[go: up one dir, main page]

Vai al contenuto

Intervento militare internazionale in Libia del 2011

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Operazione Unified Protector)
Voce principale: Prima guerra civile libica.
Intervento militare in Libia
parte della prima guerra civile libica
Il lancio di un missile da crociera Tomahawk verso la Libia dalla USS Barry
Data19 marzo - 31 ottobre 2011
LuogoLibia
CausaMancato rispetto della risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite
EsitoLa NATO ha garantito il rispetto della zona d'interdizione al volo e del blocco navale imposti sulla Libia
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
Perdite
Stati Uniti (bandiera) 1 F-15E (piloti salvi)[12] e 1 MQ-8[13][14]
Emirati Arabi Uniti (bandiera) 1 F-16 (pilota salvo)[15]
Regno Unito (bandiera) 1 uomo[16][17]
Paesi Bassi (bandiera) 1 Lynx e 3 marine catturati (poi rilasciati)[18]
1.492 tra carri, APC, trasporti SAM e altri veicoli distrutti o danneggiati, 350 depositi di munizioni e 535 postazioni SAM distrutti, vari aerei distrutti o danneggiati, 412 centri di comando distrutti, numero di soldati uccisi o feriti sconosciuto (fonti NATO del 29 aprile 2011)[19]
8 navi da guerra affondate nei porti di Tripoli (5), Zuara (2), Homs (1)
~ 1.108 uccisi e 4.500 feriti tra i civili (come riferito dal Min. della Salute libico il 13 luglio 2011)[20]
Le cifre del Min. della Salute libico non sono state confermate da altre fonti.[21] Fonti militari USA hanno dichiarato di non sapere l'esatto numero delle perdite civili.[22] 223-403 morti di civili (secondo Airwars).[23]
Voci di operazioni militari presenti su Wikipedia

L'intervento militare internazionale in Libia del 2011 iniziò il 19 marzo ad opera d'alcuni paesi aderenti all'Organizzazione delle Nazioni Unite autorizzati dalla risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza che, nel marzo dello stesso anno, aveva istituito una zona d'interdizione al volo sul Paese nordafricano ufficialmente per tutelare l'incolumità della popolazione civile dai combattimenti tra le forze lealiste a Muʿammar Gheddafi e le forze ribelli nell'ambito della prima guerra civile libica.

L'intervento fu inaugurato dalla Francia con un attacco aereo diretto contro le forze terrestri di Gheddafi attorno a Bengasi[24], attacco seguito, qualche ora più tardi, dal lancio di missili da crociera tipo "Tomahawk" da navi militari statunitensi e britanniche su obiettivi strategici in tutta la Libia.

Gli attacchi, inizialmente portati avanti autonomamente dai vari paesi che intendevano far rispettare il divieto di sorvolo, furono unificati il 25 marzo sotto l'Operazione Unified Protector a guida NATO. La coalizione, composta inizialmente da Belgio, Canada, Danimarca, Italia, Francia, Norvegia, Qatar, Spagna, Regno Unito e USA, s'espanse nel tempo fino a comprendere 19 stati, tutti impegnati nel blocco navale delle acque libiche o nel far rispettare la zona d'interdizione al volo. I combattimenti sul suolo libico tra il Consiglio nazionale di transizione e le forze di Gheddafi cessarono nell'ottobre 2011 in seguito alla morte del Ra'is. Conseguentemente, la NATO cessò ogni operazione il 31 ottobre.

I vari paesi hanno assegnato alle proprie missioni nomi differenti: Odyssey Dawn gli Stati Uniti d'America, la Danimarca, la Norvegia e l'Italia, Ellamy il Regno Unito, Mobile il Canada, Freedom Falcon il Belgio[25] e Harmattan la Francia.[26]

Lo stesso argomento in dettaglio: Prima guerra civile libica.
Gente festeggia la conquista di Bengasi da parte dei ribelli anti-Gheddafi su un carro armato strappato all'esercito regolare libico

Le sommosse popolari scoppiate in Libia furono un ampio moto di protesta che, a partire dall'est del paese, coinvolse i maggiori centri abitati della Cirenaica, tra cui Bengasi, Beida e Derna. La repressione armata con cui rispose il governo libico tramutò le proteste in scontro aperto tra forze governative e manifestanti, i quali, anche grazie alla defezione di poliziotti e militari libici che disertarono e si rifiutarono di aprire il fuoco sui civili, si organizzarono in gruppi armati[27].

La rivolta esplose sull'onda di un moto di protesta generalizzato che coinvolse la Tunisia, l'Egitto e diversi altri stati arabi. Parte della popolazione si schierò con i rivoluzionari, invocando la fine del regime quarantennale di Gheddafi.

La risposta violenta alla rivolta civile da parte di Gheddafi venne duramente condannata dalla comunità internazionale. Il regime del colonnello libico perse l'appoggio di alcuni dei suoi più importanti diplomatici libici in Europa e nel mondo, tra cui l'ambasciatore in Italia, gli ambasciatori a Parigi, Londra, Madrid e Berlino, e i diplomatici presso l'UNESCO e l'ONU[28].

L'UE e gli Stati Uniti procedettero all'attuazione di sanzioni economiche contro la Libia e contro gli interessi all'estero dello stesso Gheddafi e della sua famiglia[29].

Nel frattempo le marine di numerosi stati si posizionavano nel Mediterraneo nell'eventualità di una risposta libica, studiando nel contempo piani d'intervento militare. Gli Stati Uniti in particolare predisposero la portaerei Enterprise con l'appoggio della marina italiana. Il Ministro della difesa La Russa dichiarò la disponibilità all'utilizzo della Sicilia come base strategica per far rispettare l'embargo nel Mediterraneo[30].

Intanto il procuratore Luis Moreno-Ocampo della Corte penale internazionale in seguito al mandato contenuto nella Ris. 1970 dell'ONU annunciò l'apertura di una inchiesta sui presunti crimini contro l'umanità in Libia[31]. L'Interpol diffuse un'allerta internazionale a tutte le polizie mondiali per facilitare le operazioni della Corte penale internazionale e l'attuazione delle sanzioni ONU[32].

Il 9 marzo proseguì la pressione degli Stati Uniti sull'ONU per la decisione dell'attuazione del divieto di sorvolo sulla Libia[33]. Il vicepresidente USA, Joe Biden, si recò in missione a Mosca per persuadere la Russia, contraria ad un attacco contro Gheddafi, a dare il consenso alla realizzazione della no-fly zone, primo passo informale verso l'apertura di un fronte di guerra a sostegno dei ribelli libici per spodestare Gheddafi[34].

Intervento dell'Organizzazione delle Nazioni Unite

[modifica | modifica wikitesto]
I capi di Stato riunitisi a Parigi il 18 marzo

Il 17 marzo il consiglio di sicurezza dell'ONU discusse una seconda proposta di "no-fly zone" avanzata dalla Francia, già aperta sostenitrice dei ribelli, e dalla Lega Araba.

Durante i lavori si tennero consultazioni tra le diplomazie e le rispettive dirigenze politiche: in Italia ebbe luogo una "consultazione informale di emergenza" che "si tenne in coincidenza con la celebrazione al Teatro dell'Opera dei 150 anni dell'Unità d'Italia"[35].

La proposta avanzata venne approvata dal Consiglio di sicurezza a tarda sera di quello stesso giorno[36].

La risoluzione consentiva l'utilizzo "di ogni mezzo" per proteggere i civili ed imporre un cessate il fuoco, ma escluse la possibilità di un'occupazione militare terrestre. Il Regno Unito si dichiarò immediatamente pronto a mobilitare l'aeronautica entro poche ore, mentre il governo canadese già dal 2 marzo imbastì l'operazione Mobile (iniziata con lo scopo di evacuare i cittadini canadesi dalla Libia) ordinando la partenza della fregata Charlottetown (240 marinai assieme a un elicottero CH-124 Sea King) dal porto di Halifax in direzione del Mediterraneo di fronte alla Libia, dove giunse il 17 marzo[37]. In aggiunta a queste unità (riunite nella Task Force Charlottetown) il Canada mobilitò sei CF-188 Hornet e un CC-150 Polaris, per un totale di circa 100 uomini raggruppati nella Task Force "Libeccio", dislocata a Trapani-Birgi[37].

Il 18 marzo presso il Palazzo dell'Eliseo di Parigi si riunirono per pianificare l'operazione militare 24 leader internazionali, tra i quali il presidente francese, il più attivo promotore dell'intervento, i premier francese, italiano, inglese, spagnolo, il Segretario dell'ONU, il Segretario di Stato americano e il ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti[38].

Operazioni militari

[modifica | modifica wikitesto]

Primo giorno: 19 marzo

[modifica | modifica wikitesto]

Nel pomeriggio di sabato 19 marzo 2011, a seguito degli attacchi libici perpetrati in violazione al cessate il fuoco imposto dalla risoluzione ONU 1973, cominciarono le ricognizioni aeree dello spazio aereo libico da parte dei caccia Rafale, Mirage 2000-D e Mirage 2000-5 francesi supportati da un aereo AWACS anch'esso francese[39][40], che successivamente, alle 17:45 circa (ora locale), eseguirono un attacco contro le forze lealiste al regime di Gheddafi, colpendo quattro mezzi corazzati dell'esercito regolare[24] impiegati nell'assedio di Bengasi (operazione Harmattan[24][26]).

Decollo di un F-16 statunitense da una base in Germania

L'intervento francese fu seguito, qualche ora più tardi, dal lancio di 112 missili da crociera tipo "Tomahawk" da unità navali statunitensi (cacciatorpediniere lanciamissili Stout e Barry e sottomarini nucleari Providence, Scranton e Florida al comando dell'ammiraglio Samuel J. Locklear III, che può avvalersi anche delle navi d'assalto anfibio Kearsarge e Ponce[5] e di 15 velivoli[41]) e britanniche (sottomarino nucleare Triumph[42]) nel Mediterraneo (nomi in codice: operazione Odyssey Dawn per quella USA e operazione Ellamy per quella del Regno Unito, ma anch'essa sotto egida USA[6]) per colpire la difesa aerea ed altri obiettivi militari situati nell'ovest del Paese[43].

F-15E USAF pronto a partecipare all'operazione Odyssey Dawn

Nella stessa notte la RAF impiegò missili del tipo SCALP (Storm Shadow) contro obiettivi militari libici, lanciati da aerei Tornado GR4 decollati dalla base di Norfolk[6]. Il supporto è stato fornito da un Boeing E-3 Sentry con funzioni AWACS unitamente a due aerei da rifornimento: un TriStar e un Vickers VC10. Il comando supremo dell'operazione Ellamy è stato affidato all'Air Marshal Stuart Peach, mentre il controllo delle forze aeree è andato all'Air Vice-Marshal Greg Bagwell e quello delle forze di mare al contrammiraglio Ian Corder (le fregate Westminster e Cumberland infatti sono state messe in allerta per ogni necessità)[6].

Allo scoppio delle ostilità l'Italia mobilitò e rischierò 200 uomini dell'aviazione e 1000 marinai. Il governo italiano fornì alla coalizione internazionale impegnata nelle incursioni l'appoggio logistico e strategico di sette basi aeree sul proprio territorio. Il centro di comando e coordinamento delle operazioni alleate fu stabilito nell'aeroporto di Capodichino. Nell'aeroporto militare di Trapani Birgi, sede degli F-16 ADF del 37º Stormo dell'Aeronautica Militare ove convergono i Tornado ECR del 50º Stormo di stanza a Piacenza (specializzati nella distruzione delle difese missilistiche e radar), i Tornado IDS del 6º Stormo di Ghedi (con capacità di attacco, ma utilizzati come aerocisterne per rifornire in volo gli altri Tornado) e i caccia intercettori Eurofighter del 4º Stormo di stanza a Grosseto. Venne impiegato anche l'aeroporto militare di Amendola, dove vennero armati i cacciabombardieri AMX e aeromobili a pilotaggio remoto Predator e la base di Gioia del Colle che ospitò gli Eurofighter; a queste, infine, si aggiungono la stazione aereo-navale di Sigonella, Aviano, Decimomannu e Pantelleria, la più prossima alla Libia[44].

All'appoggio aereo si aggiunse il dispositivo navale italiano, già da giorni pienamente operativo, presente con il cacciatorpediniere lanciamissili Andrea Doria, che incrociò nel Canale di Sicilia (dove navigano anche la nave ausiliaria Etna e il pattugliatore di squadra Borsini) con il compito di difesa aerea e antisommergibile, la portaerei Garibaldi e la fregata missilistica Euro[45].

Secondo giorno: 20 marzo

[modifica | modifica wikitesto]
Hangar dell'aeroporto di Ghardabiya colpiti durante l'operazione Odyssey Dawn, 20 marzo

Nelle prime ore del 20 marzo l'USAF continuò i bombardamenti sul territorio libico con tre bombardieri stealth B-2 Spirit[46] decollati dalla Whiteman Air Force Base (Missouri), F-15E e F-16CJ, tutti al comando del maggior generale Margaret H. Woodward, capo delle forze aeree statunitensi impegnate nell'operazione Odyssey Dawn[47]. Il successo dei bombardamenti portò il Joint Chiefs of Staff Mike Mullen a dichiarare che, dopo un giorno dall'inizio delle operazioni, le difese aeree e gli aeroporti libici erano stati messi quasi completamente fuori uso[4].

Lo stesso 20 marzo salpò dal porto di Tolone una piccola flotta francese (Task Force 473 al comando del contrammiraglio Philippe Coindreau)[48] costituita dalla portaerei Charles de Gaulle, dalla nave-rifornimento Meuse e dalle fregate Aconit e Dupleix con destinazione le acque antistanti la Libia. Imbarcati in queste navi erano 26 aeromobili: 10 elicotteri, 8 caccia Rafale, 6 Super Étendard e 2 E-2C Hawkeye AWACS[49].

Nella notte tra il 20 e il 21 marzo s'alzarono in volo dalla USS Kearsarge gli AV-8B della 26th Marine Expeditionary Unit (MEU, colonnello Mark J. Desens) e dalle basi a terra i Boeing E/A-18G Growler per sferrare un nuovo attacco alle difese contraeree e alle forze terrestri di Gheddafi attorno ad Agedabia[41][50].

Tornado del 50º Stormo schierati a Trapani Birgi nel 2011 durante l'operazione Unified Protector

La Royal Navy britannica continuò il lancio di missili "Tomahawk" dal suo sottomarino schierato nella zona delle operazioni[51], mentre l'Italia prese parte per la prima volta al pattugliamento della zona d'interdizione al volo con quattro Tornado ECR assistiti da due Tornado AAR (Air-to-Air Refuelling, rifornimento in volo) partiti alle 20:00 dall'aeroporto di Trapani Birgi[52] che tuttavia non spararono missili, dovendo attaccare infatti solo se fossero stati rilevati radar accesi delle forze lealiste.[53].

Terzo giorno: 21 marzo

[modifica | modifica wikitesto]
Il comandante dell'operazione Odyssey Dawn, Samuel Locklear III (a destra) a colloquio con il comandante della Task Force 473 francese Philippe Coindreau sulla Charles de Gaulle

I Tornado ECR italiani sorvolarono nuovamente, con esito finale positivo, lo spazio aereo libico facendo da deterrente contro i radar di Gheddafi, pronti a colpirli se fossero entrati in funzione[53]. Entrarono per la prima volta nello spazio aereo libico gli F/A-18 Hornet spagnoli e sono proseguiti i voli degli aerei francesi, danesi e britannici; questi ultimi impiegarono per la prima volta in assoluto su cieli nemici i caccia Eurofighter Typhoon arrivati il giorno prima a Gioia del Colle[54], contemporaneamente ad una nuova sortita dei Tornado GR4 partiti dall'Inghilterra per prevenire attacchi di Gheddafi contro la popolazione civile, e atterrati anch'essi a Gioia del Colle (tutto col sostegno costante di aerei AWACS e da rifornimento)[55]. La Task Force canadese "Libeccio" partecipò per la prima volta al controllo dello spazio aereo libico nella mattinata, senza sparare colpi, con quattro caccia CF-18 appoggiati da due aerocisterne CC-150 Polaris[56]. Anche il Belgio iniziò attivamente la partecipazione alle operazioni inviando quattro F-16 nell'aeroporto di Araxos (Acaia), di cui uno venne fatto decollare per verificare il rispetto del divieto di sorvolo, anche se non era stato necessario aprire il fuoco[57].

Verso le 17:30 EDT un F-15E Strike Eagle USAF precipitò nel nord-est della Libia in seguito a problemi tecnici[58], ma entrambi i piloti furono tratti in salvo: uno dai ribelli, l'altro dai Marine che lo portarono sulla nave Kearsarge circa 90 minuti dopo l'incidente, impiegando due CH-53E Super Stallion, due MV-22 Osprey, e due AV-8B Harrier, questi ultimi col compito di distruggere il relitto per impedire che altri si potessero impadronire delle tecnologie di bordo[12][59].

Le imbarcazioni militari britanniche non intrapresero azioni belliche, ma rimasero nella zona delle operazioni pronte a qualsiasi evenienza.[55]

Quarto giorno: 22 marzo

[modifica | modifica wikitesto]

L'attività francese, così come quella italiana[60], del 22 marzo fu caratterizzata da ricognizioni armate (sono decollati anche aerei dalla portaerei Charles de Gaulle)[61] e dal potenziamento logistico per le basi di Istres, Saint-Dizier, Avord e specialmente Solenzara (Corsica del Sud)[62]. Sempre il 22 marzo, in un bombardamento aereo nei pressi di Tripoli, venne ucciso il generale Jubran Husayn al-Warfali[63], comandante delle milizie lealiste nella seconda controffensiva in Cirenaica che, giunto alle porte di Bengasi, veniva richiamato in difesa della capitale libica dopo l'intervento militare NATO su mandato ONU. Gli aerei Nato bombardarono un impianto di costruzione di tubi a Brega uccidendo sei guardie della sicurezza. La Nato sostenne che l'impianto era utilizzato a scopi militari e che dei missili delle truppe pro-Gheddafi furono lanciati dal posto. L'attacco all'infrastruttura idrica avvenne nonostante che già dal 3 aprile 2011 la Libia aveva avvisato la Nato che i bombardamenti avrebbero potuto causare un "disastro umanitario ed ambientale" se fosse stato danneggiato il Grande fiume artificiale.[64] Il bombardamento costituì una violazione dei diritti umani.[65]

23-24 marzo, l'entrata in scena della NATO

[modifica | modifica wikitesto]

Il 23 marzo la NATO cominciò, secondo quanto deciso il 22 marzo e come ordinato dall'ammiraglio James Stavridis[66], a pattugliare le acque internazionali antistanti la Libia per rendere effettivo l'embargo di armi verso il Paese nordafricano. I velivoli e le navi vennero dispiegati con la facoltà di fermare e perquisire tutte le imbarcazioni sospette, ma senza mandato per entrare nelle acque territoriali libiche[67]. Le unità navali messe in campo, prese dalle forze SNMG1, SNMG2, SNMCMG1 e SNMCMG2[68], erano più di 25, affiancate da una cinquantina tra aerei ed elicotteri,[69] il tutto sottoposto al comando del Ammiraglio di Squadra Rinaldo Veri dell'Allied Maritime Command Naples.[70] All'operazione, a cui partecipano Belgio, Canada, Danimarca, Grecia, Italia, Spagna, Paesi Bassi, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti,[69] fu dato il nome di Unified Protector.[71]

Un B-2 Spirit statunitense

La Francia il 23 marzo proseguì coi voli di ricognizione appoggiati da aerocisterne e aerei AWACS[72]; lo stesso può dirsi per l'Aeronautica Militare italiana;[73] quattro CF-18 canadesi distrussero con delle bombe a guida laser un deposito di armi a Misurata,[74] dove in tarda sera rimanevano solo pochi uomini fedeli a Gheddafi.

La notte tra il 23 e il 24 marzo l'aeronautica militare e l'aviazione navale francese cessarono d'operare esclusivamente sui cieli di Bengasi: una dozzina di velivoli tra Mirage 200D e Rafale bombardarono infatti la base aerea di Giofra (a metà strada tra Hon e Ueddan) appartenente alle forze di Gheddafi, situato a circa 250 km a sud delle coste libiche. Nel corso di una delle cinque missioni iniziate nel corso della giornata, una pattuglia di Rafale individuò un aereo che stava violando la no-fly zone e lo distrusse non appena questo fu atterrato a Misurata[75]. Il 24 marzo l'aeronautica militare norvegese spostò i suoi F-16 sotto comando statunitense, che li inviò in volo di pattuglia dalla baia di Suda.[76]

L'aeronautica militare canadese fece arrivare a Sigonella due CP-140 Aurora per implementare la sorveglianza marittima a guida NATO[77], inoltre potenziò l'apparato AWACS della NATO facendo affluire uomini dalla Germania e distrusse una postazione delle forze pro-Gheddafi vicino a Misurata[78]. Dopo il tramonto la RAF lanciò alcuni missili anticarro Brimstone contro i veicoli corazzati di Gheddafi che minacciavano Agedabia[79] imitata dall'Armée de l'Air che colpì postazioni di artiglieria.[80]

Un fatto importante verificatosi nel corso della giornata del 24 marzo fu il perfezionamento dell'operazione Unified Protector cominciata ufficialmente questo giorno: l'ammiraglio James Stavridis, a capo del Supreme Headquarters Allied Powers Europe, designò il tenente generale dell'aeronautica militare canadese Charles Bouchard comandante dell'operazione.[81]

L'operazione Unified Protector

[modifica | modifica wikitesto]

Alla coalizione s'unì il 25 marzo un altro paese, il Qatar, che mise a disposizione sei Mirage 2000-5 e due C-17A, subito passati a pattugliare i cieli libici in un'operazione congiunta coi caccia francesi.[80][82] Un raid aereo delle forze della coalizione venne effettuato contro le postazioni delle brigate di Muammar Gheddafi poste a difesa della porta occidentale di Agedabia, recentemente strappata ai rivoltosi. Nella città di Tripoli la zona della residenza-bunker del dittatore fu di nuovo oggetto dei bombardamenti, mentre anche a Sirte si registrarono siti colpiti.[83] L'aeronautica norvegese bombardò un aeroporto nelle prime ore notturne della giornata.[84]

Un Mirage 2000-5 della Qatar Emiri Air Force decolla dalla baia di Suda il 25 marzo

Lo stesso 25 marzo l'operazione Unified Protector allargò i suoi scopi impiegando i propri mezzi aerei per imporre il rispetto del divieto di sorvolo in Libia, impostando il centro di comando aereo a Smirne (Turchia) e il comando tattico a Poggio Renatico.[85] Il quartier generale di Unified Protector restò comunque sempre nella base di Napoli.[81]

Nella notte del 26 marzo proseguirono gli attacchi della coalizione. Tre ordigni colpirono la periferia est di Tripoli, distruggendo una caserma militare, dove divampò un incendio ed venne abbattuta una postazione radar. Bombardamenti furono effettuati inoltre su Zliten, città 160 km a est di Tripoli e a 50 km a ovest di Misurata,[86] e l'aeronautica francese distrusse al suolo cinque Soko G-2 Galeb e due Mil Mi-35 vicino a Misurata. Nello stesso giorno, sul fronte terrestre, gli insorti riuscirono a riprendere il controllo del centro strategico di Agedabia.[87]

Lancio di un Tomahawk dalla USS Barry

L'aeronautica francese confermò la sua intenzione di colpire le zone attorno Misurata e Zliten conducendo raid contro veicoli blindati e depositi di armi il 27 marzo;[88] l'aeronautica danese invece bersagliò dei semoventi d'artiglieria a sud di Tripoli.[89] Il giorno successivo, 28 marzo, la RAF continuò a colpire blindati vicino a Misurata e depositi di munizioni attorno a Sebha.[90] Ancora il 28 marzo una piccola squadra di navi libiche, guidata dal pattugliatore Vittoria affiancato da 2 battelli minori venne affrontata vicino a Misurata da forze statunitensi; un pattugliatore P-3 Orion, colpì il Vittoria con missili AGM-65F Maverick danneggiandolo gravemente; l'azione fu proseguita da un aereo A-10 Thunderbolt II che colpì i due battelli col cannone distruggendone uno e danneggiando gravemente l'altro; nell'area era presente il cacciatorpediniere lanciamissili Barry.[91]

Il 29 marzo la zona di Bab el-Azizia, dove si trovava il bunker di Gheddafi, era ancora sotto il fuoco degli aerei della coalizione. Due forti esplosioni colpirono la residenza del dittatore, mentre a Tajura, nella periferia est della città, diversi altri obiettivi furono oggetto di attacchi.[92]

Il 31 marzo, alle ore 6:00 GMT, e come deciso tre giorni prima, la NATO prese il comando di tutte le attività militari dei paesi aderenti alla risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza ONU racchiudendo in un unico comando le operazioni connesse al rispetto della zona d'interdizione al volo, all'embargo navale di armi e alla protezioni dei civili libici.[93] Le missioni aeree, così come i lanci di missili Tomahawk, della NATO andarono continuando con attacchi a siti militari, antiaerei e alle forze di terra pro-Gheddafi, con particolare impegno dell'aeronautica francese, e britannica. In soli due giorni, fino al 2 aprile, le forze NATO condussero 178 operazioni aeree in Libia e 74 attacchi aerei, potendo contare su una forza che vantavano complessivamente 205 aerei e 21 navi, messi a disposizione da 14 paesi membri dell'alleanza.[94] Il 1º aprile si registrarono tuttavia episodi di fuoco amico per mano degli aerei NATO nei confronti dei ribelli, che ebbero morti e feriti.[95]

Nella sera del 4 aprile, dopo attacchi condotti a Sirte e Brega, tutti gli aerei statunitensi vennero esonerati dal servizio attivo e inseriti nella riserva, da impiegarsi solo se lo avesse richiesto la NATO. Furonoimpiegati dei droni USA dal 24 aprile a Tripoli.[96]

Il 9 aprile si registrò la prima violazione della zona d'interdizione al volo da quando la NATO aveva assunto il comando delle operazioni: un MiG-23 ribelle s'alzò in volo da un aeroporto vicino a Bengasi ma fu costretto da aerei NATO ad atterrare nell'aeroporto di Benina.[97]

Tra l'8 e il 10 aprile 17 blindati dell'esercito di Gheddafi vennero abbattuti a Brega e Misurata dalle forze aeronavali occidentali, mentre sempre a Misurata, ad Ajdabiya e a Bengasi continuarono i combattimenti tra i ribelli e le milizie governative.[98]

Il 12 maggio alcuni barchini posamine veloci di Muʿammar Gheddafi e una batteria costiera di lanciarazzi attaccarono alcune navi NATO che avevano bloccato l'accesso al porto di Misurata da parte dei gommoni governativi. Il cacciatorpediniere britannico HMS Liverpool (classe Type 42) aperse il fuoco col cannone costringendo i barchini a ritirarsi e ridusse al silenzio i lanciarazzi[99].

A fine maggio 8 navi di Gheddafi furono distrutte dalla NATO nel corso di un raid aereo notturno nel porto di Tripoli. Le operazioni della NATO portarono alla conquista di Tripoli, Sirte e di quasi tutta la Libia.

Il 20 ottobre 2011 Gheddafi venne ucciso dai ribelli mentre si nascondeva; ciò comportò la definitiva liberazione della Libia, e a fine ottobre le forze della NATO si ritirarono.

La partecipazione italiana alle operazioni belliche

[modifica | modifica wikitesto]

Il 28 aprile vi fu il primo coinvolgimento dei cacciabombardieri italiani, in operazioni di attacco al suolo, nei confronti di obbiettivi militari libici. L'operazione venne condotta da una coppia di Tornado IDS del 6º Stormo di Ghedi[100], decollati dalla base aerea di Trapani-Birgi, nella zona della città di Misurata.

Analoghe operazioni di attacco al suolo, eseguite sempre da una coppia di Tornado IDS, sono state effettuate il 29 aprile, e in tutti gli altri giorni a seguire dell'operazione militare.

A queste operazioni, durante il prosieguo del conflitto, presero parte anche 8 cacciabombardieri AV8 Harrier II Plus della portaerei Giuseppe Garibaldi, ed un'aliquota imprecisata di cacciabombardieri AMX Ghibli.

Le basi militari usate dalla coalizione

[modifica | modifica wikitesto]
Mappa delle basi militari impiegate durante l'intervento militare

Di seguito un elenco delle basi militari appoggianti:

Forze in campo

[modifica | modifica wikitesto]
B-2A Spirit dell'USAF e fregata Cumberland della Royal Navy.
E-3 AWACS della NATO e un aereo cargo dell'USAF C-17 Globemaster.
Nel corso delle operazioni furono impiegate dai Tornado e dagli AMX dell'Aeronautica e dagli Harrier della Marina Militare 313 GBU a guida laser e 345 JDAM a guida GPS sia da 227 che da 454 chili (costo medio di 40.000 euro/ordigno) oltre a 25 missili da crociera Storm Shadow (SCALP) (1 mln/ordigno[129]), su obiettivi fissi (depositi, postazioni d'artiglieria, centri di comando e controllo, radar) dislocati tra Brega, Sirte, Misurata, Tripoli e Sebha[130]. Il costo totale della missione italiana in Libia, comprensiva anche degli oneri sostenuti per le attività di accoglienza, gestione e rimpatrio dei profughi e degli emigranti, fu pari a 700 milioni di euro in tre mesi di operazioni: queste risorse provenivano dai fondi ordinari destinati al Ministero della Difesa[131][132].
L'Italia condusse, dal 28 aprile 2011, 1.900 missioni (di cui 310 per attacchi al suolo contro obiettivi predeterminati, 146 di neutralizzazione delle difese aeree nemiche[133][134]) per un totale di 7.300 ore di volo, l'utilizzo di Eurofighter, Tornado, AMX, Predator, KC-130 e KC-767 in missioni di ricognizione, pattugliamento, difesa aerea, rifornimento in volo, di neutralizzazione di obiettivi militari e la messa a disposizione di 7 basi aeree.[135]
  1. ^ Ecco la coalizione dei "volenterosi" Chi partecipa all'intervento in Libia- LASTAMPA.it, su www3.lastampa.it. URL consultato il 22 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 22 marzo 2011).
  2. ^ Libia: promozione di massa forze armate - Top News - ANSA.it.
  3. ^ FOTO: Amm. Veri: 'Embargo severo nel Mediterraneo' - Photostory Primopiano - ANSA.it.
  4. ^ a b (EN) Mullen says no-fly zone "effectively in place", su af.mil, 20 marzo 2011. URL consultato il 22 marzo 2011.
  5. ^ a b (EN) U.S. Naval Forces Open Odyssey Dawn, Prepare No-Fly Zone, su navy.mil, 19 marzo 2011. URL consultato il 20 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 22 marzo 2011).
  6. ^ a b c d (EN) Strike Against Libyans, su raf.mod.uk, 20 marzo 2011. URL consultato il 21 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 24 marzo 2011).
  7. ^ a b (EN) Operation MOBILE, su cefcom-comfec.forces.gc.ca. URL consultato il 29 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 9 marzo 2011).
  8. ^ (EN) Frank Gardner, Libya: Who is propping up Gaddafi?, BBC, 23 febbraio 2011. URL consultato il 19 marzo 2011.
  9. ^ (EN) Adrian Blomfield, Libya: foreign mercenaries terrorising citizens, The Daily Telegraph, 23 febbraio 2011. URL consultato il 4 novembre 2011.
  10. ^ (EN) Huma Khan, Moammar Gadhafi's Private Mercenary Army 'Knows One Thing: To Kill', ABC, 22 febbraio 2011. URL consultato il 4 novembre 2011.
  11. ^ (EN) Nick Meo, African mercenaries in Libya nervously await their fate, The Daily Telegraph, 27 febbraio 2011. URL consultato il 4 novembre 2011.
  12. ^ a b (EN) Task force commander provides Libya update, su af.mil, 22 marzo 2011. URL consultato il 23 marzo 2011.
  13. ^ (EN) Libya conflict: NATO loses drone helicopter, BBC News, 21 giugno 2011. URL consultato il 4 novembre 2011.
  14. ^ (EN) U.S. Navy drone missing over Libya was 'shot down' by Gaddafi's forces, Daily Mail, 6 agosto 2011. URL consultato il 4 novembre 2011.
  15. ^ LIBIA: F-16 EMIRATI ESCE DI PISTA IN ATTERRAGGIO A SIGONELLA [collegamento interrotto], su agi.it, 27 aprile 2011. URL consultato il 28 marzo 2011.
  16. ^ (EN) RAF Airman Dies In Italy Road Crash, Sky News, 21 luglio 2011. URL consultato il 4 novembre 2011.
  17. ^ (EN) Tributes to airman killed in crash during Operation Ellamy in Italy[collegamento interrotto], 24 luglio 2011. URL consultato il 4 novembre 2011.
  18. ^ (EN) Three Dutch marines captured during rescue in Libya, BBC News, 3 marzo 2011. URL consultato il 4 novembre 2011.
  19. ^ (EN) Operational Media Update, su nato.int, 25 ottobre 2011. URL consultato il 4 novembre 2011.
  20. ^ (EN) Rights group: Libyan rebels loot seized towns, su news.yahoo.com, 13 luglio 2011. URL consultato il 4 novembre 2011.
  21. ^ (EN) Gaddafi denounces foreign intervention, su english.aljazeera.net, 20 marzo 2011. URL consultato il 4 novembre 2011.
  22. ^ (EN) Coalition targets Gadhafi compound, su edition.cnn.com, 21 marzo 2011. URL consultato il 4 novembre 2011.
  23. ^ Oliver Imhof, Ten years after the Libyan revolution, victims wait for justice, in Airwars, 18 marzo 2021. URL consultato l'8 marzo 2022.
  24. ^ a b c Raid dei caccia francesi attorno a Bengasi. Migliaia di civili in fuga dalla città. Il Colonnello nega l'attacco e dice a Obama: i libici moriranno per me, su corriere.it, 19 marzo 2011. URL consultato il 21 marzo 2011.
  25. ^ (NL) Operation Freedom Falcon, su mil.be. URL consultato il 27 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 10 luglio 2011).
  26. ^ a b (FR) Libia: inizio delle operazioni aeree francesi, su defense.gouv.fr. URL consultato il 20 marzo 2011.
  27. ^ (EN) I SOLDI DEL PETROLIO, LE MENZOGNE DI GHEDDAFI, GLI EGOISMI E LE TENTAZIONI DELL’OCCIDENTE, su medarabnews.com, 25 febbraio 2011. URL consultato il 29 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2011).
  28. ^ Gheddafi in piazza a Tripoli: Difendete il paese», in Corriere della Sera, 25 febbraio 2011. URL consultato il 25 febbraio 2011.
  29. ^ In Libia diecimila morti. Obama: «Violenza mostruosa, i responsabili dovranno rispondere», in Corriere della Sera, 23 febbraio 2011. URL consultato il 25 febbraio 2011.;
    Libia: UE, accordo embargo armi e congelamento beni [collegamento interrotto], in Aginews, 25 febbraio 2011. URL consultato il 25 febbraio 2011.;
    Libia: Usa da' via libera a sanzioni [collegamento interrotto], in ansa, 26 febbraio 2011. URL consultato il 27 febbraio 2011.;
    Libia: UE, decise sanzioni contro Regime Gheddafi [collegamento interrotto], in AGINews, 28 febbraio 2011. URL consultato il 28 febbraio 2011.
  30. ^ E gli Usa valutano la consistenza dello scudo missilistico di Gheddafi, in Corriere della Sera, 2 marzo 2011. URL consultato il 2 marzo 2011.;
    Libia: grandi manovre navi USA e Gran Bretagna nel Mediterraneo, in Asca, 2 marzo 2011. URL consultato il 2 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2011).;
    Libia, venti di guerra nel Mediterraneo, in BlogSicilia, 2 marzo 2011. URL consultato il 2 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2011).
  31. ^ Sono disgustato, Gheddafi se ne vada, in Corriere della Sera, 3 marzo 2011. URL consultato il 3 marzo 2011.;
    Libia, Corte penale Aja apre inchiesta per crimini contro umanità, in TM news, 3 marzo 2011. URL consultato il 3 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 21 luglio 2011).;
    Libia, l’opzione militare resta sul tavolo, in euronews, 4 marzo 2011. URL consultato il 4 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2011).
  32. ^ La battaglia per rovesciare il regime non si ferma. Allerta dell'Interpol per Gheddafi., in info OGGI, 5 marzo 2011. URL consultato il 7 marzo 2011 (archiviato dall'url originale l'8 agosto 2011).;
    Libia nel caos. I ribelli controllano Brega. Allerta Interpol su Gheddafi. Napolitano: si fermi la violenza, in Il Sole 24ore, 5 marzo 2011. URL consultato il 7 marzo 2011.;
    Libia: allerta Interpol su Gheddafi e 15 altri… (ANSA), in Dago Spia, 5 marzo 2011. URL consultato il 7 marzo 2011.
  33. ^ Libia: Clinton, decisione su 'No-fly zone' spetta a ONU e non agli USA, in asca, 9 marzo 2011. URL consultato il 9 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 9 giugno 2011).
  34. ^ Gheddafi invia uomo al Cairo per Lega araba, Obama e Cameron preparano la no-fly zone, in il sole 24 ore, 9 marzo 2011. URL consultato il 9 marzo 2011.;
    La trappola dell’intervento, in Limes, 8 marzo 2011. URL consultato l'8 marzo 2011.
  35. ^ Claudio Tito, Napolitano: “Le bombe contro Gheddafi? Basta distorsioni ridicole: decise Berlusconi, non io”, La Repubblica, 3 agosto 2017..
  36. ^ (EN) Security Council Approves ‘No-Fly Zone’ over Libya, Authorizing "All Necessary Measures" to Protect Civilians, by Vote of 10 in Favour with 5 Abstentions, su un.org, 17 marzo 2011. URL consultato il 21 marzo 2011.
  37. ^ a b (EN) Operazione Mobile, su cefcom-comfec.forces.gc.ca. URL consultato il 20 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 9 marzo 2011).
  38. ^ Libia, 24 leader al tavolo dell'Eliseo, Berlusconi vicino Zapatero [collegamento interrotto], su lapoliticaitaliana.it, 19 marzo 2011.
  39. ^ Attacco a Gheddafi: dopo i raid francesi i missili americani colpiscono Tripoli, in Il Messaggero, 19 marzo 2011. URL consultato il 19 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 21 marzo 2011).;
    Da Parigi via libera all'attacco Sarkozy: "Gheddafi non ci ha ascoltati", in Repubblica, 19 marzo 2011. URL consultato il 19 marzo 2011.
    Da Parigi via libera all'attacco «Ma Gheddafi può evitare il peggio», in Corriere della sera, 19 marzo 2011. URL consultato il 19 marzo 2011.;
    Da Parigi via libera all'attacco Sarkozy: "Gheddafi non ci ha ascoltati", in Repubblica, 19 marzo 2011. URL consultato il 19 marzo 2011.
  40. ^ "Odissey Dawn", 110 missili Usa contro il Raìs, su ansa.it, 20 marzo 2011. URL consultato il 20 marzo 2011.
  41. ^ a b (EN) International Coalition Strikes Libyan Air Defenses, su navy.mil, 20 marzo 2011. URL consultato il 21 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 25 marzo 2011).
  42. ^ (EN) Cruise strike hits Gaddafi: "We will not stand by and let this dictator murder his own people", su dailymail.co.uk, 20 marzo 2011. URL consultato il 20 marzo 2011.
  43. ^ In totale sono 25 le unità navali e sottomarine statunitensi e britanniche dispiegatesi per l'operazione Odyssey Dawn. Cfr. in (EN) Coalition launches "Operation Odyssey Dawn", in af.mil, 19 marzo 2011. URL consultato il 22 marzo 2011.
  44. ^ Rainews24.it. URL consultato il 21 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 22 marzo 2011).
  45. ^ La Marina Militare in campo per la crisi libica e i flussi migratori, su marina.difesa.it, 21 marzo 2011. URL consultato il 21 marzo 2011.
  46. ^ (EN) B-2 enforces no-fly zone, su af.mil, 20 marzo 2011. URL consultato il 22 marzo 2011.
  47. ^ (EN) U.S. Air Force aircraft strike Libya, su af.mil, 20 marzo 2011. URL consultato il 22 marzo 2011.
  48. ^ (FR) Task Force 473: visita del comandante dell'operazione Odyssey Dawn, su defense.gouv.fr, 22 marzo 2011. URL consultato il 24 marzo 2011.
  49. ^ (FR) Partenza della portaerei Charles de Gaulle, su defense.gouv.fr, 21 marzo 2011. URL consultato il 22 marzo 2011.
  50. ^ (EN) 26th MEU aims to safeguard Libyans, key city, su usmc.mil, 21 marzo 2011. URL consultato il 22 marzo 2011.
  51. ^ (EN) Second UK strike against Libyan defence assets, su raf.mod.uk, 20 marzo 2011. URL consultato il 21 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 5 aprile 2011).
  52. ^ 'Odyssey Dawn': rientrati 6 Tornado AM, su aeronautica.difesa.it. URL consultato il 21 marzo 2011.
  53. ^ a b Prime missioni Tornado concluse positivamente, su aeronautica.difesa.it, 22 marzo 2011. URL consultato il 23 marzo 2011.
  54. ^ (EN) Typhoons at Gioia, su raf.mod.uk, 21 marzo 2011. URL consultato il 23 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 5 aprile 2011).
  55. ^ a b (EN) Operation Having Effect, su raf.mod.uk, 22 marzo 2011. URL consultato il 23 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 5 aprile 2011).
  56. ^ (EN) Canadian fighters conduct first mission in Libya [collegamento interrotto], su airforce.forces.gc.ca, 22 marzo 2011. URL consultato il 23 marzo 2011.
  57. ^ a b (NL) Vier F-16’s in Libië [collegamento interrotto], su mil.be, 22 marzo 2011. URL consultato il 23 marzo 2011.
  58. ^ (EN) F-15E incident in Libya; crew recovered, su af.mil, 22 marzo 2011. URL consultato il 23 marzo 2011.
  59. ^ (EN) Marines rescue downed pilot after fighter jet crashes in Libya, su marines.mil, 22 marzo 2011. URL consultato il 23 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 25 marzo 2011).
  60. ^ Libia - Odissea all'Alba - 22 marzo, su difesa.it, 22 marzo 2011. URL consultato il 28 marzo 2011.
  61. ^ (FR) Libia: prima missione aerea per la TF473, su defense.gouv.fr, 23 marzo 2011. URL consultato il 25 marzo 2011.
  62. ^ (FR) Libia: 4° punto della situazione, su defense.gouv.fr, 23 marzo 2011. URL consultato il 25 marzo 2011.
  63. ^ LIVE: Libyan Unrest: No fly zone over Libya appears to be entering fourth night in Tripoli - 22 marzo, su feb17.info, 22 marzo 2011. URL consultato il 29 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale il 17 settembre 2011).
  64. ^ GMR (Great Man-Made River) Water Supply Project - Water Technology, su water-technology.net. URL consultato il 20 aprile 2015.
  65. ^ NATO bombs the Great Man-Made River, su humanrightsinvestigations.org. URL consultato il 20 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 7 giugno 2015).
  66. ^ (EN) Statement by the NATO Secretary General on Libya arms embargo, su nato.int. URL consultato il 24 marzo 2011.
  67. ^ (EN) NATO and Libya, su nato.int. URL consultato il 24 marzo 2011.
  68. ^ (EN) NATO ready to support international efforts on Libya, su nato.int. URL consultato il 24 marzo 2011.
  69. ^ a b (EN) NATO Arms Embargo against Libya - Operation UNIFIED PROTECTOR (PDF), su jfcnaples.nato.int. URL consultato il 27 marzo 2011.
  70. ^ (EN) NATO ships move to enforce UN arms embargo, su nato.int. URL consultato il 24 marzo 2011.
  71. ^ (EN) Operation Unified Protector Launched--"We have shut the front door", su jfcnaples.nato.int, 24 marzo 2011. URL consultato il 26 marzo 2011.
  72. ^ (FR) Libia: 5° punto della situazione, su defense.gouv.fr, 24 marzo 2011. URL consultato il 25 marzo 2011.
  73. ^ Libia - Odissea all'Alba - 23 marzo, su difesa.it, 23 marzo 2011. URL consultato il 28 marzo 2011.
  74. ^ (EN) Update on CF Operations in Libya - 23 marzo [collegamento interrotto], su forces.gc.ca, 23 marzo 2011. URL consultato il 26 marzo 2011.
  75. ^ (FR) Libia: 6° resoconto dell'operazione Harmattan, su defense.gouv.fr, 24 marzo 2011. URL consultato il 25 marzo 2011.
  76. ^ (NO) To norske F16-fly har tatt av fra Souda Bay-basen, su dagbladet.no, 24 marzo 2011. URL consultato il 29 marzo 2011.; (NO) Her flyr norske jagerfly mot Libya, su vg.no, 24 marzo 2011. URL consultato il 29 marzo 2011.
  77. ^ (EN) Update on CF Operations in Libya - 24 marzo [collegamento interrotto], su forces.gc.ca, 24 marzo 2011. URL consultato il 25 marzo 2011.
  78. ^ a b (EN) Update on CF Operations in Libya - 25 marzo [collegamento interrotto], su forces.gc.ca, 25 marzo 2011. URL consultato il 29 marzo 2011.
  79. ^ (EN) RAF Tornados attack Libyan armoured vehicles, su raf.mod.uk, 25 marzo 2011. URL consultato il 25 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 5 aprile 2011).
  80. ^ a b (FR) Libia: 7° resoconto dell'operazione Harmattan, su defense.gouv.fr, 26 marzo 2011. URL consultato il 28 marzo 2011.
  81. ^ a b (EN) Unified Protector, su jfcnaples.nato.int. URL consultato il 26 marzo 2011.
  82. ^ a b (EN) New coalition member flies first sortie enforcing no-fly zone over Libya, su af.mil, 25 marzo 2011. URL consultato il 26 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 4 maggio 2011).
  83. ^ Libia, continuano i raid su Tripoli e Sirte, su Adnkronos/Aki, 25 marzo 2011. URL consultato il 26 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 14 giugno 2011).
  84. ^ (NO) Norske fly bombet flybase i Libya i natt, su dagbladet.no, 26 marzo 2011. URL consultato il 29 marzo 2011.
  85. ^ (EN) NATO No-Fly Zone over Libya - Operation UNIFIED PROTECTOR (PDF), su jfcnaples.nato.int. URL consultato il 27 marzo 2011.
  86. ^ Libia: tre forti esplosioni a Tripoli - Top News - ANSA.it.
  87. ^ LIBIA: RIBELLI, LEALISTI IN RITIRATA VERSO MARSA EL-BREGA, in La Repubblica, 26 marzo 2011. URL consultato il 7 aprile 2016.
  88. ^ (FR) Libia: 9° punto della situazione, su defense.gouv.fr, 27 marzo 2011. URL consultato il 28 marzo 2011.
  89. ^ (DA) Mission Update 27. marts [collegamento interrotto], su forsvaret.dk, 27 marzo 2011. URL consultato il 29 marzo 2011.
  90. ^ (EN) March 28th Updates, su libyafeb17.com, 28 marzo 2011. URL consultato il 29 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 23 agosto 2011).; (EN) Libya: UK and France urge supporters to drop Gaddafi, su bbc.co.uk. URL consultato il 29 marzo 2011.
  91. ^ (EN) US Navy P-3C, USAF A-10 and USS Barry Engage Libyan Vessels, su navy.mil. URL consultato il 29 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 30 aprile 2011).
  92. ^ Libia: esplosioni a Tripoli - Top News - ANSA.it.
  93. ^ (EN) NATO and Libya - Operation Unified Protector, su nato.int. URL consultato il 1º aprile 2011.; (EN) NATO takes command in Libya air operations, su nato.int. URL consultato il 1º aprile 2011.
  94. ^ Libia, Nato: da ieri 74 attacchi aerei - Top News - ANSA.it.
  95. ^ (EN) Libya: Coalition air strike near Brega kills rebels, su webcitation.org, 2 aprile 2011. URL consultato il 5 aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2011).
  96. ^ (EN) Libya Live Blog - April 4, su webcitation.org, 4 aprile 2011. URL consultato il 5 aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 4 aprile 2011).
  97. ^ (EN) NATO forces Libyan rebel's fighter jet to land, su channelnewsasia.com, 10 aprile 2011. URL consultato il 10 aprile 2011 (archiviato dall'url originale l'11 aprile 2011).
  98. ^ Libia, la Nato ha colpito 17 blindati governativi | euronews, mondo, su it.euronews.net. URL consultato il 10 aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 15 aprile 2011).
  99. ^ Liverpool's gun silences Gaddafi rocket battery - 12 May 2011 [collegamento interrotto], su navynews.co.uk. URL consultato il 19 maggio 2011.
  100. ^ rassegna.governo.it (archiviato dall'url originale il 22 ottobre 2016).
  101. ^ Copia archiviata, su agrigentooggi.it. URL consultato il 27 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016). agrigentooggi.it
  102. ^ a b (FR) Opération Harmattan / Libye, su defense.gouv.fr, 20 marzo 2011. URL consultato il 5 aprile 2011.
    (FR) Opération Harmattan, su defense.gouv.fr, 3 aprile 2011. URL consultato il 5 aprile 2011.
  103. ^ Libia: aeroporto Trapani-Birgi chiuso per esigenze militari (nndl).
  104. ^ "Libia, inizia l'operazione Odissea all'alba Napoli quartier generale dell'offensiva: «A Capodichino si decide quando colpire». URL consultato il 23 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 24 luglio 2011).
  105. ^ [1]
  106. ^ Operation Odyssey Dawn/Unified Protector :: F-16.net.
  107. ^ Qatar Fighter Jets Land at Greek Base En Route for Libya No-fly Zone Duty.
  108. ^ Ministry of Defence.
  109. ^ https://www.elpais.com/articulo/internacional/F-18/espanoles/estan/listos/actuar/han/participado/mision/elpepuint/20110320elpepuint_20/Tes Los F-18 españoles están listos para actuar pero aun no han participado en ninguna misión - In effetti gli F/A18 spagnoli di Torrejon sono stati ridislocati a Decimomannu
  110. ^ http://www.kansascity.com/2011/03/20/2739915/glance-of-assets-for-libya-military.html[collegamento interrotto] Glance of assets for Libya military action
  111. ^ (EN) Trapani, Italia ( Website Youtube), su youtube.com.
  112. ^ (NL) Mission Libye, su mil.be. URL consultato il 5 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 14 novembre 2011).
  113. ^ (EN) Bulgaria's Drazki Frigate Ready to Set sail for Libya, su standartnews.com. URL consultato il 15 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 26 luglio 2012).; (EN) Bulgarian frigate on its way to Libyan coast, su thesofiaecho.com, 30 marzo 2011. URL consultato il 15 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 31 agosto 2011).; (EN) Bulgarian Frigate Sets Out for Libya Embargo Operation April 27, su novinite.com, 21 aprile 2011. URL consultato il 15 maggio 2011.
  114. ^ (EN) Canadian warship en route, JTF2 sent to Libya [collegamento interrotto], su ottawacitizen.com, 2 marzo 2011. URL consultato il 15 maggio 2011.
  115. ^ Il Messaggero, su ilmessaggero.it. URL consultato il 22 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 18 aprile 2015).
  116. ^ (DA) Denmark to send squadron on Libya op, su politiken.dk. URL consultato il 27 marzo 2011.
  117. ^ (NO) Norge bomber mest i Libya, su dagbladet.no. URL consultato il 5 novembre 2011.
  118. ^ UAE updates support to UN resolution 1973, 24 marzo 2011.
  119. ^ Libya Live Blog - March 24, Al Jazeera English, 24 marzo 2011. URL consultato il 25 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 24 marzo 2011).
  120. ^ (EN) French official: helicopters being sent to Libya, CNSnews.com, 23 maggio 2011. URL consultato il 5 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 10 agosto 2014).
  121. ^ (EN) After hesitation, Jordan joins in Libya no-fly campaign, su allheadlinenews.com, 6 aprile 2011. URL consultato il 10 aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 12 aprile 2011).
  122. ^ (EN) Greek Defence Ministry: No participation in operations outside the NATO, su keeptalkinggreece.com, 20 marzo 2011. URL consultato il 27 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 25 marzo 2011).
  123. ^ (EL) Πρώτη Γραμμή — ΣΚΑΪ, su skai.gr, 21 marzo 2011. URL consultato il 27 marzo 2011.
  124. ^ (EN) Greece’s Participation in Operation against Libya Costs 1 Million Euros Daily, su greece.greekreporter.com, 21 marzo 2011. URL consultato il 27 marzo 2011.
  125. ^ camera.it (PDF).
  126. ^ adnkronos.com. URL consultato il 16 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 31 agosto 2014).
  127. ^ Libia - Odissea all'Alba - 24 marzo, su difesa.it, 29 marzo 2011. URL consultato il 29 marzo 2011.; Libia - Odissea all'Alba - 29 marzo, su difesa.it, 24 marzo 2011. URL consultato il 28 marzo 2011.
  128. ^ Ministero della Difesa - Operazione "Unified Protector": navi italiane partecipano all'embargo, su difesa.it, 26 marzo 2011. URL consultato il 16 aprile 2011.
  129. ^ IlSole24ore.it.
  130. ^ Libia, jet italiani in prima linea, Gianandrea Gaiani, Il Sole24Ore, 27 maggio 2011.
  131. ^ tmnews.it (archiviato dall'url originale il 4 giugno 2013).
  132. ^ lastampa.it, su www3.lastampa.it. URL consultato il 16 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 16 giugno 2011).
  133. ^ huffingtonpost.it.
  134. ^ IlSole24Ore.it.
  135. ^ Aeronautica Militare Italiana - Comunicato Stampa (PDF).
  136. ^ (NO) Her letter de på vei mot Libya, su adressa.no, 22 marzo 2011. URL consultato il 27 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 23 marzo 2011).
  137. ^ (NO) Norske F-16 kan kan være i kamp denne uken - VG Nett om Libya, su vg.no, 22 marzo 2011. URL consultato il 27 marzo 2011.
  138. ^ (NO) Kristoffer Egeberg, Torgeir P. Krokfjord, To norske F16-fly har tatt av fra Souda Bay-basen, in Dagbladet.
  139. ^ (NO) Rune Thomas Ege, Jon Magnus, Kari Tone Sperstad, Jostein Matre, Geir Arne Kippernes, Her flyr norske jagerfly mot Libya, in Verdens Gang, 24 marzo 2011.
  140. ^ (NL) Kabinet besluit tot deelname aan acties Libië, su trouw.nl, 22 marzo 2011.
  141. ^ (EN) Dutch troops to boost no-fly zone, su rnw.nl, 25 marzo 2011. URL consultato il 27 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 9 luglio 2014).
  142. ^ (EN) Netherlands to join NATO operation against Libya, su rnw.nl, 22 marzo 2011. URL consultato il 27 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 26 marzo 2011).
  143. ^ (EN) UPDATE 1-Qatar fighter jets expected at Greek base, in Reuters, 21 marzo 2011. URL consultato il 27 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 30 giugno 2018).
  144. ^ Typhoon Joins Tornado in Libya Ground Attack Operations, su mod.uk, UK, Ministry of Defence. URL consultato il 19 maggio 2011 (archiviato il 22 aprile 2011).
  145. ^ (EN) Panoramica dell'operazione Ellamy (PDF), su raf.mod.uk. URL consultato il 28 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 6 aprile 2011).
  146. ^ (EN) SAS 'Smash' squads on the ground in Libya to mark targets for coalition jets, in Daily Mail, 21 marzo 2011.
  147. ^ (EN) Mission aborted on orders of SAS: RAF attack is halted after troops spot human shields, in Daily Mail, 22 marzo 2011.
  148. ^ (RO) (RO) Traian Basescu: Romania va trimite fregata Regele Ferdinand cu 205 militari in Mediterana pentru operatiuni de blocare a oricarei nave suspecte ca transporta armament, su hotnews.ro, 22 marzo 2011. URL consultato il 22 marzo 2011.
  149. ^ (ES) España intervendrá con cuatro cazas F-18, su elpais.com, El Pais, 19 marzo 2011.
  150. ^ (EN) Libya - UP, su forsvarsmakten.se. URL consultato il 5 aprile 2011 (archiviato dall'url originale l'11 agosto 2011).
  151. ^ (EN) Swedish Gripen planes headed to Libya, su thelocal.se, 2 aprile 2011. URL consultato il 5 aprile 2011.
  152. ^ (DE) Nato startet Seeblockade gegen Gaddafi, Spiegel Online, 23 marzo 2011.
  153. ^ (EN) Parliament OKs Turkey's involvement in Libya [collegamento interrotto], su Forbes, 24 marzo 2011.
  154. ^ Libya no-fly zone should be 'easy', su news24.com, News24, 19 marzo 2011. URL consultato il 19 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 19 marzo 2011).
  155. ^ Danish F-16s land in Sicily, Canada, Spain, U.S. jets flying in for action against Libya, su macleans.ca, 19 marzo 2011. URL consultato il 19 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 19 marzo 2011).
  156. ^ RAF strikes against Gaddafi's forces branded 'a success' as bombed out tanks and cars litter the roads near Benghazi, in Daily Mail, 21 marzo 2011. URL consultato il 21 marzo 2011.
  157. ^ Libya live blog: Benghazi doctor says 95 people killed by pro-Gadhafi assault, in Blogs, CNN, 20 marzo 2011. URL consultato il 21 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 19 aprile 2015).
  158. ^ Cyprus Libya Diplomacy, su breitbart.com, Breitbart, 18 marzo 2011. URL consultato il 21 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 19 settembre 2011).

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]