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Ebraismo

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Stella di David
Stella di David

Citazioni sull'ebraismo.

Citazioni

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  • Ah, voi Gentili! Non romanzate troppo sull'ebraismo! Avete preso questo ebreo che andava oltre i confini con l'intelletto, ne avete fatto un simbolo! Ma noi abbiamo pagato un prezzo altissimo a questo. E allora dateci la soddisfazione di vivere dentro questi confini territoriali! (Abraham Yehoshua)
  • Di fronte al politeismo dell'impero romano, frantumato e polverizzato, il monoteismo giudaico era una imponente forza religiosa; soltanto le moleste assurde barriere imposte dalla legge mosaica vigilante anche sulle minime attività impedirono ch'esso si espandesse conquistando il mondo. Non appena Paolo demolì quelle barriere, il monoteismo giudaico, arricchito delle promesse cristiane e dei mezzi di redenzione, cominciò la sua marcia conquistatrice verso i paesi del Mediterraneo. (Karl Robert Eduard von Hartmann)
  • Forse il senso estremo dell'ebraismo sta appunto nel rivolgere di continuo con la sua enigmaticamente imperitura esistenza l'eterna domanda di Giobbe a Dio, affinché essa non vada del tutto dimenticata in terra. (Stefan Zweig)
  • Gli ebrei non potevano ammettere la divinità di Gesù come Dio fattosi uomo senza ripudiare il nucleo centrale del loro credo. I cristiani non potevano ammettere che Gesù fosse alcunché meno di Dio senza ripudiare l'essenza e lo scopo del loro movimento. Se Cristo non era Dio, il Cristianesimo non era nulla. Se Cristo era Dio, allora il giudaismo era falso. Non poteva assolutamente esserci un compromesso su questo punto. Ogni fede era così una minaccia per l'altra. (Paul Johnson)
  • Il pensiero ebraico era orientato verso l'avvenire. Nella storia del passato ricercava l'immagine di ciò che non esisteva ancora. (Jean Guitton)
  • Il punto di partenza iniziale del Giudaismo non è cosmico e metafisico come quello del Brahmanesimo, ma è schiettamente etico e storico. In altre parole, mentre pel Brahmano il problema è avvistato, in primo piano, nei suoi termini teoretici e metafisici, come definizione dei rapporti tra l'Uno e i molti, tra l'Essere assoluto e le esistenze relative, e solo in secondo piano e consecutivamente nei termini delle resultanze pratiche e redentrici, pel Giudeo, invece, il problema è posto, di primo acchito, nei suoi termini pratici e soteriologici. Il predicato essenziale di Giavè è quello teleologico di provvidenza storica. Iddio e le fortune del popolo d'Israele sono una stessa cosa. (Panfilo Gentile)
  • In effetti, l'ebraismo come stile di vita cerca di inculcare in noi una consapevolezza della presenza divina nel mondo e di conseguenza il rispetto per la vita. Quanto più ci sta a cuore la vita, tanto più siamo difatti vicini a Dio. Di conseguenza, un vegetarianismo etico come stile di vita esprime i valori e le aspirazioni più nobili e sublimi dell'ebraismo stesso, portandoci più vicini alla sua visione della società come un tutt'uno. (David Rosen)
  • La Chiesa, che condivide con l'Ebraismo una parte importante delle Sacre Scritture, considera il popolo dell'Alleanza e la sua fede come una radice sacra della propria identità cristiana (cfr Rm 11,16-18). Come cristiani non possiamo considerare l'Ebraismo come una religione estranea, né includiamo gli ebrei tra quanti sono chiamati ad abbandonare gli idoli per convertirsi al vero Dio (cfr 1 Ts 1,9). Crediamo insieme con loro nell'unico Dio che agisce nella storia, e accogliamo con loro la comune Parola rivelata. (Papa Francesco)
  • L'ebraismo – come è stato detto, seppure in modo un po' semplificato – è la religione della speranza; il cristianesimo della carità; l'islamismo della fede. (Vittorio Messori)
  • L'ebraismo non può disperare della fedeltà di Dio, è prigioniero della speranza. Ma anche noi siamo legati a questa speranza. (Carlo Maria Martini)
  • L'Ebraismo si differenziava dalle altre religioni anche perché prendeva sul serio l'etica, esattamente come i filosofi. (Rainer Riesner)
  • L'ebraismo si poteva riassumere in una parola sola: isolamento. Quando non li rinchiudevano in un ghetto, gli ebrei se ne creavano uno di loro volontà; quando non li costringevano a portare il segno giallo, si vestivano in un modo che ai loro vicini sembrava stravagante. (Isaac Bashevis Singer)
  • La cultura ebraica non è una sorta di erba selvatica che cresce per conto suo. È un giardino che si deve curare di continuo. Quando il giardiniere se ne scorda, o decide di scordarsene, le piante avvizziscono. (Isaac Bashevis Singer)
  • La dogmatica ebraica non poteva nemmeno dopo la compilazione del Talmud costituirsi, e quindi non è stata costituita; in modo che ogni Ebreo sappia chiaramente ciò che gli è proposto come credenza.
    E questa non è piccola cagione della decadenza dell'ebraismo. Imperocché mentre la religione deve nobilitare sempre più lo spirito umano, elevarlo ai grandi principii della morale o della civiltà, e farlo aspirare a quell'ideale che trascende i limiti del senso; l'ebraismo invece, intendo dire quello officiale, ha legato all'uomo piedi e mani col rituale più minuzioso e più gretto che mai potesse cadere in mente umana, e non ha trovato poi una parola per insegnargli che cosa credere. (David Castelli)
  • Le guerre di religione sono una prerogativa del giudaismo e delle sue diramazioni, cristianesimo e islamismo, che hanno ereditato quel modo di conversione. (Jorge Luis Borges)
  • Per noi l'ebraismo ha un valore inestimabile e una preziosità incomparabile non perché siamo ebrei, ma perché Gesù è un ebreo e noi lo possiamo capire e accogliere pienamente solo se facciamo nostro anche il suo essere ebreo. (Mariano Crociata)
  • Nella preghiera e nella contemplazione l'anima cristiana sente quel che ha provato l'anima ebraica.
  • Non può esserci un cristianesimo che non stia a priori ed intimamente in un essenziale contatto con il tronco sacro [1], come il ramo con la radice.
  • Quel che il cristiano ha da dire all'ebreo, la cosa ultima e più preziosa, e che è il nocciolo della stessa vita cristiana: forse è ciò che l'ebreo non sta a sentire, perché lo percepisce solo come un che di estraneo, di inutile.
  • A parte ogni considerazione pratica, la mia consapevolezza della natura essenziale del giudaismo respinge l'idea di uno stato ebraico con propri confini, un proprio esercito e una qualche forma di potere temporale, non importa quanto modesta. Ho paura del danno interno che il giudaismo ne deriverebbe, specialmente se tra le nostre file cominciasse ad allignare un angusto nazionalismo, contro il quale abbiamo già dovuto combattere con forza anche senza che esistesse uno stato ebraico. Non siamo più gli ebrei del periodo dei Maccabei. Un ritorno a una nazione nel senso politico del termine equivarrebbe all'allontanamento della nostra comunità dalla spiritualizzazione di cui siamo debitori al genio dei nostri profeti.
  • Il giudaismo non è una dottrina: il Dio ebraico è semplicemente la negazione della superstizione, un esito immaginario della sua negazione. È altresì un tentativo di basare la legge morale sulla paura, un tentativo deplorevole e disdicevole. Eppure mi sembra che la forte tradizione morale della nazione ebraica si sia in larga parte liberata da questa paura. È chiaro anche che "servire Dio" era equiparato a "servire il vivente". I migliori del popolo ebraico, specialmente i profeti e Gesù, hanno lottato instancabilmente per questo.
  • La ricerca del sapere fine a se stesso, un amore quasi fanatico per la giustizia e il desiderio di indipendenza personale: sono questi i tratti della tradizione ebraica che mi fanno rendere grazie alle stelle perché ne faccio parte.
  • Per me la religione ebraica, così come tutte le altre religioni, è una incarnazione delle più infantili superstizioni.
  • Il più grande errore che siasi potuto mai prendere sul mosaismo è questo, di confondere il profetismo col sacerdozio. L'azione dell'uno e l'azione dell'altro, non solo erano legalmente e radicalmente distinte, ma furono quasi sempre l'una all'altra opposte, ostili e talora apertamente nemiche.
  • In tutte le religioni dell'antichità la supposta comunicazione della Divinità cogli uomini succede col mezzo di un uomo. È sempre un uomo che si presenta delegato, ispirato, interprete della Divinità. La società non è mai posta direttamente in faccia a Dio, ma in faccia a un uomo che rappresenta il Dio. [...].
    Nella storia mosaica (fatto unico in tutte le antiche religioni e non abbastanza avvertito), la prima rivelazione della Divinità, quella rivelazione che inizia e costituisce il diritto divino, è immediata al popolo. Iehovà si rivela non a un uomo, ma a tutto Israele; non a un uomo, ma a tutto il popolo, Iehovà comunica i primordii costitutivi del nuovo diritto; non a un uomo, ma a tutto un popolo, Iehovà espone quei principii che, dopo quaranta secoli di rivoluzioni morali e intellettuali, niuna società civile, niuna filosofia osa respingere o rinnegare; quei principii che sono il fondamento di tutte le moderne legislazioni.
  • Nel Governo mosaico [...] la Legge improntava tutte le istituzioni sociali, tanto civili che religiose, di un carattere solo. Tutte le diverse espressioni e manifestazioni di siffatto governo, movevano da una sola fonte, erano tutte d'una sola natura.
    Nel reggimento della società israelitica, possono ridursi a tre principali i diversi ministeri o attori o agenti costituiti dalla Legge: popolo, sacerdozio e profetismo. Ma tutti e tre questi agenti sono raccolti nella uguaglianza di una sola idea, di una sola origine, di un solo diritto. Nella realtà della vita questi tre attori procedono con attribuzioni distinte e diverse: ma la Legge da cui traggono il loro mandato è una sola per tutti; ma il giudice di tutti è un solo, la Legge. E la rigorosa unità monoteistica che si trasfonde nel governo.
  • Nella società mosaica l'autorità sacerdotale, come autorità, non era solo separata dallo stato ma eziandio da ogni ingerenza sociale e dal governo della vita. Il suo ministero era la espressione, la traduzione dell'idea, non il governo della vita religiosa. La vita religiosa dello individuo era sotto lo impero della religione ossia della Legge, non del sacerdozio. Il sacerdote dello individuo, non era l'uomo, ma la Legge.
  • Il giudaismo e le sue due principali note a piè di pagina, il cristianesimo e il socialismo utopico, discendono direttamente dal Sinai, e anche gli ebrei erano solo un piccolo gruppo disprezzato e perseguitato.
  • La presenza ebraica, spesso impressionante, nella matematica moderna, in fisica, nella teoria economica e sociale, nasce direttamente da quella astinenza dall'approssimazione e dall'effimero che caratterizza l'ethos del chierico.
  • Visto in modo rigoroso, il destino del giudaismo è un poscritto alle penali del contratto con Dio (anche qui, i passi in corpo piccolo).

Note

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  1. Il tronco sacro è l'ebraismo, secondo l'immagine dell'olivo e dell'oleastro proposta da San Paolo.

Voci correlate

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Altri progetti

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