Research on the Bronze Statue in the Piazzetta, Prestel Publishing, pp. 31-124.
- ^ Samuele Costantini, The Lion of St. Mark. Venice Magazine, Anno II , n. 8, Aprile 2003 pp. 7-9
- ^ Il Leone di Piazza San Marco Venezia è "Made in China": lo svela una ricerca scientifica, su m.youtube.com.
- ^ Ap 4, 7, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Martin Garrett, Venice. Signal. ISBN 1-902669-29-0
- ^ Giorgio Aldrighetti, L'araldica e il leone di San Marco. Le insegne della provincia di Venezia, Marsilio, Venezia 2002. ISBN 88-317-8071-9
- ^ Articolo de L'Arena di venerdì 18 aprile 2008, p. 22.
- ^ www.iagi.info, su iagi.info. URL consultato il 20 ottobre 2008 (archiviato dall'url originale il 7 settembre 2008).
- ^ Giorgio Aldrighetti, Mario De Biasi, Il Gonfalone di San Marco, Venezia, Filippi Editore, 1998, p. 80.
- ^ Giorgio Aldrighetti, Mario De Biasi, Il Gonfalone di San Marco, Venezia, Filippi Editore, 1998, p. 79. L'araldica prevede oltre cinquanta varianti o positure del solo leone tra rampante, reciso, coricato, coronato, a coda doppia o biforcuta o annodata, dormiente, dimezzato, incatenato, diffamato, bailonato, sedente, passante, uscente, nascente, marinato, alato, disarmato, nimbato... ritto sulle zampe anteriori, con la testa posta di fronte, nascente dalle acque, in moleca
- ^ De Biasi, p. 15.
- ^ Giorgio Aldrighetti, Mario De Biasi, Il Gonfalone di San Marco, Venezia, Filippi Editore, 1998, pp. 282-283.
- ^ Monumento a Vittorio Emanuele II, su venipedia.it. URL consultato il 6 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 9 ottobre 2016).
- ^ Lo storico dell'arte veneziano Alberto Rizzi ha proposto il neologismo "leontoclastìa", che unisce la parola greca che indica il leone con il deverbale di κλάω ('spezzo', 'distruggo'), per indicare la distruzione dei leoni marciani. (Alberto Rizzi, I leoni di San Marco, cit., volume I, p. 75)
- ^ Il canto e il ballo della Carmagnola fu tipico dei sanculotti francesi, in odio al Re Luigi XVI e alla Regina Maria Antonietta e trae il suo nome da una danza tradizionale della cittadina piemontese di Carmagnola. La Carmagnola giacobina del 1792 si danzava in girotondo, attorno all'albero della libertà, da maschi e femmine alternati l'uno all'altra, che si tenevano per mano.
- ^ “Le armi, bandiere ed insegne ducali dell'ultimo Rettore, tolte dalle loro custodie, vennero [dai giacobini] ignominiosamente trascinate nella Bra ed esse pure abbruciate”, in Osvaldo Perini, Storia di Verona dal 1790 al 1822, 3 voll., Verona, Cesira Noris Editrice, 1873, volume II, libro VII, pp. 371 e sgg.
- ^ Alberto Rizzi, I Leoni di San Marco, cit., volume I, p. 207, nota 19. Per fare un esempio, in Dalmazia, a Sebenico, il leone precipitato in mare venne «sostituito nel 1824 per specifica disposizione di Francesco I», Imperatore d'Austria (ivi, p. 97). Anche durante la prima guerra mondiale, dopo l'offensiva e la rotta italiana di Caporetto (24 ottobre-12 novembre 1917), quando i comandi austro-ungarici erano persuasi che entro quarantott'ore Venezia stessa sarebbe caduta e riconquistata all'Impero austro-ungarico, furono «distribuite alle truppe delle placchette con l'insegna marciana, come a sottolineare la legittimità della riconquista». Si trattava del classico leone andante con il libro chiuso (ivi, pp. 98 e 109, nota 10).
- ^ Francesco Mario Agnoli, Le Pasque Veronesi: quando Verona insorse contro Napoleone, Rimini, Il Cerchio, 2016, 2 voll., III edizione accresciuta. «Ai sei di maggio [1797], per ordine sovrano [della Municipalità democratica di Verona] si venne a dare principio alla distruzione dei leoni rappresentanti gli stemmi della Veneta Repubblica. Tutti gli spezzapietre erano per la città impiegati a forza di scalpelli ad abbatterli, a spezzarli, distruggerli, tritolarli. Con tutta diligenza si cercava ogni angolo ove ve ne fosse alcuno e tutti correvano la stessa sorte» (Breve commentario delle cose seguite in Verona e nelli circonvicini luoghi nella occasione della venuta dei Francesi negli anni 1796 e 1797. Scritto da M.C.N.N.P.V. Manoscritto 2095, presso la Biblioteca Civica di Verona, c. 249. Ora riportato anche nei volumi di Agnoli sull'insorgenza veronese, tomo II, p. 540).
- ^ Archivio Storico Veronese, Repertorio mensile di studi e documenti di Storia Patria, a cura di Osvaldo Perini, vol. 6, luglio 1880, fascicolo XVI, Verona, tipografia di C. Noris, 1880, pp. 85-86.
- ^ Alberto Rizzi, I Leoni di San Marco, cit., volume I, p. 95, nota 27. «Chiunque griderà Viva San Marco!, segnale dell'orribile insurrezione del giorno 12 maggio, sarà punito di pena di morte. [...] Chiunque affiggerà, o diffonderà carte incendiarie, o stemmi di San Marco, e sarà autore, o promotore di tali segni d'insurrezione, sarà punito di morte». Così gli articoli I e IV del decreto del Comitato di Salute Pubblica, organo del governo giacobino veneziano, in data 24 luglio 1797.
- ^ Alberto Rizzi, I Leoni di San Marco, cit., volume I, p. 92.
- ^ Ibidem, pp. 98, 103-108.
- ^ Mutinelli, 1851, p. 204
- ^ Maria Pia Pedani, Venezia tra Mori, Turchi e Persiani
- ^ Mutinelli, 1851, p. 3
- ^ Jonioetc
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- G. Gerola, I più antichi vessilli di San Marco, "Le Tre Venezia", anno XI, Venezia, 1933.
- M. L. Dal Gian, Il leone di San Marco sulle monete e sulle oselle della Serenissima, Venezia, 1958.
- A. Gorlato, Il Leone di San Marco e l'Istria, Padova, 1959.
- Alvise Zorzi, Sua Serenità Venezia, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1971.
- Mario De Biasi, Il gonfalone di S. Marco, Venezia, Comune di Venezia (Ufficio Affari Istituzionali) - Ateneo Veneto, 1981.
- Reinhard Lebe, Quando San Marco approdò a Venezia. Il culto dell'Evangelista e il miracolo politico della Repubblica di Venezia, Roma, Il Velcro Editrice, 1981, ISBN 88-85015-12-3
- Alberto Rizzi, Scultura esterna a Venezia, Venezia, Stamperia di Venezia Editrice, 1987.
- W. H. Rudt de Collenberg, Il leone di San Marco: Aspetti storici e formali dell'emblema statale della Serenissima, "Ateneo Veneto", anno CLXXVI (1989), pp. 57–89.
- Bianca Maria Scarfì, The Lion of Venice, Venezia, Albrizzi Editore, 1990.
- Giovanna Dal Magro, Anna Paola Zugni Tauro, Le vie del leone, Verona, Arsenale Eitrice, 1992, ISBN 88-7743-112-1.
- Giorgio Aldrighetti, Mario De Biasi, Il gonfalone di San Marco. Analisi storico-araldica dello stemma, gonfalone, sigillo e bandiera della Città di Venezia, Venezia, Filippi Editore, 1998.
- Alberto Rizzi, Leoni di montagna, l'emblema veneto nei territori di Belluno Feltre Cadore, Feltre, Libreria Pilotto Editrice, 1997.
- Alberto Rizzi, Il Leone di San Marco in Istria, Padova, Signum Editrice, 1998.
- Giorgio Aldrighetti - Mario De Biasi, Il gonfalone di SAn Marco, Venezia, Filippi Editore, 1998
- Alberto Rizzi, I Leoni di San Marco, Venezia, Arsenale Editrice, 2001, 2 voll.
- Giorgio Aldrighetti, L'araldica e il leone di San Marco. Le insegne della Provincia di Venezia, Venezia, Marsilio Editore, 2002, ISBN 88-317-8071-9.
- Alberto Rizzi, I Leoni di San Marco, Sommacampagna (VR), Cierre Edizioni, 2012, 3 voll.
- Alberto Rizzi, I leoni dolomitici, Sommacampagna (VR), Cierre edizioni, 2018, ISBN 978-88-8314-958-0.
- Fabio Mutinelli, Lessico veneto, Venezia, Giambattista Andreola Editore, 1851, ISBN non esistente. URL consultato il 22 gennaio 2020.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Simboli di Venezia
- Bandiera Contarina
- Storia di Venezia
- Storia della Repubblica di Venezia
- Venezia
- Repubblica di Venezia
- Aquila di san Giovanni
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