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Crisi costituzionale russa del 1993

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Facciata incendiata della Casa Bianca dopo l'assalto

Citazioni sulla crisi costituzionale russa del 1993.

Citazioni

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  • Eravamo di fronte a due mali. Restare senza Costituzione o scegliere una cattiva Costituzione. Abbiamo scelto il male minore. (Vladimir Žirinovskij)
  • Fu una scena incredibile: il 4 ottobre una fila di carri armati sparò sulla Casa Bianca (come noi chiamiamo il palazzo del parlamento) e un incendio scoppiò agli ultimi piani. Le forze speciali assaltarono l'edificio e poi dispersero i rivoltosi in strada. Con la situazione di nuovo sotto controllo, Eltsin non perse tempo e approvò la riforma costituzionale, depotenziando il parlamento e dando vita a quella presidenza forte che è oggi il nostro più grande tormento. Non v'è dubbio che il Soviet supremo fosse un'istutizione antiquata, ma in un paese con una società civile così fragile è di vitale importanza che il potere sia distribuito in modo capillare. (Garri Kasparov)
  • Guardate cos'è successo in ottobre 1993. Chi ha determinato quale linea politica assumere allora? Un comandante di un regimento di carri armati. Sparò alla Casa Bianca e fece una decisione politica. Quindi, se volete influenzare la politica nella Russia di oggi, prendetevi cura dei comandanti dei regimenti di carri armati. (Aleksandr Ivanovič Lebed')
  • Il principale dilemma di Eltsin durante tutta la sua amministrazione fu stabilire fino a che punto lui stesso intendesse violare la democrazia proprio per salvarla. Nell'autunno 1993 il Soviet Supremo – il parlamento, ancora pieno di apparatčiki sovietici – aveva bloccato le riforme e incitato le regioni federali a ribellarsi. Eltsin sciolse le camere e mandò carri armati ad affumicare i deputati che si erano barricati all'interno: nella mischia ne morirono centoquaranta. Fu una scelta dura, ma le alternative erano apparse peggiori: il completo collasso economico e l'implosione politica. (Aleksandr Goldfarb)
  • L'amministrazione [di Bill Clinton] non soltanto ha avvallato il bombardamento del parlamento Russo ordinato dal Cremlino nel 1993, ma ha insistito nel salutare Boris Eltsin come provato democratico, sebbene la sua presidenza fosse una miscela di anarchia e autoritarismo. Tristemente, facendo così ha screditato il vero significato della parola democrazia agli occhi di molti russi. (Zbigniew Brzezinski)
  • La trasmissione pubblica in televisione riguardo l'attacco al nostro stesso parlamento da cannoni di grosso calibro ci danno un altro motivo per riflettere se abbiamo fatto bene, quando abbiamo deciso due anni fa di separarci dalla Russia fascista dove non comandano le leggi, ma i tentativi di ogni gruppo politico che si trova al vertice del potere, sotto le spoglie di una nuova "democrazia", di consolidare razzismo e fascismo. (Džochar Dudaev)
  • [Rivolto a El'cin] Nei giorni tragici nell'autunno 1993 io – non senza gravi dubbi – mi decisi ad appoggiarLa. Pensai allora che l'uso della forza fosse una necessità fatale di fronte alla guerra civile che minacciava di esplodere da un momento all'altro. Ma sperai che, una volta superata la crisi, il presidente e il governo avrebbero fatto il possibile per lo sviluppo pacifico e libero della Russia. Mi sono sbagliato. La Costituzione del 1993 assegna al presidente poteri enormi. Come li ha usati? Lei ha cominciato a predicare apertamente il principio «che soffrano gli innocenti, l'importante è punire i colpevoli». (Sergej Adamovič Kovalëv)
  • Non ho mai difeso la Casa Bianca. Ho difeso il buonsenso. Cercarono di spingermi, un generale russo, a sparare contro il mio popolo nella capitale del mio proprio Stato. Nessuna forza esistente nel mondo potrebbe spingermi a farlo. Non sono un poliziotto. Il mio lavoro è sistemare i nemici esterni. Create una guardia nazionale o qualunque cose vogliate per sistemare i problemi domestici, ma lasciate le forze armate fuori! (Aleksandr Ivanovič Lebed')
  • Quando nel 1993 l'allora presidente Boris El'cin decise di agire contro la sua opposizione nel parlamento russo, usò l'esercito per schiacciarla. Con l'aiuto dei generali militari che lo appoggiarono nel suo assalto al parlamento, El'cin smantellò la democrazia parlamentare russa e riscrisse la Costituzione per garantire l'autoritarismo presidenziale. Ha ripagato i generali distruggendo la Cecenia. (Botakoz Kassymbekova)

Citazioni in ordine temporale.

  • Illustri deputati, è successo il peggio. Il presidente ha scelto la strada dello scontro che lo porta dritto fuori dalla Costituzione. Con uno svolazzo di penna è stata cancellata la volontà dei deputati, del Soviet supremo che lo ha eletto presidente e che, per ben quattro volte, gli è andato incontro. Qui si vuole contrabbandare la disperazione della gente per la rivincita del comunismo. È vero invece, che siamo di fronte al fallimento di una politica. Ma è anche vero che l'idea comunista ha diritto di asilo tra le forze politiche.
  • Tra i difensori della Casa Bianca c'era gente molto diversa. Alcuni avevano l'animo troppo bellicoso. Al di là dell'"anello di difesa" esterno, la situazione era incontrollabile. Perciò decisero di utilizzare quella situazione provocando la gente che era fuori dell'"anello". Improvvisamente il 3 ottobre li "lasciarono passare" verso la Casa Bianca e poi li istigarono, praticamente li portarono ad assaltare il Comune e la torre della televisione Ostankino. In quei fatti ci fu un elemento spontaneo mescolato con una provocazione ben organizzata.
  • I leader della Casa Bianca erano disposti a mantenere qualsiasi negoziato serio. Tuttavia risultò evidente che la gente di Eltsin voleva solo guadagnare tempo. Il Cremlino aveva un solo obiettivo: sciogliere il Parlamento a qualsiasi prezzo.
  • Per me la cosa più importante fu di mantenere il "buon nome" del Parlamento, il suo onore e la sua dignità. Rendendoci conto che ci avrebbe giudicato la Storia, decidemmo volontariamente di rimanere nell'edificio del Parlamento.
  • Il Cremlino aveva bisogno degli avvenimenti del 4 ottobre e del bombardamento della Casa Bianca con i carri armati per cercare di macchiare di sangue l'esercito. Fino a quel giorno le forze armate si erano mantenute al margine, "senza macchiarsi". Il 4 ottobre Eltsin consolidò la sua dittatura sparando grossi proiettili contro i parlamentari nel pieno centro della metropoli.
  • I fatti del 4 ottobre non hanno precedenti nella nostra storia. Non successe nulla di simile neppure nell'epoca di Stalin.
  • Molti furono portati alla Casa Bianca dalla sensazione di pericolo. L'ingiustizia e la crudeltà delle autorità del Cremlino erano tanto evidenti che gente con punti di vista politici inconciliabili si rese conto che si stava avvicinando il fascismo.
  • In più di un'occasione misi in guardia sul possibile sviluppo sanguinario del processo politico in Russia. Ora il Cremlino vuole scaricare la colpa sui deputati, dopo averli chiamati "nemici del genere umano".
  • I giornali russi hanno scritto un sacco di balle, come se io e Rutskoj avessimo chiesto aiuto solo per fuggire chissà dove. [...] La stampa russa ha ingannato la nostra gente. Comunque siamo usciti vivi dal Parlamento, il 4 ottobre, non per l'aiuto dei governi europei, ma perché i commandos del gruppo Alfa e Vympel, spediti da Eltsin ad ucciderci tutti quanti, rifiutarono di obbedire agli ordini. E per punizione, come sapete, nei giorni scorsi Alfa e Vympel sono stati dissolti, distrutti.
  • Due giovani comandanti arrivarono fino a noi. Ci eravamo spostati nella stanza attigua a quella in cui poco prima vi avevamo ricevuti per l'intervista, perché in quella continuavano ad arrivare i colpi. Dissero così: "Il nostro gruppo si è riunito, e ha deciso di non eseguire l'ordine di catturarvi e di fucilare lei, Ruslan Imranovic, Aleksandr Vladimirovic, che rispettiamo molto, e tutti gli altri che sono qui. Ma noi siamo ufficiali, abbiamo cuore, ragioniamo con la nostra testa, amiamo la patria e sappiamo che difendete una giusta causa, la Costituzione. Per questo non spareremo. Se vi fidate, seguiteci, uscite di qui insieme a noi, e vi proteggeremo da quelli là. Garantiremo la vostra sicurezza, anche se vi attaccassero". Ci siamo fidati e andò tutto bene.
  • Purtroppo in Russia la democrazia ha fatto un gran passo indietro. Fino al 21 settembre c'era un regime democratico, una Costituzione democratica, c'erano migliori possibilità di uscire dalla crisi economica. Ora c'è un sistema autoritario. Chiedete ai leader occidentali se sono contenti del risultato. Vorrei che passaste la mia domanda al signor Kohl, al signor Major, al signor Mitterrand, al signor Clinton: sono contenti di quello che hanno fatto della Russia? Hanno aiutato Eltsin a diventare un dittatore senza limiti né controlli, hanno spinto il Paese sull'orlo della distruzione. Per la nostra gente non c'è più né democrazia né libertà: sono contenti in Occidente?
  • Io non ho mai ordinato l'assalto al municipio, né al centro televisivo di Ostankino. Quando sono intervenuto nell'aula del Soviet Supremo non sapevo che c'erano stati scontri armati e che era stato versato del sangue.

Citazioni in ordine temporale.

  • Questa allarmante e tragica notte ci insegna molte lezioni. Non eravamo pronti a una guerra. [...] Tutto ciò che sta avvenendo a Mosca è un ammutinamento armato premeditato. È organizzato dai comunisti che cercano una rivincita, dai capi fascisti, da alcuni ex deputati e rappresentanti dei parlamenti.
  • Uno sparuto gruppetto di politici ha provato a imporre la sua volontà a tutto il paese, con le armi puntate. I piani che volevano realizzare per la Russia sono ora chiari al mondo intero. Quesi piani prevedono ciniche menzogne e atti di corruzione. Prevedono pietre, fucili automatici e mitragliatori. Coloro che sventolano le bandiere rosse hanno di nuovo gettato la Russia in un bagno di sangue.
  • La rivolta armata è condannata al fallimento. Per restaurare l'ordine e la pace, truppe stanno arrivando a Mosca. Il loro obiettivo è di liberare e sbloccare le installazioni controllate dagli elementi criminali, così come disarmare le fazioni armate illegali. Vi prego, cari moscoviti, di sostenere il morale dei soldati e ufficiali russi. Sono la nostra milizia.
  • Mi appello a tutte le forze politiche in Russia, in nome di coloro le cui vite sono state falciate, in nome di coloro il cui sangue innocente è stato versato: vi chiedo di dimenticare ciò che ieri sembrava importante delle lotte interne. Tutti coloro che chiedono pace e tranquillità, onore e dignità per il loro paese, tutti quelli che si oppongono alla guerra devono restare uniti.
  • Purtroppo la vicenda ebbe una conclusione tutt'altro che pacifica, questo sta a significare che non era una semplice battaglia parlamentare per la modifica di questa o quella legge o per la sostituzione dei ministri, ma era invece una lotta contro la figura del presidente, una battaglia all'inizio sotterranea e poi via via sempre più aperta, un tentativo di cambiare i fondamenti stessi dello Stato. Per essere ancora più precisi, si trattò di un lungo e ben pianificato tentativo di rovesciarmi. Se avessi capito prima che quel parlamento non aveva alcuna intenzione di accettare la nuova Costituzione, che non era in grado di scendere a patti e neanche di legiferare normalmente, si sarebbero evitati lo spargimento di sangue, le vittime innocenti, lo schock che tutti abbiamo dovuto sopportare e soprattutto quella frattura all'interno delle forze democratiche di cui tuttora avvertiamo le conseguenze.
  • Cos'è successo a questi uomini? Da dove è arrivata la loro folle sete di potere? Chissà come avrebbero trascorso le loro vite questi insegnanti di provincia se una nuova epoca non li avesse fatti uscire repentinamente in primo piano. Evidentemente dietro alla loro «tranquillità» e discrezione si nasconde qualche segreto, forse da ragazzi volevano a tutti i costi diventare i capi della loro compagnia, qualcuno li aveva umiliati, forse hanno vissuto continuamente nella convinzione che chi li circondava a scuola o in università non capisse con quale grande personaggio aveva a che fare, che le ragazze facessero troppa attenzione alle apparenze senza saper scavare più in fondo...
  • Anche negli altri paesi succede che in parlamento si prendano a botte, ma non va mai a finire in questo modo. Non avevo nessun bisogno di una vittoria così, ma ho dovuto lo stesso lottare per raggiungerla a qualunque prezzo per potere mantenere almeno una base di stabilità, la speranza in una pace magari facile.
  • Per la prima volta nella mia vita, continuo a essere torturato da un dilemma: ho fatto bene? Esisteva una qualche alternativa, si poteva fare altrimenti, ho davvero esaminato tutte le possibilità?... La Russia sta affondando per mancanza di leggi, e il primo presidente eletto dal popolo rovescia la legge, una legge sbagliata, ottusa, che porterebbe il paese sull'orlo del crollo, ma pur sempre una legge.

Citazioni in ordine temporale.

  • I tremendi e tragici sviluppi della situazione a Mosca sono la conseguenza logica e inesorabile della follia che ha guidato i comportamenti di entrambi i contendenti.
  • Il Presidente ha creato le premesse per la crisi con le sue pretese di gestione personale del potere. I suoi avversari hanno condotto il confronto fino all'irresponsabile decisione di assaltare il Comune di Mosca e la televisione centrale Ostankino, in questo modo ponendosi fuori della legalità di cui loro stessi si erano dichiarati difensori, e che anzi avevano innalzato come bandiera e come suprema giustificazione della loro resistenza. Gli oppositori del Cremlino hanno reso in tal modo il peggiore dei servigi al popolo russo, tradendo proprio la legalità. E hanno fornito un pretesto al Presidente per regolare definitivamente la partita con loro.
  • Il pericolo è ora quello dell'euforia della vittoria. Che faccia dimenticare le ragioni di fondo, i problemi reali (e non quelli fittizi della contrapposizione tra Parlamento e Presidente) delle condizioni di decine di milioni di russi, dentro e fuori i confini della Russia attuale.

Citazioni in ordine temporale.

  • Non [difendo] il parlamento. Difendo la legge, la costituzione. Esattamente come facevo, sempre chiuso qui alla Casa Bianca, due anni fa nei giorni del "golpe d'agosto" contro Gorbaciov. Allora furono i golpisti rossi a violare la legge, oggi sono i pseudodemocratici guidati da un cittadino di nome Boris Eltsin.
  • Finché sono qua io, non permetterò scontri o provocazioni. Dò la mia parola d'onore. [...] Quelli che hanno escogitato questo bel caos, non hanno mai visto il sangue. Io invece ne ho visto fin troppo, combattendo in Afghanistan. E non voglio vederlo più.
  • Il comportamento del presidente ricorda piuttosto gli atti di una giunta fascista poiché si applicano metodi, nella rimozione degli organi di potere legalmente eletti, che neppure i fascisti si potevano permettere. Vengono sequestrate le macchine, i deputati non vengono lasciati entrare, è stato impartito l'ordine di non lasciarli salire sugli aerei, sui treni. Sono stati conquistati i mass media, a Mosca sono stati introdotti reparti delle truppe interne... Perciò non è neanche un tentativo, è già un golpe vero e proprio.
  • Il dialogo può essere condotto con quanti capiscono che cosa sia la legge, che cosa sia la Costituzione, con coloro che si rendono conto delle conseguenze della mancata osservanza delle leggi. Il presidente... l'ex presidente e ora cittadino Eltsin ha calpestato tutto, addirittura la Costituzione sulla quale ha giurato.
  • La legge fornisce, forse, il diritto al presidente di proclamare le elezioni? Assolutamente no. Quindi la sua dichiarazione non è valida, è un'illusione. Che si elegga lui da solo a dicembre.

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