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Europa centrale

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Europa centrale
Il Danubio a Budapest
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Linguelingue germaniche, lingue slave (occidentali e meridionali), lingua ungherese, lingue romanze
Fusi orariUTC+1 (Central European Time)
UTC+2 (Romania)
Stati e regioni dell'Europa centrale, secondo uno dei vari criteri esistenti.
L'Europa Centrale secondo Peter Jordan.

L'Europa centrale, anche definita Mitteleuropa o Europa danubiana, è una regione dell'Europa, compresa tra l'Europa occidentale e l'Europa orientale e tra l'Europa settentrionale e l’Europa meridionale, per quanto variamente definite.

Il concetto di Europa centrale, così come quello di una sua identità culturale, è in qualche modo elusivo.[1][2][3] Tuttavia la maggior parte degli studiosi asserisce che una distinta cultura centro-europea esiste, per quanto controversa e dibattuta possa essere tale nozione.[4][5] Si basa sulle somiglianze che derivano da caratteristiche storiche, sociali e culturali[4][6] e si caratterizza per essere stata una delle più ricche fonti mondiali di talento creativo tra il XVII e il XX secolo.[7] Una pubblicazione delle Nazioni Unite impiega otto fattori «per definire una regione culturale chiamata Europa centrale»;[8] Cross Currents: A Yearbook of Central European Culture definisce l'Europa centrale come «un Occidente abbandonato».[9]

Si tratta quindi di territori che condividono una storia, di opposizione all'Est rappresentato dall'Impero ottomano e dalla Russia Imperiale, e, almeno fino alla prima guerra mondiale, di distinzione dall'Ovest in quanto conservatori opposti alle moderne idee liberali, acquisite con la Rivoluzione francese. Tale concetto è di conseguenza entrato in crisi a partire dalla dissoluzione degli imperi (tedesco, austro-ungarico, russo e ottomano), con la nascita di stati-nazione, e soprattutto dalla divisione della regione tra Patto di Varsavia e NATO durante la guerra fredda, al termine della quale l'interesse per tale regione è tornato d'attualità.[10]

Negli anni 2000 l'Europa centrale sta attraversando una fase di «risveglio strategico».[11] L'economia mostra ancora forti disparità rispetto ai livelli di reddito e agli standard di vita: l'Europa centrale comprende alcune delle regioni più ricche d'Europa, ma anche alcune delle più povere.[12]

Suddivisione dell'Europa secondo l'istituto cartografico tedesco Ständiger Ausschuss für geographische Namen.
Aree considerate centro europee in Italia.
Stati dei monti Carpazi
Centro Europa Geografico.
Il bassopiano pannonico, tra le Alpi, i Carpazi e la Sava-Danubio

L'estensione dell'Europa centrale è oggetto di dibattito, ma vi sono due confini certi: uno a nord segnato dal Mar Baltico e uno a sud, delineato dalle Alpi, che separa questa zona del vecchio continente dall'Europa meridionale. Secondo la maggior parte delle fonti, la Mitteleuropa include:

Alcune fonti vi aggiungono inoltre talune regioni di stati circonvicini, per ragioni storiche e culturali, seppure con alcune differenze climatiche e geografiche:

Regioni floristiche in Europa

Tra le Alpi e il Baltico

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I confini geografici tra l'Europa centrale e le regioni vicine (Europa settentrionale ed Europa meridionale) sono definiti dal mar Baltico, le Alpi e la linea Isonzo-Krka-Sava-Danubio. I confini geografici rispetto all'Europa occidentale e all'Europa orientale (con l'eccezione del fiume Reno) sono men definiti, e il confine storico-culturale si è spostato più volte nel tempo.

Bassopiano germanico, bassopiano pannonico e monti Carpazi

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La parte settentrionale è coperta in buona parte dal bassopiano germanico. I monti Carpazi dividono la pianura europea in due sezioni: il bassopiano pannonico centro-europeo ad ovest[14] e la pianura sarmatica ad est. A sud il bassopiano pannonico è limitato dai fiumi Sava e Danubio.[15] Tale area corrisponde ai confini dell'antica Austria-Ungheria. Il bassopiano pannonico si estende in Austria, Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Ungheria, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia e Ucraina.

Alpi Dinariche

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Come estensione sud-orientale delle Alpi,[16] le Alpi Dinariche ricoprono 650 km lungo la costa del mar Adriatico, dalle Alpi Giulie nel nord-ovest fino al massiccio Šar-Korab a sud-est. Secondo talune fonti, tale catena montuosa è classificata come europa centro-meridionale.[17]

La flora centro-europea occupa tutto il centro europa geografico e comprende la foresta temperata latifoglie decidua.

Storia del concetto di Europa centrale

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Una visione prebellica (1902) dell'Europa centrale[18]

     Paesi e regioni centro-europee: Germania ed Austria-Ungheria (con l'eccezione di Dalmazia e Bosnia-Erzegovina)

     Regioni di transizione tra Europa Centrale ed Europa Orientale: Romania

Secondo il geografo francese Emmanuel de Martonne, nel 1927 l'Europa centrale includeva, in base a criteri geografici e culturali: Germania, Svizzera, Austria, Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria e Romania. Italia e Jugoslavia non venivano considerate a causa della loro posizione prevalentemente esterna allo spazio centro-europeo.[19]

Belle Époque

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Lo stesso argomento in dettaglio: Belle Époque.
Mappa dei piani tedeschi di un «nuovo ordine politico» in Europa centrale ed orientale dopo i trattati di Brest-Litovsk del 9 febbraio 1918 e del 3 marzo 1918 e del trattato di Bucarest del 7 maggio 1918.

     Germania e suoi alleati

     Aree delle parti russe della Polonia e dell'Armenia da annettere alla Germania/Turchia

     Stati semi-autonomi sotto completo controllo tedesco - futura annessione

     Nuovi paesi - economicamente e amministrativamente dipendenti dalla Germania

     Ucraina – sotto controllo economico tedesco

     Pianificata Repubblica Tatara – area di colonizzazione tedesca

     Paesi politicamente ed economicamente legati alla Germania

     Pianificata Repubblica Transcaucasica – politicamente legata alla Germania

     Stati cosacchi semi-autonomi all'interno della Russia – sfera d'influenza tedesca

Il concetto di Europa centrale era già conosciuto all'inizio del XIX secolo[20], ma inizia a divenire oggetto di intenso interesse a partire dal XX secolo. In principio l'idea di Europa centrale mescolava scienza, politica ed economia ed era strettamente connessa all'aspirazione della crescente economia tedesca di dominare una parte del continente, detta Mitteleuropa. Tale termine tedesco divenne talmente di moda da essere utilizzato anche in altre lingue per indicare i territori dal Reno alla Vistola (talvolta al Dnepr) e dal mar Baltico ai Balcani.[21][22]

Il 21 gennaio 1904 venne fondata a Berlino l'Associazione Economica Centro-Europea (Mitteleuropäischer Wirtschaftsverein), volta all'integrazione economica di Impero tedesco e Impero austro-ungarico (con l'eventuale estensione a Svizzera, Belgio e Lussemburgo).

Nel 1915 Friedrich Naumann, teorico del pangermanesimo, pubblica il saggio Mitteleuropa,[23] in cui indica la necessità di una federazione economica centro-europea al termine della grande guerra. L'idea di Naumann era che la federazione avesse al suo centro Germania e Austria-Ungheria, ma comprendesse anche altre nazioni, esterne all'Alleanza anglo-francese e alla Russia.[24] Tale concetto si perse con la sconfitta tedesca e la dissoluzione dell'Austria-Ungheria, per venire resuscitato negli anni trenta dall'ideologia nazista. Il pensiero di Naumann era anche a favore di programmi di germanizzazione e magiarizzazione.[25] Nel suo libro Naumann usò la retorica imperialista, combinata con elogi della natura, e una condiscendenza imperiale nei confronti dei popoli non tedeschi, mentre consigliava ai politici di mostrare una qualche "flessibilità" nei confronti delle lingue non-germaniche per raggiungere l'armonia che avrebbe stabilizzato l'intera Europa centrale.[26]

Il concetto di Mitteleuropa è tornato in auge negli ultimi decenni come versione idealizzata della convivenza tra popoli in Europa centro-orientale prima della grande guerra e della progressiva balcanizzazione della regione. Secondo tale visione, la Mitteleuropa era uno spazio in cui cattolici, ortodossi, protestanti, ebrei e musulmani vivevano in (relativa) pace, coltivando ognuno le proprie radici e arricchendosi della cultura e delle esperienze degli altri. In 'Danubio', Claudio Magris afferma che "La Mitteleuropa è oggi idealizzata quale armonia di popoli diversi ed è stata una tollerante convivenza comprensibilmente rimpianta dopo la sua fine." Milan Kundera ricorda che "La Mitteleuropa non è uno stato. È una cultura o un destino. I suoi confini sono immaginari e devono essere ridisegnati al formarsi di ogni nuova situazione storica."[senza fonte]

Il piano prussiano della "Mitteleuropa"

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Il piano prussiano della Mitteleuropa mirava a far ottenere all'Impero tedesco l'egemonia culturale sull'Europa centrale[27][28] con conseguente sfruttamento economico e finanziario[29][30] unitamente ad annessioni dirette di territori,[29] stanziamento di coloni tedeschi, espulsioni di non tedeschi dalle aree annesse ed eventuale germanizzazione degli stati fantocci creati come cuscinetto tra la Germania e l'Impero russo. Alcune parti del piano includevano anche disegni per la creazione di una colonia tedesca in Crimea e la colonizzazione dei Paesi Baltici.[31]

Le élite politiche di governo tedesche accettarono il piano della Mitteleuropa durante la prima guerra mondiale mentre impostavano gli obiettivi di guerra tedeschi e disegnavano i piani per il nuovo ordine europeo.[25] Il Septemberprogramm («piano di settembre»), progetto sviluppato dal cancelliere tedesco Theobald von Bethmann-Hollweg che descriveva dettagliatamente gli ambiziosi obiettivi di guerra tedeschi dopo la prevista vittoria, comprendeva la creazione della «Mitteleuropäischer Wirtschaftsverband», un'associazione economica mitteleuropea, da realizzare attraverso l'unione doganale di «Francia, Belgio, Paesi Bassi, Danimarca, Austria-Ungheria, Polonia e, eventualmente, Italia, Svezia e Norvegia»[32], dominata dalla Germania, ma apparentemente egualitaria. Tra i suoi membri sarebbero stati inclusi gli appena creati stati cuscinetto ritagliati a ovest dell'Impero russo come la Polonia, che sarebbero rimasti sotto la sovranità tedesca "per sempre".[33]

Gli stati fantoccio all'interno della Mitteleuropa sarebbero stati sotto controllo politico, economico e militare del Reich germanico.[34] L'intera regione sarebbe dovuta servire come un cortile economico della Germania, da porre sotto sfruttamento per poter competere con l'Impero britannico e gli altri stati aspiranti al ruolo di potenza dominante del mondo.[34] L'organizzazione politica, militare ed economica si sarebbe basata sulla dominazione tedesca,[35] con trattati commerciali imposti in paesi come Polonia ed Ucraina. Si pensava che le classi lavoratrici tedesche sarebbero state placate dai politici attraverso i benefici economici delle annessioni territoriali, delle colonizzazioni tedesche in Europa centro-orientale e dello sfruttamento dei territori conquistati per il beneficio materiale della Germania.[36]

Una parziale realizzazione di questi piani si è riflessa nel trattato di Brest-Litovsk, nel quale vennero previste e disposte garanzie per la dominazione economica e politica della Germania sull'Ucraina.[37] Sia l'Impero ottomano che l'Austria-Ungheria avrebbero fatto affidamento alla Germania nell'Europa post-bellica, riducendosi al ruolo di vassalli.[38]

Il piano della Mitteleuropa veniva visto come una minaccia dall'Impero britannico, poiché avrebbe distrutto il commercio continentale britannico e, di conseguenza, la fonte della sua potenza militare.[28]

Anni venti e trenta

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La Piccola Intesa.[39]

Il periodo interbellico (1918-1939) dovette affrontare nuovi problemi economici e geopolitici, e l'idea di Europa centrale assunse un carattere differente. Durante la Belle Époque, il concetto di Europa centrale comprendeva principalmente stati tedeschi, in cui i territori non popolati da tedeschi erano considerati come un'area di penetrazione; la posizione di leader dell'Impero tedesco sarebbe dovuta discendere naturalmente da tale dominanza economica.[20] A seguito della guerra, il centro di interesse si spostò sulla parte orientale - i nuovi paesi riapparsi sulla mappa europea: Polonia, Ungheria e Cecoslovacchia. Il Congresso Storiografico Internazionale di Bruxelles del 1923, così come quello successivo del 1933, si occuparono dell'idea di Europa centrale. L'Europa centrale cessò di essere oggetto delle mire tedesche e divenne un territorio in cui vari movimenti integrazionisti si posero il problema di risolvere le debolezze politiche, economiche ed etniche dei nuovi stati di fronte alle pressioni tedesche e sovietiche.

Secondo Magda Adam, "sappiamo oggi che la rovina dell'Europa centrale fu la Piccola Intesa, alleanza militare di Cecoslovacchia, Romania e Regno Serbo-Croato-Sloveno, creata nel 1921 non per la cooperazione centro-europea né per combattere l'espansione tedesca, ma per la malintesa nozione che un'Ungheria completamente impotente dovesse essere tenuta sotto contenimento".[39]

Tuttavia i conflitti di interesse erano troppo forti e né la Piccola Intesa né l'idea di Międzymorze sopravvissero.

I movimenti avanguardisti dell'Europa centrale costituirono una parte fondamentale dell'evoluzione modernista, raggiungendo il proprio picco negli anni venti.[40]

Guerra fredda

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Dopo la seconda guerra mondiale, una parte dell'Europa che era occidentale nella storia e nella cultura divenne parte del Blocco orientale. Il termine "Europa centrale" venne applicato in maniera crescente solo ai paesi più occidentali del Patto di Varsavia (Germania Est, Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria) per specificarli come stati socialisti dotati di forti legami culturali con l'Europa Occidentale.[41] Tale uso continuò alla fine della Guerra fredda, quando questi paesi entrarono in un processo di transizione democratica.

La Guerra fredda bloccò ogni ricerca sull'Europa centrale nei paesi del blocco orientale, poiché avrebbe sottolineato una differenziazione tra Europa orientale e centrale all'interno del blocco dei paesi socialisti, inaccettabile secondo la dottrina stalinista. Dall'altra parte, l'argomento divenne popolare in Europa occidentale e Stati Uniti, soprattutto da parte di ricercatori emigrati dai paesi in questione[42]. Le ricerche antropologiche e storiografiche sull'Europa centrale negli stessi paesi ripresero vigore a partire dagli anni novanta[43].

Secondo il Mayers Enzyklopädisches Lexikon (1980)[44], l'Europa centrale era composta da Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Germania (Est ed Ovest), Polonia, Svizzera, Austria, Cecoslovacchia, Ungheria e Romania, più le regioni settentrionali di Italia e Jugoslavia (Slovenia, Posavina, Voivodina) e la Francia nordorientale (Alsazia e Lorena).

Visioni contemporanee

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Più che un'entità fisica, l'Europa centrale è un concetto che si basa su una comunanza storica che contrasta con quella delle regioni circonvicine. La questione di come definire e che nome dare alla regione centro-europea è oggetto di dibattito. Molto spesso la definizione scelta dipende dalla nazionalità e dalla prospettiva storica dell'autore.

La teoria maggiormente accettata, di Jerzy Kłoczowski, include:[46]

Secondo Ronald Tiersky, il summit di Visegrád del 1991 tra i presidenti di Polonia, Ungheria e Cecoslovacchia era stato salutato al tempo come un fondamentale passo avanti nella cooperazione centro-europea, ma il gruppo di Visegrád divenne un mezzo di coordinamento per l'integrazione degli stati centro-europei nell'UE, mentre lo sviluppo di maggiori legami all'interno della regione andò a rilento[48].

Peter J. Katzenstein descrive l'Europa centrale come un momento di passaggio nel processo di europeizzazione, che segna la transizione dei paesi del gruppo di Visegrád in maniere differenti ma comparabili[49]. Secondo Katzenstein, nel discorso pubblico tedesco contemporaneo l'identità centro-europea fa riferimento alla separazione culturale tra Cattolicesimo romano ed Ortodossia orientale[49], e non esiste secondo lui una maniera non contestabile per definire se gli stati baltici e balcanici facciano parte dell'Europa centrale oppure no[50].

Lonnie R. Johnson indica alcuni criteri per distinguere l'Europa centrale dalle altre regioni europee:[51]

  • le frontiere degli imperi e regni medievali, che corrispondono in gran parte alle attuali frontiere religiose tra Cattolicesimo e Ortodossia[52]. Le popolazioni pagane dell'Europa centrale vennero convertite al cattolicesimo, mentre nell'Europa orientale e sud-orientale tale ruolo venne svolto dall'Ortodossia[52];
  • gli imperi multinazionali come caratteristica dell'Europa centrale;[53] Polonia e Ungheria, oggi piccoli stati etnicamente omogenei, furono degli imperi all'inizio della loro storia, ospitando un'ampia varietà di popoli differenti;
  • in termini di auto-percezione, malgrado l'ampio dibattito, gli abitanti dell'Europa centrale solitamente sono d'accordo su quali popoli siano esclusi dal gruppo: serbi, bulgari, romeni e russi[54]

Johnson considera l'Europa centrale come un concetto storico dinamico, non secondo categorie spaziali/geografiche statiche; ad esempio, sottolinea come la Lituania, una buona parte della Bielorussia e l'Ucraina occidentale si trovino oggi in Europa orientale, mentre solo 250 anni fa erano parte della Polonia[53]
Lo studio di Johnson sull'Europa centrale ha ricevuto un'accoglienza positiva nella comunità scientifica.[55][56]

La Columbia Encyclopedia definisce come parte dell'Europa centrale Germania, Svizzera, Liechtenstein, Austria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia ed Ungheria.[57] The World Factbook[58] e la Brockhaus Enzyklopädie utilizzano la stessa definizione, aggiungendo la Slovenia. Encarta non definisce la regione in modo chiaro, ma pone le stesse nazioni in "Europa centrale" negli articoli su vari paesi, definendo la Slovenia come "Europa centro-meridionale"[59].

L'enciclopedia tedesca Meyers grosses Taschenlexikon (1999) definisce l'Europa centrale come la parte centrale dell'Europa, senza precisi confini ad Est ed Ovest. Secondo tale fonte, il termine è usato principalmente per definire il territorio tra la Schelda e la Vistola, e dal Danubio alle porte di Moravia. Di solito le nazioni considerate centro-europee sono Germania, Svizzera, Austria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, con l'aggiunta talvolta della Romania, e di Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo, in caso di definizione ampia.

Dopo l'Allargamento dell'Unione Europea il 1º maggio 2004, il termine Europa centrale (meglio: Europa Centro-Orientale, in inglese Central and Eastern Europe, CEE) a volte è usato per indicare i nuovi membri dell'Unione Europea (dall'Estonia a Malta).

Per indicare i paesi di tale gruppo che si schierarono a fianco degli Stati Uniti durante la Seconda guerra del Golfo, Donald Rumsfeld coniò infine il termine Nuova Europa

Cooperazione inter-governativa in Europa centrale

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Organismi sorti nel senso di mantenimento e sviluppo di un sentimento mitteleuropeo sono

Europa danubiana

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Il corso del Danubio

Si parla di Europa danubiana intendendo i Paesi dell'Europa attraversati dal Danubio e dai suoi affluenti.

Il Danubio attraversa, nell'ordine:

Il bacino idrico del Danubio, invece, interessa anche Svizzera, Italia (dove nasce l'importante affluente Drava), Slovenia, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro, Albania, Macedonia del Nord sul lato destro, e Repubblica Ceca e Polonia su quello sinistro. Pur essendo prevalentemente un concetto geografico, fin dal XV secolo il termine è presente anche in ambito culturale ed artistico.

A Vienna nel XV secolo è attiva un'Accademia danubiana.

Risale almeno al XVIII secolo il progetto di una Confederazione danubiana, con la quale rafforzare i legami politici, economici e cultura tra tutti i popoli e le nazioni di questa importante parte del continente.

Vengono detti Principati danubiani le formazioni politiche sottoposte a partire dal XIV secolo all'impero ottomano ma rivendicate dall'Ungheria già prima: Serbia, Bulgaria, Moldavia e Valacchia.

Tra i più importanti fautori dell'amicizia e della collaborazione tra i vari popoli danubiani meritano di essere citati, tra gli altri, Miklós Wesselényi, István Széchenyi e Lajos Kossuth (almeno negli ultimi anni di vita, passati in esilio a Torino).

In storia dell'arte si parla di Scuola danubiana per definire un gruppo di artisti rinascimentali attivi tra Germania e Ungheria, tra i quali Albrecht Altdorfer.

In linguistica si parla di Latino danubiano, per il latino parlato nell´Europa danubiana da cui si sarebbe sviluppato il rumeno.

Anche nel calcio si parla di Scuola danubiana per descrivere il gioco espresso dalla Nazionale di calcio dell'Ungheria, dalla Nazionale di calcio dell'Austria e da quella della Cecoslovacchia a partire dagli anni ´20 del XX secolo (caratterizzato da passaggi brevi, palla a terra, valorizzazione delle doti dei singoli giocatori). Tale stile di gioco fu adottato anche in Italia negli anni trenta (vedi il "Metodo" di Vittorio Pozzo).

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Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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